Scena unica |
A destra, un interno d'osteria: stanza bassa, dalle pareti di legno, rossastro, con un gran focolare a cappa, una porta a destra ed una a sinistra. Dal soffitto pende una lampada. Sul focolare rosseggia un fuoco moribondo. Uscendo dalla porta di sinistra, si scende nello spiazzo, ampio e nevoso, che forma la seconda parte della scena. Spicca un gruppo di abeti, carichi di neve, sotto ai quali si vede il sentiero largo, che scende gradatamente verso la vallata. Oltre lo spiazzo, il sentiero riprende, salendo invece verso le officine ed il massiccio Castello di Ekebù, che dominano, lontani, la piccola altura. |
(♦) Ostessa <- Giosta |
GIOSTA |
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OSTESSA |
Chi sei? Che vuoi? | |
GIOSTA |
Chi sono?... Un lupo vagabondo. Che cosa voglio? Ridere col diavoletto biondo che guizza in ogni gocciola, nel fondo d'un bicchiere. Megera! Ostessa! Diavola! Voglio morire e bere. | |
OSTESSA |
Vattene! È tardi. Chiudo. | |
GIOSTA |
Non chiudere. (battendo sul taschino e facendo suonare delle monete) Le senti? Da quattro dì cammino sotto la neve e i venti. (ripicchiando sulle monete) Sentite come ridono! Son l'ultime ciarliere. Dicono: «Giosta Berling! Bevi. Godere è bere». | |
OSTESSA |
O Giosta, o Giosta! Scende la notte di Natale. I cherubini e l'anime batton pei cieli l'ale... | |
GIOSTA |
(interrompendo sguaiato) ...ed io cammino in cerca del diavolo ribaldo che l'anima mi sgeli col suo respiro caldo. | |
(sonagliere lontane) | ||
GIOSTA |
Odi le sonagliere? Odi le sonagliere? Eccolo è lui. Lo senti? Viene per me. Da bere! | |
L'Ostessa entra, poi ritorna portando un boccaletto e raccogliendo le monete. Il crepuscolo s'inazzurra. Le sonagliere si avvicinano garrule e diaboliche. Poi tacciono d'improvviso. Giosta beve avidamente. Un uomo, magro, adunco, sale allora per il sentiero, si guarda intorno inquieto e si avvicina a Giosta, chiamandolo. | Ostessa -> <- Ostessa <- Sintram | |
Ostessa -> | ||
SINTRAM |
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GIOSTA |
(senza guardarlo) Altezza! | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
(fissandolo) Ti credevo Belzebù. | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
Vuoi comprare la mia anima? | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
Non val nulla? Prova, prova, a domandarlo, padre d'Anna, a una fanciulla... Ah! Ah! Ah! | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
Maledetto? Ebbene? E tu?... | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
(alzandosi, barcollando) No. Tu corri per le selve; no, tu vaghi pei sentieri e mi segui da tre giorni con le rauche sonagliere. Vuoi comprare la mia anima? Te la do per un bicchiere. | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
Stanotte morirò. La vuoi comprare? | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
T'inganni. È d'Anna! | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
D'Anna!... (ricadendo e sghignazzando) Osi negare? | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
Mi vedrai qui sulle nevi... | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
Morto... | |
SINTRAM |
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GIOSTA |
Son tuo... | |
SINTRAM |
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Esce. Giosta batte un pugno sul tavolo. L'ostessa reca un altro boccale. La slitta e il cavallo di Sintram passano rapidi. | Sintram -> <- Ostessa | |
GIOSTA |
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OSTESSA |
Giosta Berling! Chiudo. È tardi. | |
GIOSTA |
Chiudi e vattene. Rimango. ...Là le danze allegre e garrule... Ed io qui che ghigno e piango. | |
Getta il capo sulle braccia. Il crepuscolo s'infosca. Silenzio. Ma dal sentiero, allora, sale un fresco cinguettio di voci femminili che si avvicina a poco a poco. Giosta alza il capo faticosamente e ascolta. | Ostessa -> | |
VOCI | ||
GIOSTA O mormorio giocondo di garrula zampogna! Nel cuore moribondo forse la vita sogna. Sogna e si rinnovella nell'ultimo bagliore come una villanella che canta al sol che muore. | ||
