Atto terzo

 

Scena prima

Cortile di Erpago pittor di corte.
Erpago. Rodope. Lerino col ritratto di Damira.

 Q 

Erpago, Rodope, Lerino

 

ERPAGO

Rodope a' cenni tuoi  

eccomi pronto, imponi,

i tuoi desiri esponi.

RODOPE

Bramo, che tu cancelli

da questa tela o Erpago

quest'aborrita, e a me contraria imago.

Non vo' nelle mie stanze

più tal effigie agli occhi miei soggetta.

LERINO

Siane pur maledetta

ancora mi rammento

quand'ella d'improvviso

dentro l'appartamento

di te signora al suol precipitò,

e di tue gioie il bel seren turbò.

RODOPE

Di quest'effigie invece

formar dovrai col tuo pennello industre

una vendetta irata,

che nella destra armata

animosa impugnando un ferro ignudo

morte minacci a un cor bugiardo, e crudo.

ERPAGO

È bizzarro il pensiero,

in pochi giorni soddisfarti spero.

Il ritratto deponi.

LERINO

Eccolo.

ERPAGO

Intendo,

sei dall'ira alterata

perché forse il tuo vago

deve averti tradita, o disprezzata.

 

ERPAGO

Scaccia chi ti disprezza  

dalla tua fantasia,

che in languir per chi fugge è frenesia,

donna, che di beltà vive provvista.

RODOPE

Si vedrà,

che sa far donna adirata.

È implacabile,

nello sdegno formidabile

se qual angue è stuzzicata

ad usar la crudeltà.

Si vedrà,

che sa far donna adirata.

ERPAGO

Lascia di più nutrire

così vani dolori,

che penuria non fu mai d'amatori.

Donna, che di beltà vive provvista.

RODOPE

Non è no

sì crudel mostro d'Aletto,

né s'equipara

il fier tosco di rea vipera

al velen, che donna ha in petto

quando l'ira l'infiammò,

non è no

sì crudel mostro d'Aletto.

 

Rodope, Lerino, Erpago ->

 

Scena seconda

Creonte.

<- Creonte

 

Pensieri molesti  

quest'alma lasciate,

sparite,

fuggite

non più m'infestate.

 

 

Stelle, che miro? Ovunque il piè rivolgo  

e l'arte, e la natura

offrono a queste luci in vari oggetti

l'effigie di Damira, e benché estinta

par, che s'opponga a' miei lascivi affetti.

Come qui tal imago?

Ritratto miserabile, e funesto.

 

Scena terza

Damira. Creonte.

<- Damira

 

DAMIRA

Cielo, che sempre infesto  

al viver mio t'aggiri, e quando: ohimè!

Ecco l'empio, che fo?

Deggio scoprirmi, o no?

CREONTE

Sventurata Damira,

lacrimevole oggetto.

DAMIRA

De' suoi falli pentito

or mi piange, chissà?

Forse m'ama.

CREONTE

T'adoro

morta in pittura.

DAMIRA

E viva?

CREONTE

Viva sempre t'odiai.

DAMIRA

Crudel.

CREONTE

Che dico?

Parlo ai colori, e son dell'ombre amico?

Rodope a te ne vengo.

DAMIRA

Fermati.

CREONTE

Chi mi tiene?

DAMIRA

Io ti trattengo.

CREONTE

Ecco l'alta cagion de' miei stupori:

oh presenza fatale!

Oh copia! Oh naturale!

DAMIRA

Punto non erri.

CREONTE

In che?

DAMIRA

In dir che t'assomigli

di naturale a un re.

CREONTE

Pazzarella che fai?

DAMIRA

Dimmi ti prego

caro Apelle gentil, che dama è questa?

CREONTE

Secondarla conviene:

dell'estinta mia sposa

quest'è il ritratto.

DAMIRA

Affé,

che nell'aspetto s'assomiglia a me.

