Atto primo

 

Scena prima

Regale con trono in cui Niobe, ed Anfione circondati da numerosa loro Prole in mostra guerriera, corteggio di Cavalieri, e Dame, e Nerea.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Niobe, Anfione, numerosa prole, cavalieri, dame, Nerea

 

ANFIONE

Venga Clearte.  

NIOBE

E che farà?

ANFIONE

Già udisti

Niobe mio cor, mia speme,

che de giorni tranquilli

resa avara la mente,

di più compor mal soffre

con lo scettro la mano a miei riposi

mal più s'adatta il trono, ed abbastanza

sotto il pesante incarco

del diadema regal sudò la fronte.

Alle glorie ben conte

di me, di te, de' figli,

stanche son già le Ismenie incudi; e il fato

più non può dar, per far un re beato.

Tu, cui gli dèi formaro

di nume il senno, e la beltà di dèa,

or ben con tua virtute

puoi, dando legge al soglio,

serbarmi alla quiete, e se tu sei

risplendente mio cielo, il ciel ben suole

con instancabil moto

dar riposo alla terra. Omai da' boschi

tuo compagno al gran peso

Clearte io richiamai.

NEREA

Ohimè.

ANFIONE

Fedele

questi, qual sempre saggio,

eseguirà tuoi cenni, ed il tuo impero

già decantare in lieta pace io spero.

NEREA

Oh bell'imbroglio invero.

NIOBE

Dove son io, da qual soave incanto

dolcemente ferita,

sento l'alma rapita?

Ahi ben m'aveggio o caro,

che dal tuo divin labbro

escon si vaghe tempre,

perché io provi mai sempre

con mia felice sorte

dilettoso il languir, dolce la morte.

Sì sì nel regio petto

sovrabbondi la gioia, e la grand'alma

scarca d'esterne cure

di consorte, di figli, e di vassalli,

s'a numi ora s'appressa,

poiché visse ad altrui, viva a sé stessa.

NEREA

Per indurci a regnare,

fatica non si dura,

ch'allo scettro è proclive ogni natura.

 

ANFIONE

Sollievo del mio seno,  

conforto del mio ardor.

In te ritrovo a pieno

la pace del mio cor.

 

NIOBE

Mia gioia, mio diletto,

diletto di mia fé.

Quest'alma nel mio petto

ha vita sol per te.

 

Scena seconda

Clearte, e i suddetti.

<- Clearte

 

CLEARTE

Ecco a' piè di chi impera  

il suddito inchinato. Al regio cenno

ecco omai del vassal l'arbitrio umile,

e da boschi Clearte

ecco si toglie ad ubbidire accinto

il voler del sovrano...

(Ahi ch'un guardo di Niobe il cor m'ha estinto.)

NEREA

(Ei ritorna d'Amor nel labirinto.)

ANFIONE

Già sul trono celeste il re degl'astri

librò l'anno due volte,

da che l'umil soggiorno

fra le selve eleggesti,

ed in ozio traesti,

nelle romite piagge

in sembianza di fera orme selvagge.

Tempo è omai, che tu rieda

a compensar con le vigilie illustri

sì lungo oblio: nel regno

a sostener mie veci

della mia Niobe al fianco

ti destinai.

CLEARTE

Che ascolto?

ANFIONE

L'arco talor gran pezza

rallentato si serba,

perché poscia a grand'uopo

con più rousta tempra

s'incurvi ai colpi a ben colpir lo scopo.

CLEARTE

(Dall'empio amor deluso

che risolvi mio core?)

NEREA

(Egli è confuso.)

ANFIONE

(discende dal trono e copre Clearte d'una veste regia)

Su di regali spoglie

cinta la nobil salma,

mostri, che di regnar degna è quell'alma.

Tu con sì fido atleta

non temer mia reina

forza d'invide stelle:

più m'ardete io v'adoro o luci belle.

 

Miratemi begl'occhi,  

e fatemi morir.

I vostri dolci sguardi

avventan mille dardi,

ma è caro ogni martir.

Anfione ->

 

Scena terza

Niobe, Clearte, Nerea, Corteggio.

 

NIOBE

Splendetemi d'intorno  

raggi d'eterna luce, e impresso resti

sulla fronte del sol così gran giorno.

Clearte.

CLEARTE

(Ahi fiera guerra

fra l'amor, e il rispetto

io racchiudo nel petto.)

NIOBE

Non rispondi? Fra boschi

forse la mutolezza

dalle fere apprendesti?

CLEARTE

(In gran periglio

io ti veggio mio cor, alma consiglio.

