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Nozze istriane

NOZZE ISTRIANE

Dramma lirico.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Luigi ILLICA.
Musica di Antonio SMAREGLIA.

Prima esecuzione: 28 marzo 1895, Trieste.


Personaggi:

MARUSSA figlia di bara Menico

soprano

Bara MENICO

basso

BIAGIO suonatore di villotte

basso

LORENZO

tenore

NICOLA

baritono

LUZE giovane slava di Peroi

contralto


Cori: Contadini e Contadine di Dignano.

L'azione si svolge a Dignano - ai nostri tempi.

Atto primo
Scena prima

A Dignano: un crocicchio di viuzze entro a case di modesta apparenza, alcune con graziosissime finestre veneziane a trifoglio negli archi acuti, altre con cornicioni leggerissimi e mensoline snelle a sostegni, - queste hanno portichetto interno, quelle scalucce di pietra all'esterno. Negli archi acuti delle porte e dei porticati immagini della Madonna con lampade e fiori o incorniciate da bizzarre intrecciature di spighe e fronde.
A destra la casa di Menico, la quale occupa il primo piano della scena ed è casuccia spiccatamente dignanese colla piccola porticina a gradini e col portichetto pe 'l quale si vede l'interno del cortiletto; - dietro a questa altre case e viuzze.
A sinistra la casa di bara Giacomo, e un'osteria con rozze panche a lati della sua porta; - ed altre case aprentesi ad altre viuzze.
Nel fondo un perdersi di case dietro alle quali spicca grigio il veneto campanile della chiesa di Dignano.
Il cielo è nero, coperto da grige e fosche nuvole; tuona e lampeggia. - Uomini, Donne, Vecchi e Fanciulli presi dal terrore di una possibile grandinata stanno confusamente alle finestre, si affacciano alle porte e scendono giù nella strada; - alcune Vecchie bruciano rami di ulivo benedetto; - Donne ritte sopra seggiole accendono i lumi e le lampade delle Madonne. Tutto insieme è un grido confuso misto a sussurri di preghiera e ad esclamazioni di terrore.

DONNE

O Biagio, protettore di Dignano!...

UOMINI

Che tempo!... Vien dal mare!... Come tuona!...

DONNE

O Biagio, o Biagio, il santo il più cristiano!

UOMINI

Vedi, s'annebbia il cielo!... L'aer rintrona!...

Il turbine s'addensa... È un uragano!...

DONNE

O Madonnina!... O tu pietosa e buona...

madre di dio, stendi su noi la mano!...

E il nonzolo che fa che ancor non suona?!...

(lampeggia e tuona più forte - tutto ad un tratto dal campanile prorompe uno scampanellare rapido)

DONNE

(ad intervalli)

Maria e Giacobbe ed Agata e Lucia

Agnese, e tu, beata Caterina...

UOMINI

Le lampade si spengono!... Che vento!

DONNE

...Sant'Anna, tu, la madre di Maria

e nonna della maestà divina!...

UOMINI

Lampeggi e tuoni ma lontan la grandine!

DONNE

...Chiara, Polonia, Rosa, Anastasia,

Barbara, Dorotea, Flavia, Cristina...

UOMINI

Par si rischiari il ciel!... O nubi, andate

alle terre de' ricchi a grandinare!...

(la scena si rischiara)

DONNE

...se vi garba ascoltate le parole

nostre e l'affanno...

(sulla scena, dalle nubi portate via dal vento, libero erompe il sole e viene a piovere torrenti di luce)

TUTTI

(con grido di gioia)

To'! Ritorna il sole! ~

In quella Folla ritorna l'allegria e con essa un chiacchierio rapido, garrulo, indifferente, simile a quello delle calli veneziane.

DONNE

(chiamando gli uomini)

Ora è di vespro!

UOMINI

Sì!

DONNE

(chiamando)

Menina, andiam, suvvia!...

UOMINI

(chiamando)

O Florida, vien via!

RAGAZZE

(accorrendo)

Veniamo! Eccoci qui!

(fra loro)

Mi muto di gonnella!

Mi riliscio!... Mi pettino!...

Io chiamo mia sorella!...

Vado e mi sbrigo rapida!

La gorgana mi metto!...

(mentre entrano, separandosi, in diverse case)

Corro; no, non m'attardo!...

Io cappa e fazzoletto!...

UOMINI E DONNE

(con impazienza dalle porte e dalle finestre)

O pettegole. È tardo!

(le ragazze rientrano e sulla scena rimangono solo alcuni giovani all'osteria)

Scena seconda

Biagio se ne viene da una viuzza di sinistra parlando animatamente con Nicola, bel giovanotto, e, benché vestito a moda dignanese, pur tuttavia non senza una certa ricercatezza; Biagio invece è uno strano vecchio, nel guardare e parlare bizzarro e d'una comicità venutagli un po' dalla natura e il rimanente dalla necessità dell'esistenza.
Nicola si stacca da Biagio e va a sedere avanti all'osteria con altri Giovani. - Biagio va sotto alle finestre della casa di Menico.

BIAGIO

(chiamandolo)

Padron mio bello e caro! Dico, Menico!

MENICO

(apparendo alla finestra ancora in maniche di camicia; brontolone)

Non son sordo!...

(vedendo Biagio si accheta)

Mi vesto, o Biagio, e vengo.

(rientra)

BIAGIO

(verso la finestra)

Fate il comodo vostro, fate!

(si avvicina ai giovanotti)

Be', giovanotti a' vespri non andate?

GIOVANOTTI

Qui ci sostiamo

ad aspettare

le ragazze che devono passare

e un gotto ne beviamo.

Se ne beve un bicchiere

e le stiamo a guardare;

così doppio piacere,

è bere ed ammirare.

BIAGIO

(sedendo fra loro - ma rivolgendo il discorso sopratutto a Nicola)

Passa una bella baldanzosa...

passa desiderosa

di farsi rimirare;

voi la state a guardare e a riguardare

lungo tutta la via

finché è sparita via...

Fuorché una volta, la bella vezzosa

tenuto ha gli occhi al suolo,

pure (la maliziosa!)

v'ha presi tutti con un guardo solo!

Nicola vorrebbe rispondere, ma dalle diverse case escono le Ragazze ed egli le guarda attentamente per vedervene una... che ancora non è uscita, e la voglia di rispondere a Biagio gli passa. Portano le Ragazze dignanesi nere cappe sul capo che le farebbe rassomigliare a monache, se non lasciassero scorgere i grossi orecchini fatti a mezzaluna con tre piroli d'oro, e le collane e i concieri del capo.

GIOVANOTTI

Eccole! ~ Belle! ~ Care! ~ Sì, carine!

Che visi delicati!... Ah, che donnine! ~

Dalla casa di Menico esce una Fanciulla. - Le Amiche la attorniano.

GIOVANOTTI

Ecco Marussa, la figlia di Menico!...

RAGAZZE

O Marussa, venite?

MARUSSA

Eccomi! Vengo!

Ora avverto mio padre e son con voi.

(dal limitare della porta di casa)

O mio sor padre, me ne vado in chiesa

e lascio aperto l'uscio!...

(alle ragazze)

Andiam?

RAGAZZE

Andiamo!

(si allontanano e se ne escono a sinistra)

NICOLA

(che non ha mai potuto staccare gli occhi da Marussa, perdutala di vista si rivolge a Biagio con una certa vivacità:)

Che una bella passando per via

il cuore porta via...

che nel guardarci una sol volta sa

tutto di noi, è vero... è verità!

Però soggiungere dovete

che quello sguardo suo deve partire

da cert'occhio... sapete...

che guardar sappia e sappia far morire...

Or occhio tal sta sovra un viso solo!

(Biagio beve e sogghigna)

GIOVANOTTI

(a Nicola)

E v'ha guardato?

NICOLA

(crollando mesto il capo)

Esso m'avrebbe ucciso!

GIOVANOTTI

(vuotando i bicchieri e pagando il bevuto all'oste)

A' vespri! A' vespri!

Là le belle e le brutte

tutte ci sono, tutte;

e stanno ad aspettare.

A vespri, una che è bella

sembra in pregar raccolta

ma pure, qualche volta,

la si volge a guardare...

(si allontanano lasciando solo Biagio col suo bicchiere semivuoto)

Scena terza

Esce Menico, uomo di faccia sempre corrucciata sulla quale non deve mai essere passato il sereno di una bella risata anche nei dì della giovinezza.

