Scena unica A destra, un interno d'osteria: stanza bassa, dalle pareti di legno, rossastro, con un gran focolare a cappa, una porta a destra ed una a sinistra. Dal soffitto pende una lampada. Sul focolare rosseggia un fuoco moribondo. Uscendo dalla porta di sinistra, si scende nello spiazzo, ampio e nevoso, che forma la seconda parte della scena. Spicca un gruppo di abeti, carichi di neve, sotto ai quali si vede il sentiero largo, che scende gradatamente verso la vallata. Oltre lo spiazzo, il sentiero riprende, salendo invece verso le officine ed il massiccio Castello di Ekebù, che dominano, lontani, la piccola altura.
È l'ultima ora del crepuscolo.
L'osteria è deserta. Soltanto, al focolare, sta seduta una donna. La lampada arde, velata. Fuori, l'ultimo melanconico sole illumina gli abeti e i comignoli di Ekebù fumanti contro un cielo grigio. Dal sentiero sale cantarellando un giovine che si appoggia agli abeti per reggersi; si avvicina ad un tavolo, che è appena fuori dall'osteria e si lascia cadere sopra una sedia, chiamando verso 1'interno. Alla prima voce, la donna si alza dal focolare e si affaccia sulla porta, guardando con diffidenza lo strano vagabondo.
Atto secondo
Scena unica Un'ampia sala nel Castello di Ekebù. A destra quasi vicino al proscenio un'arcata, chiusa da una tenda di velluto e una finestra a vetri colorati; nel fondo una gran porta d'entrata.
A sinistra, un largo focolare a cappa ed un'altra porta. Dal focolare pende una grossa catena che sfiora i ciocchi appena accesi. Sedie, sgabelli, cassapanche. Candelabri accesi sopra le mensole; uno, grande, pendente dal soffitto. Alla parete, uno specchio.
Anna è nel mezzo della sala, attorniata dalle sciame delle Fanciulle che stanno abbigliandola per la recita della commedia. Un altro gruppo di Fanciulle è inginocchiato intorno ad una cassapanca aperta, dalla quale traggono alla rinfusa delle robe; un altro gruppo sta addossato alla porta di destra, dialogando con la folla che vocia da fuori, per entrare. I tre gruppi muovendosi e rispondendosi, si mutano, si confondono, si ricompongono. Anna è grave e triste.
Atto terzo
Quadro primo La fucina a volte basse ed ampie nel Castello di Ekebù. Sui pilastri d'una vecchia slitta rovesciata, i Cavalieri hanno adagiato il fondo di una carretta, improvvisando così un desco, al quale ora siedono intorno irrequieti ed ubriachi. Una carrozza sgangherata e senza una ruota pencola a sinistra di fianco alla mensa: e a destra, quasi vicino al fondo, rosseggia un fornello acceso, a mantice: le fiamme fumose avvolgono una gran caldaia di rame che s'illumina di tanto in tanto alle vampe azzurre del ponce. Quasi sopra la mensa, pende un grosso maglio a corda che sembrerà un minaccioso pugno sospeso sopra i Cavalieri; due o tre incudini, infisse nei ceppi affumicati, spiccano qua e là; conficcate in terra, alcune lunghe tenaglie reggono nelle branche dei mozziconi di candela accesa che gettano strane ombre e bizzarre luci nell'ambiente grottesco e fantastico.
È quasi la mezzanotte di Natale. Il pranzo dei Cavalieri è terminato. Cristiano sta pomposamente sdraiato a cassetta della vecchia carrozza, ubriaco, tenendo in mano due boccali: Liecrona siede in disparte, sopra un'incudine, abbracciando il violino, come se cullasse un bambino, un terzo Cavaliere rimescola con una spatola nella caldaia traendo fiamme dal ponce e tirando di tanto in tanto il mantice che soffierà sui carboni rossi illuminandoli; gli altri Cavalieri in atteggiamenti grotteschi di ubriachi, sono raccolti intorno alla tavola davanti alle ciotole fumanti.
Qualcuno va e torna dalla caldaia per riempire la ciotola vuotata. La porta d'entrata è nel fondo vicino al fornello.
Quadro secondo Notte limpida. Una luna pallidissima tramonta sul lago lontano. Non nevica più.
Si vede, a sinistra, la facciata buia e tozza della casa di Sintram. A destra, di fronte alla casa, nereggia un gruppo di pini sotto ai quali serpeggia un sentiero che scomparirà come se discendesse in una valle. Una strada più larga nel fondo, oltre la quale -in basso- spiccano le pallide acque del Lewen specchianti la luna biancastra di fumi e le stelle luminose. Neve sugli alberi, sulla strada, e sulla spianata.
Silenzio profondo.
Seduta sui gradini della porta, illuminata da una lampada rossiccia che pende da una tettoia di legno, sta la Madre di Anna nell'atteggiamento quieto e doloroso di chi aspetta senza disperare, rassegnatamente. Tutta la casa è buia, all'infuori di una finestra a pianterreno, sbarrata e illuminata dall'interno da una lampada. Silenzio sempre. D'un tratto un suono fioco di sonagliere tremula nella notte, si avvicina rapido, squilla vivo e si allontana veloce. Al primo tocco la Madre leva il capo e ripete con dolcezza -senza muoversi- la domanda di tutta la notte.
Atto quarto
Scena unica Un cortile nell'interno del castello di Ekebù. A sinistra, un porticato di legno annerito dal fumo, che si stende in volte larghe, salendo dal proscenio, fino al fondo. Ad ogni arcata corrisponde -a regolare distanza- una porta che lascerà intravvedere l'interno della fucina, il grosso maglio appeso al soffitto, il fornello a mantice, le incudini e le bocche lontane dai forni. La fucina è deserta. A destra, invece, si vede la facciata interna del castello, in pietre ruvide e bigie. Ciuffi d'erbe appassite penzolano dagli spigoli e dai cornicioni; qualche pianta giallastra e moribonda è sulla piccola porta d'entrata, poco lontano dalla quale c'è una bassa e lunga panchina di pietra, che fronteggia la prima arcata del portico. Presso a questa, spicca un rozzo sedile di pietra. Nel fondo, una cancellata di legno divide il cortile della strada, oltre la quale si distende la campagna arsa dalla siccità. Silenzio.
Anna è seduta sul rozzo sasso vicino al portico, con un libriccino aperto sulle ginocchia. Ma non legge. È assorta e dolorosa ed ascolta le voci lontane che si avvicinano. Quando la Folla sarà alla cancellata, ella nasconderà il volto fra le mani senza guardare e senza volgersi.
La casa è serrata. Gli Uomini, le Donne e i Fanciulli, avvicinandosi lentamente, sostando al cancello, entrando nel cortile a gruppi -sempre calmi e composti nel loro dolore- terranno in pugno brancate di foglie secche, fuscelli aridi, brandelli cenciosi che tenderanno verso la casa, ostilmente, e qualche volta verso Anna, che è sempre col volto sulle mani, immobile e dolorosa.