Scena prima Giardino d'Esperia.
Esce la Discordia dall'Inferno, entra nel giardino, si lamenta di non esser chiamata alle nozze di Teti, risolve di vendicarsene, rapisce il pomo d'oro, e poi volando si parte.
Discordia.
Scena seconda Sommità del monte Pelio.
Ragiona Silvio dell'incostanza amorosa, riconosce il luogo degl'amorosi godimenti con Eurilla; la vede, e si ritira per ascoltarla.
Silvio.
Scena terza Esprime Eurilla, che non vi sia maggior contento, che l'esser innamorato. Silvio le si fa incontro, la richiede del tempo nel qual debba consolar le sue pene, e le conferma la sua costanza.
Eurilla, Silvio.
Scena quarta Eurilla assicura Silvio della sua corrispondenza in Amore, e lo consola colla speranza. Lucano, ascoltati i ragionamenti loro, rimprovera ad Eurilla la rotta fede. Eurilla gli conferma le sue promesse. Silvio se ne lamenta, e vien consolato da Eurilla, che scoprendosi innamorata di ambedue, dichiara il modo col qual debbono egualmente amarla. Lucano, e Silvio si lamentano della sentenza d'Eurilla. Lucano ricorre all'inganno: ma accorgendosi, esser dai dèi più inferiori, apparecchiato il convito, per le nozze di Teti, separatamente si partono.
Eurilla, Silvio, Lucano.
Scena quinta Discende la Discordia, e discorre, che non vi sia la più dolce cosa, che la vendetta. Accorgendosi, che comparsi i dèi, già siedono alla mensa: si nasconde per gittarvi sopra il pomo.
Discordia.
Scena sesta I dèi più inferiori, apparecchiato che hanno le mense, cantano, sotto figura d'allegoria, in lode de' serenissimi sposi. La Discordia gitta il pomo, e poi si parte. Giunone, Pallade, e Venere vengono a contesa, per l'acquisto del pomo; ricorrono alla sentenza di Giove, ed egli rimette la causa al giudicio di Paride. Scende una nuvola dal cielo, nella quale entrano le dèe, e per comandamento di Giove, guidate per aria da Mercurio, se ne vanno nella Frigia a ritrovarlo. Col ballo che poi segue fra gl'altri dèi, che restano, finisce il prim'atto.
Coro de' dèi più inferiori, Giove, Apollo, Mercurio, Giunone, Pallade, Venere, che cantano; Discordia nascosta. Tutti gl'altri dèi, e dèe, che non cantano.
Atto secondo
Scena prima Bosco nel monte Ida.
Enone rammemora a sé stessa, qual sia l'Amore, che porta a Paride. Esprime, che per sì bella cagione le sia soave ogni tormento; e dalle proprie pene, cava argomenti per render impenetrabile la sua costanza. Vede venir Paride, e gli si fa incontro.
Enone.
Scena seconda Paride, ed Enone stabiliscono un'intera, e piena fermezza ai loro amori. Enone si parte. Paride resta, e si rallegra d'esser amante d'Enone. Esplica la possanza d'Amore, e come si debba amare: consolandosi nell'ardor di quelle fiamme, che gli consumano dolcemente il petto. Scendendo Mercurio, Giunone, Pallade, e Venere dal cielo, vien sorpreso da un improvviso stupore.
Paride, Enone.
Scena terza Paride riceve da Mercurio le commissioni di Giove, e si dispone al giudizio. Giunone, e Pallade, espresse le loro ragioni, tentata invano la sua costanza; sdegnate si partono. Venere ottenuto vittoriosamente il pomo, lo consola colla speranza dell'acquisto d'Elena; ed egli, spinto da nuovi stimoli amorosi, risolve d'abbandonare Enone, e palesarsi al padre; e trasferitosi alla corte di Sparta, rapir Elena a' Greci. Col ballo di Pastori, che segue, finisce il second'atto.
Mercurio, Giunone, Pallade, Venere, Paride.
Atto terzo
Scena prima Scogli con bosco in lontananza.
Lippo pastore, si lamenta degl'inganni amorosi, e della crudeltà della sua ninfa; consolandosi col canto.
Lippo.
Scena seconda Enone si duole amaramente dell'improvvisa partenza di Paride. Egli la consola con parole, ch'esprimono Amore, e fede. Discorrono sopra gl'effetti della speranza. Paride si parte. Enone si rammarica, e risolve di non mancar mai di fede, benché lontano, al suo dolcissimo Paride.
Enone, Paride.