NIOBE

Oppur sordo agli accenti

i tronchi imiti al sussurrar de' venti?

CLEARTE

Né da tronco, o da fera

appresi io ciò giammai.

Ma a venerar con il silenzio i numi

dal mio core imparai.

NEREA

Si scuote affé.

NIOBE

Tuo peso dunque sia

fra popoli soggetti

il culto propagar de' miei gran pregi,

di reina fra dèi, di dea fra regi.

CLEARTE

Ubbidirò fedele, e i primi voti

ecco porge il mio labbro,

or che prostrato imploro

(quasi dissi pietade)

benigni influssi da quel sol che adoro.

NEREA

Accorta invenzion.

NIOBE

La fé ci è grata;

se muto fosti già, Niobe è placata.

NEREA

Buon premio inver.

CLEARTE

Dimostra, ahi che non erro,

da quei lumi di foco alma di ferro.

 

NIOBE

È felice il tuo cor, né sai perché.  

Un certo tuo sprezzo,

non so qual tuo vezzo

m'invoglia di te.

Niobe, numerosa prole, cavalieri, dame ->

 

Scena quarta

Clearte, Nerea.

 

NEREA

Che sento?  

CLEARTE

E che mai disse?

NEREA

Signor, umil Nerea

or teco si rallegra.

CLEARTE

Il rivederti

mi è caro o fida, a cui

sola son noti i miei infelici ardori.

NEREA

Ma felici al presente,

se pur Niobe non mente.

CLEARTE

E possibil ti sembra,

ch'ella senta pietà del foco mio?

NEREA

Il cor di bella donna è sempre pio.

CLEARTE

Ma se a lei sempre occulto

fu l'incendio del core?

NEREA

Troppo ci vede, ed è pur cieco amore.

CLEARTE

Per te vive mia speme.

NEREA

Il cor consola.

Io penetrar prometto

gli arcani di quel sen, per cui sospiri.

CLEARTE

Il ristoro tu sei de' miei martiri.

 

NEREA

Quasi tutte  

son le brutte

quelle donne, che non amano.

Ma chi vanta in sen beltà,

nutre sempre al cor pietà

per gli amanti, che la bramano.

Nerea ->

 

Scena quinta

Clearte.

 

 

Rio destin che pretendi  

or che accanto al mio foco

tu a forza mi traesti; e fummi vano,

per saldar la mia piaga; irne lontano.

 

Son amante, e sempre peno,  

perché peno per chi no 'l sa.

Alla lingua o sciogli il freno,

o amor dammi la libertà.

Clearte ->

 
 

Scena sesta

Boscaglia.
Tiberino con suoi Seguaci.

 Q 

Tiberino, seguaci

 

TIBERINO

Della famosa Tebe  

ecco amici le selve; il piè già calca

le desiate arene,

ch'esser dovran del valor nostro il campo.

Già degl'Albani il nome

mercé di nostre imprese,

nella Grecia superba or va fastoso:

uom non v'è glorioso

in cacce, in lotte, alla palestra, al corso,

che a noi sinor non ceda; Argo e Micene,

e Corinto, e Tessaglia

eroe non ha, che a Tiberin prevaglia.

 

Alba esulti, e il Lazio goda.  

Il sudor di questa fronte

nutre i lauri al dio bifronte,

che al suo crine i fati annoda.

 

Scena settima

Udendosi rimbombare di lontano per la selva trombe di cacciatori, Manto in atto fuggitivo inseguita da una belva, e suddetti.

 

TIBERINO

Suon di lontana caccia  

fa rimbombar la selva.

MANTO
(di dentro)

Aita o numi.

TIBERINO

Qual mesta voce?

 

<- Manto

MANTO

Ahi non v'è scampo. O sorte.  

TIBERINO

Che veggo o ciel? Non paventar donzella:

in tua difesa è la mia destra o bella.

(si pone a guerreggiar con la fiera, e l'atterra)

MANTO

Oh valor, oh virtute.  

TIBERINO

Il proprio sangue

bevon l'ingorde fauci; e già cadendo,

a trofei di mia destra

erge nuovo trofeo con le sue spoglie;

tuo scherzo, e gioco, or ch'il timor ti toglie.

 

MANTO

Se la vita a me donasti,  

nume sei di questa vita.

La memoria de' tuoi fasti,

nel mio cor terrò scolpita.

 

TIBERINO

Di vezzo, e leggiadria  

Venere, non cred'io, fu più compita.

 

Scena ottava

Tiresia cieco appoggiato ad un Servo, e suddetti.

<- Tiresia, servo

 

TIRESIA

Figlia ove sei, tesor dell'alma mia!  

