Io non ho benda, o face;
non ho faretra, o dardi;
né segno altro volgar, che mi palesi;
mi chiamano il Consiglio,
ma non quel grave figlio
di molti e molti padri a cui son l'ore
dotte nutrici, e precettore il tempo
io nacqui in fretta, in fretta
di genitor mendico.
Su l'arene d'Olimpo in mezzo ai giochi
il bisogno è mio padre,
fecondo genitor di molti figli,
bisognevoli tutti: e io son ricco
d'oro non già, ma di partiti industri.
Voi, belle donne illustri,
ben lo sapete, a cui
ne' mendicati amori
dispenso i miei tesori,
e d'aver godo un degno
trono nel vostro ingegno:
che tra le sfere lucide, e beate
m'aggiro de' vostr'occhi, e invito ognora
voi tutte al godimento. A me, che sono
il suo figlio minor, diè la prudenza,
questo serpe volante,
ma l'altro mio fratello
tardo, lungo, increscioso,
tutto duol, tutto gel, tutto dubbioso,
ebbe da lei (come di me più dotto)
di piombo i piedi, e di lumaca il trotto.
Ov'io senza dimora
attivo, e pettoruto
venni, vidi, operai,
egli costuma ognora,
satrapo irrisoluto,
di pensar molto, e non conchiuder mai.
Mercé de' miei ricordi, oggi vedrete
in donna consigliata
la pazzia simulata.
Su, su, volgete gli occhi, e un bel furore
sia vostro insegnamento:
per saper agli amanti
spiegar varie dal core
e le voci, e i sembianti,
rivòlo intanto alla più bella in seno:
e chi sarà di voi,
che non mi voglia in grembo! Or ecco tutte
contender fra di lor della più bella:
io, che le gare femminili intendo,
nuovo consiglio prendo;
e vado a insegnar guardi furtivi
a donna poco esperta,
che non sa raggirar l'occhio spedito
all'amante, e al marito.