CREONTE

Parla il ver delirando.

Misera.

DAMIRA

La piangeste?

CREONTE

Curiose richieste:

non la piansi.

DAMIRA

Perché?

CREONTE

Novello oggetto

allor m'ardeva il core.

DAMIRA

Ah traditor.

CREONTE

A chi?

DAMIRA

Olimpia al suo Bireno

vedendolo fuggir sgridò così.

CREONTE

Ridicole sciocchezze.

DAMIRA

Al tuo dispetto,

benché da te tradita,

sarò tua moglie, fin ch'ho spirto, e vita.

CREONTE

Che vaneggi?

DAMIRA

Infedel.

CREONTE

A chi?

DAMIRA

Lascivo:

così Olimpia sgridava al fuggitivo.

CREONTE

Stravagante pazzia.

DAMIRA

L'abbandonata

dalle piume risorta

sopra un sasso arrivata

dietro 'l fellon dicea

con lamentarsi della rotta fé,

no, no, che non sarai

sposo d'altre o crudel fuor, che di me.

 

Damira ->

 

Scena quarta

Brenno. Creonte. Nigrane.

<- Brenno, Nigrane

 

BRENNO

Sito opportuno a' miei disegni è questo.  

CREONTE

S'alternan le potenze

a così strani oggetti,

e in me stesso confuso

Rodope ho a sdegno, e le mie colpe accuso.

BRENNO

Che più tardi o mia destra, e che s'aspetta?

Armati coraggiosa alla vendetta.

NIGRANE

Ah traditor sei morto.

CREONTE

Aita o amici.

BRENNO

Arrestate l'iniquo.

NIGRANE

Iniquo a me?

(qui fugge)

Brenno ->

 

CREONTE

Empio contro il tuo re  

eccesso così enorme oprar tentasti?

NIGRANE

Che eccesso?

CREONTE

Ancor contrasti?

E reo convinto con il ferro in mano

tenti scuse inventar per discolparti

sacrilego, inumano.

NIGRANE

Odi.

CREONTE

Sordo son reso.

NIGRANE

Cielo.

CREONTE

Ei fulmina i rei.

NIGRANE

Pietà.

CREONTE

Castigo.

NIGRANE

A chi?

CREONTE

Alla tua fellonia, che tanto ardì.

NIGRANE

Io fellone?

CREONTE

Tu reo.

NIGRANE

Senti signor.

CREONTE

Non più, temo, che spiri

contro me avvelenati

favellando i tuoi fiati.

Sia 'l perfido condotto

dentro oscura prigione, e pria, che sorga

ad illustrar il ciel la nova aurora

resti il fellon decapitato, e mora.

 

Creonte ->

 

Scena quinta

Nigrane.

 

Rodope dove sei?  

Pria, che alla morte io vada,

e svenato al suol cada,

almen quest'occhi miei

ti potessero dar l'ultimo sguardo

per bearmi nel foco in cui tutt'ardo,

che contento o mia vita allor morrei.

Rodope dove sei?

 

Scena sesta

Bato. Nigrane.

<- Bato

 

BATO

Che brami tu da Rodope? Poc'anzi  

l'incontrai nell'uscir fuor del giardino.

NIGRANE

Già che amico destino

qua ti condusse a tempo

di consolar il mio gran duolo amaro,

deh non esser ti prego

d'un tal favore a chi te 'l chiede avaro.

BATO

Comanda.

NIGRANE

Troverai

Rodope, e tali detti

a lei riporterai.

Innocente Nigrane

alla mente se 'n va per destin rio,

e alle tue luci belle

pria di morir invia l'ultimo addio.

BATO

Buon viaggio signor, sarai servito.

Che meno si può fare,

che due parole dire,

per dover soddisfare

un, che deve morire.

 

Nigrane ->

 

Scena settima

Rodope. Bato.

