Atto secondo

 

Scena prima

Erminio, solo.

 Q 

Erminio

 

 

Veggo armata la sorte a' miei danni ;  

e son miei tiranni

l'onore, e l'amore.

È onor mia cruda pena,

perché non trovo chi l'offese, e intanto

è mia pena, è mio pianto

che amor mi vuol in Lucca; e onor m'affrena!

 

Scena seconda

Leonora, di casa di Cornelia; e il suddetto.

<- Leonora

 

LEONORA

(Cieli! E quante sciagure...)  

Fratello, è qui Riccardo, è qui l'infame,

di nuove colpe reo.

ERMINIO

Come? Di' pure.

LEONORA

Con sue maligne trame,

doppio fellon si rese:

pria nell'onor, poi nell'amor t'offese.

ERMINIO

Nell'amor?

LEONORA

Nell'amore.

Qui è Doralice tua, che va seguendo

il falso ingannatore.

ERMINIO

Ahimè! Che intendo!

Ahi colpo tormentoso!

Ahi tormento crudele!

LEONORA

Con la fede di sposo

l'allettò l'infedele;

e pur priva d'onor la sentiresti,

se un caso non sortia.

ERMINIO

Tu m'uccidesti!

Tradirmi Doralice!

Dov'è l'amico indegno?

Dov'è la mancatrice?...

LEONORA

Odi, e l'ira rattieni.

ERMINIO

Ardo di sdegno...

LEONORA

Doralice dimora

in casa di sua zia, dove son io;

ed ho saputo ancora,

ch'è qui Riccardo in casa di suo zio.

Anzi so, c'ha parlato

con Doralice; e in speme la mantiene.

ERMINIO

Ah! Mostro scellerato!

Di tante frodi abbondi?...

Ma taci: ecco che viene.

LEONORA

Lascia, ch'io parli...

ERMINIO

No, tu qui t'ascondi.

LEONORA

Opra senza furore.

ERMINIO

Vanne, ch'ei vien.

LEONORA

(Tu mi consola, o amore.)

(si nasconde)

 

Scena terza

Riccardo, ed Erminio.

<- Riccardo

 

RICCARDO

O Erminio! Oh amico, oh quanto  

godo in vederti ben! Come qui sei?

ERMINIO

Ed io godo altrettanto,

che tu giunga opportuno agl'occhi miei.

RICCARDO

E come?

ERMINIO

Da Livorno

fosti tu la cagione,

ch'affrettassi per Lucca il mio ritorno.

RICCARDO

(Che sento!) E perché mai?

ERMINIO

È forte la ragione, e tu la sai.

RICCARDO

(Ah gl'inganni.) Palesa:

che so, che dir tu puoi?

ERMINIO

Sai, ch'è grave l'offesa,

ne soffre onore offeso i torti suoi.

RICCARDO

Onor offeso! E Quando?

Vai tu meco scherzando!

ERMINIO

Mia sorella, fremente,

tutto mi scrisse, e tu lo nieghi ancora?

RICCARDO

Io questo! Ella ne mente...

 

Scena quarta

Leonora, e i suddetti.

 

LEONORA

Menti tu, traditore; è qui Leonora.  

RICCARDO

(Che veggio!)

LEONORA

Al mio cospetto,

niega 'l se puoi, crudel.

RICCARDO

Ciò, ch'io non fei,

a negar son costretto.

LEONORA

Fulmini non avete, o cieli, o dèi!

ERMINIO

Riccardo, ella non sogna:

RICCARDO

Sarà vero l'errore;

ma, ch'io ne sia l'autore è una menzogna.

LEONORA

Barbaro, menzognero;

questo puoi dir? Tant'osa

la lingua ingannatrice?

ERMINIO

Riccardo; attendi al vero.

LEONORA

Lo sa pur Doralice,

se sai tradir le vergini innocenti.

RICCARDO

Ella sarà mia sposa.

ERMINIO

Empio ne menti,

che Doralice è mia.

RICCARDO

Di ciò pena io non sento:

fra noi facciam, che sia

giudice il suo volere, e son contento.

Ma un tuo fedele amico

creder non déi, che ti macchiò l'onore?

ERMINIO
(a Leonora)

Tu, che dici?

LEONORA

Ah! Impudico!

Né ti muove il mio pianto, ingrato core!

RICCARDO

A mancar non son uso.

LEONORA

Non sarà come pensi.

ERMINIO

(O sconvolti miei sensi! Io son confuso!)

 

RICCARDO

Sei vaga, sei bella,  

hai ne' begl'occhi amor;

ma non mi giunse al cor

la tua bellezza.

È ver, ch'ogni tuo sguardo,

è un dardo,

ed una face;

ma è caro quel che piace,

e più s'apprezza.

 

Riccardo ->

 

Scena quinta

Erminio, e Leonora.

 

ERMINIO

Infame! L'intendesti: al primo errore  

il secondo aggiungesti!

Mendace ancor?

LEONORA

Oh dio! Tempra il furore.

ERMINIO

Ora sei rea di morte:

or mi vaglia il tuo ferro alla vendetta.

LEONORA

Abbraccio questa sorte:

il mio castigo affretta:

copra la morte mia l'enorme offesa;

ma, ch'io mendace sia,

chiamo il ciel, chiamo i numi in mia difesa.

ERMINIO

Sì, che tu déi morire.

LEONORA

Già piego il collo; e al mio destino io cedo.

ERMINIO

(Riccardo sa mentire!

Oh agitato mio cor! Cieli, a chi credo?)

LEONORA

Vibra il colpo spietato;

e sacra pur questa dolente vita

ad un'anima infierita, a un core ingrato.

ERMINIO

La sacro a quel gran nume

dell'onor, ch'offendesti.

LEONORA

È vero, errai...

ERMINIO

Versa di sangue un fiume...

ma vacilla la man...

 

Scena sesta

Doralice, di casa di Cornelia, e i suddetti.

<- Doralice

 

DORALICE

Crudel! Che fai?  

(Erminio è qui!)

ERMINIO

Spergiura;

crudel mi chiami! E dove

mai della tua v'è crudeltà più dura?

DORALICE

Insolite, né nuove

le leggi del destin giungono a noi.

