Atto secondo

 

Scena prima

Cortile del palazzo reale, sulla di cui prospettiva dipinto si vede l'accidente occorso a Damira nel Nilo.
Damira.

 Q 

Damira

 

 

Dove mi conducete  

astri fieri, e crudeli?

Sazi ancora non siete

d'affliggermi, e infestarmi,

che per più tormentarmi

qua mi guidate a contemplar dipinto

sovra muraglia altera

de' miei casi funesti

l'istoria miserabile, e severa:

ma, che mi lagno o stolta?

Morta ancor non son come ognun crede,

nella real mia sede

può tornarmi la sorte anco una volta.

 

La fortuna è cieca dèa,  

che i suoi beni dispensa

quando meno si pensa.

Lei cangia quando vuole il pianto in riso,

e manda le sue sorti all'improvviso.

 

 

Cieca e finta per mostrarci,

che alla cieca al mortale

fa del bene, e del male,

presto vien, presto parte, e in varie forme

or veglia in favor nostro, or per noi dorme.

 

Scena seconda

Sicandro. Damira.

<- Sicandro

 

SICANDRO

Fidalba tuo custode  

a te Bato m'invia fin, ch'ei ritorna:

quanto è leggiadra, e di vaghezza adorna.

DAMIRA

Ov'è andato?

SICANDRO

Partì

a cercar di Nerina,

che per via si smarrì.

Puoi vagheggiar intanto

di queste mura l'opre industri, e l'arte;

mira colà in disparte

l'istoria figurata

di Damira, che un tempo

sposa fu di Creonte, e ch'infelice

ebbe per sua sventura

entro l'acque del Nilo

e morte, e sepoltura.

DAMIRA

Morì dunque Damira?

SICANDRO

S'affogò.

DAMIRA

O quanto s'ingannò

del fin de' casi miei lo scellerato.

SICANDRO

E per sì avverso fato

tutto mesto Creonte

trafitto dal dolore

la pianse amaramente.

DAMIRA

O traditore.

SICANDRO

Di traditor chi accusi!

DAMIRA

Quel destino,

ch'apportò alla meschina

l'ultima sua ruina.

Misera, sventurata,

sotto influssi maligni

lei ben fu generata.

Ah, che dell'infelice

sì mi pungono al vivo i casi rei,

che alli spiriti miei

per soverchia pietà manca la forza;

cader al suol mi sento

languida, e tramortita:

Sicandro manco, aita.

 

SICANDRO

Caro peso gradito,  

soavissimo impaccio,

son tutto gelo, ed ho la fiamma in braccio.

Fortunata fatica,

felicissimo impiego,

stringo quel laccio in cui prigion mi lego.

 

Scena terza

Nerina. Lerino. Sicandro. Damira.

<- Nerina, Lerino

 

LERINO

Questa è la regia corte  

dove giunto esser deve il tuo consorte.

NERINA

Quest'è il regio ricetto,

dove portar s'usa

alle figlie d'altrui poco rispetto.

Insolente Sicandro,

vedi se ancor la lascia?

Come la stringe, e abbraccia?

LERINO

Buon pro amico ti faccia.

SICANDRO

Amici v'ingannate,

opportuna ben fu vostra venuta,

che eguale pietate

quest'infelice soccorrete.

NERINA

Oh cieli!

È ferita?

LERINO

È spirata?

SICANDRO

Ell'è svenuta.

NERINA

I sospetti abbandono,

se ti te mormorai chiedo perdono.

Bato dove n'andò?

SICANDRO

Nella piazza a cercarti.

NERINA

Ella rinviene.

DAMIRA

Involatevi o pene

da questo cor, non più mi tormentate,

sensi miei respirate.

NERINA

Lieta, lieta Fidalba,

la tua mesta natura

troppo il seren dell'allegrezza oscura.

DAMIRA

Ognor, che tristi casi

a raccontare io sento,

per dolore improvviso

soglio cader soggetta al svenimento:

così finger mi giova.

 

NERINA

So ben io per rallegrarti  

ciò, ch'a te potria giovar;

un marito

a te gradito

ti potrebbe il duol sanar.