<- Rodope

 

RODOPE

Già vicino a tuffarsi in seno all'onde  

è il luminoso dio, ch'in ciel risplende,

né Brenno ancor le sue promesse attende.

BATO

Rodope a tempo affé

qua giunta sei.

RODOPE

Che brami tu da me?

BATO

Odimi, e lo saprai.

Innocente Nigrane

alla morte se n' va per destin rio,

e alle tue luci belle

pria di morir invia l'ultimo addio.

L'ho servito, mi parto.

RODOPE

Fermati; Come? Senti,

parla, replica, dì ciò che hai narrato.

BATO

Piano, m'hai tu imbrogliato.

RODOPE

Alla morte Nigrane? E chi te 'l disse?

BATO

Egli stesso infelice

da satelliti preso, e circondato

in questo sito appunto

pregommi a ritrovarti

e tai detti apportarti.

RODOPE

Partì?

BATO

Prigion n'andò.

RODOPE

Di che è reo?

BATO

Non lo so.

RODOPE

Forse perch'ei fedel segue ad amarmi,

Creonte inviperito

contro il suo amor barbari sdegni aduna,

e vuol dell'innocente

con la vita troncar ogni fortuna;

alma disumanata

contro rege sì fier nutrirò in petto,

non morrà no l'idolo mio diletto.

Stelle v'accuserò di reità

se voi non influite

nelle viscere mie la crudeltà.

Dell'avviso opportuno

obbligata ti sono,

e quest'aurea catena

in ricompensa amico mio ti dono.

BATO

Rodope ti ringrazio. (Oh come è bella!)

Benedette le corti

nelle selve giammai

da che nacqui incontrai sì buone sorti.

 

Rodope ->

 

Scena ottava

Nerina. Bato.

<- Nerina

 

NERINA

«Buone sorti» eh crudele?  

T'ho pur colto sul fatto

traditor infedele

ti corrompono i doni, e vieni a patto.

BATO

Che doni? Che pazzie?

Di già sazio m'han reso

queste tue gelosie.

NERINA

La catena, che avesti?

BATO

Eccola qui.

NERINA

E sostentar vorrai,

che la tua infedeltà non mi tradì?

BATO

Ah, ah rider mi fai.

NERINA

Senti l'ingrato!

Non ti basta di fede empio mancarmi,

ch'anco vuoi beffeggiarmi?

BATO

E non vuoi tu, ch'io rida

mentre d'ira t'accendi?

Più, che saper tu credi.

Nulla sai, poco vedi, e meno intendi.

NERINA

Forse nell'osservarti

pensi, che cieca io sia!

Cent'occhi ha per mirar la gelosia.

 

BATO

Maledetto sia qual sì,  

che a te in sposo mi legò,

avrei profferto un no,

se m'avessi allor pensato

d'esser sempre molestato

dal tuo pazzo umor così.

Maledetto sia qual sì.

 

NERINA

Maledetti ognor pur siate

voi mariti, che portate

alle mogli poco affetto;

quando crespo abbian l'aspetto

ci aborrite, e disprezzate.

Maledetti ognor pur siate.

 

BATO

Lagnati.

NERINA

Sprezzami.

BATO

Arrabbiati.

NERINA

Sgridami.

BATO

Annegati.

NERINA

Impiccati.

NERINA E BATO

Fa' che vuoi tu.

BATO

Folle son, se di te mi curo più.

Insieme

NERINA

Stolta son, se di te mi curo più.

 

Bato, Nerina ->

 

Scena nona

Brenno.

<- Brenno

 

Perfido fato,  

che i miei disegni

non secondasti,

se forse irato

lassù nel cielo

con me sei tu,

a placar basti

gli aspri tuoi sdegni

la sorte varia,

che si contraria

oggi a me fu.

Ferro indulgente,

che a vendicarmi

atto non fosti,

se si impotente

tua nuda tempra

esser suol,

invan t'accosti

presso a quest'armi,

per farti ingiuria

tutt'ira, e furia

ti getto al suol.