Si alza, barcolla e cade bocconi sulla neve, pesantemente. In quella, sciami di Fanciulle giungono di corsa pe 'l sentiero, ridendo. Entrano a gruppi come se si inseguissero per gioco e si volgono poi a spiare l'altro gruppo che arriva. | <- fanciulle, Anna | |
FANCIULLE E ANNA |
Prime! - Seconde! | |
ANNA |
Ultima! | |
FANCIULLE |
Osanna! (intorno ad Anna) - Osanna! - O fiocco fresco d'argento! - Sembri un balocco gaio del vento. - Affretta! Affretta! - Chi tarda irride! - Su bamboletta! - Chi ride inganna! | |
GIOSTA |
(quasi in delirio) La neve uccide! Anna! Mia Anna! | |
Lo sciame garrulo si muove confusamente per il sentiero che sale a Ekebù. Ma Anna dà in un piccolo grido e zoppica, improvvisamente. Tutte allora si fermano e le cadono ai piedi con grazia giocosa. | ||
FANCIULLE |
Ahi! Che ti cruccia? | |
ANNA |
(indicando la scarpetta) Qui, qui!... Si slaccia! | |
FANCIULLE |
Oh! La babbuccia!... | |
ANNA |
(col piede sollevato) La neve agghiaccia. | |
FANCIULLE |
...Ai suoi ginocchi! Così fa il vento che ammucchia i fiocchi sulla capanna... | |
GIOSTA |
(alzando il volto e la voce, ricadendo subito) Scherno! Tormento! Anna! Mia Anna! | |
Le Fanciulle -alla voce di Giosta- si levano e si stringono intorno ad Anna che trasale e guarda verso l'ombra e la neve dove giace l'Uomo. Silenzio un attimo. | ||
FANCIULLE |
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ANNA |
(si muove lenta verso l'uomo) | |
FANCIULLE |
No. Non avvicinarti... | |
ANNA |
(è già vicina: si curva: lo riconosce) Tu, Giosta Berling, tu! | |
FANCIULLE |
(allontanandola dolcemente) Anna! | |
ANNA |
(vicino all'uomo, tetra) Ti sei perduto. Pace al tuo cuore e al mio. Il cielo ti perdoni. | |
FANCIULLE |
Lascialo. Vieni... | |
ANNA |
(lasciandosi condurre) Addio!... | |
Esce con le Compagne che riprendono il canto e scompare per il sentiero che sale a Ekebù. Giosta si trascina ancora sulle ginocchia fino a metà dello spiazzo, poi d'un tratto ride e ricade col viso sulla neve. | fanciulle, Anna -> | |
<- un ragazzo, Comandante, Samzelius | ||
L'ombra scende più folta. Le finestre del castello e delle officine lontane tremolano di lumi. Rintoccano le melanconiche campane della sera. Sempre silenzio. D'un tratto pe 'l sentiero che sale dalla vallata, scoppia una voce irosa di donna. Poi appare un ragazzo con la lanterna. Dietro lui vengono la Comandante e Samzelius. | ||
La Comandante ha una pipa di terra in bocca, indossa una corta pelliccia di montone col vello in fuori ed una gonna rigata di bigello. Calza dei grossi stivali; il manico di un coltello le spunta fuori dal corpetto; i capelli bianchi coronano il suo volto di bella vecchia. Impugna un frustino. Samzelius, suo marito, le cammina al fianco, mutolo, tetro, indifferente. | ||
COMANDANTE |
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(il ragazzo inciampa quasi su Giosta) | ||
COMANDANTE |
Che fu? | |
SAMZELIUS |
(guardando l'uomo, indifferente) È un briaco che borbotta... | |
COMANDANTE |
(curvandosi) Lui!... Pe 'l diavolo... Su! Su! (scuotendolo) Uomo insensato. Tizzo di carbone! (al ragazzo che obbedisce) Batti all'albergo e sali ad Ekebù (indicando ironica Samzelius) ...col mio signore che non muove un dito com'è suo vezzo... (a Samzelius imperiosa) Annunzierai lassù che per la festa io giungerò tra poco. | |
SAMZELIUS |
(indifferente) Io? | |
COMANDANTE |
Pe 'l demonio! E chi?... Tu! Mio marito! | |
Il Ragazzo ha già picchiato alla porta dell'osteria. | <- Ostessa, ragazze | |
L'Ostessa è sull'uscio. La Comandante afferra Giosta e lo trae in piedi, rudemente, trascinandolo nell'interno, reggendolo, facendolo poi sedere sulla panchina del focolare. | ||
COMANDANTE |
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(coloro escono) | ragazze, Samzelius, un ragazzo -> | |
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GIOSTA |
(vaneggiando) Ave, Natale!... O mio tormento! O scherno... | |
COMANDANTE |
Cianci di chiesa e puzzi d'osteria... | |
L'Ostessa è uscita. La fiammata del focolare balena alta. La lampada riattizzata brilla viva. Giosta si rianima. La Comandante lo guarda. | Ostessa -> | |
COMANDANTE |