È destino l'amare:

t'amai, è ver; ma poi

altro amore mi vinse.

ERMINIO

E non t'arresta

la vergogna, il rossor?

LEONORA

Or déi pensare,

ch'è mio Riccardo.

DORALICE

Una mentita è questa?

ERMINIO

Sì, ch'è suo: ciò richiede

l'onor, che le rapì. Tu mal fondasti

l'amor tuo, la tua fede,

e vedi chi seguisti, e chi lasciasti.

LEONORA

L'intendi?

ERMINIO

E se ritroso

s'oppone al giusto; è in questa man sua sorte

o fia suo sposo, o sposerà la morte.

 

Daranno al petto  

ira, e furore,

offeso onore,

offeso amor.

Nel tuo diletto,

che m'ha tradito,

vedrai punito

un traditor.

 

Erminio ->

 

Scena settima

Leonora, e Doralice.

 

LEONORA

Udisti ciò, ch'io tacqui.  

DORALICE

Il mio pensiero

mi dice, ch'è un inganno.

LEONORA

Così non fosse vero,

che non avrei nel cor sì acerbo affanno

DORALICE

Tu a Riccardo parlasti?

LEONORA

Gli parlai con Erminio. Ah! Mio dolore!

Negollo il traditore,

vago del mio morir, che tu vietasti.

DORALICE

No, creder no 'l voglio:

Riccardo è mio n'ho la sua fede in pegno.

LEONORA

Vuoi tu, che 'l mio cordoglio

per te si cangi in viperino sdegno?

DORALICE

Troppo ardita ti fai!

Né pensi, ch'a soffrir sono avvezza?

LEONORA

Pensa tu, se può mai

prezzar la tua, chi la sua vita sprezza.

DORALICE

Tant'osa quella lingua?

LEONORA

Oserà più la mano.

DORALICE

Farò, che in te s'estingua

d'un folle amore il mal concetto foco.

LEONORA

Ah! Temeraria...

DORALICE

Ah! Indegna...

 

Scena ottava

Cornelia di casa, Flaminio per strada, e le suddette.

<- Cornelia, Flaminio

 

CORNELIA

Uh! Fate piano...  

FLAMINIO

Cos'è, belle ragazze? Adagio un poco.

DORALICE

Vanta la menzognera,

che Riccardo l'onor le tolse.

LEONORA

Attesto

vantar cosa, ch'è vera.

DORALICE

Ma Riccardo il negò.

LEONORA

Non basta questo.

FLAMINIO

Qual Riccardo è costui?

CORNELIA

È tuo nipote, quale?

FLAMINIO

Ah! Il vizioso!

CORNELIA

Mia nipote da lui

ebbe la fé di sposo,

e lui seguendo qui si trova: ed ora

sento quest'altro scoppio!

FLAMINIO

E chi è costei?

CORNELIA

Ella è di Lucca; e in casa mia dimora.

Ebbi pietà di lei,

che qui giunse smarrita,

quasi senza respiro, e senza vita.

LEONORA

Deh! Per pietà, credete,

ch'io dico il ver.

DORALICE

V'inganna, è mentitrice.

LEONORA

Ed è a voi, che potete

far lieta un'infelice,

a voi chieggo pietate,

a voi mi prostro...

FLAMINIO

Eh! Via...

DORALICE

(Oh quanto è accorta!)

LEONORA

Se voi non m'aiutate,

mio fratello m'uccide: io già son morta.

(a Doralice)

Dillo tu, che, poc'anzi

dal suo ferro crudel mi liberasti.

DORALICE

So, che 'l niega Riccardo: e tanto basti.

CORNELIA

Non passiamo più innanzi:

tu puoi cavarne il netto.

FLAMINIO

Far tutto io ti prometto:

confida in me, che non confidi invano.

LEONORA

Lascio; afflitta, e tradita;

l'onor mio, la mia vita in vostra mano.

 

Sospirando    

penosa, dolente,

a voi raccomando

la vita, e l'onor.

Di pietate l'impegno più bello

è questo,

che chiede

l'afflitto mio cor.

S

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Leonora ->

 

Scena nona

Doralice, Cornelia, e Flaminio.

 

DORALICE

Ella è indegna di fede:  

Riccardo non è tal.

CORNELIA

Tale non fia;

ma bisogna veder...

FLAMINIO

Spesso succede

ciò, che meno si pensa.

DORALICE

Ella è mendace.

CORNELIA

Chetati, figlia mia...

FLAMINIO

Qui si tratta d'onore.

CORNELIA

Vanne; e statevi in pace.

FLAMINIO

Non fate più rumore:

la cosa è di coscienza,

chi 'l torto avrà. Bisogna aver pazienza.

 

DORALICE

Amor mi consola;  

e sento, che dice,

che lieta, e felice

io sola

sarò.

E pur vo sentendo,

che 'l cor va dicendo,

ch'io sola godrò.

 

Doralice ->

 

Scena decima

Flaminio, e Cornelia.

 

FLAMINIO

Dove giammai s'è visto  

maggior viluppo!

CORNELIA

Attonita ne resto!

FLAMINIO

So, che Riccardo è un tristo,

abile a far peggiore assai di questo.

CORNELIA

Compie attendere al giusto.

FLAMINIO

Certo.

CORNELIA

Ma mi dispiace,

che cotesto imbarazzo,

trattiene il goder nostro.

FLAMINIO

(Ed io ci ho gusto.)

Più diletta, più piace,

è più dolce il sollazzo

quando viene a bistento.

CORNELIA

È ver... ma io...

FLAMINIO

Cos'hai, coruzzo mio?

CORNELIA

Ho la voglia di piangere

in pensar, che non giunge il mio diletto.

FLAMINIO

No, cara, non ti frangere...

(Che brutto ceffo!) E credi,

che tu sei del mio petto

il ponzecchio più bello, e più melato;

per te da capo a piedi...

(n'è vero niente) io son tutto infiammato.

CORNELIA

Ah! Che 'l cor mi si straccia:

l'alma è tutta dogliosa.

FLAMINIO

(Ve', che fa la vecchiaccia!)

Non star così piagnosa,

no, vezzosetta mia.

