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Scena prima |
La piazza della Fortezza. Trasimede, Oresde. |
Q 
Trasimede, Oresde
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TRASIMEDE |
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ORESDE |
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TRASIMEDE |
Ti vedo sbigottito.
Il cammino seguiam con piede ardito.
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ORESDE |
Fermati, ohimè signore
m'ammazza un batticuore,
esser vorrei digiuno
di sì amara bevanda e medicina
vedo la mia ruina.
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TRASIMEDE |
Coraggio amico Oresde,
già vicina è l'uscita
l'anima tramortita
ravviva omai ravviva oh come grande
ti vo' far, giunto al regno.
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ORESDE |
Su tripartito legno
per mia, per mia sciagura,
d'innalzarmi purtroppo ho gran paura.
Quando incontro un soldato
par, che veda un carnefice, che porti
per far ch'in alto io stia, canapi attorti.
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TRASIMEDE |
Orsù più non s'indugi,
trammi da questo luogo,
movi il passo villan, se non t'affogo.
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ORESDE |
Pietà. Seguimi io vado
Oresde disgraziato
cammina un appiccato.
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Scena seconda |
Nemeo, Oresde, Trasimede. |
<- Nemeo
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NEMEO |
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ORESDE |
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NEMEO |
L'inferno, che sostienti
è Caonio, e straniero, ove si va?
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TRASIMEDE |
Siamo agresti fratelli, io son ferito,
e del mio debol piede appoggio, e duce
alla patria capanna ei mi conduce.
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ORESDE |
È questo il vero, se vuoi, ch'io giuri, giuro.
O se vado in sicuro
voglio fortuna mia,
appender mille voti
alla tua cortesia.
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NEMEO |
L'egro non è villano,
troppo nobile appetito altri il palesa.
Olà soldati.
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ORESDE |
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NEMEO |
Che stia lontano
fatte costui.
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ORESDE |
L'ho detto.
Morte, fune t'aspetto.
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NEMEO |
Così sprezzi languente
la cura cittadina?
Le latebre, i tormenti,
chi vuoi, che tra le selve, e tra gl'armenti
sappia cicatrizzare, e raddolcire
della cruda ferita,
così aborri la vita?
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TRASIMEDE |
Famoso erbario ho il padre,
ei con medici succhi in pochi giorni
farà, che saldo, e sano il fianco torni.
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NEMEO |
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ORESDE |
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NEMEO |
Eppur l'ha tuo fratello.
Che tremi esangue? Ah rustico bugiardo
così, così tu menti?
Narra, di', chi è costui senza tormenti.
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TRASIMEDE |
Spirto vile, e codardo
or or mi scopre.
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ORESDE |
Il tutto
se mi perdonerai ti narrerò.
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NEMEO |
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ORESDE |
Un giardiniero io sono.
Lavoro per mercede,
è colui Trasimede,
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NEMEO |
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ORESDE |
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NEMEO |
Principe non ti valse
per il ferro fuggir veste mentita,
né di finta ferita
falso languor t'assicurò le strade.
Per le prese contrade
anelante te cerco. Or consolati
con la preda bramata andiam soldati.
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TRASIMEDE |
Quanto, quanto era meglio
morir da generoso;
il fato, invidioso
dell'ultime mie glorie, a morte indegna
di real cavaliero, ahi mi consegna.
| Nemeo, Trasimede ->
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Scena terza |
Oresde, Corinta. |
<- Corinta
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ORESDE |
Oresde, omai respira,
passata è la tempesta,
sicura è la tua testa.
Vivo, lodato il ciel; gracchia pur gracchia
di me non ciberai brutta cornacchia.
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CORINTA |
Dov'è l'anima mia?
Oresde, Oresde, chi
lassa, te la rapì?
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ORESDE |
Costei non vidi mai
che nel petto non l'hai?
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CORINTA |
Ohimè lasciamo i scherzi
trammi, trammi di pene.
Trasimede, dov'è? Dov'è il mio bene?
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ORESDE |
Trasimede è il tuo bene? O donna infida
Oresde poverino.
Quest'è l'affetto vero, e più che fino
che giuravi portarmi?
Amor per vendicarmi
fe', che l'anima tua, cruda mia fera,
restasse prigioniera.
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CORINTA |
Oh traditrice guida.
Oh scellerata scorta
tu l'hai data al nemico. Oh dio son morta.
Dall'antro custodito ascendi al sole
o tartareo latrante, e con tre gole
inghiotti quest'infido:
o dallo stesso lido,
divorator de' morti,
qui qui sorga Eurinomo
a scarnar, a spolpar perfido un uomo.
Ti seguirò tra l'armi
funesta spettatrice
del tuo fato infelice.
Trasimede mio caro,
ti chiuderò quegl'occhi,
che fiamme m'avventaro.
