Quadro primo |
La fucina a volte basse ed ampie nel Castello di Ekebù. Sui pilastri d'una vecchia slitta rovesciata, i Cavalieri hanno adagiato il fondo di una carretta, improvvisando così un desco, al quale ora siedono intorno irrequieti ed ubriachi. Una carrozza sgangherata e senza una ruota pencola a sinistra di fianco alla mensa: e a destra, quasi vicino al fondo, rosseggia un fornello acceso, a mantice: le fiamme fumose avvolgono una gran caldaia di rame che s'illumina di tanto in tanto alle vampe azzurre del ponce. Quasi sopra la mensa, pende un grosso maglio a corda che sembrerà un minaccioso pugno sospeso sopra i Cavalieri; due o tre incudini, infisse nei ceppi affumicati, spiccano qua e là; conficcate in terra, alcune lunghe tenaglie reggono nelle branche dei mozziconi di candela accesa che gettano strane ombre e bizzarre luci nell'ambiente grottesco e fantastico. |
(♦) cavalieri, Cristiano, Liecrona |
CRISTIANO |
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CAVALIERI |
(vedendolo traballare) Siedi! | |
CRISTIANO |
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CAVALIERI |
Non bere più, gigante! | |
CRISTIANO |
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(accosta l'uno e l'altro boccale alle labbra, si accorge che son vuoti e scende da cassetta pesantemente; due o tre cavalieri, ritornando allora dalla caldaia, si fermano ad osservare Liecrona che piange in silenzio, cullando il violino) | ||
CRISTIANO |
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CAVALIERI |
(intorno a Liecrona) - Olà! Liecrona! - Perché piangi?... - Ah! Ah! | |
LIECRONA |
Ho male al cuore! Tanto male. Male! | |
CAVALIERI |
- Suona il violino! Su!... - Canta il Natale! - Suonaci una canzone! - Suona! - Suona! - Natal Natale! - Su, Liecrona! - Olà! | |
Gli sono intorno, insistenti, come fanciulloni. Liecrona imbraccia il violino in silenzio, traendone dei suoni bizzarri come a rievocare la canzone. Poi suona. I Cavalieri a poco a poco, presi da malinconia cantano sommessamente. | ||
CAVALIERI |
Natale! Natale! Natale! Ora il piccino dorme entro il bel velo. Nanna, oh! Nanna! Gli angeli spiegan le grand'ali in cielo. Cade la neve sopra la capanna. Natal! Natal! Natal! Nanna oh!... Nanna... | |
(Liecrona suona sempre come se rievocasse una visione lontana; i cavalieri gli si stringono ancora più vicino, vinti dalla dolcezza) | ||
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E la neve scende candida. Natal! Nanna! Nanna! Scende lieve giù dal cielo sulla rustica capanna. Dorme il bimbo sotto il velo. Nanna! Nanna! | |
(i cavalieri tacciono assorti; ma Liecrona, trascinato dalla sua pena, trae dal violino dei gridi di dolore; poi d'un tratto cade a sedere, disperato, piangendo ed implorando) | ||
LIECRONA |
Lasciatemi, lasciatemi andar via! Laggiù, tra le foreste, c'è la casetta mia e il mio piccino, il mio piccino biondo. La madre, ora, lo veste ed egli attenderà, con il messia, il ritorno del padre vagabondo. Lasciatemi... lasciatemi andar via... Voglio tornar laggiù... | |
CAVALIERI |
(riprendendo il fare di ragazzacci ubriachi) - Taci! - Del ponce! - To', il violino! - Su! - Suonaci -grillo- un trillo d'allegria! - No! Suona la canzon di Belzebù!... | |
Liecrona non si scuote. Piange. Poi a poco a poco si calma come un bambino che si addormenta. Ma Cristiano, al nome di Belzebù, si picchierà una manata sul testone e accennerà ai Cavalieri di raccogliersi intorno a lui. Parlerà ad essi, misteriosamente -ubriaco e grottesco- accennando a Liecrona che ora non piange più, ma sta sempre raccolto e pensoso, in disparte. | ||
CRISTIANO |
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CAVALIERI |
(intontiti, sottovoce) - Chi? - Veramente? - Il diavolo? - Perché? Perché? | |