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GIOSTA |
(fissandola, smarrito) Voglio morire. | |
COMANDANTE |
Ah, sì? Proprio? E tu credi che Giosta Berling non sia già ben morto? Guardati un poco, sciagurato. Vedi? Soltanto gli occhi hai vivi ancora. E belli. Vuoi morir?... Vuoi morir?... | |
GIOSTA |
Voglio morire. | |
COMANDANTE |
Ragazzo, ascolta. Son la Comandante delle ferriere d'Ekebù. Se levo un dito solo, il buon governatore diventa una marmotta. Se n'alzo due, il capitolo s'affaccia sulla piazzetta e trotta. Se n'alzo tre, a minaccia, il tribunale, il vescovo e i più forti uomini del Vermland ballan la polca. Eppur, ragazzo, il diavolo mi porti s'io non sono un cadavere... | |
GIOSTA |
No, no... Tutto è finito. Lasciami morire! | |
(la Comandante sbatte il frustino sul tavolo, poi s'avvicina a Giosta, siede vicino a lui e gli parla con voce improvvisamente commossa e materna) | ||
COMANDANTE |
Come fu, come fu, che t'han cacciato dalla chiesa di Bro? | |
GIOSTA |
(levando il capo smarrito) Non lo so più. (rievocando a stento nella memoria) | |
Bro: la chiesetta triste. Bro, la mia triste vita. Neve, silenzio, gelo, malinconia infinita. Vivevo là, sperduto… là... tra un garrir di spole, pastor di dio ignorato... Là... ...Ma non ride il sole? Ma sulla terra tepida che odora non fioriscono dunque, le viole? L'estate, calda di frumenti d'oro, lieta di vento, ebbra di stridi e d'ale, non canta più coi miei vent'anni in coro, non danza più per le sonanti sale delle campagne, allegre di lavoro?... Così gridavo a dio, così chiedevo a dio tutte le sere. E bevevo... bevevo... La primavera era nel mio bicchiere. E ad ogni stilla... ecco una rosa: ad ogni sorso... ecco... un trillo e un cinguettio di nidi; ecco... un fiorir di tepidi cotogni e gridi e stridi, e voli e sogni, e dalla terra tutta quanta in fiore e dall'anima mia tutta fiorita un grido, un grido, un grido: «Ave al signore, ave, alla vita!...» ...Non ricordo più. Fui sconsacrato, fui cacciato. «Via l'ubriacone! Dio gli neghi il pane!» Cerco la morte da tre dì. Che dire? Che fare ancora? È giunta l'ora. Lasciami morire. (singhiozza col volto tra le mani, come un fanciullo) | ||
(la Comandante è commossa; gli pone una mano sul capo, maternamente; dopo un poco, gli parla con amarezza e con pietà) | ||
COMANDANTE No. Sei un fanciullo. Nel tuo triste pianto forse io ricordo un dolce pianto mio. Ascoltami. Ritorno la vaga e bionda Margareta Celsig ch'ero una volta... non so più in qual giorno. Amavo, allora, e come lo sa dio, in umiltà, sognando l'uomo e il focolare mio semplici e santi nella povertà. Ma l'uomo un dì partì: «voglio tornare ricco», mi disse, «prega sempre e aspetta...» E aspetta e aspetta senza disperare e aspetta e aspetta... (e commossa s'interrompe) Ascolti?... | ||
GIOSTA |
(senza levare il viso) Sì. | |
COMANDANTE |
Ma la mia gente, allora, posò gli sguardi su Samzelio, il tetro Samzelius. «To'! Ecco il tuo sposo!...» No! «Prendilo!» - No! «Prendilo!» - No!... A nerbate e a calci mi forzarono... (fra i denti) Gesù! (con tristezza) Ma da quel giorno, Margareta Celsig non visse più. (a Giosta, dopo un istante) Mi ascolti ancora?... | |
GIOSTA |
(guardandola) Sì!... | |
COMANDANTE |
Guardami. Allora -non so più quando- ritornò colui ch'era partito. Ritornò e fu mio. Sì. Fu il mio amante. Mi donò Ekebù, oro ed amore ed io bevvi, ed io bevvi -arsa- al peccato e fui la Comandante dal pugno forte e dal selvaggio cuore. | |
(Giosta è in piedi percosso dal racconto) | ||
COMANDANTE |
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(ansa e tace; Giosta, pallido e smarrito, la fissa; la donna si calma) | ||
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Non m'ha più perdonato, ella, mai più. E vive ancora. Colui che amavo è morto. Io col marito che tutto ignora trascino il mio cadavere in peccato. Tutto è passato e vivo sempre. E spero in dio. Ho finito! (ora è calma. Sorride; imbocca la pipa, e cammina verso Giosta) Vivi anche tu, ragazzo. Raccolgo da quel giorno i deboli e i perduti che iddio mi manda intorno. Do loro la letizia, la fede ed i piaceri, li chiamo i Cavalieri. Sono i miei Cavalieri. Vuoi vivere?... Vuoi vivere?... Redimerti? | |