 

LERINO

S'io buon sono in conto alcuno

m'offro tutto al tuo piacer,

dolce quiete,

e sorti liete

saprò anch'io farti goder.

 

SICANDRO

Se l'amor d'un fido sposo  

soddisfar bella ti può,

d'un affetto

il più perfetto

contradote io ti farò.

DAMIRA

Ciascun di voi m'aggrada,

ma pria, ch'alcuno io sceglia,

e che di sposo ancor faccia l'eletta

vo', che aspettate; avete troppa fretta.

 

Damira, Lerino, Sicandro, Nerina ->

 

Scena quarta

Rodope. Nigrane.

<- Rodope, Nigrane

 

RODOPE

Tu parti, e altrove o caro  

il passo tuo s'invia?

 

NIGRANE

Teco resta, il mio cor anima mia.  

Insieme

RODOPE

Teco porti il mio cor anima mia.

 

NIGRANE

Tu piangi, e sul tuo volto

formi l'eclisse al sol?

NIGRANE

Non lacrimar se vuoi ch'io tempri duol.

Insieme

RODOPE

Non mi lasciar se vuoi ch'io sani duol.

 

NIGRANE

Un foglio benché muto  

scoprì, come intendesti, gli amori nostri,

furon quei neri inchiostri

per me lingue fatali,

presaghe de' miei mali

fur quelle righe, onde vestiro a bruno

i lor vergati accenti

per la morte fatal de' miei contenti.

Del rege ingelosito

mi divide da te fiero comando,

devo lasciarti, e trasportarmi in bando.

RODOPE

Quanto hai tempo al partir?

NIGRANE

Tutt'oggi solo.

RODOPE

In questo giorno io spero

esser reina, e trarti fuor di duolo.

 

Scena quinta

Lerino. Rodope. Nigrane.

<- Lerino

 

LERINO

Nel giardino reale  

da verde stelo or ora

questa rosa raccolsi,

indi il passo rivolsi

a trovarti signora

per farne a tua bellezza un don gentile.

NIGRANE

Quanto è 'l mio stato a sì bel fior simile.

Sono fiorite le mie gioie appena,

che fortuna crudel le strugge, e alfine

non restano al mio cor sol che le spine.

RODOPE

Consolati Nigrane,

ch'il tempo distruttore

non avrà contro me forze abbastanza

per struggermi nel core

l'affetto, ch'io ti porto, e la costanza.

NIGRANE

Bastano queste voci

per indolcirmi al cor l'aspre ferite,

e se voi non mentite

adorate bellezze

del mio lungo languire

care sono le pene:

miro Brenno, che viene,

finger vo' di partire,

e dietro questi marmi

da gelosi sospetti assicurarmi.

Rodope io parto, altrove

urgente affar mi chiama.

RODOPE

Va' felice mio caro, ama chi t'ama.

 

Nigrane ->

 

Scena sesta

Rodope. Lerino. Brenno. Creonte. Nigrane.

 

RODOPE

Hai lo specchio Lerino?  

LERINO

Io l'ho, non sai,

che senza quel teco non son giammai:

prendi; Brenno qua giunge.

RODOPE

Lascia, ch'ei giunga, intanto

mirerò nel cristallo

infiorandomi il crin se v'è alcun fallo.

 

<- Brenno

BRENNO

Che miro? Oggi qui il sole  

contro l'usanza sua solita, e vecchia,

l'acque abbandona, e in un cristal si specchia.

 

<- Creonte

CREONTE

Rodope, e Brenno insieme?  

In disparte celato

lor voci udirò,

se lei l'ama saprò.

RODOPE

Vidi abbastanza, intesi,

Creonte ingelosito

in disparte s'è tratto

ad osservarmi; o caro vetro a tempo

col tuo lume mi scopri un gentil fatto:

saprò con nova frode

deluder Brenno, ed ingannar chi m'ode.

BRENNO

Rodope, mio splendore

specchiati in questo core,

se di veder tu brami

l'imago tua scolpita

per man d'amor da suoi pungenti dardi,

egli, che da tuoi sguardi

di ferir l'arte apprese

impiagato mi rese,

onde complici poi

negli insulti d'amor son gli occhi tuoi!

CREONTE

Troppo ardito discorre.