Scena terza Cerispo, Ninfeo, Corimbo fanciulli, venuti a disfida sopra il gioco della civetta, ritrovato il luogo opportuno, attaccano il gioco. Sopravvenendo un orso intralasciano di giocare, e fuggendo pongono fine al terzo atto.
Cerispo, Ninfeo, Corimbo.
Atto quarto
Scena prima Bosco sopra il lito di Sparta, con mare in lontananza.
Arriva Paride al lito di Sparta, discende dalla nave, e comandato a' compagni, che aspettino la sua ritornata, entra nel bosco.
Paride.
Scena seconda Paride, sentendo il corno, e la voce di un cacciatore, che gli s'avvicina, si ferma, e finge di dormire. Melindo cacciatore arriva, e canta sopra il diletto della caccia, ed essendo carico di prede si riavvia verso la città: suona il corno, e Paride finge di svegliarsi, lamentandosi che gli venga interrotto il riposo. Melindo gli s'accosta, e gli domanda chi sia. Paride dice, esser Dorindo musico, natio di Tarso, città della Cilicia, partito per andare alla corte del re di Cipro: ma che assalita la nave da una fiera tempesta, salvatosi nuotando, sia finalmente pervenuto a quel lito, e mentre si rammarica, Melindo lo consola, e lo conduce alla corte per presentarlo ad Elena.
Paride, Melindo.
Scena terza Stanze di Elena.
Elena esprime la dolcezza, e la forza d'Amore; Argenia l'amarezza, e la vanità. Elena apprezza le fiamme; Argenia le disprezza, l'una stabilisce di viver amando, e l'altra di fuggire Amore.
Elena, Argenia.
Scena quarta Melindo presenta Paride ad Elena. Amore disceso dal cielo, saetta, e l'una, e l'altro, e poi si nasconde. S'innamorano nell'istesso punto. Elena se ne maraviglia, e domanda a Paride chi egli sia. Paride richiede altro tempo, ed altro luogo per iscoprirsi. Lodano la musica, e Paride canta. Elena, sentendosi vieppiù innamorata, invita Paride a fermarsi, e star nella sua corte.
Elena, Argenia, Paride, Melindo.
Scena quinta Cortile.
Lupino staffiero cerca di Serina damigella di corte, di cui loda la bellezza. Ma non contento di lodare, o le chiome, o gl'occhi, o la bocca, si ferma sopra le lodi del naso.
Lupino.
Scena sesta Ancrocco spazzator di corte, palesa a Lupino d'esser innamorato. S'accordano di cantar insieme: ma non potendo Ancrocco, per esser scilinguato, pareggiare il canto di Lupino, Lupino sdegnato si parte. Ancrocco ripiglia il canto, e scilinguatamente esprime i propri amori.
Ancrocco, Lupino.
Scena settima Stanze remote d'Elena.
Elena, ritiratasi nelle più remote stanze, esplica le fiamme che prova per Paride, da lei creduto Dorindo, e riprende le proprie affezioni, ch'obbligate al godimento de' più sublimi amori, corrano ad inchinare un così basso oggetto.
Elena.
Scena ottava Paride passa nelle stanze d'Elena, ed è da lei ripreso: ma discopertosi principe, ed innamorato, chiede perdono dell'ardimento, e refrigerio all'ardore. Elena vinta da sì potente assalto, gittatasi sopra il letto, fa delle proprie braccia amorosa catena al collo di Paride; e mentre si danno ai baci, Amore serra le cortine, ed esce dalla stanza.
Paride, Elena.
Scena nona Amore esplica la sua possanza, e poi volando si parte.
Amore.
Scena decima Giardino con logge.
Argenia canta sopra la vanità degl'amanti.
Argenia.
Scena undicesima Draspo giardiniere discopre ad Argenia le sue fiamme, e dopo esser da lei beffato, ambedue separatamente si partono.
Draspo, Argenia.
Scena dodicesima Piazza del tempio di Venere.
Paride arriva all'isola di Citera, ed aspetta Elena fuori del tempio di Venere. Esce Elena dal tempio, e Paride la rapisce.
Con un abbattimento di Troiani, e Greci, dove i Greci, cedendo alla forza de' Troiani, dopo un'ostinata battaglia, prendono finalmente la carica, finisce l'Atto Quarto.
Paride che canta, Elena, Troiani, e Greci che non cantano.
Atto quinto
Scena prima Fiumara nelle campagne di Troia.
Enone esprime i tormenti, e la gelosia che prova per la lontananza del suo carissimo Paride; e si consola colla speranza.
Enone.