MENICO

(a Biagio)

Se perdo i vespri a starti ad ascoltare,

o Biagio...

BIAGIO

Hovvi a proporre un grosso affare

di terre e di denari,...

il più grosso, vi dico, degli affari.

MENICO

(sedendo)

Sbrigati in due parole!

BIAGIO

In due parole sole.

(con mistero, facendo bene spiccare la parola «ricco»)

Ho un marito ricco e buono,

bello e ricco (se il volete)

per Marussa. ~ E... non credete!...

ricco, dico, e non canzono!

Se vi dico: «Ricco assai!»,

dico vigne e zecchin d'or!

Il denaro sempre mai

fu de' generi il miglior.

Se vi taccio il nome pria

gli è che voglio ed ora e qui

mi diciate tosto un «sì!» ~

e... affar fatto e così sia! ~

MENICO

(sta pensieroso, si gratta il capo - poi, crollandolo, risponde:)

Dal nulla son venuto

e ho un po' di ben di dio

perché ho vissuto

ben magramente, ond'io

penso che è meglio che la roba mia

io stesso me la goda

e non mi fugga via

o non la roda

un che mi piglia

in un sol colpo e la roba e la figlia.

BIAGIO

(insinuante)

È ricco! È innamorato!... Or combinare

si può!... Non vi propongo che un affare!

MENICO

(un po' stizzito)

No! ~ Quando proponeste

prestiti... operazioni...

con slancio mi vedeste

cogliere le occasioni

e darvi anche il percento

che vi toccava, ~ onde... quindi... però...

Io non ci sento

e vi rispondo: no! ~

(Biagio si leva e passeggia comicamente concitato)

(guarda a sinistra)

Fra poco esce la gente.

Ho un tale -contadino-

che deve e non dà niente.

Vo a mettermi in agguato... e pago il vino!

(paga il vino)

BIAGIO

Ah, più che non si dice

la fortuna è una gran meretrice

che tresca giorno e notte

con chi le dà sol botte!...

(vedendo Menico che fa per allontanarsi, lo trattiene)

Ancora una parola!...

(con aria di mistero abbassando la voce)

Era il figlio di Placido... Nicola!...

(Menico rimane un po' sorpreso, poi fa l'atto ancora di allontanarsi - ma Biagio lo trattiene per l'abito)

Ed un'altra ne dico... in amicizia.

Badate a vostra figlia!... È età propizia!...

Capite?... Non è raro

che sprezzando un cavallo un padre avaro

abbia a pigliarsi a genero un somaro.

MENICO

(scosso alle parole di Biagio per quanto non vi presti fede, rimane un po' pensieroso)

Le tue parole

son ferri del mestiere! ~

(fa per avviarsi, poi ritorna ancora)

Però... (a farti piacere)

di' a Nicola... (se vuole)

che corteggiar Marussa gli permetto.

BIAGIO

(rabbonito)

Or siete un uom!...

MENICO

Però...

patti chiari!... Il marito in casa mia!

(e si allontana guardingo verso il fondo scomparendo dentro a una viuzza)

BIAGIO

Così... di dote... niente!... Oh, vecchia arpia!...

(riflette, poi crolla il capo)

Purché l'affar si faccia e io pigli il mio!...

Or... da Nicola!... E al resto pensi iddio!...

Scena quarta

Vengono a gruppi le Persone, i maschi coi maschi e le femmine colle femmine; Uomini, Fanciulli e Vecchi, Donne, Bambine e Ragazze; vengono dalla viuzza di sinistra e tornano dalla chiesa. Gli Uomini hanno il coretto sulle spalle (giacca senza saccocce), i larghi cappelli ad ala piatta e le scarpe di pelle gialla.

ALCUNI GIOVANOTTI

(indicando ad altri la casa di bara Giacomo)

A nozze v'ha invitati bara Giacomo?

ALTRI

(rispondono)

Che sì, ma non ci andiamo.

ALCUNI GIOVANOTTI

(camminando dietro ad un gruppo di ragazze)

Non vuol guardare!

ALTRI

(ridendo)

Finge!

RAGAZZE

(ai giovanotti)

Guardar così, vi ho detto, non mi piace!

(passano oltre)

UOMINI

(gente bonacciona e sempre pronta a creder bene)

C'è da sperar che avremo buona annata.

ALTRI

(gente sempre di malumore e sempre insoddisfatta)

Tropp'uva fu la scorsa vendemmiata!

(Biagio, mentre fa per avviarsi alla ricerca di Nicola, se lo vede venire in compagnia di altri giovanotti; gli fa cenno, e lo trae in disparte verso l'osteria parlandogli con molta animazione; Nicola accenna col capo che egli bene comprende)

NICOLA

(con slancio)

Grazie!... E sentite!... La mia famiglia

contro le usanze giammai non va.

Però - Nicola - per la sua figlia

anche le usanze calpesterà.

Ah, per Marussa tutto, direte,

saprò affrontare, sfidar saprò.

Vuole l'ingiusto! Ma a dir gli avete

che per Marussa tutto farò!

E se dovessi coi miei fratelli

smezzar la casa... si smezzerà!...

E i campi!... E tutto! ~ per gli occhi belli

di lei!...

BIAGIO

(interrompendolo)

Nicola, questo si sa!...

(e prendendolo pe 'l braccio si avvia per una viuzza di destra)

Ed ecco sbucare, di dove si era nascosto, Menico e farsi bruscamente incontro ad un Contadino che sospinge frettoloso il suo asinello animandolo colle grida di: Vâri! Vâri!... e gli afferra la briglia per trattenerlo. I due gestiscono con grande vivacità, ma ad un tratto nella discussione, colto il destro, il Contadino spinge improvvisamente l'asino che si dà a trotterellar via per poco non rovesciando Menico.

MENICO

(se ne viene verso casa ove entra urlando furibondo)

Ah, canaglia!... O malpaga!... Ah, giuntatore!

Ma te la fo... Vo tosto dal cursore!

Scena quinta

Ne la Gente che passa e attraversa pe 'l fondo la scena, appare una Fanciulla slava. - È certa Luze dei dintorni di Peroi, piccolo villaggio presso a Dignano, abitato da una colonia di montenegrini che fuggiti dalle montagne loro ivi si sono rifugiati tra il mare ed il Prostimo (luogo triste e incoltivabile, ove non vegetano che fragole selvatiche, ginepro, timo ed eriche) e, formando sempre fra gente dei loro i maritaggi, si sono fino ai nostri dì propagati puri e nel sangue e nel rito della lor religione.
Passa fra la Gente la Giovane ed offre mazzolini di fragole selvatiche: ne offre a tutti ed anche a Biagio che se ne ritorna di dove ha accompagnato Nicola per avviarsi alla casa di bara Giacomo.

BIAGIO

(tuffa le mani nel piccolo cesto di Luze)

Uh, acerbe e fracide! Tanto varrebbe vendere

per insalata l'eriche del Prostimo!

(getta i mazzolini nel cesto con disprezzo ed entra nella casa di Giacomo)

(Luze, paziente e rassegnata, riordina nel cesto le fragole)

(esce Menico di casa chiudendo forte l'uscio e guarda intorno per vedere se Marussa fosse tornata o per ritornare; Luze gli si avvicina e gli offre le sue fragole)

MENICO

No! Vanne al diavolo!

(vede in quella Marussa e bruscamente le dà la chiave e si allontana)

Scena sesta

Le amiche di Marussa rincasano. - Marussa fa per aprire.

LUZE

(a Marussa)

Tu che sì buona appari

e sei sì bella,

deh, compera le fragole di Luze!

Le ho colte laggiù al Prostimo

nella gran pace del silenzio cupo

e desolato come l'alma mia.

MARUSSA

(sorpresa alla dolcezza e anche alla tristezza del dire della fanciulla)

Hai gli occhi gravi per le lagrime

e nel tuo bianco viso

v'ha una pietà che accora.

LUZE

Un giorno, sì, era bello

il viso mio...

Sì, quasi come te ero bella anch'io!...

Or la bellezza mia

l'hanno vizza le lagrime.

MARUSSA

(ravvisandola)

Or di te mi sovviene! ~

T'ho un dì di festa alla chiesa veduta;

eri sola e seduta

e avevi in grembo un bimbo

che accarezzavi e che baciavi forte...

Parevi una madonna!

Io ti ricordo ancora.

LUZE

(con grande angoscia)

Il mio bimbo è malato,

e come allora ancora sono sola!...