 

<- Nigrane

NIGRANE

Rodope, che dirà? L'ama, o l'aborre?  

RODOPE

Forsennato, arrogante

tu di Rodope amante?

Ammutisci, concentra

nel più cupo del seno

su temerario ardire,

cangia voci, o a partire

dal mio aspetto t'astringo.

(Taci cor mio, ch'io fingo,

perché in disparte il re ci ascolta ascoso.)

Del tuo stato penoso

poco, o nulla mi cale,

il tuo foco non vale

ad accendermi il cor, partiti audace,

vattene o Brenno in pace;

pubblica ad altra dama

le tue vane querele.

BRENNO

So che finge.

CREONTE

È costante.

NIGRANE

È a me fedele.

BRENNO

Non avrei mai creduto,

che tu annidassi in petto

un sì superbo core,

che negasse al mio affetto

cortese amor, ch'è premio pur d'amore.

Ma se amante inesperto

troppo folle lasciai

dal tuo bello impiagarmi,

fatto medico esperto

da me solo saprò l'alma sanarmi:

spegnerò le mie fiamme

entro l'onda d'oblio.

Taci, che fingo anch'io,

così godrà quest'alma

lieta, e tranquilla calma

dai legami d'amor libera, e sciolta:

come bene schermiam chi qui ci ascolta.

RODOPE

Parto per non più udirti: addio mia vita.

BRENNO

Partir ti lascio: o finzion gradita.

NIGRANE

Misero Brenno disprezzato ei parte;

gelosia t'abbandono, amor m'affida.

CREONTE

Non sospettar mio cor, Rodope è fida.

 

Rodope, Brenno, Nigrane, Creonte ->

 

Scena settima

Lerino.

 

 

O quanti esploratori  

ho scoperti qui intorno!

Giurerei, ch'in tal giorno

Brenno, Nigrane, e il re

credon d'esser amati,

e, che tutti ingannati

dalle astuzie di Rodope non sanno

conoscer l'arte del suo scaltro inganno.

 

Voglio un giorno innamorarmi  

donne belle, ma però

con tal patto, che lasciarmi

lusingar da voi non vo'.

So, che amando tradite, e scaltre ognora

voi la fate sugli occhi a chi v'adora.

Far le morte, e spasimate

con me nulla gioverà,

perché l'arti vostre usate

mi son note un tempo fa.

So, che amando tradite, e scaltre ognora

voi la fate sugli occhi a chi v'adora.

 

Lerino ->

 

Scena ottava

Creonte. Bato. Nerina. Sicandro.

<- Creonte, Bato, Nerina, Sicandro

 

CREONTE

Grato m'è il vostro arrivo  

bramati amici, in questa reggia accolti

ristorerete dopo lunghi affanni

di vostra povertà l'ingiurie, e i danni.

BATO

Teco o re mi rallegro

nel veder, che sei sano, e ch'il tuo piede

più non trema, o traballa,

né hai più bisogno, ch'io ti porti in spalla.

NERINA

Ti conservi signor Giove immortale.

CREONTE

Del giardino reale

voi custodi sarete.

BATO

Io ti ringrazio

di sì grande favore:

scusami vo' baciarti affé signore.

NERINA

Allontanati o stolto,

con il re così fai?

BATO

Siamo amici no 'l sai?

NERINA

Deh scusalo signor.

CREONTE

L'uso condono

di semplice bifolco: ov'è Fidalba?

BATO

Qui non la vedo.

NERINA

Ohimè,

ov'è andata? Dov'è?

SICANDRO

Per venirti a inchinar sire poc'anzi

movea con noi le piante,

ma qual fantasma errante

d'improvviso sparì dagli occhi miei.

BATO

Oh la vedo imbrogliata con costei.

CREONTE

Di conoscerla bramo.

Sia vostra cura il ritrovarla.

SICANDRO

Andiamo.

 

Sicandro, Bato, Nerina ->

 

Scena nona

Rodope. Creonte.

<- Rodope

 

RODOPE

O vita  

gradita

mio nume adorato

o re idolatrato.

Il cor, che disgiunto

da te star non sa,

qual linea 'l suo punto

cercando ti va.