CORNELIA

Mi dai parola

di spedir presto, presto?

FLAMINIO

In un momento.

CORNELIA

Voce che mi consola...

FLAMINIO

(Starai ben fresca.)

CORNELIA

E pensa,

ch'è giusta ricompensa al mio tormento.

 

FLAMINIO

Sì, mia gioia...  

CORNELIA

Sì mia vita;

muso bello...

FLAMINIO

Saporita,

fata bella...

CORNELIA

Tu sei quello...

FLAMINIO

(Uh che noia!)

Tu sei quella...

CORNELIA

Che mi sembri un amorino...

FLAMINIO

Che mi pari ragazzetta...

CORNELIA

Gentilino...

FLAMINIO

Gentiletta...

CORNELIA E FLAMINIO

Per te in succhio io me ne vo.

CORNELIA

Quegli occhiuzzi

spiritosi...

FLAMINIO

Quei labbruzzi

graziosi...

CORNELIA

Fiamme son, che 'l cor m'allumano.

FLAMINIO

Vampe son che mi consumano.

CORNELIA E FLAMINIO

Vita più, più cor non ho.

 

Cornelia, Flaminio ->

 

Scena undicesima

Capitan Rodimarte, solo.

<- Capitan Rodimarte

 

 

Gnaffe! In Pisa Leonora!  

Chi se 'l pensava mai!

E v'è il fratello ancora! Oh brutti guai!

E Riccardo sta duro

con Doralice in testa,

né vuol alzare i mazzi; ed è sicuro,

che avremo di malanni una tempesta.

Va ben se l'indovina;

e in tanto io non vo' starne a denti secchi.

Ho qui la mia Rosina,

che assai mi piace, e chi più può, che lecchi.

 

Scena dodicesima

Rosina, di casa di Cornelia, e il suddetto.

<- Rosina

 

ROSINA

Oh! Il mio signor Bombarda!  

T'ho visto dal cortile,

e, per farti una bella riverenza,

ho giocato di scarpe alla gagliarda.

CAPITAN RODIMARTE

Oh mia rosa gentile!

Oh bella in quint'essenza! Ora più godo,

or più cara mi sei

or, che t'impari il modo,

come s'hanno a trattare i pari miei.

ROSINA

Mi spiace, ch'io non abbia

quell'ossequio maggior, ch'è a te dovuto...

Che ti venghi la scabbia:

veh, come si fa gonfio, e pettoruto!

CAPITAN RODIMARTE

Scherza pur quanto vuoi,

che per me sei già cotta.

ROSINA

Ah! Che ben sento,

che uscì dagl'occhi tuoi

la fiamma, che m'accese in un momento.

Sì, mio caro gioiello...

Ah, ah, come festeggia!

Come si pavoneggia! Uh! Schifo! Uh! Sporco!

Vedete com'è bello!

Uh! Faccia di scimmion, grugno di porco!

CAPITAN RODIMARTE

Via, via, stiamo sul serio.

ROSINA

Sì, c'ho burlato un poco.

CAPITAN RODIMARTE

Io lo pensai.

Or il mio desiderio

te 'l dissi, e tu lo sai.

ROSINA

Qual è: presto io mi scordo.

CAPITAN RODIMARTE

E 'l potessi scordare,

ch'io ti vo' mia?

ROSINA

Sì, sì, me ne ricordo.

(Veggiam che si può fare.)

CAPITAN RODIMARTE

Sarà un onor cotesto

da invidiarlo ogni più altera dama.

 

Scena tredicesima

Flaminio, e suddetti.

<- Flaminio

 

FLAMINIO

(Che parlottare è questo!)  

ROSINA

Certo, che la mia brama

sarebbe aver marito.

FLAMINIO

(Ah! Cattivella!)

CAPITAN RODIMARTE

Dunque, bella ragazza,

dove sorte più bella...

FLAMINIO

E afferra ben cotesta sorte, e sguazza!

ROSINA

(Meschina me!)

FLAMINIO

Via: fuggi barattiere,

uomo da mille forche.

CAPITAN RODIMARTE

A me tal nome?

FLAMINIO

A te, a te, truffiere.

CAPITAN RODIMARTE

Corpo... A me questo?... E come,

Rodimarte, che ascolti!

FLAMINIO

Il buffar non ti vale,

che a me non fan paura i brutti volti.

A' tuoi costumi eguale

mio nipote rendesti.

CAPITAN RODIMARTE

Il fei degno di lode.

ROSINA

(Che discorsi son questi!)

FLAMINIO

Anzi tutto lascivia, e tutto frode;

e tu viziatella

perdesti la modestia?

CAPITAN RODIMARTE

C'hai tu da far con quella?

FLAMINIO

Via, via, birbone, o vuoi, ch'io salti in bestia?

Mi fai dell'ingrognata,

intristita, che sei.

CAPITAN RODIMARTE

Che vuoi tu da costei?

FLAMINIO

Via, via, lancia spezzata,

schiumaccia de' poltroni.

E non ti parti ancora?

O ti do cenciquanta mascelloni?

CAPITAN RODIMARTE

Hai ragion, che a quest'ora

ho voto non far sangue.

FLAMINIO

Ah! Frappatore!

Di te deggio far caso?

Così ti straccio il core,

se un poco fai venirmi il sangue al naso.

 

CAPITAN RODIMARTE

Tengo il voto, ch'altrimente,  

con un soffio, con un fiato,

con un occhio d'ura ardente,

fulminato,

lacerato

ti farei in polve, in fumo,

svolazzar di qua, e di là!

Ah! che fai: non accostarti,

ch'io di sdegno, ardo, ed allumo,

e non posso incendiarti:

sta' lontano, ferma là.

 

Capitan Rodimarte ->

 

Scena quattordicesima

Flaminio, e Rosina.

 

FLAMINIO

Va' via, taglia cantone,  

che ci vedremo. Ebben? Ha dell'onesto,

mia dolcetta di sale,

questa bella azione?

ROSINA

E a voi, che importa questo?

FLAMINIO

Un gran morbo, un gran male,

non sai, che per me sia?

ROSINA

Che mal, che morbo?

FLAMINIO

E dove

v'è morbo, e mal peggior di gelosia?

