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La fucina a volte basse ed ampie nel Castello di Ekebù; sui pilastri d'una vecchia slitta rovesciata, è adagiato il fondo di una carretta, improvvisando così un desco; una carrozza sgangherata e senza una ruota pencola a sinistra di fianco alla mensa: e a destra, quasi vicino al fondo, rosseggia un fornello acceso, a mantice: le fiamme fumose avvolgono una gran caldaia di rame che s'illumina di tanto in tanto alle vampe azzurre del ponce; quasi sopra la mensa, pende un grosso maglio a corda che sembrerà un minaccioso pugno sospeso; due o tre incudini, infisse nei ceppi affumicati, spiccano qua e là; conficcate in terra, alcune lunghe tenaglie reggono nelle branche dei mozziconi di candela accesa che gettano strane ombre e bizzarre luci nell'ambiente grottesco e fantastico.
(Liecrona trae dal violino dei gridi di dolore)
(suona il primo tocco di mezzanotte)
(Sintram vestito da diavolo)
(Sintram si nasconde)
Briachi sconci! Sudicia canaglia!
(silenzio)
(silenzio)
Io non so nulla! No! Sull'anima ch'è mia!
Notte limpida; una luna pallidissima tramonta sul lago lontano; si vede, a sinistra, la facciata buia e tozza della casa di Sintram; a destra, di fronte alla casa, nereggia un gruppo di pini sotto ai quali serpeggia un sentiero che scomparirà come se discendesse in una valle; una strada più larga nel fondo, oltre la quale, in basso, spiccano le pallide acque del Lewen specchianti la luna biancastra di fumi e le stelle luminose; neve sugli alberi, sulla strada, e sulla spianata.
(suono fioco di sonagliere)
Sei tu, figliola mia? Anna! Sei tu?
(La luna tramonta; le stelle impallidiscono.)
I lupi! I lupi! / Sintram! / Urlano a branchi. Su!
(la casa rimane buia; il cielo e il lago schiariscono ai primi albori)
Non ci seguono più. / Taci. Ho paura
(Giosta si nasconde; Anna batte alla porta)
Non aprono! Non aprono! È la prova
Anna! Figliuola mia! / Mamma, pietà di me
(si ode il tonfo di una percossa; un grido)
Non batterla! È mia madre! Sintram! Una parola
(silenzio; cade in ginocchio; il cielo schiarisce sempre più)
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