Scena prima Granata. - appartamenti reali nell'Alhambra - nel mezzo arcate, donde si vede la corte dei Leoni - il bagliore azzurrognolo di vampe ardenti in lampade di alabastro contrasta misteriosamente co' la luce languida entro a quel luogo suffusa dal crepuscolo vespertino.
Da un lato, sotto ricco padiglione, giace maestosamente il moro Boabdil re di Granata; un uomo di strana sembianza avviluppato in nera tunica appare nel fondo - è Issàchar, - guata all'intorno meditabondo, indi fra sé:
Scena seconda Mentre il Re smania d'angoscia e di furore, ad un cenno di Issàchar, quasi per incanto, appaiono dalle arcate di mezzo leggiadre Fanciulle e Schiavi recando guzle ed altri istrumenti; alcune danzano, altri suonano accompagnandosi il seguente:
Atto primo
Scena prima Orto cinto da mura diroccate nel più remoto angolo di Granata - Notte - Da un lato, fiancheggiata da melagrani e sicomori, sorge una vetusta casa di architettura bizzarra d'epoca assai anteriore alla moresca dominazione, ma sullo stile di questa, indi ricostrutta in parte ov'era crollata - nel fondo, in isfumatura, pinacoli e moschee a chiaro di luna.
Adèl-Muza entra guardingo nell'orto, e volgendosi ad un verone della casa fievolmente rischiarato, canta:
Scena terza Leila svenuta, indi Issàchar dal nascondiglio.
Scena quarta Luogo interno del padiglione reale nel campo spagnuolo attendato sotto Granata - Tutto giace nel massimo silenzio ed oscurità.
Avvolti in brune cappe vengono i Giudici del supremo tribunale, parlando a voce sommessa con mistero.
Scena quinta Ferdinando d'Aragona, il Gran giudice, uno Scudiere.
Scena sesta Vengono introdotti Issàchar e Leila velata. Detto.
Scena settima Escono i Giudici e gli Arcieri del supremo tribunale, i quali si accingono a legare Issàchar; questi è furibondo, imperterrito, Leila muta per lo spavento.
Scena nona D'improvviso il Gran giudice, i Giudici, gli Arcieri escono nella massima costernazione dal loro tribunale, e detti.
Scena decima Squillano le trombe, il campo d'ogni dove si desta; la tenda si riempie di Guerrieri, che accorrono spaventati, indi Isabella di Castiglia, Dame spagnuole, Ancelle, Valletti, ecc., ecc., grande è il subbuglio, il terrore.
Scena undicesima Si veggono le tende spagnuole riboccanti di fuoco, in mezzo a cui da lontano si scorge Issàchar, brandendo una fiaccola accesa in atto terribile, che grida:
Atto secondo
Scena prima Sotterranei nella dimora di Issàchar - le ampie volte rozzamente intagliate nella roccia sormontano pilastri informi e giganteschi, a ' quali come trofei pendono armi rugginose d'un'epoca assai remota - qua e là stanno alla rinfusa strumenti di alchimia di forme svariate e bizzarre - un'enorme lampada di metallo irrugginito pende dall'alto, rischiarando fiocamente quel luogo di magica e selvaggia apparenza.
Issàchar e varii suoi Famigliari sono intenti ad affilare e fornire armi; di lì a pochi istanti si ode un romore allo esterno. Issàchar va nel fondo, e spia per un forame.
Scena seconda Issàchar preme una pietra, che girando leggermente sovra una molla apre l'entrata ad Uomini di vari paesi ivi convenuti con fiaccole per via sotterranea.
Scena terza Padiglione in una foresta presso il campo spagnuolo; il fondo ne è aperto, e fra lo spessore della boscaglia si veggono da lontano i dorati cocuzzoli di Granata.
Strepito, suoni guerreschi, indi voci festive in lontananza.
Scena quarta Al suono di una lieta musica procede l'esercito spagnuolo, a capo del quale diffilano primi i Gonfalonieri co' le insegne di Aragona, Castiglia, Calatrava, poi Ferdinando, Isabella, il Gran giudice e la real corte.
Scena quinta Uno squillo annunzia l'ambasciata moresca, Adèl-Muza ne è a capo; ei s'avanza dignitoso, altero; tutti gli aprono con riguardo la via.
Atto terzo
Scena prima Valle boschereccia romantica nei monti andalusi - è sul finire della notte - di prospetto, adombrata da annose quercie sorge una vetusta abbazia, sulle cui mura nereggianti spande ancora un fievol chiarore la luna; regna profonda calma; quel santo asilo sembra disabitato.
Dopo vari rintocchi di sacra squilla si illumina a poco a poco nell'interno il tempio, ed escono in lungo stuolo processionalmente da chiostro attiguo Eremiti e Matrone.
Scena seconda Ferdinando d'Aragona, Leila, Isabella di Castiglia, e Séguito dal chiostro.
Scena terza Sul vestibolo dell'abbazia si presentano gli Eremiti, il Gran giudice e le Matrone velate.
Scena quarta Il luogo rimane deserto alcuni istanti, poi Adèl-Muza, travestito in bruna armatura a foggia degli spagnuoli.
Scena quinta Intanto un uomo in veste lacera, trafelato per lungo aspro cammino, sarà sbucato come una belva d'infra le piante, egli è Issàchar.
Scena ultima Sbuffante di gioia brutale esce Issàchar dal tempio, strascinando la Figlia pallida sparuta, e sui gradini della soglia la trafigge; indi Ferdinando d'Aragona, Isabella di Castiglia, il Gran giudice e lo stuolo religioso, accorrono in confusione pallidi di terrore, e costernati.