Scena prima A Dignano: un crocicchio di viuzze entro a case di modesta apparenza, alcune con graziosissime finestre veneziane a trifoglio negli archi acuti, altre con cornicioni leggerissimi e mensoline snelle a sostegni, - queste hanno portichetto interno, quelle scalucce di pietra all'esterno. Negli archi acuti delle porte e dei porticati immagini della Madonna con lampade e fiori o incorniciate da bizzarre intrecciature di spighe e fronde.
A destra la casa di Menico, la quale occupa il primo piano della scena ed è casuccia spiccatamente dignanese colla piccola porticina a gradini e col portichetto pe 'l quale si vede l'interno del cortiletto; - dietro a questa altre case e viuzze.
A sinistra la casa di bara Giacomo, e un'osteria con rozze panche a lati della sua porta; - ed altre case aprentesi ad altre viuzze.
Nel fondo un perdersi di case dietro alle quali spicca grigio il veneto campanile della chiesa di Dignano.
Il cielo è nero, coperto da grige e fosche nuvole; tuona e lampeggia. - Uomini, Donne, Vecchi e Fanciulli presi dal terrore di una possibile grandinata stanno confusamente alle finestre, si affacciano alle porte e scendono giù nella strada; - alcune Vecchie bruciano rami di ulivo benedetto; - Donne ritte sopra seggiole accendono i lumi e le lampade delle Madonne. Tutto insieme è un grido confuso misto a sussurri di preghiera e ad esclamazioni di terrore.
Scena seconda Biagio se ne viene da una viuzza di sinistra parlando animatamente con Nicola, bel giovanotto, e, benché vestito a moda dignanese, pur tuttavia non senza una certa ricercatezza; Biagio invece è uno strano vecchio, nel guardare e parlare bizzarro e d'una comicità venutagli un po' dalla natura e il rimanente dalla necessità dell'esistenza.
Nicola si stacca da Biagio e va a sedere avanti all'osteria con altri Giovani. - Biagio va sotto alle finestre della casa di Menico.
Scena terza Esce Menico, uomo di faccia sempre corrucciata sulla quale non deve mai essere passato il sereno di una bella risata anche nei dì della giovinezza.
Scena quarta Vengono a gruppi le Persone, i maschi coi maschi e le femmine colle femmine; Uomini, Fanciulli e Vecchi, Donne, Bambine e Ragazze; vengono dalla viuzza di sinistra e tornano dalla chiesa. Gli Uomini hanno il coretto sulle spalle (giacca senza saccocce), i larghi cappelli ad ala piatta e le scarpe di pelle gialla.
Scena quinta Ne la Gente che passa e attraversa pe 'l fondo la scena, appare una Fanciulla slava. - È certa Luze dei dintorni di Peroi, piccolo villaggio presso a Dignano, abitato da una colonia di montenegrini che fuggiti dalle montagne loro ivi si sono rifugiati tra il mare ed il Prostimo (luogo triste e incoltivabile, ove non vegetano che fragole selvatiche, ginepro, timo ed eriche) e, formando sempre fra gente dei loro i maritaggi, si sono fino ai nostri dì propagati puri e nel sangue e nel rito della lor religione.
Passa fra la Gente la Giovane ed offre mazzolini di fragole selvatiche: ne offre a tutti ed anche a Biagio che se ne ritorna di dove ha accompagnato Nicola per avviarsi alla casa di bara Giacomo.
Scena sesta Le amiche di Marussa rincasano. - Marussa fa per aprire.
Scena settima Intanto si fa sera - passano ancora alcuni Contadini - alcune Donne scendono ed accendono le lampade alle Madonne e rincasano chiudendo gli usci.
Scena ottava Marussa scende nel cortiletto per la porta interna, dove, venendo dalla viuzza laterale alla casa di Menico, quasi subito si introduce pure Lorenzo.
Scena nona Sbocca dal fondo il Corteo che conduce la sposa Menina in casa del marito, il Figlio di bara Giacomo. Il Corteo è preceduto da un Vecchio con un fanalino acceso fra le mani. Alcuni portano fiaccole. Vi è Biagio che strimpella il suo violino. La Sposa è tutta commossa per l'abbandono della casa, e vorrebbe però nascondere la sua commozione, ma, come è usanza dei dignanesi, gli Invitati intorno le fanno gazzarra gridando per farla piangere.
Scena decima Mentre i due Amanti strettasi la mano fanno per lasciarsi, ecco Menico!
Atto secondo
Scena prima In casa di Menico. Spaziosa stanza al primo piano ove suole abitualmente trattenersi la famiglia dignanese.
Nel fondo due porte. Quella di sinistra, avente sul sopraporta un piccolo altare con una Madonna di gesso dipinto, mette alla stanza di Marussa; l'altra a destra mette alla scala per la quale si scende alle stanze inferiori.
Fra le due porte un camino a larga cappa ornata di una cortina di mussola bianca; sulla cornice vi sono diverse stoviglie di terracotta.
Alla catena che pende dal camino sta appesa una caldaia. In mezzo alla stanza una tavola, e sedie rustiche; alla parete sinistra un canapè di paglia; a destra due finestre che guardano sulla strada.
Fra le due finestre una panca di legno con due secchi di rame.
La parete sopra la panca è addobbata di piatti e utensili di rame. Alla parete di sinistra due quadri. Dal soffitto pendono in gran numero pannocchie di granoturco legate a mazzi.
La porta della cameretta di Marussa è aperta - e si vede dentro Menico che fruga nel canterano della figlia aprendo e chiudendo cassetti. - Biagio è in scena presso la porta di destra guardando alla scala.
Scena prima La camera di Marussa.
Marussa ha già indossata la gonnella e il corpo della veste nuziale; tutto il rimanente del suo abbigliamento nuziale, il velo, i fiori ecc., sta disposto sul suo lettuccio.
La camera di Marussa ha due entrate, una al fondo e si suppone metta alla stanza nella quale si è svolto l'atto secondo, cosicché, dall'uscio aperto, possa il pubblico avvedersene; l'altra lateralmente. Una finestra vi dà luce. Il lettuccio modesto ha cortine di mussola bianca, la sua coperta pure è bianca; tutto vi è di una sorprendente bianchezza e nitidezza. Poche sedie - una tavola - un canterano e uno specchio appoggiato alla finestra.
All'alzarsi della tela Marussa è seduta avanti allo specchio e sta adattandosi il conciero.
Pietro Argento, Orchestra della RAI di Milano1961, concerto radio con:
Marussa (Renata Mattioli)
Menico (Franco Pugliese)
Biagio (Guido Mazzini)
Lorenzo (Luigi Rumbo)
Nicola (Nestore Catalani)
Luze (Dora Minarchi)