Atto quinto

 

Scena prima

Adone.

Adone

 
Argomento.
Adone ne' suoi travagli misero, e dolente si lamenta d'amore, si rammarica della fortuna, e si querela co 'l cielo, ch'in quei boschi gli avesse promesso il contento de i suoi desideri, e pur altro da lui non provare, che gravezza di danni.
 

ADONE

Amor non sia, ch'i speri  

in gioia umana, e frale,

se de' tuoi van piaceri

è lieve il moto, e son fugaci l'ale;

né più fortuna infida

sia de' nostri desiri amica guida,

se tra miei gravi affanni

men aspri, e men spietati

non miro i cieli, e non conosco i fati.

Forse era poco (ahi stelle),

che nato d'empio incesto al mondo sono,

s'anco da voi rubelle

a me tolto non era il regio trono?

Dunque, o rigidi cieli,

vostri doni saran danno, e tormento?

Sì, che spesso dal duol nasce il contento.

Ama dunque l'affanno,

né paventar le doglie.

O stolto: ahi che dal duol pianto s'accoglie;

deh, che nato a i martiri

aura di vita avrò sol ne' sospiri.

Ma che penso, e che parlo?

Già di Venere privo,

or de' miei sensi manco io più non vivo.

Troppo, ahi troppo ria sorte

a che più saettar, chi langue a morte?

O mio grave martiro,

languente vissi, ed infelice spiro.

Aspro, e fiero destino,

e qual a miser'alma

speme di pace doni,

se né pur anco a i re crudo perdoni?

E pur con grati accenti

a le mie dure pene,

a i miei gravi lamenti

promettesti di pace aure serene.

E chi fia più, ch'in terra

fede a i mortali presti,

se mentiscon la fede anco i celesti?

 

Scena seconda

Falsirena, Adone.

<- Falsirena

 
Argomento.
Falsirena se ne viene tramutata in aspetto di Venere; onde Adone, stimandola vera Venere, ne sente gran contento. Ben egli è vero, che prova in sé una ripugnanza interna, quasi il cuore sia presago de gl'inganni della perfida maga. Ma essa, per fargli creder più facilmente la menzogna, dice male di sé medesima, l'avvertisce, che non si fidi di Falsirena, e che, quanto in quella ha scorto, tutto è stato arte. Anzi di più gli soggiunge, che, se per sorte vedesse un'altra donna simile a sé, che rappresentasse l'aspetto di Venere, punto non le creda, che sarà Falsirena, che, per ingannarlo, gli si mostrerà in sembianza di Venere. Adone a sì grand'avviso, stimandola veramente Venere, gode, e gli mostra affetti di singolare amore.
 

FALSIRENA

D'acque magiche sparsa  

vagamente ho rivolto

nel sembiante di Venere il mio volto,

né, per compir gl'inganni,

altro mi resta omai,

che rimirar del mio bel sole i rai.

 

ADONE

O cieli, e che vegg'io?

Amante a me ritorna

la bella madre del vezzoso dio.

FALSIRENA

Deh come a tempo giunsi,

ecco il mio crudo amore;

contro me, contro altrui

arte spiri il mio sen, fraude il mio core.

ADONE

Ond'è, ch'il tuo ritorno

sì tardi, o dèa, per mio conforto rieda?

Sì che Vener ti miro,

né fia, ch'a l'opre tue Vener ti creda.

FALSIRENA

Qua tardo mossi il piede,

per prender del tu' amor più degna fede,

e lieta godo intanto,

ch'intrepido hai schernito

de l'empia Falsirena il grave incanto.

Ah, che da brame oppressa

sol, per amar altrui, biasmo me stessa.

ADONE

Per te, per te, mia dèa,

schernii l'arte, e gli amori

de l'empia donna, e rea.

E pur (ahi dura sorte)

ora presso il mio bene

anco fiere nel sen provo le pene.

FALSIRENA

L'empia accorto fuggisti,

ch'ella con gravi inganni

è ministra d'error, fabbra di danni.