MARUSSA

(commossa)

Non hai padre?

LUZE

Mio padre m'ha cacciata!

(con tristezza e dolcissimo abbandono)

Luze un amante aveva

a lui dentro le vene

altro sangue scorreva;

pur gli volevo bene

ed ei me ne voleva

sì come si conviene

ad uno innamorato

ardentemente amato.

Di noi più forte, amore

ci colse al dolce inganno!...

Poi... quelle rapide ore

m'han dato eterno affanno!

Il morbo in brevi dì

il mio amante rapì;

mio padre m'ha cacciata;

e così dal peccato

di donna desolata

il mio bambino è nato,

mio orgoglio e mio rossore!...

(porta la mano agli occhi e rimane muta, addolorata)

MARUSSA

Vedi?... M'hai fatto pianger!

(e rapidamente levato di tasca il borsino lo vuota nel cesto delle fragole di Luze e fa per avviarsi alla casa)

LUZE

No, pietosa!

L'elemosina, no! ~ Non importuna

Luze alle porte! ~ Luze coglie fragole

in primavera al Prostimo e le vende!...

(Marussa sorpresa guarda Luze, poscia ritorna a lei, sceglie alcuni mazzolini di fragole e se li pone nel grembiale, e si allontana)

(compresa dalla pietà di Marussa, le corre appresso e le bacia la mano)

La tua pietà ~ Luze ricorderà!

(Biagio che col violino, uscendo dalla casa di bara Giacomo ha assistito a questa scena, rimane sorpreso)

MARUSSA

Sì, Luze, ti ricorda di Marussa!

Vedi? Sto qui!...

LUZE

Ti porterò dei fiori!...

(ed esce)

BIAGIO

(si avvicina a Marussa che sta per aprire l'uscio di casa e mostrandole il violino)

Vado, Marussa, a prendere una sposa.

E quando a voi?...

MARUSSA

Lontano è ancor quel giorno!

BIAGIO

(malizioso)

No!... presto!...

MARUSSA

(entra subito in casa troncando il discorso)

Buona sera!

BIAGIO

(sorpreso)

Buona sera!

(ed esce)

Scena settima

Intanto si fa sera - passano ancora alcuni Contadini - alcune Donne scendono ed accendono le lampade alle Madonne e rincasano chiudendo gli usci.

LORENZO

(si avvicina cantando)

Sebbene io passi pur non ti saluto;

faccio per non dar scandali alla gente;

così sa un uom esser discreto e muto

e far li fatti suoi segretamente.

(Marussa accorre alla finestra e ne richiude le gelosie e intanto scambia con Lorenzo un rapido sguardo mentre Lorenzo si allontana pe 'l fondo continuando il suo canto)

Segretamente sonmi innamorato;

segretamente dunque fo all'amor;

segretamente il core m'hai rubato;

segretamente m'hai rubato il core.

Scena ottava

Marussa scende nel cortiletto per la porta interna, dove, venendo dalla viuzza laterale alla casa di Menico, quasi subito si introduce pure Lorenzo.

LORENZO

Ho tuo padre incontrato che correva,

ed io più presto dell'usato

qui mi sono affrettato.

Io ti sapeva

in casa tutta sola

onde il desio d'udir la tua parola

m'ha messo l'ali e son volato.

MARUSSA

Lorenzo, troppo presto

venite questa sera.

È dì di festa ed è di nozze giorno;

tardi sta intorno

e non rincasa che alla notte tarda

la gente che ode e guarda.

LORENZO

Marussa bella, mi vuoi far morire!

Un'ora di ansie è tutta una stagione,

è un anno

per me di cruccio e affanno,

ché mi divora la passione

pe' tuoi begli occhi, e si sa, la prudenza

non può farla tenere all'impazienza

del mio destino

che t'ha fatta venir sul mio cammino!

MARUSSA

Lo so, lo so, amor mio;

ma pure ancora,

Lorenzo, all'ora

de' nostri affanni non dà fine Iddio.

Per Marussa, ti prego, abbi pazienza!...

Non conosci mio padre... Usiam prudenza!

LORENZO

Io mi consumo intanto!

Ve' come son disfatto

e come son stremato!

Ah, Lorenzo è ammaliato!

Da te venne l'incanto!...

O Marussa, che hai fatto?...

Ero sì lieto pria!

ero sano e rubesto...

ed or son triste e mesto,

se ne è ita l'allegria!

Senti!... questa tortura,

credi, non può durare

né per me, né per te!

Se è un mal che non ha cura,

lasciarci martoriare

così a lungo, perché?...

MARUSSA

Io pur, Lorenzo, vedi,

penso solo al tuo amore

e vivo sempre, credi,

nell'ansia e nel dolore!

Se mio padre mi chiama

il cuor batte forte!...

Penso m'abbia a parlare

del nostro amore

e dal terrore

tremo! - Pur la mia sorte

sopporto nel pensiero

di te, del nostro amore e... t'amo... e spero! ~

LORENZO

Mia povera fanciulla, è vero... è vero!...

Pur se sapessi quale pena

nascondere l'amor quando è sì forte!

MARUSSA

Vengo alla chiesa perché ci sei;

ma se voglio pregar?... Ti sento!...

Se voglio a dio pensar? Ti guardo!...

Allor mi vince il pentimento,

ma poi tosto che al tuo sguardo

corrono ansiosi gli occhi miei!

Chino gli occhi sul libro e prego e credo

seguir la messa finalmente...

Infatti io movo il labbro come

quando si prega... E ancor ti vedo

sul libro mio, nella mia mente

e... peggio ancor!... prego il tuo nome!...

(con immenso affetto)

Se ami Marussa sii paziente ancora!

LORENZO

Io credo alla sventura e temo sempre!

MARUSSA

(accorata)

Ah, mi fai torto!

(e levandosi un piccolo cuoricino d'oro che le donne dignanesi sogliono tenere al collo lo porge a Lorenzo)

Prendi! È di mia madre!

Vi sono dentro i suoi e miei capelli!...

(coll'accento solenne di un giuramento)

Con questo dono la mia vita dono

a te, Lorenzo!... E giuro!...

LORENZO

O cara bocca!

MARUSSA

E invoco iddio...

LORENZO

Bocca adorata e santa!

MARUSSA

...san Biagio, e la Madonna e tutti gli angioli...

...e i due santi che posano all'altare! ~

LORENZO

Sì, benedetta sia quella tua bocca

e contraccambio il dono e il giuramento!

(si leva l'orecchino che i dignanesi portano ad un solo orecchio e lo dà a Marussa e ne riceve il cuoricino)

MARUSSA

Né mai sia ritornato questo dono!

LORENZO

E duri sempre e il dono e il giuramento!

È completamente scesa la sera. Da lungi ne viene avvicinandosi un suono allegro di villotta.

MARUSSA

È Menina che sposa!...

(trascina in fondo al cortiletto Lorenzo)

LORENZO

Anche per noi,

Marussa, verrà il dì della villotta!...

(e rimangono l'uno presso all'altra nella densa oscurità del piccolo cortile)

Scena nona

Sbocca dal fondo il Corteo che conduce la sposa Menina in casa del marito, il Figlio di bara Giacomo. Il Corteo è preceduto da un Vecchio con un fanalino acceso fra le mani. Alcuni portano fiaccole. Vi è Biagio che strimpella il suo violino. La Sposa è tutta commossa per l'abbandono della casa, e vorrebbe però nascondere la sua commozione, ma, come è usanza dei dignanesi, gli Invitati intorno le fanno gazzarra gridando per farla piangere.

CORO

La piange! La piange!

Di casa muta la bella fanciulla!

La piange! La piange!

Entro la nova casa aspetta amor!

La piange! La piange!

Già pronto presso il letto sta una culla!

La piange! La piange!

(e la sposa finalmente piange. Allora cessa la villotta e scoppia una risata, - La porta della casa di bara Giacomo si apre e la sposa e il corteo entrano)

LORENZO

Ah, la gioia degli altri è un gran veleno!...

(stringe a sé Marussa, che gli si abbandona sul petto, e la bacia)

Marussa, vedi?...

MARUSSA

Chiedimi a mio padre!

Scena decima

Mentre i due Amanti strettasi la mano fanno per lasciarsi, ecco Menico!

MENICO

Non l'ho trovato!

E chi sa dove s'è ficcato!

È forse a bere!... E è mal per un cur...