Non provo

non trovo

sol che nel tu' aspetto

conforto, e diletto,

afflitta, e dogliosa

sospiro ogni dì

per esser tua sposa

da tua bocca uscì.

 

CREONTE

Castigherei con fier morso le labbra,  

se avessero ardimento

di proferir contrario a' tuoi voleri

un sol minimo accento.

RODOPE

Che più dunque si tarda?

Or, che fato maligno

le mie gioie non turba, e non contende,

dov'è quel sì che sposa tua mi rende?

CREONTE

Ho la destra qui pronta.

RODOPE

Io già l'attendo.

 

Scena decima

Damira. Sicandro. Rodope. Creonte.

<- Damira, Sicandro

 

DAMIRA

Sfortunata, che intendo?  

SICANDRO

È qui Fidalba o sire.

CREONTE

Spettatrice sarà de' miei diletti.

DAMIRA

Furia piuttosto a te mi porto iniquo

per infestar i tuoi lascivi affetti.

D'umile pastorella

ricevi o re gli ossequi, a tuoi contenti

sempre benigno arrida

il sovrano monarca: empio t'uccidi.

CREONTE

Che miro?

RODOPE

Che ti turba?

CREONTE

Se non fosse del Nilo

entro i gorghi voraci

seppellita Damira,

or confuso direi

è mia moglie costei.

RODOPE

Spesso la simiglianza

le nostre luci inganna:

l'effige di costei l'occhi t'appanna.

Porgimi la tua destra

adorato mio re, non mi negare

quell'onor, che poc'anzi a me tu offrivi.

Lascia in pace i defunti, attendi a' vivi.

DAMIRA

Come ardita favella?

CREONTE

Eccomi pronto a soddisfarti o bella.

DAMIRA

No 'l permetterò mai

stolta mi fingerò,

così indegni imenei perturberò.

Ferma signor, che fai?

In qual legge d'Egitto

dimmi o re trovi scritto,

che ad un uomo lascivo

per poter satollar

l'ingorde voglie

sia concesso l'aver

più d'una moglie?

CREONTE

Che vaneggia costei?

RODOPE

Di capo è scema.

CREONTE

Non è prole di Bato?

SICANDRO

Ell'è sua figlia.

CREONTE

Miserella è impazzita.

SICANDRO

Stravaganza inaudita.

 

DAMIRA

Tra nozze sì liete  

si suoni, si canti,

allegri, e festanti

o sposi godete.

 

RODOPE E CREONTE

Godiamo sì godiamo,

e le destre accoppiamo.

 

DAMIRA

Fermate,  

che fate?

Fermate.

In onta di Damira

a nuove nozze aspiri o re crudele,

al suo bello infedele

tenti novi imenei?

Fulminatelo o dèi.

CREONTE

Obbligo di marito

io più non serbo a chi è ridotta in polve,

ogni legame alfin morte dissolve.

DAMIRA

Viva ancora è colei, che credi estinta,

è qui presente.

CREONTE

Ov'è?

DAMIRA

Colà dipinta.

SICANDRO

Con i casi di lei da me narrati

a questa delirante entro la reggia,

la misera, signor parla, e vaneggia.

CREONTE

Chi sei?

RODOPE

Ciò tu li chiedi?

È una pazza, non vedi?

DAMIRA

Chi son? Non mi conosci?

Son tua moglie, e regina

degli astri, che abbandoni

mio supremo tonante, io son Giunone

da te senza ragione

abbandonata per un Io lasciva:

non permetter, ch'io viva

sospirato mio nume

vedova de' tuoi baci entro le piume.

SICANDRO

In qual vano pensiero

con la mente s'aggira!

Ella è stolta davvero.

RODOPE

Con stravaganti forme

la fortuna di me prendesi gioco,

questa pazza importuna

in mal punto per me giunse in tal loco.

DAMIRA

Perché state a mirarmi

pallidi, e sbigottiti?

O poveri impazziti.

SICANDRO

Così appunto va detto.

DAMIRA

Confusi nell'aspetto

siete del mio scherzar, né v'accorgete,

che non mi conoscete:

vi dirò chi son io,

son de' sponsali il dio

sceso in terra dal ciel per consolarvi,

voglio or ora sposarvi.