CRISTIANO |
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Sul gruppo che si guarda intorno, in silenzio, quasi paurosamente, suona il primo tocco di mezzanotte. Ognuno trasale. Liecrona si leva e si unisce agli altri. | ||
CAVALIERI |
La mezzanotte! | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
(volgendosi verso la caldaia fumante) Eccolo! È qui! | |
SINTRAM |
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Rumor di catene. Tra la caldaia e il fornello, illuminato dalle vampe, appare un diavolo che tiene sotto il braccio un rotolo di pergamena. Cornetti aguzzi, viso chiazzato di nero, bocca larga scarlatta, mantello rosso. I Cavalieri fissano un istante l'apparizione. Sintram, immobile, li numera da uno ad uno indicandoli col dito. Quando ha terminato, s'inchina malignamente. | <- Sintram | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
(prendendo coraggio) - Altezza! - Belzebù! | |
SINTRAM |
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CRISTIANO |
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CAVALIERI |
Del ponce, altezza? | |
SINTRAM |
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UNO |
(offrendo) Scommetto che ha una sete d'inferno... | |
CAVALIERI |
(in piena confidenza) Ah! Ah! | |
SINTRAM |
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CRISTIANO |
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SINTRAM |
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CAVALIERI |
Una canzone? | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
Un ballo? | |
SINTRAM |
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(il nome fa effetto; i cavalieri si guardano in viso stupiti; Cristiano aggrotta le ciglia minacciosamente) | ||
CAVALIERI |
La Comandante? | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
(profondamente percossi) L'anime nostre? | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
(sdegnati e intontiti) La fattucchiera! La ribalda astuta! | |
CRISTIANO |
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SINTRAM |
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CAVALIERI |
(tutti intorno a lui, ansiosi) Come? | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
Quale amante? | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
(aizzandosi) Maledetta! Strega! Diavola! | |
SINTRAM |
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CAVALIERI |
Fattucchiera! Sconsacrata! | |
CRISTIANO |
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SINTRAM |
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CRISTIANO |
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(va alla porta, seguito da tutti, alza il martello e si mette a urlare. | ||
Sintram si nasconde, ghignando, dietro la caldaia) | ||
CRISTIANO E CAVALIERI |
- Margareta! - Comandante! - Dove sei? - Vien qui, pendaglio! - Margareta! - Esci di tana! - Sotto al maglio! - Sotto al maglio! | |
Tumulto. D'un tratto i Cavalieri si ritraggono quasi istintivamente dalla porta, raggruppandosi in silenzio in un angolo. Sulla soglia appare la Comandante, seguita da Samzelius tetro e muto. La donna ha il frustino in pugno e fissa aspra e minacciosa gli ubriachi. | <- Comandante, Samzelius | |
COMANDANTE |
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CAVALIERI |
(sordamente, sempre aggruppati) Megera! | |
COMANDANTE |
Una parola... Una parola sola, e vi torco il frustino sulla faccia, orsi da fiera! | |
(leva il frustino, inarcando il braccio ed avanzando; silenzio ma allora Cristiano esce barcollando e risoluto dal mucchio, tendendo le pugna) | ||
CRISTIANO |
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COMANDANTE |
(imperiosa) Taci! | |
CRISTIANO |
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COMANDANTE |