(accorgendosi della presenza di qualcuno nel cortiletto)

Chi è?!

(afferra Lorenzo che sta per fuggire)

Voi chi siete? Che fate? Siete un ladro?

(nella casa di Giacomo, Biagio riprende la villotta)

LORENZO

Lorenzo son, figlio di bara Bortolo!

MENICO

(accorto della presenza di Marussa)

Anche Marussa!

(furente)

In casa!

(Lorenzo fa per avvicinarsi e Menico gli grida brutalmente respingendolo)

Via di qua!

MARUSSA

(risoluta)

Padre, Lorenzo fa con me all'amore

e vuole domandarvi la mia mano!

MENICO

(fuori si sé)

Da Adamo in poi nella casa di Menico

soltanto i padri scelgono i mariti!

(poscia afferrata bruscamente pe 'l braccio Marussa la caccia in casa urlando)

In casa, dico! In casa! Via, sfacciata!

(Lorenzo si avventa contro il vecchio, ma questi lesto gli chiude la porta in faccia)

Atto secondo
Scena prima

In casa di Menico. Spaziosa stanza al primo piano ove suole abitualmente trattenersi la famiglia dignanese.
Nel fondo due porte. Quella di sinistra, avente sul sopraporta un piccolo altare con una Madonna di gesso dipinto, mette alla stanza di Marussa; l'altra a destra mette alla scala per la quale si scende alle stanze inferiori.
Fra le due porte un camino a larga cappa ornata di una cortina di mussola bianca; sulla cornice vi sono diverse stoviglie di terracotta.
Alla catena che pende dal camino sta appesa una caldaia. In mezzo alla stanza una tavola, e sedie rustiche; alla parete sinistra un canapè di paglia; a destra due finestre che guardano sulla strada.
Fra le due finestre una panca di legno con due secchi di rame.
La parete sopra la panca è addobbata di piatti e utensili di rame. Alla parete di sinistra due quadri. Dal soffitto pendono in gran numero pannocchie di granoturco legate a mazzi.
La porta della cameretta di Marussa è aperta - e si vede dentro Menico che fruga nel canterano della figlia aprendo e chiudendo cassetti. - Biagio è in scena presso la porta di destra guardando alla scala.

MENICO

(di dentro, indispettito)

E nulla!

BIAGIO

Ancora nulla?...

Possibile non è! Cercate ancora!

MENICO

(apre e rinchiude altri cassetti)

No ~ nulla trovo, affé!

BIAGIO

Benedetta fanciulla!...

Certo è un oggetto d'or!...

Cercate nello stipo, fra i gioielli

della fu vostra moglie!

MENICO

(esce dalla camera di Marussa con uno stipo che depone sulla tavola)

Varcare quelle soglie

lo posso, ma guardare

in questo stipo, no! ~

Cercate voi, però

se vi piace cercare!

(superstizioso)

Mia moglie è morta, ed era assai bisbetica;

io del mondo di là nulla ne so,

ma più con lei non voglio avere a fare!

BIAGIO

Io l'aprirò! ~ E sarà stato Biagio

che avrà dato marito a vostra figlia!

Giudizio e adagio!

(chiude a chiave la porta che dà sulla scala; apre lo stipo)

Ora guardar potete!

(Menico fa un gesto di paura e si allontana superstizioso dallo stipo)

Bene, sedete là sul canapè

gli occhi rivolti a me!

Se per caso vedete

oggetti ignoti, tosto m'avvertite;

che se un ne passerà

allor tossite;

il dono di Lorenzo quel sarà.

(Menico siede e Biagio estrae ad uno ad uno dallo stipo diversi oggetti d'argento e d'oro - ma Menico crolla sempre il capo)

Ancora nulla?

MENICO

Nulla ancor!

(Biagio alla fine fa vedere che lo stipo è vuoto)

MENICO

Però vi manca un cuoricino d'or.

BIAGIO

Sì? ~ Quello è il dono di Marussa! È certo!

(rimette gli oggetti nello stipo che Menico riporta in camera di Marussa)

MENICO

(torna, e rinchiusa la porta della camera di Marussa:)

Siete sicuro voi

dei doni e giuramenti?

BIAGIO

Vi dissi: «L'altro dì

trovai Lorenzo ed era lieto assai;

ond'io sorpreso allor lo stuzzicai...

ed egli prese a dir così:

- Quel vecchio infame e avaro»...

MENICO

Avanti!

BIAGIO

(continuando impassibile)

...«senza cuore»...

MENICO

Avanti, dico!

BIAGIO

...«superbo, prepotente e inganna-prossimo».

Così di voi diceva.

MENICO

Avanti! Avanti

BIAGIO

...«ci vuole far morir di crepacuore

come morì sua moglie? Ah, no! Lo sfido

e me ne rido!

Io tengo un talismano

e un altro ne ha Marussa

che eterna il nostro amore. ~

Sebben non ci vediamo

pur d'amarci sentiamo...

e noi ci amiamo!» ~

E rise e sogghignando se n'andò. ~

Ed io ho pensato al talismano!... Sento

che il talisman è un don con giuramento

perché giurar sovra un dono a Dignano

si chiama "talismano". ~

Or subito opinai che, se troviamo

il dono di Lorenzo e il rimandiamo,

questi il suo don tosto rimanderà!...

Voi mi capite?

È cosa scaltra assai

né déesi saper mai.

E il don trovato, la vostra figliuola

si sposerà Nicola! ~

Ora vediamo dove può celare

una fanciulla un don d'amore!...

(riflette)

MENICO

Temo che noi...

BIAGIO

(seccato, interrompendolo)

Lasciatemi pensare!

(riflettendo)

Ha picciolo volume

cosa che vuolsi ascosa.

E s'è cosa d'amore

sovente sta sul cuore.

Era ai miei dì più pratico costume!

Erano sguardi, e si donavan baci!

Eran senza volume

i bei doni d'allor!

(sospira)

Anello? Lo si vede! Tremoli? Fazzoletto?

Collana? Spilla? No!

Ah, davvero non so

e invano abbiam frugato ogni cassetto!

Figlie, che da natura

ogni astuzia imparate,

dove, dove celate

i doni dell'amor?

Ah, certo li tenete

là dove a un solo amante

vien dato di cercar!

(si guarda intorno, ma ad un tratto la Madonna che sta sopra la porta attira la sua attenzione.)

MENICO

(seduto, riflette a sua volta)

Ecco un povero padre a che è ridotto!

Essere vilipeso in casa e fuori!

Disobbedito! Offeso! E non c'è motto

che gli sia risparmiato, né dolor! ~

Questo perché? Perché ho un po' di denaro.

Per questo avvien che il primo scioperato,

che derubarmi vuol, mi chiami avaro,

e la mia figlia m'abbia innamorato!

(animandosi)

Difendo la mia roba? ~ Vecchio infame!

Domando controdote? ~ Prepotente,

inganna-prossimo!... Perché un faniente

cavarsi vuole in casa mia la fame!

O figlie, o figlie, o sesso benedetto,

sesso bizzarro che a scopo d'amore

al maschio porteresti insieme al cuore

tutta la casa... e la cantina e il letto!

BIAGIO

To', una Madonna!

(afferra una sedia e la avvicina alla porta dove sta l'altare)

MENICO

Che fate, Biagio?

BIAGIO

Ecco un'idea!... Penso!...

Fanciulla innamorata

è fanciulla che crede!

L'amor come la fede

è una cosa del cuore.

E se ella è sventurata

doppiamente essa crede.

Sol spera nella fede

un infelice amore!

Se ugual ancora e ognor così

fu il mondo ~ il dono è qui!

(sale sopra la sedia e fruga fra i candelieri e i fiori)

MENICO

Biagio, è un peccato!

BIAGIO

Mi confesserò!

(Biagio prima di toccar la statuetta, si fa il segno di croce - poi, presala, la volta e la rivolta. Un oggetto cade a terra)

MENICO

(raccogliendolo)

Un orecchino d'uomo!

BIAGIO

(trionfante, ricolloca a suo posto la statuetta)

È il dono di Lorenzo!

MENICO

E or?

BIAGIO

Ritornarlo a nome di...

MENICO

Marussa?...

BIAGIO

E con Lorenzo poi io faccio il resto!

Ora convien trovar chi porti e parli!

(nel passar avanti alla finestra guarda fuori a caso e vedendo fuori passare la Luze a un tratto grida:)

Eccola!

MENICO

Chi?