Porgetemi le destre.

RODOPE

Saggia per me s'adopra.

CREONTE

Lei darà fine all'opra.

DAMIRA

Temeraria, sfacciata,

quai meriti possiedi

per accoppiarti in matrimonio a un re?

Così stolta mi credi

ch'io sia per darti ciò, che fa per me?

Andiam mio sposo andiam.

CREONTE

Lasciami.

DAMIRA

Uniti

ascenderem su questa nube al cielo

tra stellati zaffiri.

SICANDRO

Stravaganti deliri.

CREONTE

Se più qui dimoriamo,

dubito, ch'ancor noi seco impazziamo.

RODOPE

O stolta maledetta!

CREONTE

Rodope non temer, sarai mia sposa.

DAMIRA

O quanto io rido.

CREONTE

Soffri in pace, aspetta.

 

RODOPE

L'aspettar è un cibo amaro,  

che 'l desio sol di speranza

di nutrire ha per usanza:

l'aver subito è più caro.

L'aspettar è un cibo amaro

che 'l desio sol di speranza

di nutrire ha per usanza.

Son più care, e più gradite

le fortune inaspettate

delle gioie sospirate:

tarde giungono le ambite.

Son più care, e più gradite

le fortune inaspettate.

 

Damira, Creonte, Rodope ->

 

Scena undicesima

Bato. Nerina. Sicandro.

<- Bato, Nerina

 

BATO

Sicandro, qual avviso  

di Fidalba ci dai?

SICANDRO

Pessimo.

NERINA

Che sia mai?

SICANDRO

Fuori di sentimento

la miserella uscita

s'è scoperta impazzita.

Inanti 'l re parlando,

per questa reggia errando

forsennata trascorre,

mille pazzie discorre,

or si stima Giunone, ora Damira,

e con i loro casi

mentecatta delira.

NERINA

Bato non te 'l diss'io?

BATO

Un pensier troppo fisso, ed incessante

nelle sventure sue,

avrà dell'infelice

l'intelletto travolto in uno istante.

NERINA

Eh per altra cagione

penso, ch'abbi perduto

l'uso della ragione.

 

Qualche fumo al cervello  

asceso li sarà,

bisognava al suo bello

un marito trovar per carità.

Sono alcune ragazze,

che non ponno durar,

perciò diventan pazze

perché troppo li nuoce l'aspettar.

 

SICANDRO

Il pensiero sagace

di Nerina mi piace.

 

NERINA, BATO E SICANDRO

Citella  

ch'è bella

marito

gradito

si trovi sì sì.

L'umano appetito

non può in modo alcuno

con lungo digiuno

passar i suoi dì.

Citella

ch'è bella

marito gradito

si trovi sì sì.

 
 

Scena dodicesima

Tumulo eretto in memoria di Damira creduta affogata nel Nilo.
Creonte.

 Q 

Creonte

 

 

Da una pazza furente  

non so come sottratta

a voi piante funeste il piè raggiri,

quei suoi vani deliri

mi sforzano sovente

a pensar a Damira, e più ch'io penso

d'una coscienza impura

la sinderesi in me destarsi io sento.

Troppo errai lo confesso,

e del mio error commesso

la memoria m'induce al pentimento.

Ah qual provo nel cor fiera tenzone!

Il senso, e la ragione

mi combattono l'alma,

e in pugna sì feroce

non so come schermirmi,

l'un m'invita a goder, l'altra a pentirmi.

 

Scena tredicesima

Lerino. Creonte.

<- Lerino

 

LERINO

Signor la tua diletta  

Rodope addolorata

sospirando t'aspetta

a ravvivar le morte sue speranza.

CREONTE

Dov'è?

LERINO

Nelle sue stanze.

 

Scena quattordicesima

Damira. Creonte. Lerino.

<- Damira

 

DAMIRA

Ecco qui il disleale:  

deh quanto volentier mi scoprirei

se credessi dall'empio esser accolta,

tralascerei di finger più la stolta.

LERINO

Sire la pazza è qui,

concedimi, ch'io parta,

e che a Rodope io torni.

CREONTE

Vanne sì.

