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Un'ampia sala nel Castello di Ekebù; a destra quasi vicino al proscenio un'arcata, chiusa da una tenda di velluto e una finestra a vetri colorati; nel fondo una gran porta d'entrata; a sinistra, un largo focolare a cappa ed un'altra porta; dal focolare pende una grossa catena che sfiora i ciocchi appena accesi; sedie, sgabelli, cassapanche; candelabri accesi sopra le mensole: uno, grande, pendente dal soffitto; alla parete, uno specchio.
(silenzio improvviso)
Zitte! / Perché? / Là, nel camino, là
Sintram! Tuo padre! / Non vi sgomentate
(suoni e voci lontani; bagliori rossastri sulle vetrate)
I Cavalieri, giungono! / Ma tu
Giungono! Se ti colgono, sei morto.
Via la plebe! / Non c'è! / Che me ne importa?
Ragazzi / No.Prima la cerimonia
Odi, fratello Giosta: da prode Cavaliere
Ora basta! Alla recita! Ma presto!
(silenzio)
Non piangere, non piangere. Perché?
Ragazzi, pronti? / A te le vesti! / Là!
Presto! / Ciurmaglia! Gloria d'Ekebù!
Silenzio! Pronti i corni? / La scena è apparecchiata?
(silenzio profondo; si alza la tenda; si vede la facciata d'un palazzetto con una finestra illuminata; è notte; nel cielo color blu vivo, ride una luna tonda, con occhi, naso e bocca)
(ritornello dell'orchestrina)
(ritornello dell'orchestrina)
(urlo terribile; la tenda del teatrino cala rapida)
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