BIAGIO

Quella fanciulla slava!

Quella che vende asparagi del Prostimo!...

Qui state, e mentre sto

parlando, a caso se a voi mi rivolgo,

voi dite, sì! Che due piccioni colgo!

Intanto voi cortesia fingete...

la figlia accarezzate...

e il burbero non fate!...

MENICO

Ho inteso!...

BIAGIO

E me ne vo!

(corre via)

Scena seconda

MENICO

Diavolo d'uom!... Scaltro e... pericoloso.

Sì, con Marussa, è vero,

io fui sempre impetuoso!

Or se essa perde l'affezione

e se disobbedisce ha un po' ragione! ~

Sarò cortese e lusinghiero!...

È strano! In questo matrimonio

d'assai s'ingentilisce il mio carattere!

(si mette alla finestra e guarda)

Eccolo!... Biagio parla e quella ascolta!...

Ecco or risponde!... Ah! Biagio, ecco, si volta!

(accenna reiteratamente col capo di sì e grida)

Sì! Sì! ~ Essa prende il dono e poi s'avvia!

Scena terza

Entra Marussa con una cesta di filo dipanato sulla testa, ma, appena posatala, si accorge di suo padre.

MARUSSA

Voi padre?

MENICO

(grida con affetto caricato)

Amata figlia! Anima mia!

(Non so che dir.) Figliola...

MARUSSA

Parlate, padre! Dite! Che volete?

MENICO

Tu sei la mia consolazione sola!...

Sei buona ed io m'accoro

per quel che sai!...

Pur, credi a me!... E vedrai!...

Vorrei dire una cosa!...

Che se sicuro fossi...

MARUSSA

Ebbene?

MENICO

Di darti in sposa

ad un che ti vuol bene,

foss'egli non so chi... sa dio

che...

MARUSSA

(commossa, corre a suo padre e lo abbraccia)

O padre mio!

Scena quarta

BIAGIO

Si può? Si può?

MENICO

(simulando sorpresa)

To', è Biagio!

BIAGIO

(rapidamente gli mostra un involtino)

Ho il cuoricin! Lasciateci! Ho portato...

(Tutto andò ben!) ...campioni di semente

e giù c'è bara Toni ad aspettare!

MENICO

Ah, finalmente!...

(e corre via)

BIAGIO

(con mistero)

V'ho da parlare.

MARUSSA

Con me?

BIAGIO

Con voi!

MARUSSA

Parlate!

BIAGIO

Incominciare

come... non so!

MARUSSA

Perché?

BIAGIO

Perché quando s'è buoni,

ah! certe commissioni

al cuore fanno male!

MARUSSA

Suvvia, parlate!

Così voi m'impaurite!

Così non mi tenete!

Che c'è? Che c'é? ~ Deh, dite!

BIAGIO

Ma pria, Marussa, andate

e quell'uscio chiudete!

(Marussa va e chiude l'uscio)

BIAGIO

Io son mandato!

MARUSSA

(con gran grido di gioia)

È Lorenzo! È Lorenzo! Che vi invia!

Dite, è Lorenzo?...

BIAGIO

(fingendo imbarazzo)

Sì!

MARUSSA

Perché dite quel «sì» ~ così?...

BIAGIO

Marussa, figlia mia,

l'uom è un insiem di carne senza cuor!

MARUSSA

(colpita)

Voi mi portate dunque una sventura?

BIAGIO

Vi reco... un dono.

(le dà l'involto)

MARUSSA

(con un grido di dolore e stupore)

Il cuoricino d'or!

BIAGIO

Povera creatura!...

Amor d'uomo non dura!...

MARUSSA

(sempre gli occhi fissi sul suo cuoricino d'oro)

Non m'ama più!

BIAGIO

(continuando)

...siffatta è la natura

falsa dell'uom che ancor se dice il vero...

MARUSSA

Non m'ama più!

BIAGIO

(come sopra)

...è sempre menzognero!

Saperne io non volea...

MARUSSA

Non m'ama più!

BIAGIO

(come sopra)

...ed egli mi dicea:

«Vi dico è buona azione,

ché suo padre non vuole!... Or sfidar dio?»

MARUSSA

O mio Lorenzo!

BIAGIO

(come sopra)

...«Questa relazione

non può durar, ond'io

mi sciolgo!» ~

(con intenzione)

Ma... altra cagione

sotto però ci vedo!...

Altra ragione, credo!...

MARUSSA

(colpita)

Un'altra egli ama? Dite!... Un altro amore?

BIAGIO

Ah, gli uomini son falsi e senza cuore!

(Marussa scoppia in pianto e si lascia cader sopra una seggiola)

BIAGIO

No, così non piangete!

MARUSSA

Piangere

deh, mi lasciate!

Che scorrano le lagrime!

Ch'io pianga sempre! Sempre! Sempre! Sempre!

BIAGIO

(È un brutto imbroglio questo!

Se la cosa si saprà,

dirò che è stato Menico,

e crederanno! È Menico, si sa,

un uomo avaro, duro e disonesto! ~

D'altra parte Nicola è un buon ragazzo...

e dall'altra quell'altro è pazzo

ed ha le mani pronte...

(fa il gesto di chi adopera il coltello)

e non vorrei!...

Ma a Luze un po' di colpa dar potrei!

Io mi commuovo intanto

che mi fa male il pianto!

Ah, questo è il guaio vil dell'esistenza,

l'avere a dialogar colla coscienza!) ~

MARUSSA

(pensierosa)

(ricorda colla voce piena di lagrime quella sera quando Lorenzo per chiamarla alla finestra passava sotto alla casa sua cantando, la sera che fu con lui sorpresa da suo padre)

Se passo e non saluto,

lo faccio per la gente

e me ne vo discreto e muto

e fo l'amor secretamente.

...Il cuore m'hai rubato!

E cantava! E passava! ~ Ed io l'udivo!

Ed io correvo a aprir la gelosia!

Era il segnal! ~ Scendevo nella via!

Marussa bella mi vuoi far morire...

Un'ora d'ansia è tutta una stagione,

ché mi divora la passione

pe' tuoi begli occhi, e si sa! La prudenza

non può farla tener all'impazienza

del mio destino

che t'ha fatta venir sul mio cammino!

E poscia?... E poscia:

benedetta bocca!

Cara! Adorata!

Allor fu ch'io giurai... Ei m'ha baciata!...

Sì! Poscia m'ha baciata sulla bocca.

(Marussa prorompe in un lungo schianto affannoso di pianto)

BIAGIO

(si avvicina imbarazzato dalla piega che prende il colloquio suo con Marussa, alla porta e senza farsi scorgere vi bussa adagio)

(Sarebbe l'ora che venisse Menico!)

MARUSSA

(mostrando il cuoricino d'oro a Biagio)

Vedete, Biagio?... Aveva

con questo dono l'anima

di Marussa e l'amor!

L'anima mia teneva

entro al sottile e fragile

guscio del dono d'or!

Qui v'era la mia vita,

la speme e, dico, l'anima!

Sì, mi sarei dannata,

anche, per lui! Finita

è l'esistenza or dunque!

L'amor m'ha abbandonata!

Lorenzo m'ha lasciata!

BIAGIO

(commosso)

Ah, voi mi fate piangere!

MARUSSA

(con impeto)

Ma bada, Lorenzo, iddio

punire ti saprà!

Sì, per queste mie lagrime

iddio ti punirà!

Scena quinta

Menico entra improvvisamente.

MENICO

Marussa piange! Chi l'ha fatta piangere?

BIAGIO

(Ero certo! Spiava! Padre amoroso!)

MARUSSA

O babbo, queste lagrime

le piango sol per colpa mia!... Ma, padre,

Marussa vostra ora non piange più!

(risoluta si asciuga gli occhi)

Son finite le lagrime!

Vi ricordate, babbo, quel disgusto?...

Quella tal sera?... Chiedo

perdono... e pronta ad obbedirvi sono!

M'avete detto: «Sposerai Nicola!?»

Ebben sia: ...Nicola sposerò!

MENICO

O mia Marussa!

BIAGIO

Brava! Brava! Brava!

Voi siete veramente di Dignano!

MENICO

E ve' presentimento!... È giù Nicola!

BIAGIO

(subito si dà a chiamare urlando:)

O Nicola, Nicola, su salite!

MARUSSA

No, sentite...

MENICO

(alla scala)

Nicola!

NICOLA

(di dentro)

Salgo?