TIBERINO

Qual uomo appare?

MANTO

Padre.

TIRESIA

Pur ti ritrovo.

MANTO

Onora o genitore

l'uccisor della belva,

che ver nostre capanne

ratta fuggendo a' cacciatori occulta,

assalì me poc'anzi, e mi disgiunse,

dal fianco tuo, dand'io alla fuga il piede.

TIRESIA

Tutto vide la mente: eroe sì prode

è dell'alban regnante

l'unico erede, e Tiberin s'appella.

MANTO

Figlio di re?

TIBERINO

Come del ver favella?

TIRESIA

Tiresia io son, cui Giove

diede mente presaga,

se Giunone sdegnata,

privò d'eterni lumi, ed è mia prole

la donzella difesa.

TIBERINO

Ella m'infiamma.

MANTO

Io son d'amore accesa.

TIRESIA

Piacciati a' nostri alberghi

volger le piante, ed ivi

nelle cose future

la serie ascolterai di tue venture.

 

Amor t'attese al varco,  

per saettarti l cor.

Gli diè la sorte l'arco,

e il dardo feritor.

Tiresia, servo ->

 

Scena nona

Tiberino, Manto.

 

TIBERINO

Svelò fatal la piaga.  

MANTO

Ahi quanto io più miro, ei più m'impiaga.

TIBERINO

Dimmi o bella: sei sposa?

MANTO

Ho intatto il fiore

del virginal candore.

TIBERINO

Tua patria?

MANTO

Tebe.

TIBERINO

Il nome?

MANTO

M'appello Manto.

TIBERINO

E a quali uffici eletta?

MANTO

A Latona io ministro

col genitor suo sacerdote.

TIBERINO

E al nume,

che prevale agli dèi,

tu quali incensi offrisci?

MANTO

Che mai dirò? Tuoi detti

io non intendo.

TIBERINO

Al dio fanciul bendato?

MANTO

Nemmeno.

TIBERINO

Al dio Cupido?

MANTO

M'è ignoto.

TIBERINO

Oh stolto core,

tu non conosci amore?

 

Tu non sai che sia diletto,  

non sai dir che sia conforto.

Senza amor un cor è morto,

senza cor non vive un petto.

Tiberino, seguaci ->

 

Scena decima

Manto.

 

 

Oh d'amor troppo ignaro, e così tosto  

vuoi, che pudico seno

a favellar d'amore

scioglia la lingua? E non ti disser gl'occhi,

ahi questi occhi dolenti,

l'autor de' miei tormenti?

Poco in amor sagace:

lingua d'amante core

meglio parla d'amore allor che tace.

 

Vuoi ch'io parli, parlerò.  

Ma se chiedo poi mercé,

mio tesor che fia di me,

se mercé poi non avrò?

Manto ->

 

Scena undicesima

Di lontano all'improvviso apparisce smisurato mostro, che portandosi al proscenio, ad un tratto si risolve in molti Guerrieri, lasciando in una nuvoletta a terra Creonte in atto di dormire, e desto Poliferno.

<- guerrieri, Creonte, Poliferno

 

POLIFERNO

Dormi Creonte, e intanto  

sogna o prole guerriera

del tessalo monarca

l'alta beltà, di cui con forza ignota,

io l'imago t'impressi in mezzo al core.

Fia de' tuoi sogni autore

di Megera il flagello, acciò che spinto

da infuriati sensi,

rechi al regno tebano incendi immensi.

CREONTE

Che vago sen.

POLIFERNO

Con i fantasmi omai,

opre di magic'arte,

a vaneggiar comincia.

CREONTE

È donna. O dèa?

Ahi, ch'un guardo mi bea.

POLIFERNO

Scosso da interna face

ecco si desta.

CREONTE

Ferma  

ferma o nume adorato,

mia delizia, mio ben, anima mia,

dove fuggi? Ma dove,

dove mi trovo? Ed a qual aure spiego

gl'immoderati affetti?

POLIFERNO

Son forier d'empie stragi i suoi diletti.

 

CREONTE

Dove sciolti a volo i vanni  

diva mia da me fuggisti?

Se dal sonno infra gl'inganni

a bearmi tu venisti.

 

POLIFERNO

Creonte e che ti pare  

di Niobe, che sognando,

già conoscer ti fei?

CREONTE

Ahi ch'in beltà non cede

agl'astri, a Delia, al Sole,

s'ha del sol le pupille,

della luna i candori,

degl'astri le faville.