DAMIRA

Ah Mercurio assassino

del mio gran Giove messagger lascivo,

dall'infido consorte

per tua cagione maltrattata io vivo.

Non partirai, se prima

di quel tumulo eretto

non mi narri l'istoria.

LERINO

Di Damira in memoria

dentro il Nilo affogata eretto fu.

Ah, ah intesi, non più.

 

DAMIRA

Fate tutti allegrezza  

è viva Damira,

quest'aura respira.

Son vane le doglie,

è pazzo chi accoglie

nel cor la tristezza,

fate tutti allegrezza.

 

LERINO

Quante sciocchezze, o quante?  

CREONTE

Povera delirante.

DAMIRA

Resta o mio nume ingrato

marito traditore;

m'avrai negl'occhi, se non m'hai nel core.

CREONTE

Resto sì, ma confuso

da queste voci, o cieli,

per far noto l'eccesso

del mio errore commesso

a mia confusion credo, che abbiate

in questa pazza infusa

lo spirito, e l'effige di Damira,

mentre parla, e delira

i miei falli riprende, e per sua bocca

della moglie defunta a torto offesa

giuste querele ad ascoltar mi tocca.

Ovunque il passo io movo

ho quell'orrido spettro avante gli occhi

pare, che mi trabocchi.

Rodope dalla mente,

e quell'ombra innocente

al cor mi sgridi ogn'ora,

se Damira morì, Rodope mora.

 

Damira, Creonte, Lerino ->

 

Scena quindicesima

Rodope.

<- Rodope

 

 

Se Damira morì, Rodope mora?  

Ah perfido t'intendo,

sazio di me già reso

d'altra beltade acceso

forse al par di Damira

macchinarmi la morte empio tu pensi:

questi sono gl'incensi,

le faci d'Imeneo,

ch'arder dovean sull'ara di Cupido?

Ah traditore, infido,

ti pria di me cadrai

morto, e sacrificato

al mio giusto furore,

amante mentitore,

perfidissimo, indegno:

dal foco del mio sdegno

a distrugger vedrai

le tue barbare trame, e inceneriti

precipitar i tuoi disegni arditi.

 

Scena sedicesima

Brenno. Rodope.

<- Brenno

 

BRENNO

Ferma Rodope, ferma  

le fuggitive piante,

prima del mio partire

consola o bella un moribondo amante.

Ma che dico partire? Invan Creonte

fulmina contro me sentenze irate,

perché da te lontano esule io vada;

pur che appresso a te cada

vittima innamorata, o cara vita,

sarà la morte mia dolce, e gradita.

RODOPE

L'affetto di costui forse nel sangue

dell'odiato nemico

spegner potrebbe i miei sdegnosi incendi:

ira sta' cheta, e a vendicarmi attendi.

Brenno felice i' son, s'è ver, che porti

per me l'alma in catene.

BRENNO

Chiedilo alle mie pene,

a' miei cocenti ardori,

e da quelli saprai quant'io ti adori.

RODOPE

Se per renderti certo

della corrispondenza

delle mie fiamme al tuo penoso stato

fossi tua sposa, e che diresti tu?

BRENNO

Per viver fortunato

in amor non saprei bramar di più.

RODOPE

Uccidi 'l re se m'ami,

se in tua sposa mi brami.

BRENNO

Il re?

RODOPE

Sì d'uopo sia

l'ostacolo levar, che a te mi toglie,

se hai tu desio di conseguirmi in moglie.

BRENNO

Vedi s'io t'amo o bella,

per tua cagion la fedeltà trascuro.

Sprezzo i perigli, e l'onor mio non curo.

Per compiacerti, in breve

armerò questa destra alla vendetta

contro di chi spietato

dal tuo volto adorato

esule mi mandò,

Creonte ucciderò,

e con un colpo solo, acciò tu vegga

quanto cara mi sei,

renderò paghi i tuoi desiri, e i miei.

 

Brenno ->

 

Scena diciassettesima

Nigrane. Rodope.

<- Nigrane

 

NIGRANE

Rodope cade il sole,  

già questo giorno s'avvicina al fine,

e dal suo fin mi duole,

che avran principio l'alte mie ruine.