Tronco, reciso il crine
povere esequie ti farò col pianto,
poscia morrò del tuo bel corpo accanto.
| Corinta ->
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Scena quarta |
Oresde. |
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Credete poi credete
amanti a' giuramenti.
I singulti, i lamenti
e le vostre carezze, o donne mie,
sono tutte bugie.
Io, che d'esser credea
solo, solo nel core,
pur in bocca non son della mia dèa.
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Femmina ingrata va'
s'amar non mi vuoi tu
seguir non voglio più
anch'io la tua beltà.
Femmina ingrata va'.
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Ho mille, che mi pregano,
mille, che mi lusingano;
con loro appagherò la mia lussuria,
di donne come te non s'ha penuria.
| Oresde ->
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Scena quinta |
Ermino. |
<- Ermino
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Amor se vuoi giocare
gioco quel che vuoi tu,
che non sei buon di fare,
ch'io viva in servitù.
Le tue panie fuggirò.
Che sospiri? Oh questo no,
per un viso dipinto
per un labbro, ed un sen,
il cui candor è finto,
il cui minio è velen,
pazzo dio non penerò.
Che sospiri? Oh questo no.
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Trasimede, il mio principe infelice,
per seguire due stelle, o mentecatto
del tuo torbido mar naufrago è fatto.
Vidi andar prigioniero
il meschino, e so bene
che tu, figlio d'un fabbro, iniquo arciero,
le tenaci catene
li fabbricasti sulla patria incude:
la radice de' mali in te si chiude.
Andava il poverino
afflitto, e a capo chino,
senza formar un doloroso accento.
Intenerir mi sento.
Ma perché l'alma ingombri,
Ermin di meste cure?
Non medica il dolor l'altrui sventure.
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Meco sta
il contento, e l'allegria.
Canto, e riso
mai da me non fia diviso.
Lieto core
sempre gode, e mai non more.
| (♦)
(♦)
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Scena sesta |
Il campo degl'epiroti, attendato sulle spiagge dell'Ionio. Eurialo, Trasimede, Diomeda, coro di Molossi. |
Q 
Eurialo, Trasimede, Diomeda, molossi
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EURIALO |
D'Astrea la destra ultrice
ambo v'incatenò belve omicide.
Già più non vi difende, o voi divide
recinto inespugnabile, e scosceso
dagli strali d'Epiro. Il reo peccato
non può fuggir, che porta a piedi il peso,
le scuri del castigo. Invendicato
non va sangue innocente,
né che goda la colpa il ciel consente.
Oh del mio genitor anima diva,
che dell'Olimpo assisa
in luminosa fede il tutto miri,
da quei stellati giri
quaggiù rivolgi i lumi, e i sacrifici
vedi de' tuoi nemici:
le vittime, ch'io t'offro alma beata
rendino l'ira tua vinta, e placata.
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TRASIMEDE |
Già già ch'all'innocenza
chiude, nega l'udito empia inclemenza;
già, che morir degg'io
incolpevole, a torto; a te rivolto
adorato mio volto
ti supplico, ch'almen tranquillo, e pio
in quest'ultimo punto
del mio vital respiro, a me ti mostri,
e degl'affetti nostri
le memorie portando anco agl'Elisi,
dell'eterno, indivise
viver possiam la vita
immortale, infinita.
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DIOMEDA |
Che chiedi, o troppo infido, e mentitore?
L'imago, ch'hai nel core
di cui, per appagar l'occhio rubello,
formar festi il modello,
t'assisterà serena
all'agonie vicine: anzi divina
difenderà da morte il tuo mortale;
ovvero cittadina
de' regni luminosi, al patrio polo
l'anima tua porterà seco a volo.
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EURIALO |
Al feretro vicini i traditori
contendono d'amori.
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TRASIMEDE |
Ohimè così tu vuoi.
Con vane gelosie
della parca assistente
la falce già cadente
spargermi di veleno? Ah luci mie
fate, che consolato
m'acconci a teli ingiusti
con sguardi di pietà da voi mirato.
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DIOMEDA |
Dal tuo sleale inganno
pregne le luci di vipereo tosco
altro, che morte parturir non sanno,
non voglio avvelenarti
cruda l'esizio. Ov'è la benda? Omai
deh chiudetemi i rai.
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EURIALO |
Terminin le contese
arcieri i vostri strali
la coppia rea di sangue aspersa pera,
e se da fera oprò, cada da fera.
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Scena settima |
Corinta, Trasimede, Eurialo, Diomeda, coro di Molossi. |
<- Corinta
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CORINTA |
Che rimiri Corinta?
La tua speranza, cinta
di ritorte, è cadente?
Perfidissima gente,
perché sapete voi, che quei begl'occhi
d'innamorar la morte hanno possanza
i volete velar? Scocchi, pur scocchi
l'arco crudel (ma non si bendi il sole)
di Scizia i dardi, e uccida poi se puole.
