Atto quinto

 

Scena prima

Tutta la scena divien mare, dal mezzo apparisce uno scoglio di coralli, e perle dove siede Nettuno, e Anfitrite, da ogni parte sorgono dèi, e Ninfe marine.
Nettuno, Anfitrite, Coro di Dèi marini.

Bozzetti

 Q 

Nettuno, Anfitrite, dei marini, ninfe marine, sirene

 

NETTUNO

Oh come il petto di letizia immensa  

arde tra l'onde mia bella Anfitrite,

mentre il sol di tue luci alme, e gradite

così benigni raggi a me dispensa!

ANFITRITE

Godi Nettuno, anch'io

a' tuoi diletti intenta

colmo d'alta allegrezza il seno mio.

Fui già d'Amor rubella,

ma or che son tua sposa

tutta son fatta alla tue voglie ancella.

 

Scena seconda

Imeneo, e medesimi.

<- Imeneo

 

IMENEO

(cantando vola dal cielo)  

Il volo al mar la più serena, e pura

aura sospinga, ove Nettun m'attende,

poiché la ninfa sua fiamme gli accende,

che non può l'onda in lui temprar l'arsura.

NETTUNO

Ecco il dio, che di Persa orma, e corona

l'aurato crine, a noi spiega le piume.

Odi Anfitrite il canto, e mira il lume,

onde risplende il ciel vago, e risuona.

IMENEO

Fuor d'ogni noia gioisca il petto,

che sì lunga stagion tormento accolse,

e con dolci vicende ove si dolse,

più che 'l duolo non fu, cresca il diletto.

ALCUNI DEL CORO

Vieni pur caro Imeneo,

te sospira il dio del mare,

fa' più salde, e fa' più care

le fiamme, onde tra l'acque arder poteo.

ALTRI DEL CORO

Sì soave, sì gioconda

non è l'onda

alla bocca sitibonda,

che languisce,

che perisce

quando i sensi a viver più

non han forza, né virtù.

 

IMENEO

Regnator, che sull'acque innalzi il trono,  

da fulgenti me n' volo eterni alberghi

a sparger ne' tuoi gaudi ogni mio dono.

Nobil nodo, e tenace

tra gli aurei lacci miei caro vi stringa;

piova ardor, questa face,

qual più dolce ad amor l'alme lusinga;

i tuoi desir giocondi, e ricompensi

ogni stilla di duolo,

versando di piacer pelaghi immensi.

NETTUNO

Gradisco i doni tuoi germe divino,

do grazie al re dell'Etra,

che lieto a secondar la voglia mia

di lassù, dove regge alto destino

prodigo di tuoi beni a me t'invia.

Deh ferma il piè tra noi,

orna le pompe mie co' pregi tuoi.

IMENEO

Farei teco dimora,

ma chi governa a suo voler gli abissi

il presto mio partir sospira ognora.

Non sì le rive sue Cocito infiamma,

come il foco d'Amor l'arde, e 'l divora.

E Proserpina sua per lui non sente

favilla ancor della mia face ardente.

NETTUNO

Va' d'Elicona abitator diletto,

fa' lieti d'Acheronte i mesti orrori,

e co' soavi ardori

alla gelata dèa scalda l'affetto.

(parte Imeneo)

Imeneo ->

 

 

E voi numi del mar, che i miei lamenti  

sovente udiste, e del mio mal pietosi

vi doleste ancor voi de' miei tormenti.

Lieti meco, e festosi

coronati di perle, e di coralli

sovra l'onde guidate allegri balli.

 
Scherzo di Ninfe sopra delfini con Sirene.
 

TUTTI DEL CORO

Quanto soave, quanto gioconda  

ride l'aria, ride l'onda

or che 'l mar di gioia innonda:

voi godete, voi gioite

gran Nettuno, ed Anfitrite.

ALCUNI DEL CORO

Care ninfe, ninfe belle,

che movete intorno il piè;

come grate,

come snelle vi girate.

Così vago in ciel non è

il danzar dell'auree stelle.

TUTTI DEL CORO

Quanto soave, quanto gioconda

ride l'aria, ride l'onda

or che 'l mar di gioia inonda:

voi godete, voi gioite

gran Nettuno, ed Anfitrite.