RODOPE

Timido, che paventi?

NIGRANE

I perigli imminenti,

tu ancor per mia sciagura

non sei reina, ed io

veggio da tua sventura

aprirsi il varco al precipizio mio.

RODOPE

Sarò reina, e ancor tu re sarai,

se all'uccisor del re morte darai.

 

Rodope ->

 

Scena diciottesima

Nigrane.

 

 

«Sarò regina, e ancor tu re sarai  

se all'uccisor del re morte darai?»

Come esser può, ch'io sveni

l'omicida real, se nella reggia

vivo è Creonte, e questo suol passeggia?

Enigma sì confuso

scioglier non so, né intendo;

misero intanto ardendo

dubito ogni momento

di perder il mio bene, ahi che tormento.

 

Amar per dovere  

un giorno lasciare

l'amato suo bene,

se son doglie amare

fierissime pene

lo dica chi amò,

che questo mio core

per troppo dolore

esprimer no 'l può.

Servir, né potere

il bel conseguire,

che s'ama, e desia,

quant'aspro martire

all'anima sia

chi 'l prova 'l dirà,

che l'alma, ch'ho in seno

nel duol fatta meno

spiegare no 'l sa.

 

Nigrane ->

 

Scena diciannovesima

Nerina. Bato.

<- Nerina, Bato

 

NERINA

Discortese marito  

par che in vivermi appresso

tu provi il foco istesso.

BATO

Non ti basta, ch'io stia

prigione incatenato

tutta la notte tra gli amplessi tuoi,

ch'anco il giorno soggetto a te mi vuoi.

NERINA

Vivo di te gelosa

perché t'amo, e m'è noto

l'uso di voi mariti:

so, ch'ingordi appetiti

v'assaliscono il cor di quando in quando,

d che 'l cibo domestico lasciate

per gir quello d'altrui scaltri cercando.

BATO

Troppo importuna sei.

NERINA

Tu poco amante.

BATO

T'amo quanto si deve.

NERINA

Ma non quanto vorrei.

BATO

Insaziabile sei.

NERINA

Menti; sol dell'onesto

il mio genio si cura.

BATO

Impossibile è questo;

per prova io so la femminil natura.

 

Scena ventesima

Damira. Nerina. Bato.

<- Damira

 

DAMIRA

Per colorir l'inganno  

di mie finte pazzie

con questi pur conviemmi

scherzi inventar, e finger frenesie.

NERINA

Fidalba? Ah miserella

come immobile sta?

BATO

Non intende, né sa

ciò, che a lei si favella.

Figlia.

DAMIRA

Mio bene.

BATO

A chi?

DAMIRA

Mio Teseo, idolo amato.

BATO

Che Teseo? Eh, ch'io son Bato.

DAMIRA

Curioso Atheone

te 'l meritasti a fé: non è da credere

quanto mi fai tu ridere

solo in mirarti; ah ah.

BATO

Il mio volto cos'ha?

DAMIRA

Non dovevi spiar i fatti altrui,

ch'ora tu non avresti

di cervo il capo, e la tua fronte adorna

d'un par di lunghe, e pullulanti corna.

BATO

Misero mai non seppi

d'esser d'aspetto tal qualor mi sono,

s'è così moglie mia te lo perdono.

NERINA

Scusa la sua pazzia,

t'è nota ben la pudicizia mia.

 

Scena ventunesima

Sicandro. Damira. Bato. Nerina.

<- Sicandro

 

SICANDRO

Fuggite rapidi    

lunge di qui.

Diversi stolidi,

che l'orme seguono

di questa misera

qua se ne vengono:

se qui vi trovano

darvi potrebbono

le loro insanie

qualche molestia

in questo dì.

Fuggite rapidi

lunge di qui.

S

Sfondo schermo () ()

 

DAMIRA

D'improvviso m'involo.  

 

Damira ->

SICANDRO

Qui vi lascio.

 

Sicandro ->

NERINA

Anch'io fuggo.

 

Nerina ->

<- pazzi

BATO

E come presto?  

stolto son io, se solo qui m'arresto.

Son giungi i pazzi: ohimè

partir voglio di qua,

o bell'imbroglio affé,

tornerò per di là.

