De' puri campi regnator lucente
abbandono del ciel la via serena,
e scendo a l'altrui danno, a l'altrui pena
nume più d'odii, che di raggi ardente.
Già scopersi a Vulcan l'occulte frodi
de l'impura d'Amor madre fallace,
e con lei vidi entro prigion tenace
il dio del ferro avvinto in ferrei nodi.
Ond'io, che disvelai la colpa antica,
provo ogni or contro me folgori d'ira;
ed ella intanto per Adon sospira
ad ogni altro gioconda, a me nemica.
Or, che fugge il garzon gli altrui furori,
ver l'antro di Vulcan drizzo le piante,
e d'odii vago, e di vendette amante,
se baleno splendor, fulmino orrori.
Vuò, che con tempre sovr'umane, e nove
Vulcano in aurei nodi Adon ravvolga,
e da l'amor di Venere il ritolga
laccio famoso d'incantate prove.
Cessi per me con miserabil gioco
ogni cara tra lor gioia gradita;
poi che giusto mi par, che porga aita
il dio de lo splendore al dio del foco.