Però di me t'accendi,

riconosci te stesso,

e al mio ritorno l'amor tuo riprendi.

ADONE

Io t'amo, o caro ben, Venere bella.

Ma che (lasso) prov'io?

Par, che l'alma rubella

sdegni, che d'amor parli a l'amor mio.

FALSIRENA

Deh ch'in lui la natura,

quasi scorga l'inganno,

con odio occulto contro me congiura.

ADONE

O stelle, e chi mi porge

in tanto mal conforto?

Ah ch'Adone non sono,

o pur Adone in tanta gioia è morto.

 

FALSIRENA

L'ingiusta Falsirena,

la disleal tiranna

t'ingombra il sen di pena.

Su, l'alma al ver si desti,

né fede a l'empia dia,

poi ch'è tutt'arte in lei, quanto scorgesti.

Anzi da te non s'oda,

s'oggi qui forse inante

altra donna t'appaia a me sembiante,

sotto imagin furtiva

sarà la maga, e sembrerà la diva.

ADONE

A così degno avviso

or sì, che ti conosco

vero nume immortal di paradiso.

Or sì, che per te spiro,

e più, che nel sen miro,

nel tuo cor, nel tuo amor vivo son io.

 
[Canto solo, aria]

 N 

FALSIRENA

Dunque liete, e ridenti  

spirin l'alme, e le menti;

a te su questi prati

versin nembi di fior zefiri alati,

per te goda il mio core,

e trionfi d'amor la dèa d'amore.

 

Scena terza

Venere, Amore, Adone, Falsirena, Coro.

<- Venere, Amore

 
Argomento.
Viene intanto la vera Venere per aria sopra una nuvola, ha seco Amore, e si rallegra di mirare Adone; ma poi veggendo che Adone lei non rimira, par, che se ne doglia. Adone scorge doppia Venere, ed è incerto di se stesso. Amore riconosce due madri, e resta confuso. Falsirena però, non perdendosi d'animo, si sforza di dar ad intendere a Adone, che l'altra è la falsa Venere, di cui già gli aveva ragionato, e che essa è la vera. Venere allora comanda ad Amore, che scioglia Adone dalla catena incantata, che gli è cagione d'ogni male, e con l'istessa per castigo incateni Falsirena ad uno scoglio. Ciò da Amore vien eseguito, ed Adone libero riconosce la vera Venere; mira tornare alla selva l'aspetto naturale, e della dèa dolcemente gode. Si canta la vittoria di Venere, e con vaghezza di suoni, e con diletto di voci termina l'inganno di Falsirena, e la prigionia d'Adone.
 
[Aria a 2]

 N 

VENERE E AMORE

Florido nembo    

dal suo grembo

lieto sparga il ciel d'intorno,

chiaro giorno

spieghi lampi di fin'oro.

Gli sdegni cedono

di crudo cor,

le gioie riedono

di vago amor.

Veggio Adon, che lieta onoro,

miro Adon, che dolce adoro.

S

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ADONE

E che rimiro (ahi stelle)?  

Co 'l suo sembiante vago

splende chiara tra noi Vener sì bella,

che riflette la vista emola imago,

e partorisce in ciel Vener novella.

AMORE

O meraviglie rare,

ond'incerto il cor erra:

doppia madre m'appare,

l'una in aria soggiorna, e l'altra in terra.

FALSIRENA

Deh, che l'inganno mio

già, già veggo svelato:

o cielo, o sorte, o fato.

VENERE

E come al mio cospetto

Adon gli occhi non giri,

e te medesmo espresso in me non miri?

ADONE

E dove sono (ahi lasso)?

Doppia Venere miro,

né so, dov'io rivolga il guardo, o 'l passo.

Forse furori spiro,

e, qual priva di senno anima suole,

miro gemino il raggio, e doppio il sole.

FALSIRENA

Dunque ancor non comprendi

i fallaci sembianti?