Scena seconda Oronte messaggero di Paride, camminando inverso Troia, per dare, annunzio a Priamo della rapina d'Elena, e dell'arrivo d'ambedue, s'incontra in Enone, da cui gli viene insegnata la strada. Enone, discorrendo con Oronte, intende il ritorno di Paride, e si rallegra: ma soggiungendo Oronte, che arriverà con Elena, cangia in uno stante l'allegrezza in cordoglio. Oronte seguita con ogni prestezza il suo viaggio; ed ella ansiosa d'intender più distintamente il successo, gli va dietro per raggiungerlo.
Oronte, Enone.
Scena terza Strada remota della città, con arbori, e rovine.
Ergauro servo di Medoro, mentre porta il vino al padrone, venutogli sete, tenta d'aprir la cassetta, in cui sono rinchiuse l'ampolle; e non potendola aprire si sdegna. Apertala finalmente, assaggia il vino, e trovatolo esser dolce, ne beve a poco a poco tanto, che alla fine s'inebria.
Ergauro.
Scena quarta Libreria.
Medoro precettore de' paggi, ammaestra Irseno, ed Ermillo. Eglino, invece d'apprender la lezione, contemplano le figure favolose d'Esopo. Accorgendosene Medoro, gli riprende: ma rispondendo eglino, che per esser nobili, non gli sia necessario lo studiare, deridendolo si partono.
Medoro, Irseno, Ermillo.
Scena quinta Medoro, dolendosi d'esser schernito, discorre sopra la virtù, e sopra la nobiltà.
Medoro.
Scena sesta Portico con giardino in lontananza.
Enone, non avendo potuto raggiungere il messaggero, perviene anch'ella alla corte, per ritrovarlo.
Enone.
Scena settima Irseno, ed Ermillo vedono Enone, ed invaghitisi della sua bellezza, procurano di rapirla: ma venuti a contesa sopra l'elezione del luogo, in cui debbano condurla, Enone gli esce dalle mani. Venuti finalmente all'armi, Ermillo resta ferito, e sentendosi vicino al morire, si duole della sua sventura, non sapendo da chi ricever conforto.
Irseno, Ermillo, Enone.
Scena ottava Ergauro, avendo col dormire discacciata l'ebbrezza, con un'ampolla di vino in mano, esprime il suo contento. Ascolta i lamenti d'Ermillo, e mosso da compassione, lo consola col vino.
Ermillo beve, e riavuto alquanto gli spiriti vitali, appoggiatosi al braccio d'Ergauro, si parte.
Ergauro, Ermillo.
Scena nona Stanze di Priamo.
Priamo ricevuto l'avviso del ritorno di Paride, e della rapina d'Elena, ne dà informazione ad Ecuba, e ripieni d'allegrezza vanno a dar gl'ordini necessari, acciò sieno preparate le nozze.
Priamo, Ecuba.
Scena decima Anticamera di Ecuba.
Filinda damigella si rallegra d'esser innamorata, e loda la dolcezza d'amore.
Filinda.
Scena undicesima Enone, per non esser più molestata da' paggi, vestitasi da ragazzo, va cercando il messaggero; Filinda ingannata dall'abito se n'innamora, discorrono insieme, ed Enone, fingendo d'esser persuasa, promette d'amarla.
Enone, Filinda.
Scena dodicesima Piazza col palazzo reale in prospetto.
Ermillo perdona ad Irseno; il qual con Ergauro procura di vedergli la ferita: ma non trovandosi in Ermillo altra ferita, che l'impressione, Irseno se ne rallegra, e con essolui si parte. Ergauro resta attonito, e stupefatto della sciocchezza d'Ermillo, ed avendo inteso avvicinarsi il tempo delle nozze di Paride, con Elena, stabilisce di porger anche egli allegrezza a sé stesso.
Ermillo, Irseno, Ergauro.
Scena tredicesima Arriva Paride, ed Elena in Troia, Enone gli vede, e si rammarica.
Paride, Elena, Enone.
Scena quattordicesima Enone si duole amaramente d'essere stata abbandonata da Paride, e dopo una lamentevole esagerazione si parte; risoluta di morire, per non viver in continuo tormento.
Enone.
Scena quindicesima Sala reale.
Priamo, ed Ecuba, accompagnati da tutti gl'altri Principi, Principesse troiane, lodano la bellezza d'Elena, ed ella si dedica ad amendue per figliuola. Esprime la perdita fatta del suo regno per seguir Paride; e Priamo, promettendole maggior imperio, la concede a Paride in moglie. Col ballo, che poi segue di Principi e Principesse, finisce il quinto atto, e tutta l'opera insieme.
Priamo, Ecuba, Paride, Elena, tutti gli altri Principi, e Principesse che non cantano.