 

 

Senza aver nulla oprato  

amante sventurato

inanti al mio bel sole

comparir non oso,

sdegno precipitoso

accusar mi potrebbe in un sol guardo

di poco affettuoso, o di codardo.

Supplirà questa spada

alle mancanze mie, trarrò col sangue

al nemico rival l'alma dal petto,

di fortuna al dispetto

Rodope sarà mia, perirà 'l rege:

animoso mio cor svegliati all'onte,

o non son Brenno, o ucciderò Creonte.

 

Brenno ->

 

Scena decima

Damira.

<- Damira

 

Suol de' pazzi la fortuna  

cura prendersi talor,

ma con me sempre importuna

mai non cangia il rio tenor.

Stolta fingermi non giova,

chi nasce pazzo sol fortuna trova.

Prego invano, e tento a vuoto

quell'instabile placar,

ha per me perduto il moto

la sua ruota nel girar.

Stolta fingermi non giova,

chi nasce pazzo sol fortuna trova.

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Un ferro nudo a terra?  

Da qual seno cadé? Par, che la sorte

a' miei disegni arrida

somministrando a questa destra l'armi

acciò l'empia dal mondo io tolga, e uccida.

 

Vendicar spero  

l'offese mie,

non più pazzie.

Sdegno guerriero

vieni, e ricetto

fa' nel mio petto

ardito, e fiero.

Vendicar spero

l'offese mie,

non più pazzie.

 

Damira ->

 
 

Scena undicesima

Prigione orrida.
Nigrane.

 Q 

Nigrane

 

Marmi spietati, e tenebrosi orrori,  

che un innocente imprigionate a torto,

dopo che al suolo agonizzante, e morto

caduto io sia tra gelidi pallori,

deh per pietade allor fate, che sia

nota a Creonte l'innocenza mia.

Stelle maligne, imperversati giri,

che senza colpa reo mi condannate,

dopo, che appieno le mie sorti irate

saziate avrò negl'ultimi respiri,

deh per pietade allor fate, che sia

nota a Creonte l'innocenza mia.

 

Scena dodicesima

Nigrane. Rodope, e Lerino mascherati.

<- Rodope, Lerino

 

NIGRANE

Maschere in questo loco!  

Qual deità pietosa

da due luci velate a questo core

vibra rai di conforto?

RODOPE

Amico amore.

NIGRANE

Mio spirto.

RODOPE

Mio conforto.

NIGRANE

Che grazie?

RODOPE

Che sventure?

LERINO

Che brutte stanze oscure!

NIGRANE

Per dar la vita al re prigion son reso:

da Brenno lo salvai.

RODOPE

Empia sorte non più, già 'l tutto ho inteso.

NIGRANE

Come t'introducesti

amoroso mio sol co' tuoi splendori

a illustrar questi orrori?

RODOPE

Sai, che l'ultimo giorno

di carnevale è questo,

ond'io sotto pretesto

di voler mascherata

queste prigion vedere

con aureo dono indussi

ad aprirmi la porta il carceriere.

LERINO

Ed io per complimento

di momento in momento

aspetto innanzi sera

quattro palmi di corda, o una galera.

NIGRANE

Or venga quando vuole

carnefice spietato a esanimarmi,

ch'altro più non desio;

un vostro sguardo pio

care bellezze amate

può le ceneri mie render beate.

RODOPE

Non si parli di morte alma gradita,

mentr'io qui son per dare a te la vita.

NIGRANE

E come?

RODOPE

Queste spoglie

nel carcere vicino

vestiti, e nell'uscire

da quest'orride soglie

rappresentando tu la vece mia

facilmente potrai con questa frode

ingannar il custode.

NIGRANE

E te restar qui vuoi?

RODOPE

Deh pensa a' casi tuoi,

lascia di me la cura

alla fortuna, e te salvar procura.

