Azione quarta

 
La scena è ne' giardini di Calipso posti nell'isola Ogigia.
 
Personaggi della quarta azione:
Amore in sembiante di Moro, Mercurio, Ulisse, Calipso, Cinatea sua dama, Canoria sua dama.
Le quattro Stagioni. I mesi, che ballano.
 

Scena prima

Giardini di Calipso.
Ulisse.

 Q 

Ulisse

 

 

Tiresia a che tacesti  

fra miei predetti errori

di Calipso gl'amori?

Ciò che vaticinasti

di sirene di Saffi,

di Cariddi, di Scilla,

dell'isola del Sole,

de' compagni perduti è tutto vero.

Ma qual error maggiore,

ch'in amorosi inganni

perder la vita, e gl'anni?

Troppo è torbida, e fiera

la stella, che predisse,

che viva sempre effeminato Ulisse.

Ulisse ->

 

Scena seconda

Calipso. Cinatea.

<- Calipso, Cinatea

 

CALIPSO

Udisti Cinatea  

vive annoiato Ulisse, e tosto nasce

dalla noia il disprezzo.

 

CINATEA

L'uom per natura ardente  

è il primo a desiar,

ma instabile di mente

è il primo a disamar.

 

CALIPSO

Mira lunge deh mira  

Calipso sfortunata

dell'aria pria tranquilla

i commossi perigli,

ove nere, e moleste

vengon le nubi a preparar tempeste.

 

Scena terza

Amore in sembianza di Moro. Calipso. Cinatea.

<- Amore

 

AMORE
(Moro)

Sorde son l'onde,  

son fieri i venti,

son crudi i mari,

più sordi, più fieri,

più crudi i corsari,

gl'empi, gl'avari,

fugga chi sa,

viva la libertà.

 

 

Dama e signora il mio desti acerbo  

con questi ceppi pria

schiavo di gente ria m'incatenò,

or del mio duol pietoso

ingannevole fuga ei m'insegnò.

Supplice corro a te

armato d'ali il piè.

CALIPSO

Ben approdasti a questa spiaggia amica,

ove del cenno mio l'eterna legge

solo comanda, e regge.

Regina, e diva io prima inchino il vanto

di tua dolce pietà.

 

Poi lieto canto  

viva la libertà.

 

CINATEA

Non mi sarà discaro  

udire a miglior tempo

di tua sorte dolente il fato amaro.

AMORE
(Moro)

Udrai ne' casi miei

dure fortune in tenerella età.

CALIPSO

Qual gemma, o qual tesoro

nascondi entro quell'oro?

AMORE
(Moro)

Quivi cose racchiudo,

ch'a donne ancorché grandi, anco regine,

sarebbon care, e grate

ma tu, che diva sei

avresti forse a scherno i doni miei.

CALIPSO

E che doni son questi?

AMORE
(Moro)

Quivi è un fior, ch'odorato,

allor che cade all'occidente il sole,

render può sonnacchioso

il marito geloso.

CINATEA

Son del sonno gl'orrori

paraninfi agl'amori.

AMORE
(Moro)

Dell'onor della donna

è quivi un'erba amica;

poiché tocco con questa,

il linguacciuto, e vantator amante

il furtivo goder tosto si scorda,

né può giammai ridire

l'amoroso gioire.

CINATEA

O sempre maledetto

chi nel proprio godere

non sa far, e tacere.

AMORE
(Moro)

Il bel cinto che vedi,

è legame d'amor e di costanza;

questo con forza estrema

fa chi non ama amante,

e 'l leggero amator rende costante.

CALIPSO

O di questo vedrei

volentieri la prova.

AMORE
(Moro)

S'hai nella nobil reggia

donna severa, o donzelletta schiva,

che d'ogni affetto sia

nemica non che priva,

fa' che da me riceva il nobil dono,

e ben tosto vedrai

s'è ver quanto ragiono.

CINATEA

Sarà (s'io non m'inganno)

al bisogno conforme

Canoria lascivetta,

lascivetta, e difforme.

CALIPSO

Or va' tu la ritrova,

e ne vediam la prova.

Curiosa è l'impresa

ed a grand'uopo giunta.