Amato Trasimede
la raminga Corinta
del locro regno erede,
la tua sposa qua vedi, e se ne viene
per morir teco, e spalancar le vene.
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EURIALO |
Costei, costei di Locri
la principessa?
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DIOMEDA |
Albinda è la rivale?
Degna è ben di morir salma sleale.
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TRASIMEDE |
Ah Corinta, Corinta,
che t'abbracci mi nega
Amor vendicativo. Egli sdegnoso
de' miei disprezzi l'empia man mi lega.
Mira le tue vendette,
che tardate, o saette?
Non fate, ch'altri usurpi i vostri uffici:
delle mie colpe infide
la coscienza m'uccide.
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EURIALO |
Querelar non ti déi vergine bella
se perdi un traditor. Nel patrio soglio,
che t'ingombra il tiran, riporti io voglio.
Ma, che badate voi? Della quadrella
date il volo alle penne.
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CORINTA |
In questo petto
pria, ch'a lui passi il core, avrà ricetto.
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Scena ultima |
Oristeo, Eurialo, Corinta, Trasimede, Diomeda, coro di Molossi. |
<- Oristeo
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ORISTEO |
Sire, che gl'innocenti
si condannino mai
non vidi in parte alcuna, eppur vagai.
Di costoro a difesa
da region remota, e strania banda,
preregrino guerrier, il ciel mi manda.
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EURIALO |
Noto è 'l delitto, e in prova
di certa colpa non s'elegge il brando,
né si trova campion d'atto nefando.
Di tenerezze nova
si distrugge al calor l'anima mia.
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CORINTA |
Pietoso difensor Amor t'invia.
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ORISTEO |
Di fama mentitrice
non credete a' rapporti;
vivon, vivon i morti.
Si spezzi all'innocenza il nodo reo,
ecco il vostro Oristeo.
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CORINTA, DIOMEDA E TRASIMEDE |
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CORO |
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EURIALO |
Oh mio re, mio signore,
oh deplorato padre,
ti stringo pur, prostrato,
ti bacio pur questo ginocchio amato.
Ben, ben conobbe il sangue
l'ignota fonte, e simpatia ne diede
alle viscere avviso. Al nobil piede
l'eredità depongo, e di regnante
torno vassallo al genitore innante.
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ORISTEO |
Oh figlio sospirato,
ne' miei lunghi viaggi. Oh di me stesso
parte più cara. In questo dolce amplesso
delle sfere la gloria in me si stilla.
Ma tu raggio, e pupilla
di questi lumi idolatranti, e schiavi
del tuo vago sembiante,
perdona a un supplicante.
Sai ben, che della morte
del tuo padre diletto è rea la sorte.
Dalle tue rigidezze
disperato, cercai regni remoti,
e sotto climi ignoti
l'involontario error purgai col pianto:
volto cangiato, e manto,
a te tornai Rosmino.
E coltivando il tuo real giardino,
mi laceraro il cor spine infinite,
sana al misero tu l'aspre ferite.
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DIOMEDA |
Risuscita l'affetto, e nato appena,
l'ira troncando, con la fiamma in mano
il suo nemico sdegno
del mio petto dal regno
fugga, scaccia lontano.
Lusinghiero mio dolce a te mi dono
Oristeo ti perdono;
e dell'estinta face
ravvivato l'ardore
ti ripongo nel core.
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ORISTEO |
Salite inaspettate
di spirto, traboccato
dalla fede d'Amor, voi, voi mi fate
dall'infelicità sorger beato.
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CORINTA |
Consolato Oristeo
bacia la sua placata,
ed io quando abbracciata
sarò da te signore?
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TRASIMEDE |
Or ora, o bella
l'alma ti faccio ancella,
e mentre al sen ti stringo
pentito de' deliri, a te m'annodo.
Godi mia vita?
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CORINTA |
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ORISTEO |
Delle vostre dolcezze
partecipe è Rosmino
illustri sposi, è in Oristeo cangiato
contro lo scellerato,
ch'usurpandoti il regno
il padre t'incatena,
voglio Corinta, che da questa arena
si drizzin l'armi. Perirà l'indegno.
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CORINTA E TRASIMEDE |
Generosa virtude,
o re, pari al valor in te si chiude.
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EURIALO |
Principi, condonate,
vi prego, alle mie furie,
da paterna pietà nacquer l'ingiurie?
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ORISTEO |
È scusabile il fatto,
pure l'oblio l'assorba, e in questo loco
giubili l'allegrezza, e scherzi il gioco.
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CORINTA, DIOMEDA, TRASIMEDE E ORISTEO
Sparite,
svanite,
tempeste, procelle,
le stelle
d'Amore
n'han morto il dolore.
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