(trasalendo, retrocedendo) Che hai detto? | |
CRISTIANO |
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COMANDANTE |
(con voce soffocata) Esci! | |
CRISTIANO |
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Silenzio un attimo. La Comandante si arresta. Samzelius si trae avanti arruffato come un orso, divorando con gli occhi Cristiano. Tra il fumo della caldaia Sintram appare ghignando di gioia diabolica. | ||
CRISTIANO |
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COMANDANTE |
(perduta) Taci! | |
CRISTIANO |
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SAMZELIUS |
(con un ringhio) Io? No!... Non so nulla! | |
CRISTIANO |
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(Sintram sghignazza ed esce dalla porta, di corsa) | Sintram -> | |
SAMZELIUS |
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Avanza a braccia alzate, ringhiando: rimane così un attimo, poi lascia cader le braccia, e si copre il viso, quasi ululando fra la collera e il pianto. Cristiano, allora, tace, palpandosi la fronte, tornando in sé, spaurito di quanto ha compiuto. La Comandante, tragica ed immobile, non batte ciglio. | ||
CRISTIANO |
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COMANDANTE |
Sì. Per me è finita. | |
(Silenzio. Ma Samzelius serra i pugni e muove due passi di belva verso la donna poi si ferma di botto, indica la porta ed urla a voce strozzata.) | ||
SAMZELIUS |
Via! Via! Via! | |
COMANDANTE | ||
CRISTIANO |
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COMANDANTE |
(senza guardarlo, assorta) È giunta l'ora dell'espiazione! (chinando il capo) Vado. Vi lascio le fucine in dono... (reggendosi nobilmente, e con voce gonfia di pianto dominato) Ma qui, ascoltate, qui sarà finita senza di me. Non cadrà più rugiada sull'erba inaridita, l'arsura e il vento mieteranno il grano, e per ogni contrada invocherete il mio ritorno invano. (fiera e calma) Ecco. Ora vado. Apritemi la porta! Inchinatevi ancora al cenno mio. Presto! Obbedite! | |
(alcuni cavalieri umilmente vanno ad aprire la porta; folata di neve; ella si avvia; sul limitare si volge) | ||
COMANDANTE |
Cavalieri! Addio! | |
Esce. Silenzio profondo. I Cavalieri mutoli e stupiti si guardano. Samzelius si abbatte col capo sulla tavola ringhiando sordamente e soffocando i singulti. | Comandante -> | |
Quadro secondo |
Notte limpida. Una luna pallidissima tramonta sul lago lontano. Non nevica più. |
Madre |
MADRE |
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(le sonagliere si allontanano veloci; la donna si alza, si avvicina alla strada, spiando quieta. Le sonagliere tacciono) | ||
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Nessuno ancora. (ritorna a sedere sulla porta) E aspetta, aspetta, aspetta, seduta sulla porta. Ella non torna più, come se fosse già lontana o morta. | |
La luna tramonta. Le stelle impallidiscono. | ||
Strillo di sonagliere vicinissime e sulla via, di corsa ansando, balza Sintram, che si guarderà affannato alle spalle. | <- Sintram | |
SINTRAM |
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MADRE |
(levandosi) Sintram! | |
SINTRAM |
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MADRE |
(con dolcezza spaurita) Non torna più? | |
SINTRAM |
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MADRE |
(gemendo, sospinta in casa) Anna! | |
SINTRAM |
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Trascina la Donna in casa. Tonfo della porta chiusa. Stridor di serrami. Si spegne la luce della finestra. La casa rimane buia. Il cielo e il lago schiariscono ai primi albori. Fioco rintoccar di sonagli e dal sentiero, sotto i pini, salgono in fretta Giosta ed Anna. Si tengono tutti e due alla vita. Si volgono indietro, spauriti. | Sintram, Madre -> <- Giosta, Anna | |