 

AMORE
(Moro)

Velato bendato,  

vincente sarà.

Qual astro maligno,

qual cor di macigno

resister potrà.

 

Scena quarta

Canoria, Moro, Cinatea, Calipso.

<- Canoria

 

CANORIA

Ahi che strana figura  

che mostro di natura!

AMORE
(Moro)

Affé che dir possiamo

che due mostri noi siamo.

CINATEA

Non è lunge dal vero

un mostro bianco, un nero.

CANORIA

Calipso e qual desio

ti fa vogliosa a conversar con l'ombre?

Scaccia da questa reggia il mostro rio.

CALIPSO

Uomo egli è ben nero, e seco porta

di sua grandezza testimon verace,

oro, gemme, e tesori.

AMORE
(Moro)

Sono amabili i mori.

CINATEA

E se donano poi?

 

AMORE
(Moro)

Prendi Canoria prendi  

Canoria lascivetta,

ch'al tuo lascivo gesto

il bel cinto s'aspetta.

CANORIA

Amando donando

uom mal mi allettò,

a mostro sì strano

più schiva sarò.

 

CALIPSO

Non ricusar gradisci,  

gradisci il don gentile

del leggiadro monile.

CANORIA

È pregiato il lavoro,

mi cingo, m'incateno,

che non è mai servil catena d'oro.

CINATEA

La bellezza del dono

farà del donatore

la bruttezza minore.

CANORIA

O qual meglio figuro,

nero volto, ma bello.

CALIPSO

Gran virtude del moro.

CINATEA

O gran forza dell'oro.

CANORIA

Adombrate bellezze

quanto insolite più, tanto più belle.

In un ciel tenebroso

miro due brune stelle.

 

AMORE
(Moro)

O s'io trovassi un dì  

bella ch'al mio pregar

mi rispondesse un sì,

quanto vorrei amar.

CANORIA

Per sì, bel moro, io so

ch'averei bandito il no.

 

CALIPSO

Veggio l'amor destarsi  

in un sen dispietato,

vedrò forse fermarsi

anco Ulisse turbato.

CANORIA

Mal volontario il piè fugge il desio.

AMORE
(Moro)

O bell'acquisto è il mio.

Calipso, Canoria, Cinatea ->

 

Scena quinta

Moro. Mercurio in disparte.

<- Mercurio

 

AMORE
(Moro)

Ben s'inganna chi mi crede  

moro schiavo, e fuggitivo,

non si presti all'occhio fede,

son Cupido mascherato,

d'arco, strali, e face privo,

son arciero disarmato.

Di Venere mia madre è l'aureo cinto,

che a Canoria donai,

rimarrà Ulisse alla sua forza vinto.

 

Conosciuta la prova  

al perturbato amante

Calipso il donerà,

parta poi se potrà.

Amore ->

 

Scena sesta

Mercurio solo.

 

 

Il cinto di Ciprigna,  

lo sa chi lo provò

fatto di vezzo, di lusinga, e gioco

al comando divin non darà loco.

Dunque pria ch'io mi scopra

con novo inganno vincansi le frodi

e le trame d'amor Mercurio snodi.

 

Scena settima

Moro. Canoria.

<- Amore, Canoria

 

AMORE
(Moro)

Donnesco assedio  

non ha rimedio

non val fuggir.

CANORIA

Deh più affrettami,

brunetto aspettami

ch'io vuò morir.

 

AMORE
(Moro)

Tu preghi invan, quest'alma non si piega  

avvezza fra corsari

a chi piangea chi prega.

CANORIA

Son pur'anco talora in calma i mari,

e se ti piace il navigante errore

è par un mare amore.

AMORE
(Moro)

Il mar in calma, o in onda

al navigar invita

s'amor è un mar, m'accingo alla partita.

CANORIA

Discortese inumano

ahi che fuga non chiede

la mia candida fede.

AMORE
(Moro)

Pensier leggero, e stolto

vantar candida fede a un nero volto.

CANORIA

Sei più che ghiaccio freddo

se non senti gl'ardori,

ove Cupido accende

gl'uman petti, e i cori.

