Serenissime altezze elettorali

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Se l'oppressione del vizio è lo spettacolo più gradito dagli occhi eterni de' numi, non poteva la mia ubbidiente devozione offrire divertimento più proprio a benignissimi sguardi dell'altezze seren.me elett.li quanto la prosternazione d'un vizio, e d'un vizio direttamente opposto alla virtù più pregiata dalle vostre grand'anime. Ecco per ciò dalla famosa reggia di Tebe risorto su la scena il gran mostro della superbia a provocare i fulmini nelle tremende destre de' numi, perché servano di faci luminose nel sacro tempio de' vostri regi lari, dove il nume d'una eccelsa umiltà magnanimamente si adora. All'immutabile gloria di così potente domatrice del vano fasto, che nel serenissimo cielo del vostro soglio bella più del sole risplende, innalza colossi di sé stesso l'orgoglio nella memorabile peripezia di quella infelice regnante, di cui va pubblicando con tromba maestra la fama:

Et felicissima matrum

dicta foret Niobe, si non sibi visa fuisset.

Quinci felicissime voi seren.me elett.li altezze appunto del vostro glorioso dominio quasi augelli di paradiso avete cent'occhi aperti sempre alla fortuna de' vostri sudditi, ma coperti ad ogn'ora sotto l'ali d'un sapere ammirando, per non mirare gl'immensi pregi della propria sublime grandezza. Quando un mondo intero, benché abbagliato, si affissa a gli adorati raggi di vostre glorie, solo da voi rimangono sconosciuti i vostri splendori; e parmi, che per degno applauso di virtù così rara, e rara dote de' vostri generosissimi cuori, vada oggi di voi decantando il mondo ciò, che del sole fu detto:

Quae omnes in ipso mirantur, ipse solus non videt.

Ed ecco il maggior luminare oggi come simbolo de' vostri supremi attributi abbattere con fulminante destra la tebana alterezza, rappresentando non meno all'ombre atterrite dell'asiana superbia i lampi vittoriosi della vostra acclamata possanza. Ma dove a fronte di voi, che siete i due vivi soli del gran cielo della Baviera, ardisco con ali d'Icaro seguire il volo, che spiega trionfante la vostra fama? Intraprendano l'aquile sì eccelsa meta, ed alla tarpata mia penna solo sia meta fortunata il pubblicarmi con profonda venerazione.

Dell'altezze vostre seren.me elett.li

Monaco primo gennaio 1688

Umilissimo, devotissimo, ubbidientissimo servo.

Luigi Orlandi.

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