Al sereniss. ed invittiss.

Vladislao Sigismondo principe di Polonia e di Svezia.

Temistocle, doppo la nobil vittoria di Salamina, andato in Elea per esser quivi spettatore de' giochi olimpici, fu egli medesimo glorioso spettacolo al popolo: a lui con lietissimo applauso volgendosi allora quella numerosa moltitudine, il giorno destinato alla celebrazione de' giochi in onor di Giove, consumò tutto nell'ammirare, e lodare quel famosissimo uomo, dal quale era stata liberata la Grecia, e domata la Persia. Quest'esempio di segnalata gloria ha veduto l'età nostra rinovellarsi nella persona di v. a. Ella dopo i suoi illustri trofei, lasciati in lontanissime parti della terra, essendo venuta a veder Italia, teatro dell'universo, ha meritato, che i popoli di essa, lasciando di ragionar d'ogni altro, rivolgano tutte le lingue alle sue lodi, e tutti gl'animi al suo valore. Prima che in questa provincia si mirassero i lampi della sua real presenza, s'erano uditi i tuoni delle sue armi, caduti sopra ferocissime nazioni, Moscoviti, Tartari, e Turchi: allora non si tenne per favola, che Marte avesse la sua abitazione ne' regni di Tramontana: e Roma cominciò ad augurare, che il settentrione avesse ad esser per lei l'asta di Achille: ella fu da quello oppressa, e per lui spera di sollevarsi; posciaché solo fra tutti i popoli d'Europa il nobilissimo regno di Polonia ha dimostrato, che il turco non è invitto. V. a. avvezza ad essere accompagnata da numerosi eserciti, si è compiaciuta in compagnia di pochi passar per Italia incognita: ma la schiera delle sue reali virtù, le ha fatto in ogni luogo pubblico corteggio, e la fama del suo valore per tutto l'ha palesata: per esser conosciuto basta che Giove abbia il fulmine: e 'l sole, ben che celato tra le nuvole, dovunque arriva, apporta il giorno. La nostra Toscana onorata da lei con pubblico favore della sua vista, ha cercato con altrettanta dimostrazion d'amore corrispondere all'onor della sua venuta: ella come perpetua nutrice di essi, richiamando alle scene reali gl'Apelli, i Dedali, e gl'Orfei, ha spiegato per dilettarla le meraviglie degl'antichi spettacoli d'Atene, ed all'incontro v. a. in un vivo teatro d'eroica virtù, ha fatto vedere a Toscana, quella perfetta idea di principe, e di cavaliero, che da i più saggi greci ne è stata designata. Quello, che le muse le hanno cantata in scena, ora le porgono in dono: questa è la Regina Sant'Orsola, opera in ogn'altra parte felicissima, fuori che nell'esser parto d'infelice ingegno. Essa con meraviglioso apparato le è stata fatta rappresentare dal serenissimo gran duca mio signore, ed ora da me le è umilissimamente consacrata. A principe difensore della religione, benissimo si conviene poscia in lode di principessa morta per gloria del nome cristiano: si compiaccia però di gradirla, e con i raggi del suo glorioso nome la tolga da quelle tenebre, che porta dal suo autore, ed io umilissimamente inchinandola, le prego fortunati i suoi magnanimi pensieri.

Di Fior. Il dì 29 di Genn. 1625.

Di v. a. sereniss.

umilisss. e devotiss. servo

Andrea Salvadori

Al sereniss. ed invittiss. All'istesso sereniss. ed invittiss. principe Del sig. abate Agnolo Capponi all'autore Dell'istesso signor abate Del sig. Gabriello Chiabrera Argomento
Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

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