NIGRANE

Non di morte il timore

m'induce a compiacerti.

RODOPE

Nuocerti potrebbe il trattenerti:

vattene.

LERINO

Un bell'imbroglio

ordite voi qui dentro,

s'io n'esco fuor, affé mai più non v'entro.

RODOPE

Uscito, che sarai

con Lerino entrerai

nella sala d'arazzi, ov'io lontana

dalla gente di corte abitar soglio,

innanzi il regio soglio

io condurmi sarò presa, e legata,

e in libertà tornata

ben io saprò con mie maniere accorte

mezzo trovar per teco uscir di corte.

LERINO

E di me niun sento,

che per pietade alcun pensier si toglia;

vorrò seguirlo anch'io voglia, o non voglia.

NIGRANE

Ti lascio cara.

RODOPE

Vanne,

t'accompagni la sorte.

LERINO

In grazia andiamo

per me non veggo l'ora

di lasciar questo albergo, e uscirne fuora.

 

Nigrane, Lerino ->

 

Scena tredicesima

Rodope.

 

 

O fortuna severa,  

a Brenno t'opponesti,

in vita 'l re serbasti,

le mie trame troncasti,

salvasti il re per far, ch'il giusto pera,

o fortuna severa!

 

Opri il fato quanto sa,  

che amar voglio fin, ch'in petto

avrò core, e mio diletto

il languir sempre farà,

opri il fato quanto sa.

Il penar doglia non è

quando un core è amante amato,

star non sdegna incatenato,

chi in amor trova mercé

il penar doglia non è.

 

Rodope ->

 
 

Scena quattordicesima

Cortile di Erpago.
Creonte. Sicandro.

 Q 

Creonte, Sicandro

 

CREONTE

Sian di Menfi le dame  

più vezzose, e leggiadre

nella sala di Rodope invitate

questa sera a danzar: le feste usate

nel fin di Carnevale,

come lieto far soglio

con la mia bella celebrar io voglio.

SICANDRO

Sarà il tutto eseguito

invitto sire.

CREONTE

Al mio bel sol gradito

rivolgo il passo; intanto

preparatevi al ballo, al suono, al canto.

 

Creonte ->

SICANDRO

Deh come ad ogni detto  

spira fiamme d'amor l'acceso re?

Prigioniero cadé

per vezzosa bellezza

nella rete d'amor, né mai la spezza.

 

È pur dolce il non amare,  

né provare

strali al cor, fiamme nel petto,

sol mi piace quel diletto,

che non fa l'alme penare,

è pur dolce il non amare.

È pur caro il non languire,

né sentire

gelosia, che roda il core,

troppo acerbo è quel dolore,

che non può l'alme soffrire,

è pur caro il non languire.

 

Sicandro ->

 

Scena quindicesima

Brenno.

<- Brenno

 

 

Danze il re prepara  

nella sala di Rodope! Deh come

opportuno arrivato

tra quest'ombre notturne il tutto intesi.

Ti ringrazio o fortuna,

le tue trecce mi porgi,

e per la via de' miei desir mi scorgi.

Nella sala medesma

mascherata io n'andrò, con questo brando

eseguirò di Rodope il comando.

 

È sì bello il crine amato,  

che quest'alma incatenò,

ch'il mio cor, che sta legato

non vuole, non tenta, né scioglier si può.

Son sì care le catene,

che m'han posto in servitù,

che adorando le mie pene

non chiedo, non cerco, né bramo di più.

 

Brenno ->

 

Scena sedicesima

Lerino. Nigrane mascherato, che dorme.

<- Lerino, Nigrane

 

LERINO

Per dar tregua al suo duolo  

l'infelice cred'io

di sue triste sventure

la memoria ha sepolta in dolce oblio.

Smascherarsi non volle; ei dorme, e intanto

io veglio, e fo' la guardia:

affé sento, ch'il sonno

comincia a molestarmi,

che natura codarda!