MENICO E BIAGIO

Sì!

MARUSSA

Vado a bagnarmi gli occhi.

Non voglio ch'egli vegga queste lagrime!

(corre e si chiude nella sua camera)

MENICO

(a Biagio)

O come?...

BIAGIO

Dirò poi!

Or presto! Andate a prendere due amiche

di vostra figlia.

MENICO

Vado!

(corre via mentre entra Nicola)

NICOLA

Son qua!

BIAGIO

E voi

andate presto a prendere i colleghi!

NICOLA

(appoggiandosi al tavolo per la grande commozione)

O ciel!... Dunque Marussa?...

BIAGIO

Sì!

NICOLA

M'accetta?

BIAGIO

Sì. ~ Or tosto la promessa!

NICOLA

(senza muoversi)

Vo!...

BIAGIO

E tacete!...

Movetevi!

NICOLA

E Marussa?

BIAGIO

È là! ~ Ma andate!

NICOLA

(invece di incamminarsi si rivolge alla porta della camera di Marussa e grida:)

Marussa, v'è un altar...

BIAGIO

(cercando di farlo tacere)

A che gridate?...

NICOLA

...de la vostra stanzetta al limitare,

io...

BIAGIO

Siete pazzo?

NICOLA

...giuro...

BIAGIO

Basta, andate!

NICOLA

...per la pietà che aveste del mio amore!

(a Menico che entra in quella aiuta Biagio a spingere fuori Nicola)

BIAGIO

Andate!

MENICO

Andate!

BIAGIO

Andate!

MENICO E BIAGIO

Andate, presto!

(Biagio e Menico spingono fuori Nicola)

Scena sesta

MENICO

(sottovoce a Biagio)

Non c'è che dir; siete un grand'uomo!

BIAGIO

Presto,

de le cantine vostre il vin migliore!

MENICO

Curioso son!...

BIAGIO

(rapidamente, ma sottovoce)

Seguii Luze e la vidi

dare a Lorenzo l'orecchin d'or;

allor io subentrai e tanto seppi

che come un pazzo... Son qua le colleghe!

(entrano due ragazze)

MENICO

(va loro incontro con buon viso e - cosa strana, incredibile, per le due ragazze - anche con buone maniere)

Ah, grazie, e buona sera!...

(e le fa entrare in camera di Marussa)

(Biagio intanto accende i lumi sul camino, sulla tavola, e le candele di un piccolo lampadario ed anche una lucerna a petrolio, mentre Menico esce e torna con bottiglie di vino e piatti di crostoli e ciambelle)

MENICO

(disponendo le bottiglie)

Vin di rosa!

Terrano! Qui il refosco... Poi vin bianco

e vin struccato!...

(Biagio va e viene con bicchieri e piatti)

BIAGIO

Tutto è preparato!

(Nicola entra seguìto da due suoi amici)

NICOLA

(entrando)

Che colpo pe 'l paese!

BIAGIO

(contrariato da quella notizia)

Avete detto!?...

NICOLA

No, l'hanno indovinato!

BIAGIO

Ah, innamorati

nemici del silenzio!... (Ed or Lorenzo?...)

(crolla le spalle)

MENICO

(picchia alla porta di Marussa)

Marussa, è qui Nicola!

Scena settima

Esce Marussa colle Colleghe.

I DUE COLLEGHI

(a Marussa)

Marussa, buona sera.

LE DUE COLLEGHE

(a Nicola)

Nicola, buona sera.

MENICO

Sedete!

BIAGIO

Giù, alla buona!

MENICO

(a Biagio)

E voi pure sedete!

Qui gli sposi! ~ Ed or bevete!

(Biagio stappa le bottiglie e Menico versa)

(bevuto il primo bicchiere Biagio lo riempie un'altra volta e sollevandolo si alza)

BIAGIO

(sta un po' pensieroso cercando la rima, poi:)

Alla salute bevo dell'amore

e ne bevo un bicchier di tutto cuore!

(gran cozzo di bicchieri ed: evviva Marussa)

NICOLA

(si leva alla sua volta col bicchiere)

Dico bevendo questa poesia:

agli occhi belli di Marussa mia!

MENICO

(sottovoce a Marussa porgendole il bicchiere)

A te Marussa, via!

MARUSSA

Non so che dire!...

BIAGIO

(si leva da sedere, e in punta di piedi va a collocarsi dietro a Marussa)

Voi ditegli così: (io suggerisco).

Hai camminato Roma, Franza e Spagna

non hai trovato spada che te taia;

ora al coltel che ti feriva il core

bevi, Nicola bel, bevi al mio amore!...

MARUSSA

(alzandosi, con un fil di voce)

Non so che dir!... Manca la fantasia!...

Bevo e ringrazio! ~ Ecco la poesia!

(grandi evviva e gran cozzo di bicchieri ancora)

BIAGIO

Ed ora alle dimande!

I QUATTRO COLLEGHI

Alle dimande!

NICOLA

(in piedi a Menico)

Qui son venuto colla compagnia

per chiedere Marussa bella a sposa.

Volete farla mia?

E se la fate mia

Marussa bella diverrà mia sposa

presente la galante compagnia.

BIAGIO

(entusiasmato)

Benissimo! Ben detto! Detto bene!

(e beve un gran bicchiere)

MENICO

(si leva)

(cerca schioccando le dita le rime - beve e ribeve - tossisce - Hum! Hum!... e finalmente balbetta stiracchiando le parole:)

Difficoltà non ho

e, stipulati i patti,

io non dico di no!

(poi impaperandosi)

Anzi questa è davvero un'allegria!

Non fate complimenti e ancor bevete!

Si fa ben altro per la compagnia!...

MARUSSA

(si leva e guardando il coricino poi dice risoluta)

Presente qui la compagnia

dico a Nicola che mi chiede a sposa:

sì, quel che vuole, sia!

Marussa qui diviene la sua sposa

presente qui la compagnia.

(ma appena essa ha detto l'ultima parola e la sua mano si è stretta con quella di Nicola, dalla strada, sotto le finestre, si ode:)

LORENZO

(cantare, come usano i dignanesi, delle bottonate contro Marussa)

Il cor ferito m'hai con cento spade

e i sassi ho tutto intorno insanguinato;

io porto la mia croce per le strade,

tutti sanno che m'hai assassinato.

NICOLA

Che è questo?

MARUSSA

(Ohimè, è Lorenzo!)

MENICO E BIAGIO

(a Nicola)

(cercando di distrarlo)

Via, beviamo!...

LORENZO

Ah, maledetta la stagione e il giorno

e il punto che mi sono innamorato! ~

NICOLA

(si alza)

Risponder voglio a queste bottonate!...

BIAGIO

(L'affare si fa brutto, brutto assai!)

MENICO

(costringe Nicola a sedere)

Lasciatelo gridare

quante vuol bottonate!...

Quando udite ragliare

un somaro, che fate?

LORENZO

Ah, maledetto quando andavo intorno

a tue mura modesto e consolato!

E di' a suo padre vile che ti vende

che già su lui l'ira del ciel discende!

MENICO

(fuori di sé dall'ira)

A me!

MARUSSA

(Sei tu che m'hai assassinato!)

MENICO

O vagabondo, ozioso!... Ora t'aggiusto!

(leva di tasca una manata di soldi, e barcollando pe 'l vino bevuto, va alla finestra e la getta a Lorenzo e chiude con tanta forza la finestra che i vetri si spezzano)

LORENZO

Sii maledetto, uomo senza fede,

anima vil che a Cristo più non crede...

MENICO

A me del senza fede? Ah, scellerato!

(prende un bastone e si precipita fuori - con lui escono confusamente e rabbiosamente Nicola e i due colleghi)

MARUSSA

Ah, padre, per pietà! Deh, lo fermate!

(e si affaccia come pazza alla finestra urlando fra le grida tumultuose della via)

Ah, fuggi, ti scongiuro, o mio Lorenzo!

Ah, fuggi, la tua vita cara salva!

No!... No, crudeli! Fuggi! Fuggi! Fuggi!