POLIFERNO

Su, per goder ben tosto

di cotanta beltà, senza dimore

Tebe si assalga, e cada

Anfione svenato;

sia Lico vendicato,

il tuo gran zio, cui tolse

con esecrando scempio

e la vita, ed il regno,

Anfione l'indegno.

 

Nuovo soglio, e nuova bella  

a goder ti guida il fato,

a tuo pro la sua facella

scuote amor con Marte armato.

Poliferno, guerrieri ->

 

Scena dodicesima

Creonte.

 

 

A voi di Tracia, e Cnido  

onnipotenti numi,

se non sarete a' miei desiri avari,

ergerò nuovi altari

accesi ognor di nabatei profumi.

Sia di Nemesi il ferro

debellator dell'usurpato soglio,

e sia di Citerea,

come a Paride in Sparta, a me concesso

dell'Elena tebana oggi il possesso.

 

Troppo caro è quel bel volto,  

che dal seno il cor m'ha tolto,

né saprei che più bramar.

Goderò del ciel le faci,

se quei lumi sì vivaci

potrò giunger a baciar.

Così vago è quel sembiante,

che quest'alma ha resa amante,

che a lui cede ogni beltà.

Il mio cor sarà beato,

se al mio sen quel sen bramato

sorte amica stringerà.

Creonte ->

 
 

Scena tredicesima

Regio museo, che ostenta la reggia dell'Armonia.
Anfione.

 Q 

Anfione

 

 

Dell'alma stanca a raddolcir le tempre,  

cari asili di pace a voi ritorno:

fuggite omai fuggite

da questo seno o de' regali fasti

cure troppo moleste, egri pensieri:

che val più degli imperi

in solitaria soglia, ed umil manto

scioglier dal cor non agitato il canto.

 

Sfere amiche or date al labbro  

l'armonia de' vostri giri.

E posando il fianco lasso,

abbia moto il tronco, il sasso

da miei placidi respiri.

 

Scena quattordicesima

Niobe, ed Anfione.

<- Niobe

 

NIOBE

Anfion mio desio,  

mio tesoro, cor mio.

ANFIONE

Mia luce, mia pupilla.

NIOBE

Ecco a te vola

tronco, e sasso animato

il cor innamorato.

 

Vorrei sempre vagheggiarti,  

vorrei star sempre con te.

Non ha pace, non ha bene,

vive ogni ora fra le pene

da te lungi la mia fé.

 

Scena quindicesima

Clearte, Nerea, Anfione.

<- Clearte, Nerea

 

NEREA

Eccola.  

CLEARTE

Ahi cor resisti.

NIOBE

A che vieni?

CLEARTE

Di tessali oricalchi

rimbomba il suol tebano audace stuolo

d'armate schiere inonda,

qual torrente improvviso,

le beozie campagne: a me non resta

che con pronte falangi

espor la vita alla difesa; e i cenni

ad inchinare, ad ubbidire io venni.

ANFIONE

Che sento?

NIOBE

E non rammenta

il tessalo superbo

quali sian le nostr'armi? Insano venga,

e al cenere gelato

di Lico debellato,

giunga ceneri nuove.

ANFIONE

E pur ritorna

l'alma ai tumulti: ahi ch'è in un regio seno

brieve luce di lampo ogni sereno.

NIOBE

Non ti turbar idolo mio.

ANFIONE

Discioglie

ogni nube di duolo

de' tuoi celesti sguardi un raggio solo.

A premunire intanto

gl'animi de' vassalli

di costanza, e di fede,

mi parto, o cara.

NIOBE

E in breve

io seguirò il tuo piede.

 

ANFIONE

È di sasso chi non t'ama,  

è di gel chi non t'adora.

Provo io ben ch'un cor è poco

a capir l'immenso foco,

che per te mi strugge ogn'ora.

Anfione ->

 

Scena sedicesima

Niobe, Clearte, Nerea.

 

NEREA

E tu qual gelo, o sasso,  

muto ancor te ne stai?

CLEARTE

Son morto ahi lasso.

NIOBE

Clearte oggi fra l'armi

qual divisa destini?

NEREA

Animo.

CLEARTE

Scopri a parte

mio cuor la chiusa fiamma:

scolpito avrà la scudo

d'Encelado il gran monte,

che ognor da nevi oppresso,

d'interno incendio avvampa.

NIOBE

E il motto?

CLEARTE

Sia.

Perché al ciel aspirai.

NEREA

Di ben capirlo affé

ella s'intenderà meglio di me.

NIOBE

Non comprendo il concetto; or via lo spiega.

CLEARTE

Or m'assisti o Cupido.

NEREA

Ardir ci vuole.

