Io compongo per mero capriccio; il mio capriccio non ha altra fine che dilettare. L'apportare diletto appresso di me non è altro che l'incontrare il genio e il gusto di chi ascolta o legge. Se ciò mi sarà sortito con la lettura o recita del mio Giasone, averò conseguito il mio intento. Se non mi sarà sortito, io averò gettato via molti giorni in comporlo e voi poche ore in leggerlo o ascoltarlo: sì che il danno maggiore sarà stato il mio. Non resterò per questo di ricordarvi che l'uso o per meglio dire abuso de i nomi idolo, dèa, deità, fato, destino e simili, son mere invenzioni poetiche. Vivete felici.