GIOSTA |
No. | |
COMANDANTE |
No? Ebbene! Allora ammazzati... (guardandolo negli occhi e alzando il dito) Ma un'altra cosa so... | |
(una voce ancora lontana, suona allora dal sentiero; un lieve chiarore di fiaccole fumiga tra gli abeti) | ||
CRISTIANO |
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CAVALIERI |
La canzon del Cavaliere sempre gaia e disperata. Heissan! Heissan! | |
COMANDANTE |
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GIOSTA |
(trasalendo) Che dici?... Anna?... | |
COMANDANTE |
Vuoi vivere?... Al castello si danza questa notte ed Anna è là. Sei bello ed ella t'ama. Accetti?... (alle voci più vicine) ...Ascolta la canzone dei Cavalieri... | |
Giosta rimane immobile e dubbioso. Ma pe 'l sentiero brillano allegramente le fiaccole e la frotta dei Cavalieri guidata da Cristiano, seguita dalla folla, irrompe cantando, suonando nei violini e soffiando nei corni. La canzone prorompe alta. | <- Cristiano, cavalieri, folla | |
CAVALIERI | ||
(Giosta d'improvviso si scuote e tende la mano alla Comandante che gliela serra rudemente) | ||
GIOSTA |
Accetto! | |
COMANDANTE |
Vieni. È la redenzione. | |
Spalanca la porta, tenendo sempre per mano Giosta. Sullo spiazzo la folla agita le fiaccole, i Cavalieri cantano e ballano allegramente. | ||
COMANDANTE |
Cavalieri! | |
CAVALIERI |
(volgendosi, festosamente) Comandante!... | |
COMANDANTE |
(presentando) Giosta Berling, cavaliere! | |
CAVALIERI |
(sventolando i cappelli, agitando le braccia festosamente) - O fratello!... Heissan! Heissan! - Gloria! - Gloria! | |
D'improvviso, strepito di sonagli. I Cavalieri e la folla s'interrompono, si volgono e ascoltano. Sintram appare tra gli abeti. | <- Sintram | |
CAVALIERI |
Sonagliere? (segnando a dito) - Sintram! Guardalo!... - Ci segue!... | |
FOLLA |
(volgendosi) Sintram! Sintram!... | |
CRISTIANO |
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CAVALIERI |
O ti scoppia una gragnuola di motteggi sulle corna. | |
CRISTIANO |
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CAVALIERI |
Tu sei un tristo. Noi gli eletti... | |
COMANDANTE |
(imperiosa, ai Cavalieri e alla folla) Via!... Lasciatelo!... Al castello! | |
TUTTI |
Sia! Al castello... | |
SINTRAM |
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Sintram spinge la slitta verso Ekebù precedendo i Cavalieri. I Cavalieri e la folla circondano allegramente Giosta e la Comandante. Imboccano i corni, impugnano i violini. E la baraonda allegra si avvia rapida e confusa verso il castello, al chiarore delle fiaccole e al canto della canzone. | ||
TUTTI | ||
Si muovono confusamente. Fumi di fiaccole, tumulto allegro, voci festose. | ||
Sintram, Cristiano, cavalieri, folla, Giosta, Comandante -> | ||
A destra, un interno d'osteria: stanza bassa, dalle pareti di legno, rossastro, con un gran focolare a cappa, una porta a destra ed una a sinistra; dal soffitto pende una lampada; sul focolare rosseggia un fuoco moribondo; uscendo dalla porta di sinistra, si scende nello spiazzo, ampio e nevoso, che forma la seconda parte della scena; spicca un gruppo di abeti, carichi di neve, sotto ai quali si vede il sentiero largo, che scende gradatamente verso la vallata; oltre lo spiazzo, il sentiero riprende, salendo invece verso le officine ed il massiccio Castello di Ekebù, che dominano, lontani, la piccola altura; è l'ultima ora del crepuscolo.
Ohè! Dell'acquavite! Ostessa! Oste! Megere!
(il crepuscolo s'inazzurra; suono di sonagliere)
Giosta! / Altezza! / No. Son Sintram / Ti credevo Belzebù
Bevo! Bevo! / Ave, pia notte di Natale... Angeli! Stelle!
(il crepuscolo s'infosca; silenzio)
(silenzio)
(l'ombra scende più folta; le finestre del castello e delle officine tremolano di lumi; rintoccano le campane della sera)
Mille diavoli! Marmotta! Su, la lampada...
Andate! / Giosta! Ohè! Prete d'inferno!
Poeta del Vermland, come sei qui?
E quando un giorno la mia vecchia madre
(lieve chiarore di fiaccole)
Anna! / Che dici? Anna? / Vuoi vivere? Al castello
(strepito di sonagli)