GIOSTA |
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ANNA |
Taci. Ho paura. | |
GIOSTA (serrandola forte, folle di felicità) Ah! Non avrò mai più nella mia vita una notte così bella d'amore. Stelle lassù! Stelle su stelle! Stelle, squillanti al vento come sonagliere per la volta infinita. Quaggiù la notte, il ringhio della morte, le belve, il tempestar delle criniere ed io, signore della tua sorte, con te, con te, con te, sopra il mio cuore. | ||
ANNA |
(con accorata dolcezza) Giosta, ho paura... | |
GIOSTA |
(ebbro di gioia) Benedico iddio! | |
ANNA |
(con tenerezza smarrita) Che farai? Che farai? | |
GIOSTA |
(impetuoso) Ritornerò al vento d'ogni strada come la foglia che non sa dove cada e dove muore. Batti alla porta!... Va'! Varca la soglia! E sia di me quel che vorrà il signore... | |
ANNA (con tenerezza di fanciulla triste) Addio! Vorrei tornar dolce e bambina come quando sostavo alla fontana nell'ora mattutina. Invece è l'alba e sono presso a te. ...Son tutta piena del tuo folle canto, trabocco, viva, del tuo puro amore, ma la dolcezza che mi strugge il cuore è una dolcezza che somiglia al pianto. Addio! Che in ogni buia ora di pena ti sia vicina, dolce e bambina, come quando sostavo alla fontana nel silenzio dell'ora mattutina. Io me ne andrò chissà quanto lontana! Ma porterò con me, viva nel cuore, sempre quest'ora di soavità e di dolore... Addio! | ||
GIOSTA |
(abbracciandola) No! Un bacio... Un bacio!... Un bacio! (staccandosene con dolcezza) Va'! | |
Si allontana. Il cielo schiarisce sempre più. Anna si avvicina lentamente alla casa. Giosta, allora, risale cauto il sentiero e si nasconde sotto i pini, come se volesse vedere la Fanciulla entrare. Anna sale i gradini e ristà un attimo, sotto alla luce della lampada; si volge verso la strada come se pensasse a Giosta, poi batte sulla porta, piano, con le nocche. Silenzio. Batte ancora. Silenzio. Batte nuovamente col picchiotto di ferro. Silenzio profondo. Un pensiero, il pensiero di essere cacciata, le balena nella mente. Scende i gradini, guarda alla finestra, un nodo di pianto e di disperazione le chiude la gola; risale i gradini e picchia, affannata, implorando, gemendo e cadendo poi ginocchioni contro l'uscio. | ||
ANNA Mamma! Perché? Perché non apri? Sono Anna. La tua figliola. Ho tanto freddo! Sono tanto sola! Aprimi, mamma! Mamma mia! Perdono! Come hai pietà d'un augelletto morto che raccogli nel fango, abbi pietà di me. Aprimi! Piango! O mamma... piango... e non mi dai conforto. Odi. Mi piegherò sopra il tuo cuore conme un giorno lontano, camminerò tenendoti per mano, sorridendo, in dolcezza, anche al dolore; ma non lasciarmi, non lasciarmi qui a pianger sulla porta, a struggermi e ad attendere così come se fossi già lontana o morta. Disperata o mamma, piango! O mamma, muoio! Ascolta! Mamma! Perché? Perché? Abbi pietà di me l'ultima volta! Lasciami entrare per morir con te! (si abbatte contro l'uscio singhiozzando. Giosta, sotto i pini, si preme le mani sul cuore e balbetta) | ||
GIOSTA |
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(la finestra a pianterreno si illumina e si schiude; Anna balza in piedi) | ||
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Aprono? No. Sì! Aprono! (muovendosi, fermandosi, quasi rispondendo al desiderio di fermarsi ancora) Che giova? | |
Si allontana: ma, al dialogo che suona nel silenzio mattutino, si arresta ed ascolta. Il cielo rosseggia fioco. La Madre appare alle sbarre della finestra. | <- Madre | |
MADRE |
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ANNA |
Mamma, pietà di me. | |
MADRE |
Sintram non vuol che t'apra... Senti... | |
ANNA |