(fuori alte suonano le voci di tutti e Marussa cade senza sentimento fra le braccia delle amiche)

Atto terzo
Scena prima

La camera di Marussa.
Marussa ha già indossata la gonnella e il corpo della veste nuziale; tutto il rimanente del suo abbigliamento nuziale, il velo, i fiori ecc., sta disposto sul suo lettuccio.
La camera di Marussa ha due entrate, una al fondo e si suppone metta alla stanza nella quale si è svolto l'atto secondo, cosicché, dall'uscio aperto, possa il pubblico avvedersene; l'altra lateralmente. Una finestra vi dà luce. Il lettuccio modesto ha cortine di mussola bianca, la sua coperta pure è bianca; tutto vi è di una sorprendente bianchezza e nitidezza. Poche sedie - una tavola - un canterano e uno specchio appoggiato alla finestra.
All'alzarsi della tela Marussa è seduta avanti allo specchio e sta adattandosi il conciero.

(si picchia all'uscio laterale)

MARUSSA

Chi batte?

LUZE

(la voce)

È Luze!

MARUSSA

(correndo ad aprire)

Luze!... Tu?... Sei tu?...

(Marussa rinchiude ancora l'uscio)

LUZE

Io t'ho trapunto un nastro di mie mani,

e l'ho portato. ~ Vedi?

(mostra un involto e ne leva fuori un nastro bianco)

MARUSSA

Oh, come è bello!

LUZE

È tradizione antica

è nostro vecchio rito,

ad una cara amica

che si prende marito,

donar trapunto nastro

con una stella e un fiore.

«Bellezza» dice l'astro;

e il fiore dice «amore».

MARUSSA

La mia bellezza?... Guardami!

Ve' come son distrutta!...

Ho l'occhio stanco

dal lungo pianto.

Morto è l'amore e la bellezza muore. ~

Ma dimmi, Luze, da parecchi giorni

a me non vieni.

LUZE

È ver!... Da molto tempo

a te non son venuta.

MARUSSA

Mi sovvengo...

de dì di mia fidanza!...

LUZE

Fu tuo padre!

MARUSSA

Mio padre?

LUZE

Sì... mi ha presa a lavorare

là nei suoi prati, onde randagia più

non vado al Prostimo per erbe e fiori!...

Lavoro e canto

tutto il dì e alle pecore

sto a guardia. ~ Io son felice! ~ Stamattina

però celatamente son fuggita. ~

È il giorno di tue nozze e sono venuta

a offrirti della Luze un picciol dono.

Poscia pe 'l cortiletto e inosservata

(indica la porta laterale)

via me ne torno... T'ho veduta... E addio!

MARUSSA

No ~ non lasciarmi! Ho a chiederti un favore.

LUZE

Parla!

MARUSSA

L'ultimo giorno è questo

di libera mia vita...

D'altri sarò fra poco!

D'altri cosa divengo!

La libertà è finita!

(accennando verso la stanza, nel fondo)

Ascoso in sacro loco,

là, a quel umile altare

un picciol dono tengo

ch'io devo ritornare.

LUZE

(sorpresa)

Un dono?

MARUSSA

Attendi!

(apre guardinga l'uscio)

LUZE

Un dono?

MARUSSA

Di Lorenzo!

LUZE

Un dono di Lorenzo? Un orecchino?...

MARUSSA

Sì ~ un orecchino d'or!... Or come sai?...

LUZE

Lorenzo il riebbe già!... Non ti ricordi?

Di', non ricordi più?

Me l'ha recato

Biagio... e a Lorenzo l'ho portato io stessa

ed ei m'ha ritornato...

(Marussa si fa tutta bianca. Vorrebbe parlare ma l'affanno è in lei così forte che non può aprir bocca. - Tutta tremante e nello stesso tempo agitata essa piglia una sedia, corre all'altare, e prendendo fra le mani la statuetta della Madonna, vi cerca l'orecchino che non trova. Allora rimette la statuetta a suo posto e rientra)

MARUSSA

Ah, fui tradita!...

(dapprima rimane come attonita, poi scoppia in un pianto dirotto. Luze corre a lei, Marussa si abbandona commossa nelle sue braccia. A un tratto essa si scuote, e chiude l'uscio a chiave)

(sottovoce)

Luze, m'ascolta! ~ È dio che t'ha mandata!

Comprendi? Io fui tradita! M'han tradita

Biagio, mio padre e l'uom cui mi marita!

Lorenzo pur fu tradito e ingannato!

M'hanno rubato il don, Luze! Non io

fui che l'ho ritornato!... È un tradimento!...

E Lorenzo ha creduto! E il dono mio

per te m'ha rimandato e il giuramento!

Ecco perché Lorenzo per le strade

la sera di mie nozze m'ha cantato:

«Il cor ferito m'hai con cento spade

e i sassi ho tutto intorno insanguinato!»...

LUZE

Ora comprendo... Sì, t'hanno tradita,

o mia Marussa!... E fu per la mia mano

che così crudelmente t'han colpita!...

Ah! Biagio non ha cuore da cristiano!

MARUSSA

(con esaltazione)

La mia sorte alla tua si rassomiglia!

Il tuo e il destino mio

hanno nome: dolore.

Ah! t'ha mandata iddio,

o mesta figlia! ~

Ti bacio in fronte e ti chiamo sorella!

In nome del dolore e dell'amor

ti bacio in fronte

e sorella ti chiamo e ti saluto

e ti dimando aiuto

in nome dell'amor e del dolor.

LUZE

No, tu non chiedi invano

nel nome del dolore e dell'amor!

La prima volta che tu m'hai veduta

hai voluto alleviar il mio dolor.

Or tu alla mesta Luze chiedi aiuto?

Chiedile il cuore e Luze darà il cuor.

In nome del dolore e dell'amor!

MARUSSA

Taci!... Qualcun sale le scale!... Taci!

(le due donne rimangono mute)

NICOLA

(di dentro, dalla porta nel fondo, picchia)

Marussa bella!

MARUSSA

Chi è?

NICOLA

Nicola sono!

MARUSSA

Mi vesto!

NICOLA

Gli invitati giù vi aspettano

e sopra tutti poi io aspetto, ~ o amore!

(si sentono le voci anche di Biagio e Menico e insieme dalle stanze di sotto, voci di invitati: Marussa bella!)

MARUSSA

(a Luze, sottovoce)

Vanne a Lorenzo, Luze!

LUZE

Tosto!...

MARUSSA

E digli

«Vien, Marussa ti vuole!»

LUZE

Lo dirò!

MARUSSA

Poi cautamente qui lo guida...

(accenna alla porta per la quale è entrata la Luze)

LUZE

Sì.

MARUSSA

...per quella via che t'ha menata a me.

LUZE

Marussa, non temer! Vedrai Lorenzo! ~

(fa per avviarsi)

MARUSSA

(accompagnandola alla porta)

Ch'ei passi inosservato!

LUZE

Non temere!

(esce)

Scena seconda

MENICO

(di fuori)

Marussa a che ti attardi?

Presto, fanciulla mia, che si fa tardi!

(Marussa rapidamente si spettina, togliendosi febbrilmente il conciero: i capelli le cadono disordinatamente sulle spalle e così va con calma ad aprir l'uscio di fondo, in apparenza sorridente)

MARUSSA

(a Nicola e a Biagio che irrompono nella stanza)

Sto tutta spettinata!

NICOLA

(sorpreso di non vederla ancora vestita)

Ancora!

BIAGIO

(a Nicola)

Pazienza! Ah questi sposi!...

NICOLA

E in chiesa aspettano!

BIAGIO

(crolla le spalle)

Via venite! Lasciatela vestire! ~

(cerca di trascinar via Nicola)

Giù intanto canteremo una villotta.

NICOLA

(a Marussa)

Marussa bella, appena siete pronta,

chiamatemi! Io primo vo' vedervi!...

Mi chiamerete?

(lottando contro Biagio, che cerca di trascinarlo via)

MARUSSA

Sì, vi chiamerò!

(Biagio trascina via Nicola. Marussa chiude l'uscio poco dopo entra Luze dall'altro uscio)

Scena terza

LUZE

Ecco, Lorenzo è qui!

Marussa accorre - entra Lorenzo - Marussa abbraccia la Luze e la bacia. Luze commossa le restituisce il bacio ed esce.

MARUSSA

Lorenzo, l'orecchino che mi hai dato,

siccome un sacro voto, avevo ascoso

a quell'altare, a piè della Madonna.

Ma l'han sorpreso e l'han di là rubato,

poi, con menzogna vile, il nostro amore,

la nostra fede, tutto han calpestato.

Ma sull'infamia umana guarda iddio,

e iddio in quest'ora la bugia sbugiarda;

Marussa tua credeasi abbandonata

da te, Lorenzo! Eppur non ha cessato

d'amarti mai!... Marussa t'ama sempre!