ROSINA

Per me son cose nuove,

perché non me ne intendo.

FLAMINIO

Oh! L'innocente!

Tu ingelosir mi fai,

e che sia che non lo sai?

ROSINA

Io non so niente.

FLAMINIO

Voltati un pocolino:

lascia cotanto agrume:

mio melato musino.

ROSINA

Oh! Questa è noia!

Qui troppo si presume!

FLAMINIO

Voltati, e vedi, o gioia,

che 'l core, che per te spasima, e langue...

 

Scena quindicesima

Cornelia, e i suddetti.

<- Cornelia

 

CORNELIA

(Che invenzione è questa!)  

FLAMINIO

Verso dagli occhi a lagrime di sangue

CORNELIA

(Stiamo un po' ad ascoltarlo!)

ROSINA

(Che tormento di testa!

Bisogna lusingarlo.)

CORNELIA

(Oh! Che vegg'io!)

FLAMINIO

Volgimi lieto un occhio,

cuore del corpo mio:

te lo prego in ginocchio...

(s'inginocchia)

ROSINA

E via, finite,

ch'io v'amo tanto, tanto.

FLAMINIO

Oh labbra saporite!

E questo è vero?

ROSINA

È vero.

FLAMINIO

O care pene...

CORNELIA

Alzati: asciuga il pianto,

che tanto, tanto t'ama, e ti vuol bene.

FLAMINIO

(Uh! Fistolo!)

ROSINA

(O mio duolo!)

CORNELIA

Ti par bene, vecchiaccio,

brutto femminacciuolo,

indegno, carnalaccio?

FLAMINIO

(Or te la senti,

ch'io la voglio finire.)

CORNELIA

Che mastichi fra denti?

Già t'ho preso al boccone.

ROSINA

(Uh! Che conquasso!)

FLAMINIO

Orsù la vuoi sentire:

dico, che il matrimonio è andato a spasso.

CORNELIA

Ah! Villan rivestito,

brutto morto di fame,

pidocchio ingentilito!

Tu meritavi me, porcaccio, infame!

FLAMINIO

Uh! Marcita carogna,

vecchiazza, brodaruola! A me dir questo

quando saresti tu la mia vergogna?

CORNELIA

Ah! vecchio disonesto...

FLAMINIO

Vatti murà in un forno.

CORNELIA

Matto, vizzo, cisposo,

cagnaccio, pecoron, fronte di corno.

ROSINA

(Trista me, poveretta!)

FLAMINIO

Tu mia sposa! Io tuo sposo!

Oh la bella sposetta!

Cara la mia belloccia!

CORNELIA

Ah! Mascalzone...

FLAMINIO

Via di qua fattucchiera.

CORNELIA

Lava ceci, briccone...

FLAMINIO

Vedete quanto è cara

la vaga colombina!

CORNELIA

Va' via, zecca canina,

va' c'hai da far con me. Queste azioni

render saprolle a peso di carboni.

 

FLAMINIO

Bassa la voce,  

ch'io non ti voglio:

i patti scioglio,

e se ti cuoce

soffiavi su.

L'avevi eletto,

signora bamba,

onesto visetto,

bello, e polito?

Guarda la gamba!

Io tuo marito!

Non ci vuol più.

 

Flaminio ->

 

Scena sedicesima

Cornelia, e Rosina.

 

CORNELIA

E tu, tu, furfantella...  

fermati qua...

ROSINA

Ma io non colpo a niente.

CORNELIA

Vorresti uscirmi d'occhio? Ah! Rubaldella!

ROSINA

Ma io sono innocente...

CORNELIA

Vien qua ti dico... Eppure?

ROSINA

Che feci?

CORNELIA

E ancor non vieni?

O vuoi tu, che ti spiani le costure?

ROSINA

Voi gran torto mi fate.

CORNELIA

Quanta paura tieni.

ROSINA

Sentite la ragione, e poi parlate.

CORNELIA

Oh la mia sempliciotta,

che vuol ragion! Vedete!

A che son io ridotta!

ROSINA

Voi troppo m'offendete.

CORNELIA

Fai tu la iemme, iemme, e di soppiatto

mi fai così bel tratto?

ROSINA

È inganno non è vero.

CORNELIA

Bella innamoracchiata!

ROSINA

Questo è un falso pensiero.

CORNELIA

E nieghi ancor? Che faccia invetriata!

ROSINA

È sua la tristizia.

CORNELIA

E tu gli dài pastura.

ROSINA

Il fei senza malizia.

CORNELIA

Oh bene! Oh l'innocente creatura!

ROSINA

Ma egli...

CORNELIA

E via finite,

ch'io v'amo tanto, tanto!

ROSINA

Il dissi; ma sentite.

Fu, perché mi noiava il suo gran pianto.

CORNELIA

No, che veggo a chius'occhi,

che sei di solco uscita.

Che t'è saltato un matto grillo in testa,

ma tu non m'infinocchi...

ROSINA

Oh questa è saporita!

 

CORNELIA

Ch'io ti farò abbassar bene la cresta  

sai che cono cattiva lanuzza,

che'l naso mi puzza:

se a segno non stai,

son guai

per te.

Uh! Che dico, che i guai son i miei!

Ah! Cane arrabbiato,

ingrato,

che sei!

M'inganni, e perché?

 

Cornelia ->

 

Scena diciassettesima

Rosina, sola.

 

 

Uh! Che brutto schiamazzo!  

Povera me! M'ho da guardar la pelle!

 

Scena diciottesima

Capitan Rodimarte, e la suddetta.

<- Capitan Rodimarte

 

CAPITAN RODIMARTE

Si partì quel vecchiazzo?  

ROSINA

Ahimè! Tu sei?

CAPITAN RODIMARTE

Partissi?

ROSINA

È andato via.

CAPITAN RODIMARTE

Ahi! Poter delle stelle!

Ah! Cospetton del mondo!

ROSINA

Che tanta braveria?

CAPITAN RODIMARTE

Brucio di sdegno.

ROSINA

Stai troppo furibondo!

CAPITAN RODIMARTE

Dov'è andato? Dov'è?

ROSINA

Cos'è l'impegno?

