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Scena prima |
Idonia. |
Idonia
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Argomento. | |
Racconta Idonia, come la maga Falsirena si è preparata allo 'ncanto, e descrive l'abito, e spiega il rito, che in tal apparecchio ha osservato; e, mentre ciò narra, sentendo scuotersi la terra, e, comprendendo già la maga avvicinarsi, per ivi costringer Plutone a darle risposta del suo bramato amore, sbigottita si fugge. | |
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IDONIA |
O con dubbio stupore
memorabili prove
non so, se de l'amor, o del furore.
Poi che da questo campo
la maga il passo sciolse,
e, su nel ciel felici
osservando gli auspici,
a la grand'opra il pronto cor rivolse,
rapida mosse il piede
tra 'l giardin più confuso,
ove un altare siede
di pini cinto, e di cipressi chiuso.
Ivi di negre spoglie il seno cinse,
e d'orride ceraste
pendente crine a le sue tempie avvinse;
e variossi in volto
qual su l'eterna mole,
se da la terra lo splendor l'è tolto,
l'istessa luna variar si suole.
Poi tra vampe d'incenso
colma d'interno ardore
meschiò fumante, e denso
di mille accese frondi ampio vapore.
Ne la destra prendendo
verga d'ebano altera
scosse con suono orrendo
l'aria torbida, e nera,
e con moto tremante
crollò la terra, e vacillar le piante;
ed intanto a lo sdegno
del sembiante turbato
cangiossi l'aura, e impallidissi il prato.
In tal guisa la maga
fieri carmi prepara,
per invocar con più solenne rito
l'ombroso re del pallido Cocito.
Ma che qui tardo? ahi stolta.
Già, già 'l suolo si scuote,
già, già sento gli accenti,
ed odo a le sue note
lagnarsi l'aria, e querelarsi i venti.
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| Idonia ->
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Scena seconda |
Falsirena, Plutone |
<- Falsirena
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Argomento. | |
La maga Falsirena vien tutta accesa di furore, e dopo formidabili parole, e varii turbamenti d'aria, e di terra, invoca Plutone a darle risposta de' suoi amori. S'apre la prospettiva, e mostra la caverna dell'inferno; ma Plutone ricusa di sorgere alla luce. Falsirena aggiunge potentissime minacce, onde costretto il re dell'ombre esce finalmente all'aria, e scoprendo alla maga il successo del tutto, le dice esser la dèa Venere la sua rivale, e subito rientra, e si chiude la caverna dell'inferno. Falsirena a tal risposta si duole; poi riprendendo animo, determina di voler pigliare aspetto di Venere, e con tal'imagine mentita ingannare Adone, e superarlo con la fraude, poi che non può con l'amore. | |
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FALSIRENA |
Dubbiosa, e vacillante
senta la terra il moto,
e di sangue stillante
spiri l'aria vermiglia orrido noto.
Ecco, o rettor superbo
de la notte profonda,
tre volte intenta miro,
ove 'l sol, che tramonta, in mare affonda,
e segno il campo d'incantato giro.
Scorrano i tuoni, e i lampi,
e s'oda a le mie scosse
risonar l'aria, ed ondeggiare i campi.
Ch'a te, fiero signor de l'ombre ardenti,
esplorator de' fati,
volgo in un co 'l terrore anco gli accenti.
| S
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[Canto solo, recitativa per ottave] | N
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O de' campi d'orror funesto dio,
del folto regno tenebroso Giove,
al cui gran cenno, al cui divin desio
l'oscuro fato l'ombre sue rimove.
Su, su da gli antri de l'eterno oblio
altero sorgi a memorabil prove;
e del mio crudo peregrino errante
dispiegami l'amor, scopri l'amante.
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| Q
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PLUTONE |
Per così lieve brama
temerario è 'l tuo suono
alma folle, e dolente,
se da l'ombroso trono
de le tenebre il dio
chiami al puro splendor del sol lucente;
ch'inutile è 'l tuo amor, vano il desio.
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FALSIRENA |
Dunque nel cieco regno
sprezzi d'amor le voci,
uso a nemico ardor d'invido sdegno?
E che pensi, e che tardi?
A l'altere mie note
movrò l'eterne rote,
e farò, che 'l gran dio del sommo impero
m'apra gli arcani, e mi palesi il vero.
Che sì, che sì?
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| <- Plutone
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PLUTONE |
Da l'orrido soggiorno
sorgo re de la notte a i rai del giorno;
e nel rigido petto
tra spirti di furore
anch'io serbo d'amor cocente affetto;
che per la dèa de l'ombre
tutto fiamma è 'l mio core,
e, s'apro altrui l'averno,
io per lei nel mio sen chiudo l'inferno.
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FALSIRENA |
Goda il mio cor superbo,
che nel regno profondo
tema di me, chi fa temere il mondo.
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PLUTONE |
Ecco pronto a te cedo,
ecco amico a te vegno,
e del gran nome altero
paleso i pregi, e manifesto il vero.
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FALSIRENA |
Al suon de le tue voci intenta pendo,
e dal nume de l'ombre
chiarissimo del vero il lume attendo.
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[Solo] | N
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PLUTONE
Da re, ch'ebbe di Cipro il nobil freno,
nacque il vago garzon, che t'arse il core;
né fia, che l'amor tuo gli accenda il seno,
che son gli amori suoi la dèa d'amore.
Da lei lontano in questo campo ameno
il sospinge di Marte aspro terrore;
ma, tornando per lui la diva a volo,
te priverà d'amore, e lui di duolo.
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| Plutone ->
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FALSIRENA |
O note di tormenti,
o voci di rigore,
o d'acerba novella amari accenti:
ma cari, onde il mio core
tanti prova famosa, opre possenti.
Or, che l'amor di Citerea m'è noto,
con imagin furtiva,
con magico sembiante
fingerò 'l volto de la bella diva,
de la rivale imiterò l'aspetto,
ed usa a l'arti ingannerò l'amante.
Molto pon, molto fanno
nel gran regno d'amor arte, ed inganno.
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| Falsirena ->
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Scena terza |
Coro di Ninfe, e di Pastori. |
<- ninfe, pastori
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Argomento. | |
Il coro delle Ninfe, e de' Pastori spaventato dalli turbamenti dell'aria, dalle scosse della terra, e da simili prodigi, che successero per lo 'ncanto, dopo averli ad uno, ad uno tutti spiegati, fuggono da que' campi, miserabili alberghi di furie, e di terrori. | |
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[Aria 6 di cinque pari] | N
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CORO
De la maga il grande accento
scosso ha 'l piano, mosso il monte,
e con orrido spavento
secca ha l'erba, ed arso il fonte.
Di terror facelle erranti
hanno accesa l'aria intorno,
e baleni scintillanti
han turbato 'l volto al giorno.
Lieti in grembo a quest'erbette
non più scherzano gli amori,
né più al suono de l'aurette
movon danze i vaghi fiori,
qui 'l terror dal centro interno
mosso a l'aure folgoreggia,
ed il re del crudo averno
desta a l'ire la sua reggia.
Deh fuggiam tra' foschi lampi
del giardin le pompe spente,
ed in sen de' più be' campi
attendiam seren ridente.
De la maga il grave accento
scosso ha 'l piano, mosso il monte,
e con orrido spavento
secca ha l'erba, ed arso il fonte.
| S
(♦)
(♦)
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| ninfe, pastori ->
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