Le luci mie più vigilar non ponno:

m'è forza alfin corcarmi.

Nigrane scusami

se appresso te

qui m'addormento,

d'oblio soave

già le palpebre

sparger mi sento.

 
 

Scena diciassettesima

Nerina. Creonte. Nigrane, Lerino addormentati.

<- Nerina, Creonte

 

NERINA

Mira signor, s'io mento.  

CREONTE

Mascherata lei dorme

col suo Lerino appresso.

NERINA

In quell'abito stesso

dal tristarel seguita uscir la vidi

fuori di queste stanze

e per meglio accertarmi,

ch'ella Rodope fosse

io volsi qui d'intorno

la partenza spiare, e 'l suo ritorno.

CREONTE

Mirasti ov'ella andò?

NERINA

Non l'osservai.

CREONTE

Vedesti

con chi almeno favellò?

NERINA

Nemmeno: ma il cangiare

abito, e forme per uscir di corte

mi dà, che sospettare.

CREONTE

Perfida gelosia

l'anima m'avvelena,

temo d'esser tradito

dal suo bello, e schernito.

Vo' in disparte celato a' miei sospetti

trarne dell'opre sue chiari argomenti;

lasciam, che da sé stessi

si destino i dormienti.

NERINA

Rodope se in error colta sul fatto

la tua accortezza or viene,

vo', che impari a donare

ai mariti dell'altre auree catene.

 

Creonte, Nerina ->

 

Scena diciottesima

Damira.

<- Damira

 

 

Muti silenzi voi,  

che taciturni sete

deh perché non potete

animarvi al mio duolo,

e voci articolando

discoprirmi colei, ch'io vo cercando.

Ove posa, dov'è,

da che lei mascherata

quivi risolse il piè?

O fortuna, che miro?

Eccola addormentata.

Ah femmina impudente,

in un letargo eterno

soavemente assorta,

pria sepolta, che morta.

Il fato ti destina,

onorata morrai

per man d'una reina.

Sappi, che chi t'uccide

è l'offesa Damira, e non Fidalba,

pazza villana finta,

vendicata sarò, perfida è tempo,

che cada omai per questa destra estinta.

 

Scena diciannovesima

Creonte. Damira. Nerina.

<- Creonte, Nerina

 

CREONTE

Fermati qual tu sei  

o Fidalba, o Damira,

o pur l'ombra di lei,

da me a torto tradita.

NERINA

Io resto sbalordita.

DAMIRA

Ombra non son, nemmeno

Fidalba di costei figlia supposta,

son Damira, che vive

per clemenza di stelle

dalla barbarie tua cruda, e spietata

in vita riserbata.

Se ancor sazio non sei

di renderti al mio onore

per un seno impudico

implacabile nemico,

eccoti il ferro, prendi,

traffiggi questo petto,

estingui nel mio sangue

le fiamme dell'affetto,

che a te fedel portai,

svena o pigro, che fai?

Ma per non farti al mondo

mostro di crudeltà,

pregoti per pietà

prima a scordarti d'essermi consorte,

e poi dammi la morte.

CREONTE

Non più Damira, o dèi!

Vinto già mi confesso,

conosco i falli miei, torno in me stesso.

Perdonami s'errai,

tanto t'adorerò, quanto t'odiai:

ma come ti salvasti

entro l'acque del Nilo?

NERINA

Io te 'l dirò;

Bato a caso pescando

sulle rive del fiume

la vide, e l'aiutò.

DAMIRA

Io Fidalba mi finsi

pastorella d'Egitto

priva de' genitori, e disperata.

NERINA

Indi per nostra figlia

noi l'adottammo, e come tal fu amata.

DAMIRA

Se ritorni pentito

mio consorte gradito

a unir nel primo nodo i nostri cori

condonar voglio a Rodope gli errori.