CLEARTE

D'un cor la sorte esprimo,

che ad un ciel di beltade

sollevando il desio,

da duo bei lumi alteri

fulminato se n' giace

sotto monte di duolo; e non osando

scoprir l'incendio interno,

gela al di fuori, e chiude in sen l'inferno.

NIOBE

E di qual core intendi.

CLEARTE

Nerea perduto io sono.

NEREA

Su viene adesso il buono.

CLEARTE

Del mio cor sventurato.

NIOBE

E qual sen l'ha piagato?

CLEARTE

Gelar mi sento.

NEREA

Presto

bisogna dire il resto.

NIOBE

Segui: non parla.

CLEARTE

Oh numi.

NIOBE

Io pur son certa

a gran tempo, ch'ei vive

di me tacito amante.

CLEARTE

Svenami pure o cielo.

NEREA

È delirante.

CLEARTE

Perdona o mia...

NIOBE

No ferma:

del tuo cor martire

io più non voglio udire.

 

Segui ad amar così  

né mai parlar di più.

Per chi t'alletta, e piace,

allor che più si tace,

bella è la servitù.

Niobe ->

 

Scena diciassettesima

Clearte, Nerea.

 

CLEARTE

E voi, che mi struggete,  

voracissime fiamme,

dal sen che rispondete?

NEREA

Oh sciocca frenesia; tu non intendi

di Cupido i precetti:

con le donne ei non vuol tanti rispetti.

 

CLEARTE

C'ho da morir tacendo  

il cor l'indovinò.

C'ho da tacer morendo

lo stral, che m'impiagò.

Clearte ->

 

Scena diciottesima

Nerea.

 

 

Forsennato vaneggia, e non conosce  

l'arti sagace usate

dalle donne, che accorte

sono d'esser amate.

Io giurerei, che Niobe

del suo amor avveduta,

se ne fia compiaciuta;

e mostrandosi sorda,

voglia per qualche dì dargli la corda.

 

In amor siam tanto facili,  

ch'a un sospir ci lasciam vincere.

Basta sol, ch'un finga piangere

per sentirci il seno a frangere

e lasciarci il core avvincere.

Nerea ->

 
 

Scena diciannovesima

Campagna spaziosa con vista di Tebe sfornita di muraglie.
Creonte, Poliferno.

 Q 

Creonte, Poliferno

 

POLIFERNO

Ecco Tebe.  

CREONTE

O adorata

sfera del mio bel nume; il piè divoto,

come il cor riverente, a te già volgo,

deh pietosa m'accogli,

e fa' ch'io nel tuo seno

spinto da impaziente, alto desio

possa celato almeno

porger taciti voti all'idol mio.

 
Qui smisurato fantasma apparirà di sotterra.
 

POLIFERNO

Per condurci ove brami  

occulti, e inosservati,

ecco dell'opre mie ministro eletto.

CREONTE

Oh portento.

POLIFERNO

In brev'ora

potrai a luci aperte

vagheggiar non veduto,

l'adorato sembiante

della bella regnante.

 
Qui dalla bocca del fantasma si forma gran voragine in aria.
 

CREONTE

Che veggio?  

POLIFERNO

A noi s'appresta

fra quelle fauci incognita la via:

movi sicuro il passo, e là t'invia.

 

CREONTE

Anderei sin nell'inferno,  

per mirar volto sì vago.

Se più grande il foco interno

desta in me la bella imago.

(entra nella voragine)

Creonte ->

 

Scena ventesima

Poliferno.

 

 

Oh di Lico infelice  

infelice consorte, a me germana,

Dirce, Dirce deh sorgi;

e in ombra almeno scorgi,

che se vittima altera

col tuo sposo regnante al piè cadesti

del superbo Anfione,

a vendicar d'entrambi

l'ingiurioso fato,

provoca Poliferno

Tessaglia all'armi, ed a battaglia Averno.

 

Fiera Aletto  

del mio petto

non cessar di mover guerra.

Olocausti più devoti

t'offrirò, s'oggi a' miei voti,

re tiran da te s'atterra.

(entra nella voragine, la quale si chiude profondandosi)

Poliferno ->

 

Scena ventunesima

Anfione seguìto da numeroso Popolo.

<- Anfione, numeroso popolo

 

ANFIONE

Popoli o voi, ch'un tempo  

da inospite foreste

i passi rivolgeste

tratti al suon de' miei carmi,

ai cittadini marmi...

Voi, che a me dati in cura

da Giove il mio gran padre,

sudditi sol di nome,

ma più cari de' figli,

mi vedeste ad ogn'ora

in dolce impero a vostro bene eletto,

di scettro in vece, esercitar l'affetto.

