Si rinnovano qui le dichiarazioni già fatte dal medesimo autore in altre stampe, con le quali si è protestato, che le parole dèi, fato, destino, idolo, adorare, e simili, dovendo far parlare personaggi gentili, sono vaghezze, e necessità di poesia, e non sentimenti di chi professa di vivere, e morire cristiano cattolico romano.