(impetuosa col pianto alla gola) Perché? Perché? | |
MADRE |
Ti uccide, se ti vede. | |
ANNA |
(gridando) Morrò qui sulla porta... | |
MADRE |
Domani... | |
ANNA |
No. Domani mi troverete morta. | |
D'improvviso, nella stanza illuminata, Sintram appare alle spalle della madre. L'afferra. Alza le mani per batterla. La toglie violentemente dalle sbarre. La finestra si abbuia. Si ode il tonfo di una percossa. Un grido. Anna balza. | <- Sintram Sintram, Madre -> | |
ANNA |
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(silenzio; cade in ginocchio; la finestra rimane buia; il cielo schiarisce sempre più) | ||
ANNA |
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Cade col volto in giù, distesa, senza più piangere. Giosta allora si spicca d'impeto dal nascondiglio... poi si domina... e si avvicina a lei, piano, dolcemente, quasi fraternamente. L'alba è più chiara. | ||
GIOSTA |
Anna! | |
ANNA |
(smarrita) Giosta! Sei tu? | |
GIOSTA |
(sollevandola con gran dolcezza) Io! Sono io! | |
GIOSTA | ||
(la cinge alla vita, ella gli posa il capo sulla spalla; si avviano così, piano, piano verso il sentiero) | ||
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Cammineremo incontro al nuovo sole sempre così, tenendoci per mano... ...lontan lontano... e spunteran viole su dalla terra tepida che odora. Sei la mia aurora, la mia dolce aurora ch'io porterò così sempre nel cuore. (con gran tenerezza) Ave al dolore, che ti ha donata a me, pura e soave! Ave all'amore! Ed al tuo pianto sconsolato, ave! | |
Scendono lentamente pe 'l sentiero, allacciati alla vita, nel chiarore dell'alba: ed egli mormorando l'ultima parola, poserà la sua bocca sulla bocca di lei ancora fredda di pianto. | ||
La fucina a volte basse ed ampie nel Castello di Ekebù; sui pilastri d'una vecchia slitta rovesciata, è adagiato il fondo di una carretta, improvvisando così un desco; una carrozza sgangherata e senza una ruota pencola a sinistra di fianco alla mensa: e a destra, quasi vicino al fondo, rosseggia un fornello acceso, a mantice: le fiamme fumose avvolgono una gran caldaia di rame che s'illumina di tanto in tanto alle vampe azzurre del ponce; quasi sopra la mensa, pende un grosso maglio a corda che sembrerà un minaccioso pugno sospeso; due o tre incudini, infisse nei ceppi affumicati, spiccano qua e là; conficcate in terra, alcune lunghe tenaglie reggono nelle branche dei mozziconi di candela accesa che gettano strane ombre e bizzarre luci nell'ambiente grottesco e fantastico.
(Liecrona trae dal violino dei gridi di dolore)
(suona il primo tocco di mezzanotte)
(Sintram vestito da diavolo)
(Sintram si nasconde)
Briachi sconci! Sudicia canaglia!
(silenzio)
(silenzio)
Io non so nulla! No! Sull'anima ch'è mia!
Notte limpida; una luna pallidissima tramonta sul lago lontano; si vede, a sinistra, la facciata buia e tozza della casa di Sintram; a destra, di fronte alla casa, nereggia un gruppo di pini sotto ai quali serpeggia un sentiero che scomparirà come se discendesse in una valle; una strada più larga nel fondo, oltre la quale, in basso, spiccano le pallide acque del Lewen specchianti la luna biancastra di fumi e le stelle luminose; neve sugli alberi, sulla strada, e sulla spianata.
(suono fioco di sonagliere)
Sei tu, figliola mia? Anna! Sei tu?
(La luna tramonta; le stelle impallidiscono.)
I lupi! I lupi! / Sintram! / Urlano a branchi. Su!
(la casa rimane buia; il cielo e il lago schiariscono ai primi albori)
Non ci seguono più. / Taci. Ho paura
(Giosta si nasconde; Anna batte alla porta)
Non aprono! Non aprono! È la prova
Anna! Figliuola mia! / Mamma, pietà di me
(si ode il tonfo di una percossa; un grido)
Non batterla! È mia madre! Sintram! Una parola
(silenzio; cade in ginocchio; il cielo schiarisce sempre più)