Voi chiamo, e da voi spero

di Tebe la difesa, i vostri cori,

che in paragon di fede

seppero di diamante esser più volte,

ben sapranno all'assalto,

che di Tessaglia or ci muove, esser di smalto.

Su su destisi in voi

desio di nuove glorie; un re che v'ama,

si segua fra perigli;

e a temerari insulti.

VOCI DI POPOLO

Il corso si prescriva.

Viva Anfione viva.

ANFIONE

Voci d'alta costanza: alme fedeli

degni premi attendete;

che mal vive un regnante,

se in regnar non ha destra abbondante.

 

Come padre, e come dio,    

sommo Giove or mi proteggi;

e l'ardir d'un empio, e rio,

col tuo fulmine correggi.

S

Sfondo schermo () ()

 
Qui si vedono a poco a poco andar sorgendo intorno di Tebe le mura.
 

ANFIONE

Ma che miro? Che scorgo? I marmi, i sassi  

animati al mio canto,

forman di Tebe i muri: oh del gran nume

onnipotente forza,

se un moto sol del tuo voler prefisso

anima i sassi, e volve in ciel l'abisso.

 

Scena ventiduesima

Nerea fuggendo atterrita, poi Niobe con numeroso Corteggio, e Anfione rapito da meraviglia.

<- Nerea

 

NEREA

Assistetemi,  

soccorretemi,

numi del cielo.

Fra quei sassi

che s'agitano intorno ai passi,

io divengo di pietra, io son di gelo.

 
Qui termina l'erezione delle mura suddette.

<- Niobe, numeroso corteggio

 

NIOBE

Niobe ove giungi, e che mirate o luci?  

ANFIONE

Sospirata reina

ecco per virtù ignota,

di Tebe le muraglie

innalzate a momenti

del mio labbro ai concenti.

NEREA

Oh meraviglie.

NIOBE

E qual profano ardire

or può negarti, o caro

degno vanto di nume?

S'or di portenti è fabbro

il tuo canoro labbro.

Su su di sacri altari

s'ingombri il suolo, e al nuovo dio tebano

ardan le mirre elette; il ciel discopre

i numi in terra alle mirabil opre.

 

Con il tuo strale amore  

trafiggi questo core

più rigido, e più fier.

Che l'alma innamorata

all'idol mio svenata

vuo' vittima cader.

 

Scena ventitreesima

Tiresia, e i suddetti.

<- Tiresia

 

TIRESIA

O d'insano ardimento  

sensi troppo superbi: io parlo a noi

o mortali regnanti,

che con voglie arroganti

usurpar pretendete ai numi eterni

gli onor dovuti in terra; alla vendetta.

L'irato cielo alti castighi affretta.

ANFIONE

A quai detti proruppe?

NEREA

Come ardito parlò?

NIOBE

Tanto presumi

vil rifiuto del tempo, uom senza senno,

come privo di lumi?

TIRESIA

Senza tema di pena

così parla chi vive,

per servir agli dèi.

NIOBE

(gettandolo a terra)

Ti difendan dal cielo,

s'io nel suol ti calpesto,

e da ciò apprendi o temerario il resto.

TIRESIA

Ah sacrilega, ah empia.

NEREA

Oh poco saggio.

ANFIONE

Serena o mio bel sole

de' vaghi lumi il raggio.

NIOBE

Ritornandoti in braccio,

torno a godere, e ogni rancor discaccio.

 

ANFIONE

Mia fiamma...  

NIOBE

Mio ardore...

NIOBE E ANFIONE

Andianne a gioir.

ANFIONE

Per te dolce pena,

NIOBE

Mia cara catena,

m'è grato il morir.

ANFIONE

Mia fiamma...

NIOBE

Mio ardore...

NIOBE E ANFIONE

Andianne a gioir.

ANFIONE

Per te dolce pena.

NIOBE

Mia cara catena,

NIOBE E ANFIONE

M'è grato il morir.

Mia cara catena,

m'è grato il morir.

 

Anfione, Niobe, numeroso corteggio, numeroso popolo ->

NEREA

Tu con lingua sì sciolta  

resta, e impara a parlare un'altra volta.

Nerea ->

 

Scena ventiquattresima

Tiresia, e poi Manto, e Tiberino.

 

TIRESIA

Numi datemi aita, alla mia fede  

spero da voi mercede.

 

<- Manto, Tiberino

MANTO

(non vedendo ancora Tiresia per terra)  

Signor vedi, e stupisci

ciò che testé la fama

a noi recò: di Tebe alzò le mura

Anfione col canto.