Deh saggio al ver t'apprendi,

e scorgi in me gli amori, in lei gl'incanti.

ADONE

Posto tra pari aspetto

dal falso il ver non scerno;

e per volto conforme ho dubbio affetto.

Ah che languido vissi

d'una Venere privo.

Or due (lasso) ne miro,

e ne la copia lor misero io vivo.

FALSIRENA

L'altra schernir tu déi,

e me solo pregiar, dolce mia vita;

che, se folle non sei,

chi pria ti porse aita,

te più vera d'amor Vener gradita.

VENERE

Taci, donna fallace,

ceda a più degna forza anima audace.

Contra la maga infame

vanne, figlio soave,

e sciogli Adon dal magico legame;

ond'in pena sì grave

salvo da servitù dolce respiri,

libero da gl'incanti il ver rimiri;

ch'a me son note a pieno

l'arti furtive de l'ardir terreno.

AMORE

Eccomi, o madre mia,

pronto a gl'imperi tuoi,

ed ogni cenno tuo legge mi sia.

FALSIRENA

O d'ogni mia possanza

abbattuta virtù, morta speranza.

VENERE

Vanne, figlio, e co' i lacci

la rubella incatena:

sovra lei, che l'oprò, cada la pena;

e avvinta a duro scoglio

freni le voglie sue, tempri l'orgoglio.

ADONE

O ne le gioie ancora

aspra mia vita, e dura,

s'amaro ogni diletto in me dimora.

 

AMORE

Dal laccio, e dal cordoglio  

io, che l'alme incateno, il sen ti scioglio.

Conosci te medesmo,

e lieve del tuo pondo

a i contenti d'amor spira giocondo.

Te, te con nodo acerbo

cinga l'aspra catena,

ed in scoglio superbo

provi il tuo grave ardir rigida pena.

FALSIRENA

O miei folli desiri.

Ecco, o stelle, vi cedo;

ecco vado a i martiri

alma d'ardir languente,

tal nel fallir, qual ne l'amar dolente.

Vinta, o cieli, m'accuso

dal proprio inganno mio,

ed al tormento parto. Incanti a dio.

VENERE

Parti rubella, parti;

e al tuo partire intanto

si discioglia ogni error, parta ogn'incanto.

ADONE

O come a questa selva

riede il nativo aspetto,

e libera da forze

dolce ogni gioia mia torna nel petto.

VENERE

Tempra a la vista mia

o sospirato Adon l'aspro tormento:

scaccia ogni doglia ria,

ch'ove Vener dimora, ivi è 'l contento.

ADONE

Or sì, ch'intendo a pieno

qual forza al passo errante

ponea per mio martir rigido freno.

Onde ben co 'l tuo volo

accorresti, o gran diva,

al mio d'affanni lagrimevol duolo;

ch'anco la stella tua su l'alta mole

al lagrimar de l'alba apparir suole.

Son per te scinto, è vero;

ma di quelle ritorte

più tenace, e più forte

or laccio tra noi sia

l'amor tuo, l'altrui sdegno, e la fé mia.

VENERE

Anzi, per far d'amor prove veraci,

ecco il cinto mi scingo,

catenato mi piaci,

e co 'l legame de gli amor ti stringo.

ADONE

Godo, o mia dèa d'amore,

che la tua man gradita

m'avvinca il corpo, se mi vinse il core.

Né già per te, che m'ami,

pavento altri legami,

che paventar non può maggior catene,

chi 'l possente d'amor laccio sostiene.

VENERE

Già placati i furori

de l'adirato Marte,

che geloso fremea de' nostri amori;

amante a te ritorno;

e a scherno de le stelle

veggio nel volto tuo più vago giorno,

miro ne gli occhi tuoi faci più belle.

ADONE

Ed io lieto ne' danni

la tua bellezza rara

scorgo avvampar qual rosa, arder qual stella;

se pur ha stella il chiaro ciel sì chiara,

se pur è rosa in bel giardin sì bella.