CAPITAN RODIMARTE

Presto fallo a me noto.

Meco tanti disprezzi!

Passò l'ora del voto,

e adesso posso farlo a pezzi, a pezzi.

ROSINA

E perché? Poverino!

CAPITAN RODIMARTE

A me! A Bombarda? Ad un par mio far torto!

ROSINA

Frena l'ira un tantino.

CAPITAN RODIMARTE

No 'l posso far: non occor'altro; è morto.

 

ROSINA

Ah! Non l'uccidere,  

non vo', che 'l tocchi,

per carità.

Che vanti sciocchi!

Tu mi fai ridere,

che li vuoi far!

Non v'è pericolo,

non morirà.

Tu sei ridicolo,

ti fai burlar.

 

CAPITAN RODIMARTE

In ogni modo, o bella,  

m'alletti, e mi dai gusto.

ROSINA

Va' via, ch'io poverella,

ho avuto poco prima un gran disgusto.

CAPITAN RODIMARTE

Come! Da chi. Palesa:

chi abbiamo d'ammazzar: questa è la spada.

ROSINA

Ebbi certa contesa,

con la padrona mia.

CAPITAN RODIMARTE

Sia chi si sia: che trucidata cada.

ROSINA

Io ti vorrei più sodo:

hai tu chiacchiere assai.

CAPITAN RODIMARTE

Ma fatti ancora.

Or senti: ho pronto il modo,

se vuoi farti signora.

ROSINA

E come mai?

CAPITAN RODIMARTE

Se meco tu verrai,

vedresti in Lucca, ove ho tesori immensi,

che sia l'esser mia sposa;

e sarai dama quando meno pensi.

ROSINA

Piano, che a questa cosa

s'ha da pensar ben bene.

CAPITAN RODIMARTE

E qual pensiero?

Non ti dissi poc'anzi,

che posso conquistarti il mondo intero?

ROSINA

Tu soverchio t'avanzi;

e queste tue carote

mi pongono in sospetto.

Rosina ben intese

ciò, che 'l vecchio parlò di suo nipote.

CAPITAN RODIMARTE

Eh! Quegli è un giovanetto,

che lo tengo a mie spese; ed ha l'onore

d'esser mio confidente, e servitore.

ROSINA

Oh bene: adagio un poco,

ch'io vo' pensarci.

CAPITAN RODIMARTE

Eh! Via!

Non è cosa da gioco!

Così bella ventura.

Già ti tengo per mia:

e puoi porti adesso in positura.

 

CAPITAN RODIMARTE

Or via dameggia,  

lascia ch'io veggia

se lo sai far.

ROSINA

La dama è questa

grave, e onesta?

che te ne par?

CAPITAN RODIMARTE

O mia vezzosa!

ROSINA

Ti do all'umore?

Che dici adesso

so dameggiar?

CAPITAN RODIMARTE

Più bella cosa

non si può dar.

Da gran signore

gonfio, e fumante,

io vado avante.

ROSINA

Con bizzarria,

che fasti spande,

ti vengo appresso.

CAPITAN RODIMARTE

O cara mia...

ROSINA

Taci scioccone.

Vuol far da grande

lo scimmione.

CAPITAN RODIMARTE

O mia bellina

mi vuoi trafiggere,

tu vuoi scherzar,

ROSINA

Vatti infarina,

e fatti friggere,

più non parlar.

 

Capitan Rodimarte, Rosina ->

 

Scena diciannovesima

Riccardo, solo.

<- Riccardo

 

 

Sì, Riccardo, del zio  

è pur forte l'impegno.

E può del tuo desio

render vano il disegno. All'arte, o core:

Doralice s'alletti,

con lusinghiero amore,

e alla fuga s'affretti...

 

Scena ventesima

Leonora, di casa di Cornelia, e il suddetto.

<- Leonora

 

LEONORA

(Ecco l'ingrato!)  

RICCARDO

(E so, che n'avrà diletto.)

LEONORA

Riccardo amato...

RICCARDO

(Oh incontro maledetto!)

LEONORA

Benché l'aspro mio duolo

sia lo sdegno, e l'amor verso un rubello;

lascio la sdegno, e solo

con la lingua d'amore a te favello.

RICCARDO

So, che vuoi dir...

LEONORA

Deh! Senti...

RICCARDO

Rammentarmi potrai...

LEONORA

Sì, vo' che ti rammenti

quanto feci per te, quanto t'amai.

RICCARDO

Rammentarlo, che giova,

se impresso nel mio seno

quell'amor, quel desio più non si trova?

LEONORA

Lascia, ch'io sfoghi almeno

il mio tormento atroce:

lascia, ch'io dica quanto

il cor mi detta; e se non può la voce,

parleranno i sospiri, il duolo, e 'l pianto.

RICCARDO

Parla pur, ch'io t'ascolto;

ma son le tue querele,

scongiuri a un tronco, a un sasso: il laccio è sciolto.

LEONORA

Rammentati, crudele,

che semplice donzella

lusinghiero allettasti:

rammenta ch'io son quella,

ch'al voler tuo, ch'al tuo desio tirasti:

quella son, che, costante,

sacrai a un finto amor, sincero amore:

quella son io, che, amante,

il cor ti diedi; e poi, che più? L'onore:

e quella son, ch'alla tu fé mentita

sto in punto di sacrare anche la vita.

RICCARDO

Leonora, il pianto affrena,

che solo accresce il tuo dolor.

LEONORA

Né arriva

a muoverti a pietà la mia gran pena?

RICCARDO

A' tuo destin, a mio destin s'ascriva.

LEONORA

Almen, tiranno, togli

il vanto di mia morte al mio germano:

da me l'alma tu sciogli:

al mio sen di tua mano il colpo avventa,

per toglier dagl'affanni un'infelice;

ch'io bacerò contenta

la mano feritrice;

bacerò il serto; e perché belle, e vaghe

saran le piaghe, io bacerò le piaghe.

Sì, te ne prego...

RICCARDO

Eh! Taci,

che son troppo noiosi i detti tuoi.

LEONORA

Con modi così audaci

empio trattar mi puoi?

RICCARDO

Volli, volesti.