Anco quivi occupata

è da un pazzo la via:

che pazienza è la mia?

Di su, di giù, di qua di là. Ch'io vada

in ogni parte io trovo

occupata la strada: o bel sollazzo,

ogni sentiero ha partorito un pazzo.

 
(quivi i pazzi tolgono Bato nel mezzo)
 

BATO

Qual uccello voi m'avete  

nella rete

preso intorno col danzar;

ma a scappar

dalla vostra gran pazzia

questo legno

m'aprirà presto la via.

 

 

Scendi di là discendi,  

non vo', che quella pianta a me sì grata

dalle sciocchezze tue sia molestata.

Non vuoi discender, no?

Che sì stolto, che sì,

ch'io scender ti farò?

Ah ah scendesti pure: io son già stanco,

imparasti a volar senz'ale al fianco.

 

Bato ->

Qui segue il ballo dei Pazzi.
 

Fine (Atto secondo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Cortile del palazzo reale, sulla di cui prospettiva dipinto si vede l'accidente occorso a Damira nel Nilo.

Damira
 

Dove mi conducete

Damira
<- Sicandro

Fidalba tuo custode

Damira, Sicandro
<- Nerina, Lerino

Questa è la regia corte

Se l'amor d'un fido sposo

Damira, Lerino, Sicandro, Nerina ->
<- Rodope, Nigrane

Tu parti, e altrove o caro

Un foglio benché muto

Rodope, Nigrane
<- Lerino

Nel giardino reale

Rodope, Lerino
Nigrane ->

Hai lo specchio Lerino?

Rodope, Lerino
<- Brenno

Che miro? Oggi qui il sole

Rodope, Lerino, Brenno
<- Creonte

(Creonte celato)

Rodope, e Brenno insieme?

Rodope, Lerino, Brenno, Creonte
<- Nigrane

(Nigrane celato)

Rodope, che dirà? L'ama, o l'aborre?

Lerino
Rodope, Brenno, Nigrane, Creonte ->

O quanti esploratori

Lerino ->
<- Creonte, Bato, Nerina, Sicandro

Grato m'è il vostro arrivo

Creonte
Sicandro, Bato, Nerina ->
Creonte
<- Rodope

Castigerei con fier morso le labbra

Creonte, Rodope
<- Damira, Sicandro

Sfortunata, che intendo?

Damira, Rodope e Creonte
Tra nozze sì liete

Fermate, che fate?

Sicandro
Damira, Creonte, Rodope ->
Sicandro
<- Bato, Nerina

Sicandro, qual avviso

Nerina, Bato e Sicandro
Citella ch'è bella

Tumulo eretto in memoria di Damira creduta affogata nel Nilo.

Creonte
 

Da una pazza furente

Creonte
<- Lerino

Signor la tua diletta

Creonte, Lerino
<- Damira

Ecco qui il disleale

Quante sciocchezze, o quante?

Damira, Creonte, Lerino ->
<- Rodope

Se Damira morì, Rodope mora?

Rodope
<- Brenno

Ferma Rodope, ferma

Rodope
Brenno ->
Rodope
<- Nigrane

Rodope cade il sole

Nigrane
Rodope ->

Sarò regina, e ancor tu re sarai

Nigrane ->
<- Nerina, Bato

Discortese marito

Nerina, Bato
<- Damira

Per colorir l'inganno

Nerina, Bato, Damira
<- Sicandro

D'improvviso m'involo

Nerina, Bato, Sicandro
Damira ->

Nerina, Bato
Sicandro ->

Bato
Nerina ->
Bato
<- pazzi

E come presto?

Scendi di là discendi

pazzi
Bato ->

(ballo dei pazzi)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima
Porta che introduce nella reggia del Diletto. Campagna di vendemmia. Galleria, che introduce ai gabinetti di Rodope. Piazza di Menfi con il corso delle maschere. Cortile del palazzo reale, sulla di cui prospettiva dipinto si vede l'accidente occorso a Damira nel Nilo. Tumulo eretto in memoria di Damira creduta affogata nel Nilo. Cortile di Erpago pittor di corte. Prigione orrida Cortile di Erpago.
Prologo Atto primo Atto terzo

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