LORENZO

(che dapprima cupo, a poco a poco è passato dalla sorpresa e dall'ira alla calma, guarda con tristezza Marussa - poi:)

Guarda, Marussa! Era per te e per me!...

(leva un coltello)

MARUSSA

Io lo sapeva!...

(si guardano muti)

LORENZO

Quanto abbiam sofferto!

MARUSSA

E quante lagrime!

LORENZO

Tuo padre è stato?...

MARUSSA

E fu crudele!...

LORENZO

E Nicola?...

MARUSSA

Non so!

LORENZO

(con impeto e con un gesto violento di minaccia)

Sì, per averti sua!

MARUSSA

Non so!

LORENZO

È così!

MARUSSA

Non torturarti, deh, con mal pensiero!

Già l'ora della chiesa si avvicina...

Dimmi che dobbiam far?

LORENZO

(rimane muto)

MARUSSA

Fuggire.

LORENZO

Sì.

MARUSSA

Dove?

LORENZO

Non so!

MARUSSA

Io ti seguo dovunque... ove vorrai!...

LORENZO

Io non vedo che sangue! Ogni pensiero

mio stilla sangue!...

MARUSSA

No, solo amore il tuo pensiero sia!

Fuggiam -fuggiamo!-

fuggiam lontano

lungi dall'odio umano.

Fuggiam la casa mia

dove alberga il dolore.

Tu mi terrai stretta al tuo petto

ed io al mio cuor ti terrò stretto, stretto.

Così abbracciati avremo patria al mondo;

avremo casa il cielo,

nell'immenso desio

talamo i prati

e a difesa del nostro amore iddio!

LORENZO

Io non vedo la pace ~ io sento l'odio!

Perché fuggire?

Così bella è Dignano...

e così bello è amare

sotto il cielo natio

dove un idioma suona

blando e gentile

dato da dio

a ogni persona!

Perché un inganno vile

fu teso al nostro cuore?

Per una vil menzogna

dovremo fuggir lontano?

Come fosse vergogna

il nostro amor celare?...

Lontan di qui, Marussa non si vive!

Lontan l'aure son prive

della blanda dolcezza

che dalle spiagge di Fasana il mare

ne spira e qui ne viene ed alita

siccome una carezza!...

Lontan non v'è l'amore!

Lontano sol si muore!...

MARUSSA

Che vuoi tu fare?

LORENZO

Noi non abbiamo odiato

abbiamo amato!

È un diritto l'amore,

donato dal signore!

Svela a Nicola

tutto e fatti ridare

la tua parola.

Nicola è un uom che ha cuore.

Sarai libera ancora

e libera il tuo amore

darai a chi ti adora.

MARUSSA

Questa è la via!

Ah, t'ha ispirato iddio, anima mia!

LORENZO

Tuo padre non vorrà? E meco verrai

ma non lontano

ti porterò!

Qui vivremo a Dignano

felici e liberi

per non lasciarci mai.

LORENZO E MARUSSA

Felici e uniti vivrem la vita;

vivrem d'amore, vivrem d'ebbrezze;

così tra i baci e le carezze

la vita lieta trascorrerà.

LORENZO

(ad un tratto)

Ora mi celo dietro quella tenda!

Chiama Nicola! È giusto ch'io l'intenda!

MARUSSA

(esce dal fondo -si suppone, che si affacci alla scala- la si sente chiamare:)

Nicola!

(Lorenzo va a nascondersi dietro la tenda)

NICOLA

(di dentro)

O mia Marussa!

MARUSSA

Su, venite!

(e rientra)

(ritta, immobile, gli occhi all'uscio di fondo, sta essa ad aspettare Nicola, lo sguardo pieno di energia)

Scena quarta

Nicola entra con grande slancio, ma veduta ancora Marussa svestita e scarmigliata si ferma sorpreso.

NICOLA

Marussa, ancor non siete

abbigliata? E disciolti i bei capelli

ancora avete?

MARUSSA

Deh, vi avvicinate,

Nicola, e l'uscio rinchiudete.

D'uopo è ch'io vi favelli,

e che voi m'ascoltiate...

(Nicola va a chiudere l'uscio, Marussa va al letto e ne stacca dalla parete l'immagine di un crocifisso - accende due candele e ve le pone a lato sul tavolino)

MARUSSA

Sovra codesta immagine

giuratemi Nicola

che voi risponderete a quanto chiedo!

NICOLA

Lo giuro.

MARUSSA

Sulla vita,

che voi direte il vero!

NICOLA

No sulla vita! È ancora poca cosa!

Io giuro sul mio amore!

(stende la mano e giura)

MARUSSA

Quando m'avete a moglie dimandata,

ditemi, sapevate che con altri

amoreggiavo ed eromi impegnata?

NICOLA

Sì, lo sapevo... ed era il cruccio mio!

Mi torturavo tutto il dì, e la notte

tutta piangevo e bestemmiavo iddio!

MARUSSA

E come avvenne, ditemi, Nicola,

ch'io allor troncassi tutto con Lorenzo

e a un tratto vi donassi mia parola?

NICOLA

Biagio mi disse che Lorenzo aveva

un altro amore... e voi per l'oro solo

e a scopo della dote vi teneva,

che vostro padre e Biagio sbugiardato

astutamente avevanlo e che allora

l'avete voi dall'anima scacciato...

MARUSSA

Or bene hanno mentito!...

No, non è vero

che m'avesse tradita

Lorenzo, e abbandonata!...

Egli mi amava, ed era riamato...

e fu un inganno fiero per tutti noi!

Ci han presi tutti, io Lorenzo e voi!

E, come iddio mi vede,

a voi m'hanno gittata senza amore!

(si getta ai piedi di Nicola)

Pe' i morti vostri e la vostra pietà...

per l'amor che voi dite mi volete,

Nicola, la parola mia rendete!

Deh, ridonate a me la libertà!...

NICOLA

Voi m'uccidete! Ah la crudel sentenza

della mia morte esce dal labbro vostro!

Tutta la vita mia per questo giorno...

Sol per quell'ora tanto desiata...

per quell'amor che tante lacrime,

tortura e notti insonni m'è costato...

e allor ch'io già le braccia apro all'amore

egli mi fugge ed è menzogna orrenda!...

MARUSSA

E, dite, il mio Lorenzo non ha pianto?

Non gli hanno tratto il sangue dal suo cuore?

Non l'hanno dilaniato atrocemente?

NICOLA

Lorenzo, voi mi dite? È questo nome

voi mi gettate in volto? Ma Lorenzo

ebbe un dì almen felice nella vita!

Insieme

NICOLA, MARUSSA E LORENZO

Nicola

L'odio di lui m'accieca! E giuro...

Marussa

Ah no!

Nicola

Oh sì, giuro... per la vita mia sarete!

(stende la mano sovra il crocifisso)

Lorenzo

(esce fuori dalla tenda)

Per la vita dicesti e sia la vita!

Nicola

(tornato calmo)

Tu ci ascoltavi dunque...

(guarda Marussa e sorride mestamente)

E sia la vita!...

Morir per te, bella Marussa, è dolce!...

(e si leva di dosso il corsetto (la giacca) rimanendo in manica di camicia - poscia dalla tasca dei pantaloni tira fuori un coltello. Lorenzo lo imita freddamente)

Marussa

No, crudeli, m'udite... odi Lorenzo!

Nicola!... Deh!... Vi prego come il dio

si prega!... Non m'ascoltano!...

(Lorenzo e Nicola si attaccano)

Marussa

(il terrore s'impossessa di lei)

Ho paura!

(con raccapriccio distoglie gli occhi dalla terribile scena e afferrato il crocifisso si getta disperatamente in ginocchio)

INVITATI

(si sente il violino di Biagio e le voci degli invitati che cantano questa villotta:)

E dicon che quest'oggi si disposa

il fior della giunchiglia colla rosa.

Che si marita dicon tutt'intorno

te che hai tanto sofferto e se il dio

che l'umane miserie allieti, io supplico

nel nome di Maria, la santa vergine,

pietà! Pietà! Pietà del cruccio mio!...

La luna immacolata e il re del giorno.

Viva Nicola e sua Marussa bella!

Oggi di lor soltanto si favella.

Cala rapidamente la tela; a tela calata si ode un grido terribile di Marussa e ad un tratto cessa l'allegra villotta.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 26/06/2016
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