Fu mio, fu tuo piacere,

or più non voglio, è libero il volere.

LEONORA

E la fé che mi desti?

RICCARDO

Che fede! Ov'è la fede?

Fu mera bizzarria.

LEONORA

Barbaro indegno,

e questa è la mercede,

che rendi all'amor mio? Deh! Fa', ch'io cada

vittima del tuo sdegno:

opra pur quella spada:

trapassa il cor di chi morir desia,

che, benché un empio sei,

sarà pur tua pietà la morte mia.

Seconda i voti miei:

al tuo novello amor togli l'impaccio;

che pur sarà mia sorte;

perché tu goda a Doralice in braccio;

che compri il tuo goder con la mia morte.

RICCARDO

Finisti? Hai più, che dire?

T'intesi, or che pretendi?

LEONORA

E ancor sì duro,

il mio duol puoi soffrire.

Scellerato, spergiuro? Ah no, ch'io voglio

viver per tuo tormento;

e 'l mio grave cordoglio

cangio in furia d'orrore,

perché sia tuo spavento;

perché sia mia vendetta, infido core.

 

Chiamerò, per tuo tormento,  

degli dèi l'ira più atroce...

No, mia vita, che feroce

ti minaccio, e poi mi pento,

che pur t'amo,

mio ti bramo,

benché infido, e traditor.

No, crudele,

no, infedele,

che ti vuole esanimato,

lacerato

il ben giusto mio furor.

 

Leonora ->

 

Scena ventunesima

Riccardo, solo.

 

 

So, che son crudo, e fiero;  

ma del mio genio è nobile vaghezza,

di bellezza, in bellezza,

cangiar sempre pensiero.

 

Scena ventiduesima

Doralice, di casa di Cornelia, e il suddetto.

<- Doralice

 

DORALICE

È qui, Riccardo mio?  

RICCARDO

Sì, cara, sì mia bella,

che qui per te son io,

che tu mia luce sei tu la mia stella!

DORALICE

Anzi negli occhi tuoi,

occhi belli, e ridenti,

contemplo le mie gioie e i miei contenti.

RICCARDO

No, che tu sola puoi,

al dolce sfavillar di tua bellezza,

empirmi il cor d'amabile dolcezza.

E per darti un bel segno

del mio fedel, del mio costante amore,

ti svelo un bel disegno,

per far lieto il mio cor, lieto il tuo core.

DORALICE

Ciò, che da te dipenda,

tutto è letizia mia, tutto m'è grato.

RICCARDO

Mio zio par, che si renda

ai sogni di Leonora; onde turbato

mi sgrida a torto, e temo,

ch'ei turbi i nostri amori; ond'io pensai

dar estremo rimedio a un male estremo.

DORALICE

E che faremo mai?

RICCARDO

Fuggir di Pisa.

DORALICE

E dove?

RICCARDO

Dove sarai mia sposa.

DORALICE

Il mio volere

da te, caro, si muove;

e trovo il mio piacer nel tuo piacere.

RICCARDO

Amor ci farà scorta.

DORALICE

Ma come? Quando?

RICCARDO

In farsi l'aria bruna,

verrò dall'altra porta;

ed andremo a goder bella fortuna:

DORALICE

T'attendo, o mio diletto.

RICCARDO

Verrò, cara mia vita.

DORALICE

Sì, core del mio petto.

 

RICCARDO

A' dolci godimenti amor c'invita;  

sì, che tutta d'amor la dolcezza,

gradita

mia vita,

tua rara bellezza

goder mi farà.

Se il più dolce, che amor diffonde,

in te si nasconde,

mia vaga beltà.

 

Riccardo ->

 

Scena ventitreesima

Doralice, sola.

 

 

O pene fortunate!  

O fortunati miei pianti, e sospiri!

Fortunati martiri

se a goder mi guidate! O me felice!

Quanto... ma Erminio vien.

 

Scena ventiquattresima

Erminio, e la suddetta.

<- Erminio

 

ERMINIO

(Qui Doralice?)  

DORALICE

(Parto.)

ERMINIO

Deh! Ferma, o cruda:

fermati, o cor di sasso;

alma di fede alma d'amore ignuda.

DORALICE

Ecco, ch'io fermo il passo,

per sentir, che si chiede

da chi è nuda d'amor, nuda di fede.

ERMINIO

Dici, che chieggio? Ingrata!

Da me saper lo vuoi?

Chiedilo dispietata,

chiedilo un poco ai mancamenti tuoi.

DORALICE

E tu chiedi a te stesso,

se lice esser molesto, esser noioso.

A chi nel cor ha impresso

altro amor, altra fede, ed altro sposo,

ERMINIO

Altro sposo? L'avrai

quando morto io sarò, ma intanto, o bella,

concedermi dovrai,

ch'io ti chiami rubella

alla fede, all'amor: t'amai, m'amasti

ti diedi l'alma, e 'l core;

e poi m'abbandonasti!

DORALICE

Dunque non sai, c'ha il suo destino amore?

ERMINIO

Deh! Per pietade, o cara

pensa alla pena mia, che per te sento:

pensa, ch'è troppo amara

la doglia del mio cor, crudo il tormento.

DORALICE

E tu pensa, che sei

importuno, arrogante.

ERMINIO

Dunque de' mali miei

non hai pietà?

DORALICE

Son di Riccardo amante.

ERMINIO

Riccardo è di Leonora,

a cui deve l'onore.

DORALICE

Inganno è questo.

ERMINIO

Né men lo credi ancora?

DORALICE

Creder no 'l posso.

ERMINIO

Il vederai: ben presto.

O suo sposo, o punito

sarà dal ferro mio: non sarà mai,

ch'egli sia tuo marito.

 

E tu il mio ben, la sposa mia sarai.  

Per quell'impuro indegno,

che mi rapì l'onor,

avrò tutto lo sdegno:

per te tutto l'amor.

Dolce mio bene.

E spera il mio desio,

che in te, bell'idol mio,

io tempri il mio dolor,

tempri le pene.

 

Erminio ->

 

Scena venticinquesima

Doralice, sola.

 

 

Reo Riccardo, il mio ben? No 'l credo mai:  

che se ciò fosse vero,

tanto lo sdegnerei, quanto l'amai.