TIBERINO

Oh gran virtude, oh incanto.

TIRESIA

Chi mi sovviene, ahi lasso?

MANTO

Che fia? Padre?

TIBERINO

Tiresia?

 

TIRESIA

Calpestato,  

lacerato,

qui dolente,

e languente,

arresto il passo.

Chi mi sovviene, ahi lasso?

 

MANTO

E chi fu sì crudel?  

TIBERINO

Chi fu sì rio?

TIRESIA

Un mostro di perfidia,

una furia regnante,

degli dèi sprezzatrice: ahi doglia acerba,

fu Niobe, la superba.

MANTO

Oh tiranna.

TIBERINO

Oh spietata.

MANTO

E qual cagion t'indusse

a sì nefando eccesso?

TIRESIA

Il vano fasto

di far nume lo sposo; onde il prodigio

delle mura, che vedi in giro affisse,

tolse al vanto de' numi, e a lui l'ascrisse.

Quinci, mentre mia lingua

di zelo armata il grande ardir detesta,

l'altera infuriata

m'atterra, e mi calpesta.

MANTO

Oh indegna.

TIBERINO

Oh cor di fera.

MANTO

Il fianco oppresso

mio genitor solleva;

l'oltraggio puniran gli dèi dal cielo:

non torpe mai di lor giustizia il telo.

TIBERINO
(a' suoi seguaci)

S'appoggi, olà, l'uom saggio...

TIRESIA

Il piè cadente

deh guidate pietosi

di Latona nel tempio.

TIBERINO

Avrai scorte fedeli.

TIRESIA

Orrende stragi or apprestate o cieli...

 

Di strali, e fulmini  

o stelle armatevi;

e dell'ingiurie

con giuste furie

su vendicatemi.

Tiresia ->

 

Scena venticinquesima

Tiberino, e Manto in atto di piangere.

 

TIBERINO

Discaccia il duolo di ben degno padre  

pietosa figlia, i numi

avran di lui cura:

ma se pure col pianto

vuoi mostrar gentil core,

piangi; ma per amore.

MANTO

Cagion de' miei martiri

se a me scoprir non lice

amorosi desiri.

TIBERINO

Ancor taci o vezzosa?

MANTO

O modestia penosa.

TIBERINO

D'amor che mi rispondi?

MANTO

Ti dissi, ch'io l'ignoro:

ma perché più non sia

d'ignoranza ripresa,

tu meglio or me 'l palesa.

TIBERINO

Semplicità più non udita in donna.

MANTO

Folle se 'l crede.

TIBERINO

Dimmi:

uomo mirasti mai?

MANTO

Che richiesta?

TIBERINO

Favella.

MANTO

Sì.

TIBERINO

Fosti ancora, io credo,

tu da lui rimirata.

MANTO

Sì.

TIBERINO

E gli sguardi allora

s'incontraron fra lor?

MANTO

Sì.

TIBERINO

In quell'istante

(non me 'l negar) sentisti

nulla nel core?

MANTO

Sì.

TIBERINO

Ti parve un certo

quasi piacer?

MANTO

È vero.

TIBERINO

Un raggio di diletto,

come suole fra l'ombre,

scintillar brieve lampo?

MANTO

Giusto così (che facilità).

TIBERINO

Crescea,

riguardando guardata,

la fiamma al cor più grata?

MANTO

Appunto.

TIBERINO

Or, se no 'l sai,

amore è questi o bella semplicetta,

ch'entra per gl'occhi, e dentro il cor ricetta.

MANTO

Gran maestro ne sei; ed è Cupido

questi ancora?

TIBERINO

Sì questi.

MANTO

Oh nume infido.

TIBERINO

Perché?

MANTO

(Tempo è ch'in parte

scopra miei sensi amanti.)

TIBERINO

Svela quanto t'avvenne.

MANTO

Offre il gioir, poi sforza l'alma ai pianti.

 

Nel mio seno a poco a poco  

questo amor con il suo gioco

mi rubò la libertà.

Onde il cor fra lacci involto

spera invan, ch'un dì sia sciolto,

ch'egli è un dio senza pietà.

Manto ->

 

Scena ventiseiesima

Tiberino.

 

 

Oh stravaganza: in petto  

nutre la fiamma, e della face è ignara;

così la talpa al sole,

per innato costume,

sente l'ardor; ma non conosce il lume.

 

Quanto sospirerai  

alma per quei bei rai

sì semplici in amor.

Con pianti, e con lamenti

far noti i tuoi tormenti

ti converrà mio cor.

Tiberino ->

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Regale con trono.

