Questa favola descritta nel poema del cavalier Marino a voi s'appresenta sparsa di pensieri, e ripiena d'affetti; alterata però con invenzioni dal signor Ottavio Tronsarelli, e ristretta nel termine d'un giro di sole; tra lo spazio di brevissimi giorni composta, e con non minore velocità di tempo d'alcune macchine abbellita, e mirabilmente rappresentata nel palazzo dell'illustrissimo sig. marchese Evandro Conti; non riempita da importuna lunghezza di vani intermedi, che, alienando le menti de gli uditori, non adornano, ma adombrano le azioni, ordinata con singolare accortezza dal signor Francesco de Cuppis, dalle note squisite del signor Domenico Mazzocchi raddolcita, e da rare voci di famosissimi cantori sommamente onorata. Testimonio d'ogni mio detto sono i principi, e le principesse di Roma, che con lo splendore della loro presenza illustrarono il teatro di questa nobil favola, ove comparve l'Invidia, e al favorevol suono dell'amico Plauso in sé cadde, e tacque.
Avvertimento.
Le voci stelle, fato, fortuna, dèi, e simili poeticamente espressi, devono essere cattolicamente interpretate, e la favola, che nelle persone è profana, nell'allegoria è cristiana.