Alla signora Anna Renzi celebre cantatrice di Roma, rappresentante in Venezia La finta pazza.
Ben del Tebro a ragion lasci l'arene,
per bear d'Adria le famose sponde,
che sol del mar, e non de' fiumi a l'onde
è dato in sorte il ricettar sirene.
Ecco il tuo piè fa insuperbir le scene,
nettare a' detti tuoi l'aria diffonde,
e tolte al crin le trasformate fronde
a tributarti il biondo arcier se n' viene.
Tacciansi, e cetre argive, e plettri achei,
e si copran d'oblio gli alti stupori,
ch'oprar co' i mostri i favolosi orfei:
che son del cantar tuo glorie maggiori,
ove han libero scettro i semidèi,
farsi tiranno, e depredare i cori.
Fonte ha colà nel più cocente regno,
cui se appressa mortal all'arida bocca
dal fugace liquor non prima è tocca,
che di pazzo furor s'empie l'ingegno.
Forse quest'onde a miserabil segno
trasser costei, ch'in folle oblio trabocca,
e d'accenti canori i dardi scocca,
omicida, e ne' vezzi, e nello sdegno?
Langue ogni saggio a questa pazza avante,
e desia per aver suon più giocondo
l'armonia delle sfere esser baccante.
Stolto, chi vago di saper profondo
sui fogli a impallidir stassi anelante,
s'oggi una pazza idolatrar fa il mondo.