AMORE

A duro scoglio assisa

sta la maga confusa

ne l'arti sue, ne l'ardir suo delusa.

 

AMORE, VENERE E ADONE

Noi dunque lieti intanto    

tra soavi concenti

de la vittoria celebriamo il vanto.

S

 
[Aria a 3]

 N 

VENERE

Sì, sì cara mia speme,  

gradito tesor, vago mio bene.

ADONE

Sì, sì mia vera aita,

bramata beltà, dolce mia vita.

AMORE, VENERE E ADONE

Sì, sì; sì, sì; sì, sì;

bramata beltà, dolce mia vita.

 
[Aria a 3]

 N 

AMORE, VENERE E ADONE

Qua canora,  

là sonora

l'aria giri,

l'aura spiri

dilettosa,

amorosa;

ch'entro una nube si riserra

il sol del cielo, e de la terra.

Al concento,

al contento

ogni fonte,

ogni monte

sia dolcezza,

sia vaghezza:

ch'entro una nube si riserra

il sol del cielo, e de la terra.

 
[Canto solo, aria]

 N 

AMORE

Dunque intanto fra boschi  

vaga l'aura ragioni,

e fuor de gli antri foschi

dolce l'eco risuoni.

 

AMORE

Lieto dopo l'errore  

giunge Adone a goder la dèa d'amore;

ch'arde di lieto zelo,

chi dopo i falli fa ritorno al cielo.

 
[Aria a 3]

 N 

PRIMO CORO DI DENTRO

La selva con bei canti  

gioisca al nostro suon,

sempre lodar si vanti

di Venere gli amori, gli errori d'Adon.

SECONDO CORO DI DENTRO

Gioconda al vol de' venti

risuoni d'aria ogni or,

spieghi con dolci accenti

di Venere l'amore, d'Adone l'error.

 
[Coro a 8]

 N 

TUTTI

Lieto dopo l'errore  

giunge Adone a goder la dèa d'amore;

ch'arde di lieto zelo,

chi dopo i falli fa ritorno al cielo.

 

Fine (Atto quinto)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto
Adone
 

Amor non sia, ch'i speri

Adone
<- Falsirena

(Falsirena se ne viene tramutata in aspetto di Venere)

D'acque magiche sparsa

[Canto solo, aria]

(viene la vera Venere per aria sopra una nuvola)

Adone, Falsirena
<- Venere, Amore

[Aria a 2]

Venere, Amore
Florido nembo

E che rimiro (ahi stelle)?

(Amore scioglie Adone dalla catena incantata e con l'istessa incatena Falsirena)

Dal laccio, e dal cordoglio

Noi dunque lieti intanto

[Aria a 3]

Venere, Amore e Adone
Sì, sì cara mia speme

[Aria a 3]

Amore, Venere e Adone
Qua canora

[Canto solo, aria]

Lieto dopo l'errore

[Aria a 3]

[Coro a 8]

 
Scena prima Scena seconda Scena terza
Ombroso bosco. Grotta di Vulcano. Aspetto boschereccio. Nell'estremo della prospettiva si vede una fonte bellissima con spalliere d'alberi. Giardino. Giardino. Palazzo d'oro di Falsirena. Giardino. S'apre la prospettiva, e mostra la caverna dell'inferno.
[Aria recitativa di sei parti] [Aria a 3] [Aria di tre parti] [Aria] [Coro a 6] [Aria di 3, e a solo] [Aria] [Aria a 3] [A solo, per terzetti] [Aria a 3] [Canto, coro a 6] [Aria a 6] [Coro a 6] [Coro a 3] [Coro a 3] [Aria a 3] [Coro a 6] [Canto solo, recitativa per ottave] [Solo] [Aria 6 di cinque pari] [Canto solo, aria] [Aria a 2] [Aria a 3] [Aria a 3] [Canto solo, aria] [Aria a 3] [Coro a 8]
Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

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