Un pietoso pensiero

mi ricorda d'Erminio il forte amore;

ma più forte, e tenace,

Riccardo mio, sta nel pensier, nel core.

Sì, ché certa son io,

che l'accusa è mendace:

e perché all'idol mio

d'Erminio il gran furor

non sia molesto,

alla fuga m'appresto. Arridi, o fato,

al bel desio d'un core innamorato.

 

Deh! Vieni, t'affretta,  

o notte diletta,

per farmi, tra l'ombre,

godere il mio sol.

Consolami, o amore,

fa' tu, ch'il mio core

disgombri

il suo duol.

 

Doralice ->

 

Scena ventiseiesima

Flaminio, solo.

<- Flaminio

 

 

Sta lo spirto in tempesta!  

Ho tre malanni in testa,

per Riccardo, Cornelia, e per Rosina!

Quello niega l'errore:

quell'altra fa ruina:

ma il malanno maggiore

è Rosina mia bella.

 

Scena ventisettesima

Rosina, di casa di Cornelia; e il suddetto.

<- Rosina

 

ROSINA

(È bisogno fuggire...)  

FLAMINIO

(Per lei... Oh! Bella! Bella!)

ROSINA

(Più questa vecchia non si può soffrire.)

FLAMINIO

Bella mia saporosa...

ROSINA

E pur questa pazzia?

FLAMINIO

No, pupa graziosa.

ROSINA

E pur queste canzoni?

FLAMINIO

Credi, vaguccia mia,

c'ho per te marcio il fegato, e i polmoni.

ROSINA

Ma questa tiritera

ha da finir mai più?

FLAMINIO

Deh! Senti un poco,

non far la brutta cera...

ROSINA

Io per voi sono stata in mezzo al foco

c'ebbi a lasciar lo straccio.

FLAMINIO

Cara, ma tu non pensi,

ch'io per te sono stato in mezzo al ghiaccio?

La gelosia...

ROSINA

E pure!

Questo a voi non conviensi.

FLAMINIO

Senti: le tue sventure

saran per te gioie, grandezze, e fasti,

se m'ami, e mi vuoi bene.

ROSINA

Eh! Via, non più, ch'avete i sensi guasti.

Ditel' voi se conviene:

voi sete arcivecchione,

più vecchio assai del cucco,

sembrate un mascherone,

che sia fatto di stucco. E pretendete

ruzzar con una tenera zitella!

Vergogna! Non vedete,

che avete voi bisogno di puntella?

 

Vi par, che siate robba  

di far l'innamorato?

Avete voi la gobba:

la testa vi farnetica:

che più! Siete sciancato:

patite voi d'artetica,

chi mai vi vuole amar?

Si dà cosa più sciocca?

Vi colano le bave,

e par la vostra bocca

che sia piena di fave!

Più laido, più lipposo,

più sconcio, più schifoso,

e dove si può dar?

 

FLAMINIO

Dinne quanta ne vuoi,  

graziosetta mia, che più mi piaci;

e i dolci scherzi tuoi

sono al mio cor nuove saette, e faci.

ROSINA

Caro il mio garzoncino,

che patisce in amor tante disdette!

Aiuto al poverino,

che sta pieno di faci, e di saette.

FLAMINIO

Non più scherzi, mio core,

ch'al mio amor non si denno.

ROSINA

Scherzo? Voi fate errore,

ch'io fo' con tutto il senno.

FLAMINIO

No, mio dolce conforto,

se tu non m'amerai,

tu prima mi vedrai

seppellito, che morto.

ROSINA

E non volete poi,

ch'io mi burli di voi?

(lo contraffà)

No, mio dolce conforto,

se tu non m'amerai,

tu prima mi vedrai

seppellito, che morto. Ah, ah, che gusto!

Che dite voi? V'ho contraffatto giusto?

 

FLAMINIO

Tu troppo mi sferzi:  

vuoi farmi crepare?

ROSINA

Il ciel me ne guardi!

Volete burlare?

FLAMINIO

Deh! Lascia gli scherzi.

ROSINA

Vuol tutt'i riguardi

la vostra vecchiaia.

FLAMINIO

Non più questa baia,

melata boccuccia,

mia dolce animuccia.

ROSINA

(lo contraffà)

Non più questa baia,

melata boccuccia,

mia dolce animuccia.

FLAMINIO

Non più, ch'io mi scanno

pietade non v'è?

ROSINA

Lasciate l'affanno,

n'è niente, cos'è?

FLAMINIO

Che dici hai finito?

ROSINA

Finitela voi,

che troppo attrivito

trattate con me.

FLAMINIO

Sprezzarmi tu puoi?

Mia cara, e perché?

 

Rosina, Flaminio ->

 

Scena ventottesima

Riccardo, solo.

<- Riccardo

 

 

Ho il cor troppo inquieto:  

oh quanto trascurai!

Dissi la fuga, e dirle, che 'l segreto

non fidasse ad alcuno, io non pensai!

Pria, che l'error commetta,

avvisarla vorrei...

 

Scena ventinovesima

Erminio, e il suddetto.

<- Erminio

 

ERMINIO

(In braccio alla vendetta  

son tutt'i sensi miei.)

RICCARDO

(Ma ella è ben accorta.)

 

Scena trentesima

Leonora, dalla porta di dietro della casa di Cornelia, e i suddetti.

<- Leonora

 

LEONORA

(Ah! Che vegg'io!)  

Riccardo è qui!

ERMINIO

(Ma qui è lo scellerato!)

 

Scena trentunesima

Doralice, di casa di Cornelia, e i suddetti.

<- Doralice

 

DORALICE

(È qui Riccardo mio!)  

LEONORA

(È 'l fratello un agguato!)

RICCARDO

(Bella notte t'appresta...)

DORALICE

(È Ermino ancor!)

RICCARDO

(Per consolarmi il core.)

ERMINIO

Sì: mora a tradimento un traditore.

LEONORA

Deh! Ferma.

(va per dargli)

RICCARDO

Chi m'assale?

DORALICE

Il braccio arresta.

ERMINIO

Ah! Sorella malnata!

Chi ci offese difendi?