CREONTE

I tuoi trascorsi oblia, mitiga l'ira

Rodope d'altri sia, torno a Damira.

 

Scena ventesima

Lerino. Nigrane. Brenno. Creonte. Damira. Nerina.

 

LERINO

Signor destati, ohimè!  

Quanta gente! Ecco il re.

 
(qui entra in sala Brenno mascherato, e sfodera la spada contro Creonte)

<- Brenno

 

LERINO

Fermati.

CREONTE

A mio cospetto

tanto ardire si prende?

Con l'armi si contende?

Soldati olà arrestate

quel temerario.

LERINO

S'io qui mi fermo

mostrerò poco ingegno,

piedi a voi mi consegno.

CREONTE

Rodope?

NIGRANE

Son Nigrane.

CREONTE

Tu Nigrane?

NIGRANE

Io quel sono,

che dal caso guidato in tua difesa

in questa reggia o sire

con opportuna aita

a te due volte preservò la vita.

CREONTE

Tu sprigionato? E dove

quelle spoglie involasti?

Come introdurti osasti

in queste stanze, ed in qual guisa dimmi

due volte preservasti

a me la vita infido,

se tormela tentasti?

Dov'è Rodope o amici?

NERINA

Ell'è in prigione.

CREONTE

Rodope carcerata! O cieli, e quando?

Chi senza il mio comando

in prigione condusse?

NIGRANE

Forza d'amore o sire

a imprigionarsi in vece mia l'indusse.

CREONTE

Sia tosto a me condotta.

Cos' strano inviluppo

tra tanti casi involto

dalla bocca di lei

vo' che resti disciolto.

Smascheresi il prigione.

O stupore, che miro?

Brenno è questi il bandito?

BRENNO

Fortuna m'hai tradito.

NIGRANE

Il traditor tu sei.

BRENNO

Cieco, e possente amore

la guida fu de' precipizi miei.

CREONTE

Confuso più che mai

tra tante stravaganze io qui mi rendo,

né l'origine occulta

di questi casi intendo.

NERINA

Curiosi accidenti.

DAMIRA

Stravaganti successi.

CREONTE

Temo d'occulti eccessi.

 

Scena ultima

Rodope. Creonte. Damira. Nerina. Brenno. Nigrane.

<- Rodope

 

RODOPE

Che eccessi? Pari ai tuoi  

qui scoprirne non puoi.

Se Damira morì, Rodope mora?

In onta tua crudele

vive Rodope ancora.

CREONTE

Io crudele? Giammai

la tua morte bramai.

Tu nell'udirmi errasti,

delle mie voci il senso equivocasti.

Viva è Damira.

DAMIRA

E al suo consorte unita

a Rodope concede

cui già morte bramò, perdono, e vita.

RODOPE

Meraviglie, che sento?

BRENNO

Signor, il ferro è questo,

che ministro mi fu di tradimento:

ecco ai tuoi piedi un reo

mostro d'infedeltà,

castigami, ch'indegno

son di regia pietà.

Quell'io son

ch'invaghito

di Rodope, per brama

di possederla ucciderti tentai.

RODOPE

Io glielo comandai,

da tuoi detti delusa;

ciec'ira femminil degna è di scusa.

CREONTE

Perfido.

NIGRANE

Dal tuo ferro

io due volte signor salvo ti resi.

CREONTE

Ingannato t'offesi.

RODOPE

Io di Nigrane accesa

di quelle spoglie mascherata uscii

fuori di corte, e in carcere introdotta

da pensieri amorosi

cambiai le vesti, e in libertà lo posi.

CREONTE

Con quai mezzi possenti,

per quali occulte vie cielo sciogliesti

sì confusi accidenti.

DAMIRA

Mio re, deh non volere

tra le nostre allegrezze

i castighi introdurre, e le tristezze.

Pregoti a condonare

a Brenno i suoi trascorsi,

violenza d'amor lo fece errare.