Niobe, Anfione, numerosa prole, cavalieri, dame, Nerea
 

Venga Clearte / E che farà? / Già udisti

Anfione e Niobe
Sollievo del mio seno
Niobe, Anfione, numerosa prole, cavalieri, dame, Nerea
<- Clearte

Ecco a' piè di chi impera

Niobe, numerosa prole, cavalieri, dame, Nerea, Clearte
Anfione ->

Splendetemi d'intorno

Nerea, Clearte
Niobe, numerosa prole, cavalieri, dame ->

Che sento? / E che mai disse?

Clearte
Nerea ->

Rio destin che pretendi

Clearte ->

Boscaglia.

Tiberino, seguaci
 

Della famosa Tebe

(rimbombare di lontano di trombe di cacciatori)

Suon di lontana caccia

(Manto in atto fuggitivo inseguita da una belva)

Tiberino, seguaci
<- Manto

Ahi non v'è scampo. O sorte

(Tiberino si pone a guerreggiar con la fiera, e l'atterra)

Oh valor, oh virtute / Il proprio sangue

Di vezzo, e leggiadria

Tiberino, seguaci, Manto
<- Tiresia, servo

Figlia ove sei, tesor dell'alma mia!

Tiberino, seguaci, Manto
Tiresia, servo ->

Svelò fatal la piaga

Manto
Tiberino, seguaci ->

Oh d'amor troppo ignaro, e così tosto

Manto ->

(apparisce smisurato mostro, che portandosi al proscenio, ad un tratto si risolve in molti guerrieri, lasciando in una nuvoletta a terra Creonte in atto di dormire, e desto Poliferno)

<- guerrieri, Creonte, Poliferno

Dormi Creonte, e intanto

(Creonte si desta)

Ferma o nume adorato

Creonte e che ti pare

Creonte
Poliferno, guerrieri ->

A voi di Tracia, e Cnido

Creonte ->

Regio museo, che ostenta la reggia dell'Armonia.

Anfione
 

Dell'alma stanca a raddolcir le tempre

Anfione
<- Niobe

Anfion mio desio

Anfione, Niobe
<- Clearte, Nerea

Eccola / Ahi cor resisti

Niobe, Clearte, Nerea
Anfione ->

E tu qual gelo, o sasso

Clearte, Nerea
Niobe ->

E voi, che mi struggete

Nerea
Clearte ->

Forsennato vaneggia, e non conosce

Nerea ->

Campagna spaziosa con vista di Tebe sfornita di muraglie.

Creonte, Poliferno
 

Ecco Tebe/ O adorata

(smisurato fantasma apparirà di sotterra)

Per condurci ove brami

(dalla bocca del fantasma si forma gran voragine in aria)

Che veggio? / A noi s'appresta

Poliferno
Creonte ->

Oh di Lico infelice

Poliferno
Fiera Aletto
Poliferno ->

(la voragine si chiude profondandosi)

<- Anfione, numeroso popolo

Popoli o voi, ch'un tempo

(si vedono a poco a poco andar sorgendo intorno di Tebe le mura)

Ma che miro? Che scorgo? I marmi, i sassi

Anfione, numeroso popolo
<- Nerea

(termina l'erezione delle mura suddette)

Anfione, numeroso popolo, Nerea
<- Niobe, numeroso corteggio

Niobe ove giungi, e che mirate o luci?

Anfione, numeroso popolo, Nerea, Niobe, numeroso corteggio
<- Tiresia

O d'insano ardimento

Nerea, Tiresia
Anfione, Niobe, numeroso corteggio, numeroso popolo ->

Tu con lingua sì sciolta

Tiresia
Nerea ->

Numi datemi aita, alla mia fede

Tiresia
<- Manto, Tiberino

Signor vedi, e stupisci

E chi fu sì crudel? / Chi fu sì rio?

Manto, Tiberino
Tiresia ->

Discaccia il duolo di ben degno padre

Tiberino
Manto ->

Oh stravaganza: in petto

Tiberino ->
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ventunesima Scena ventiduesima Scena ventitreesima Scena ventiquattresima Scena venticinquesima Scena ventiseiesima
Regale con trono. Boscaglia. Regio museo, che ostenta la reggia dell'Armonia. Campagna spaziosa con vista di Tebe sfornita di muraglie. Anfiteatro con grande globo nel mezzo, e picciol seggio regale da parte. Comparisce la prima scena oscurata. Colline con fonte. Camere regie. Pianura ingombrata da capanne di pastori. Sfera di Marte. Solitudini con grotte. Tempio di Latona. Gran piazza di Tebe.
Atto secondo Atto terzo

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