RICCARDO

A tuo dispetto

saprà la destra armata...

(va per cavar la spada)

LEONORA

Ah! No, t'affretta.

ERMINIO

(a Riccardo)

Indegno! A me?

DORALICE

(ad Erminio)

Tempra i furori tuoi.

LEONORA

(ad Erminio)

Passa pria questo petto.

DORALICE

(ad Erminio)

Pria questo cor mi svena.

ERMINIO

(a Doralice)

Ah! Ingrata; e vuoi

salvo il tuo amante, e 'l mio rival?

LEONORA

Oh dio!

RICCARDO

Morrai per questa mano.

(vuol di nuovo cavar la spada)

LEONORA

(a Riccardo)

Ah! No: fermate:

la rea sola son io,

teco di troppo amore

teco d'offeso onore;

(ad Erminio)

in me svenate

con ben giusta ragione

la colpa mia, ch'è d'ogni mal cagione.

ERMINIO

Sacrerò quell'impuro

all'onore, all'amor.

LEONORA

Ferma, che fai?

RICCARDO

Tue minacce non curo.

DORALICE

(ad Erminio)

Deh! Per l'amor, l'affetto

che per me avesti, ed hai,

tempra il furor.

ERMINIO

Spietata;

vop'è, ch'io t'ubbidisca a mio dispetto;

ma d'un'alma irritata

vedrai l'ira, che fa: cadrai punito.

RICCARDO

Non teme le tue furie un core ardito.

 

ERMINIO

(a Doralice)  

Bella...

DORALICE

(ad Erminio)

Taci.

LEONORA

(a Riccardo)

Mio caro...

RICCARDO

(a Leonora)

T'accheta.

DORALICE

(ad Erminio)

Che speri?

RICCARDO

(a Leonora)

Che chiedi?

ERMINIO

(a Doralice)

Che pensi...

LEONORA

(a Riccardo)

Che vedi...

ERMINIO

(a Doralice)

Al duolo...

LEONORA

(a Riccardo)

Il tormento...

LEONORA

(a Riccardo)

...che soffre il mio cor.

Insieme

ERMINIO

(a Doralice)

...che soffre il mio cor.

 

DORALICE

(ad Erminio)

Non odo...

RICCARDO

(a Leonora)

Non sento...

DORALICE

(ad Erminio)

...è d'altri il mio cor.

Insieme

RICCARDO

(a Leonora)

...è d'altri il mio cor.

 

ERMINIO

(Cieli!)

LEONORA

(Stelle!)

RICCARDO

(Che affanno!)

DORALICE

(Che pena!)

ERMINIO

(a Doralice)

Deh! Tempra...

LEONORA

(a Riccardo)

Deh! Frena...

LEONORA

(a Riccardo)

...sì crudo rigor.

Insieme

ERMINIO

(a Doralice)

...sì crudo rigor.

 

RICCARDO

È degno...

DORALICE

L'impegno...

DORALICE

(ad Erminio)

...di tanto rigor.

Insieme

RICCARDO

(a Leonora)

...di tanto rigor.

 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Una villa di Pisa poco lontana dalla città.

Erminio
 

Veggo armata la sorte a'miei danni

Erminio
<- Leonora

Cieli! E quante sciagure

(Leonora si nasconde)

Erminio, Leonora
<- Riccardo

O Erminio! Oh amico, oh quanto

(Leonora si rivela)

Menti tu, traditore; è qui Leonora

Erminio, Leonora
Riccardo ->

Infame! L'intendesti: al primo errore

Erminio, Leonora
<- Doralice

Crudel! Che fai?

Leonora, Doralice
Erminio ->

Udisti ciò, ch'io tacqui / Il mio pensiero

Leonora, Doralice
<- Cornelia, Flaminio

Uh! Fate piano

Doralice, Cornelia, Flaminio
Leonora ->

Ella è indegna di fede

Cornelia, Flaminio
Doralice ->

Dove giammai s'è visto

Flaminio e Cornelia
Sì, mia gioia
Cornelia, Flaminio ->
<- Capitan Rodimarte

Gnaffe! In Pisa Leonora!

Capitan Rodimarte
<- Rosina

Oh! Il mio signor Bombarda!

Capitan Rodimarte, Rosina
<- Flaminio

Che parlottare è questo!

Rosina, Flaminio
Capitan Rodimarte ->

Va' via, taglia cantone

Rosina, Flaminio
<- Cornelia

Che invenzione è questa!

Rosina, Cornelia
Flaminio ->

E tu, tu, furfantella

Rosina
Cornelia ->

Uh! Che brutto schiamazzo!

Rosina
<- Capitan Rodimarte

Si partì quel vecchiazzo?

In ogni modo, o bella

Capitan Rodimarte e Rosina
Or via dameggia
Capitan Rodimarte, Rosina ->
<- Riccardo

Sì, Riccardo, del zio

Riccardo
<- Leonora

Ecco l'ingrato!

Riccardo
Leonora ->

So, che son crudo, e fiero

Riccardo
<- Doralice

È qui, Riccardo mio?

Doralice
Riccardo ->

O pene fortunate!

Doralice
<- Erminio

Qui Doralice?

Doralice
Erminio ->

Reo Riccardo, il mio ben? No 'l credo mai

Doralice ->
<- Flaminio

Sta lo spirto in tempesta!

Flaminio
<- Rosina

È bisogno fuggire

Dinne quanta ne vuoi

Flaminio e Rosina
Tu troppo mi sferzi
Rosina, Flaminio ->
<- Riccardo

Ho il cor troppo inquieto

Riccardo
<- Erminio

In braccio alla vendetta

Riccardo, Erminio
<- Leonora

Ah! Che vegg'io!

Riccardo, Erminio, Leonora
<- Doralice

È qui Riccardo mio!

Erminio, Doralice, Leonora e Riccardo
Bella / Taci / Mio caro
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima Scena ventiseiesima Scena ventisettesima Scena ventottesima Scena ventinovesima Scena trentesima Scena trentunesima
Una villa di Pisa poco lontana dalla città. Una villa di Pisa poco lontana dalla città. Una villa di Pisa poco lontana dalla città.
Atto primo Atto terzo

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