AMORE
(Moro)

Udisti mai, ch'il strepitoso Nilo

tacito all'abitante

assordasse l'orecchie

al viator andante,

anch'io nato colà, dov'arde il sole,

appresi dal natio fervente loco

a non sentir il foco.

CANORIA

Empio amor, amor empio, iniquo, e rio.

AMORE
(Moro)

Taci ch'amor è un dio.

CANORIA

E perché mi ferì?

AMORE
(Moro)

Forse per prova.

CANORIA

Crudo dio, dio crudel: che fere, e gode.

AMORE
(Moro)

Taci che forse ei t'ode.

CANORIA

Oh qui l'avessi almeno.

AMORE
(Moro)

Te lo torresti in seno.

CANORIA

Oltraggerei l'ingrato.

AMORE
(Moro)

L'ameresti anco in moro trasformato.

 

Scena ottava

Cinatea, Canoria, Moro.

<- Cinatea

 

CINATEA

Canoria affretta tosto, affretta il passo  

Calipso a te m'invia.

CANORIA

Io vado, e lascio qui l'anima mia.

 

Canoria ->

CINATEA

E tu così possente  

serpentello,

tristarello,

sei mago o incantatore?

AMORE
(Moro)

Fingi ch'io sia senza faretra, Amore.

Cinatea, Amore ->

 

Scena nona

Calipso, Ulisse.

<- Calipso, Ulisse

 

CALIPSO

Più d'una volta Ulisse  

dicesti di partir, vanne se vuoi,

io non farò mai forza a' voler tuoi.

Un solo aggravio un solo

t'impone l'amor mio;

del cinto, ch'io ti diedi,

non ti privar giammai, te lo conserva.

Altra fé non mi osserva.

ULISSE

Ch'io da te mi diparta

ch'io da te mi divida, è vero, è vero

un volante pensiero

me lo insegnò talora,

ma lasciar non si può ciò che s'adora.

CALIPSO

Verace moro, e prezioso cinto.

ULISSE

Partire ohimè partire

nell'amorosa scola

è barbara parola.

La patria riveder sovente l'alma

desiosa diviene,

ma vera patria è il bene.

CALIPSO

Dunque partir non vuoi?

ULISSE

No ch'io non parto, e quel pensier rubello

alla divinità del tuo bel volto,

ch'osò por nella mente un tal desio,

lo condanno all'oblio.

CALIPSO

Bellissime incostanze,

rinverdite speranze,

compagno di natura è fatto Amore.

Così stagion d'orrore

mutando stato alterno

riede in aprile il verno.

ULISSE

Lasciam Calipso bella

le memorie noiose,

senza punger la man cogliam le rose.

 

CALIPSO

Mio sarai?  

ULISSE

Tuo sarò.

CALIPSO

Partirai?

ULISSE

No, no, no.

 

CALIPSO

Qui dove l'aura fresca in grembo all'erbe  

fa tremolar gli odori,

rinfreschiamo i calori

dell'ardente desio,

n'invita ai scherzi ai baci

dell'onda il mormorio.

ULISSE

Caro letto odoroso

adagia i tuoi smeraldi al mio riposo.

CALIPSO

Come più dell'usato

l'aura chiara risplende.

ULISSE

Il tuo volto beato

più splendente la rende.

CALIPSO

Auretta dolce e grata

aura in ciel trasformata.

ULISSE

E qual sia meraviglia

che cielo ella rassembri?

Da diva respirata

cangia l'aereo velo

e si trasforma in cielo.

CALIPSO

Sì nel tuo vago viso

le delizie d'amor fan paradiso.

ULISSE

Al tuo divino in grembo

immortal gl'affetti.

CALIPSO

Alla tua fede in braccio

dormono i miei diletti.

ULISSE

Nei rai di tua bellezza

fo beati gl'errori.

CALIPSO

In sen di tua fermezza

si fan grati gl'amori.

O come chiaro splende il vago cinto,

ch'il mio amor ti donò.

ULISSE

Egli splende, e incatena,

dal tuo volto imparò

così mentre il mio core annodi, attraggi,

le forme del tuo bel son lacci, e raggi.