CREONTE

A te nulla si neghi.

Per sua pena sol basti

torli Rodope, e unirla

in presenza del reo

al suo fido Nigrane in imeneo.

BRENNO

Grazie ti rendo o sire

del concesso perdon, ma quella morte,

che data non mi fu da tua clemenza,

mi darà il duolo in breve

sforzandomi di corte a far partenza.

RODOPE

Nigrane?

NIGRANE

Anima mia.

 

RODOPE

Son pur tua.  

NIGRANE

Sì sei mia.

CREONTE

Innocente mia bella

mi rilego al tuo seno.

DAMIRA

Sorte nemica, e fella

i turbini cangiati ha in ciel sereno.

RODOPE

Per mezzo de' miei casi

dopo un mar di tempeste

lieti approdate, e fortunati a riva.

DAMIRA

Viva Rodope.

RODOPE

Piano:

aura troppo seconda

o rinata reina

in mio favor dalla tua bocca spira.

 

RODOPE, NIGRANE, CREONTE E NERINA

Viva viva Damira.

 

Fine (Atto terzo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Cortile di Erpago pittor di corte.

Erpago, Rodope, Lerino
 

Rodope a' cenni tuoi

Rodope, Lerino, Erpago ->
<- Creonte

Stelle, che miro? Ovunque il piè rivolgo

Creonte
<- Damira

Cielo, che sempre infesto

Creonte
Damira ->
Creonte
<- Brenno, Nigrane

Sito opportuno a' miei disegni è questo

Creonte, Nigrane
Brenno ->

Empio contro il tuo re

Nigrane
Creonte ->
Nigrane
<- Bato

Che brami tu da Rodope? Poc'anzi

Bato
Nigrane ->
Bato
<- Rodope

Già vicino a tuffarsi in seno all'onde

Bato
Rodope ->
Bato
<- Nerina

Buone sorti eh crudele?

Bato, Nerina ->
<- Brenno

Senza aver nulla oprato

Brenno ->
<- Damira

Un ferro nudo a terra?

Damira ->

Prigione orrida

Nigrane
 
Nigrane
<- Rodope, Lerino

(Rodope e Lerino mascherati)

Maschere in questo loco!

Rodope
Nigrane, Lerino ->

O fortuna severa

Rodope ->

Cortile di Erpago.

Creonte, Sicandro
 

Sian di Menfi le dame

Sicandro
Creonte ->

Deh come ad ogni detto

Sicandro ->
<- Brenno

Danze il re prepara

Brenno ->
<- Lerino, Nigrane

(Nigrane mascherato, che dorme)

Per dar tregua al suo duolo

(Lerino si addormenta)

Lerino, Nigrane
<- Nerina, Creonte

Mira signor, s'io mento

Lerino, Nigrane
Creonte, Nerina ->
Lerino, Nigrane
<- Damira

Muti silenzi voi

Lerino, Nigrane, Damira
<- Creonte, Nerina

Fermati qual tu sei

(Lerino e Nigrane si destano)

Signor destati, ohimè!

Lerino, Nigrane, Damira, Creonte, Nerina
<- Brenno

Lerino, Nigrane, Damira, Creonte, Nerina, Brenno
<- Rodope

Che eccessi? Pari ai tuoi

Rodope, Nigrane, Creonte e Nerina
Son pur tua / Sì sei mia
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ultima
Porta che introduce nella reggia del Diletto. Campagna di vendemmia. Galleria, che introduce ai gabinetti di Rodope. Piazza di Menfi con il corso delle maschere. Cortile del palazzo reale, sulla di cui prospettiva dipinto si vede l'accidente occorso a Damira nel Nilo. Tumulo eretto in memoria di Damira creduta affogata nel Nilo. Cortile di Erpago pittor di corte. Prigione orrida Cortile di Erpago.
Prologo Atto primo Atto secondo

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