CALIPSO

Invidiate o cieli

la mia gloria, il diletto, eccovi Ulisse

in trionfo d'amor, legato, e stretto.

ULISSE

E perché tua bellezza

m'annoda, e non quest'oro,

le mie catene adoro.

(Mercurio di nascosto ruba il cinto)
 

CALIPSO

Tenerissimi affetti.  

ULISSE

Traboccanti diletti.

CALIPSO

Uniformi voleri.

ULISSE

Sublimati piaceri.

CALIPSO

Questi petti annodate.

ULISSE

Questi seni beate.

CALIPSO E ULISSE

E l'alme e i cori,

faccian seggio agl'amori.

Calipso, Ulisse ->

 

Scena decima

Mercurio.

 

Giove ch'al fato il termine prescrisse  

bella diva Calipso, a te mi manda,

con legge irrevocabile ei comanda

ch'ora s'accinga a dipartirsi Ulisse.

Non adoprar inganni o forza, o prove

lascia, ch'ei volga il piè da questa sponda

il volontario suo partir seconda

così per bocca mia t'impone Giove.

E tu trova te stesso eroe perduto,

arma d'ira il tuo petto ai dolci pianti,

ecco disfatti gl'amorosi incanti,

mostrati ai prieghi ai vezzi, e sordo, e muto.

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Mercurio ->

 

Scena undicesima

Calipso. Ulisse.

<- Calipso, Ulisse

 

CALIPSO

Ladro dio, ladro rapace  

fuggisti, e m'involasti

col bel cinto la pace

il piè di fuga armato

assicura il tuo stato;

per render salvi i mali

la tua divinità t'impena l'ali.

In che t'offesi o Giove,

che delle gioie mie privar mi vuoi?

Forse i diletti miei son torti tuoi?

Sì sì furon mai sempre

contro le amanti dive

fur maligni i talenti

delle divine menti.

Così poco goderò

l'Aurora d'Orione

Cerere di Iasone.

Ma che mi preme, o duole,

ch'il decreto divin rigido sia,

s'esser tu solo puoi,

dolce nume adorato,

moderator del doloroso fato?

Già poco pria dicesti

ch'il vero seggio è questi

del tuo ben, di tua vita,

così non mi molesta

dubbio più di partita.

Ruba Mercurio invano,

Giove invano comanda, invan minaccia.

Destin crudele, e rio

chi sarà contro me s'Ulisse è mio.

ULISSE

Mutai pensier, né voglio

dell'incostanza mia render ragione.

Tosto eseguir intendo

ciò che Giove m'impone.

CALIPSO

Così dunque in un punto

compariscono ardite

in faccia a mie speranze

le tue crude incostanze?

ULISSE

Calipso io vuò partire,

taci, o spiega i tuoi guai,

altra voce da me più non avrai.

CALIPSO

Una sola parola avaro amico

spender per me non vuoi?

Sovvengati crudele

che quella vita, ond'or tu spiri, e vivi,

a te la diedi in dono,

io la rubai da' flutti,

dall'ire di Nettuno;

allor che tu fra l'onde

perduto abbandonato

mille trovavi, e mille

umide morti, instabili sepolcri.

Ingiustissimo dunque

del fonte ch'a te diedi

una stilla mi neghi? Una sol voce

dona crudo a' miei preghi.

Perfidissimo spirto

se ne' fatti e nell'opre

esser tu vuoi feroce

dolce e pietosa almeno,

articola una voce.

Un picciolo conforto

d'un'aura vagabonda anco mi togli?

E s'altro non puoi dire,

a danno mio l'ingrata lingua sciogli,

e di' che vuoi partire.

Non mi negar ingrato

un lievissimo fiato,

una sola parola,

una grazia che vola.

Odi Ulisse gran colpo

di mia divinità, dell'amor mio,

se prometti fermarti, e non partire,

io non voglio che provi

di vecchiezza, o di morte

il colpo universale,

ma ti faccio immortale.

Ancor pensi, ancor taci

dunque dell'amor tuo

i preziosi doni

l'eternità non paga?

E di farti immortale

la tua mente superba

non è contenta, o paga?

Anima troppo ingorda,

s'al tuo pensiero augusto

sembra l'eternità termine angusto?

Ma se ti paion forse

l'alte proposte mie lunge dal vero

faran più chiare, e certe

le promesse ragioni

e l'anno, e le stagioni.

 

Scena dodicesima

Le Stagioni, Calipso, Ulisse.

<- le stagioni

 

PRIMAVERA

Sono Ulisse perduti i fiori tuoi  

in grembo a primavera

cercargli indarno puoi.

Ella fugge s'aggira, e lieta torna,

ma non per te ritorna.

ESTATE

Fra le guerre, e le morti alle fatiche

la calda estate dissipò le spiche.

L'età fresca si muta

nel cenere troian tu l'hai perduta.

AUTUNNO

Or di glorie ripieno

il pomifero autunno

ti porge grazie al volto, e gioie al seno,

ei resterà

non fuggirà

misurata dal sempre avrai l'età.

INVERNO

Ove spira e s'aggira

il Zefiretto eterno

non soffia orrido verno,

nevi e pruine

non giungeranno ad imbiancarti il crine.

Cedi Ulisse all'assalto

dal mortale all'eterno, è grande il salto.

 

ULISSE

Natura al morir nata

tanto su non aspira.

Sia pur l'eternitade

privilegio agli dèi,

e sia la libertade

concessa a' passi miei.

Immortal non mi vuol la patria mia

colui che nacque umano, umano sia.

CALIPSO

Tu cangiasti pensiero, io cangio voglia:

in te cessa l'amore, in me la doglia.

Forniscan le contese

già tu fosti piagato, io fui ferita,

or tu parti sanato, io son guarita.

le stagioni, Calipso, Ulisse ->

 
Mesi formano il ballo.

<- i mesi

 

Fine (Azione quarta)

Azione prima Azione seconda Azione terza Azione quarta Azione quinta

Giardini di Calipso nell'isola Ogigia.

Ulisse
 

Tiresia a che tacesti

Ulisse ->
<- Calipso, Cinatea

Udisti Cinatea

Mira lunge deh mira

Calipso, Cinatea
<- Amore

(Amore in sembianza di Moro)

Dama e signora il mio desti acerbo

Non mi sarà discaro

Calipso, Cinatea, Amore
<- Canoria

Ahi che strana figura

Amore e Canoria
Prendi Canoria prendi

Non ricusar gradisci

Amore e Canoria
O s'io trovassi un dì

Veggio l'amor destarsi

Amore
Calipso, Canoria, Cinatea ->
Amore
<- Mercurio

(Mercurio in disparte)

Ben s'inganna chi mi crede

Mercurio
Amore ->

Il cinto di Ciprigna

Mercurio
<- Amore, Canoria

(Amore in sembianza di Moro)

Amore e Canoria
Donnesco assedio

Tu preghi invan, quest'alma non si piega

Mercurio, Amore, Canoria
<- Cinatea

Canoria affretta tosto, affretta il passo

Mercurio, Amore, Cinatea
Canoria ->

E tu così possente

Mercurio
Cinatea, Amore ->
Mercurio
<- Calipso, Ulisse

Più d'una volta Ulisse

Calipso e Ulisse
Mio sarai?

Qui dove l'aura fresca in grembo all'erbe

Calipso e Ulisse
Tenerissimi affetti
Mercurio
Calipso, Ulisse ->
Mercurio ->
<- Calipso, Ulisse

Ladro dio, ladro rapace

Calipso, Ulisse
<- le stagioni

Sono Ulisse perduti i fiori tuoi

le stagioni, Calipso, Ulisse ->
<- i mesi

(i Mesi formano il ballo)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Boschereccia nello scoglio de' Ciclopi. Antro de' Ciclopi con valle per dove passa il fiume Aci. Boschereccia nell'isola di Circe. Cortile di Circe con statue. Scena orrida. Paesaggio infernale coi campi elisi. Giardini di Calipso nell'isola Ogigia. La scena è Feacia ora detta Corfù; reggia de' Feaci. Grotte del Sonno. Anfiteatro per la barriera. La scena è tutta cielo.
Azione prima Azione seconda Azione terza Azione quinta

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