ALCUNI

Festeggiate voi delfini,

ch'Anfitrite sempre amò,

voi sirene

risonar fate l'arene,

l'onda, e 'l ciel quanto più può

di concenti pellegrini.

TUTTI DEL CORO

Quanto soave, quanto gioconda

ride l'aria, ride l'onda

or che 'l mar di gioia inonda:

voi godete, voi gioite

gran Nettuno, ed Anfitrite.

 
Ballo.
Sorgon dall'onde due cavalli marini, e tredici Tritoni, i quali dopo fatti vari salti, e giuochi su quei cavalli, ballano sopra uno scoglio.

<- tredici tritoni

 
 

Scena terza

Tutta la prospettiva mostra inferno.
Plutone, Proserpina, e coro di Numi infernali.

Bozzetti

 Q 

Plutone, Proserpina, numi infernali

 

PLUTONE

Proserpina gentil serena il ciglio,  

tra questi cupi orror vago risplenda

degli occhi il raggio, e renda

al volto scolorito il bel vermiglio.

Da' bando o bella a' pianti,

come ogni stigio nume a me s'inchina,

tal piegherassi al tuo cospetto avanti.

Dell'ampio mio reame, e soglio altero

reggerai dèa d'Averno, e mia consorte

formidabile impero,

dando col cenno tuo legge alla morte.

Tu del carcer tremendo,

che serra all'ombre inevitabil Fato

a tuo vole disserri il varco orrendo.

PROSERPINA

Avrei di marmo il core

se dal materno seno

verginella rapita al gran dolore

stringer potessi il freno.

Oh come, lassa me, come sovente

m'offre il pensier nel bel natio soggiorno.

Sconsolata, e piangente

la genitrice mia cercarmi intorno!

 

Scena quarta

Nel carro di Cerere, scende essa con Mercurio nell'inferno.
Cerere, e Mercurio.

<- Cerere, Mercurio

 

CERERE

Tutto è fatal, pur che dal ciel discenda,  

quanto ben, quanto mal ciascun riceve,

sofferenza gentil rende più lieve

sventura, che da noi non soffre ammenda.

 

PLUTONE

Odo soavi accenti  

né so qual lingua all'armonia si scioglia.

 

CERERE

Prudenza è somma il moderar la voglia,

il voler quel, che forza a far n'astringe:

e se noia il pensiero a noi dipinge

col velo dell'oblio coprir la voglia.

 

PROSERPINA

Mia genitrice in me la pena amara

a consolar se n' viene,

non giunge ignota a me voce sì cara.

 

CERERE

Quando tranquilla in noi la mente apprende

ciò, che turba dell'alma il bel sereno,

qual fia cangiato in dolce ogni veleno,

nulla ne reca duol, nulla n'offende.

 

PLUTONE

Cerere godi pure, ecco tua figlia,  

come il Fato dispose è mia consorte,

né di pena tu déi gravar le ciglia.

CERERE

Se mi spiacque, or mi piace, e non disdegno

ch'unisca il gran tonante

con Proserpina mia dio così degno.

E tu figlia a me cara

serena il bel sembiante,

ad esser diva, a regger numi impara.

PROSERPINA

Mi affliggea del tuo duolo,

e di star senza te madre soave,

or che ne giungi lieta

ogni noia consolo,

ogni pensier la vista tua m'acqueta.

MERCURIO

Re del tartareo fondo

messaggero del ciel qui movo il piede

a disvelar la legge,

onde Giove la sposa a te concede.

Che dentro a' regni tuoi teco or soggiorni,

or dove l'aria a' rai del sol s'indora

sua madre allegri, e 'l patrio tetto adorni:

così lieta egualmente

con vicenda gentil partendo i giorni

al materno desio giunga talora,

e più cara sovente

a dar nuovi diletti a te ritorni.

PLUTONE

Benché duro mi sia senza il tuo volto

viver breve momento

Proserpina mio ben, pur non consento,

ch'invano il tuo desir voli disciolto.

 

Scena quinta

Imeneo, e medesimi.

<- Imeneo

 

IMENEO

(scende dal cielo)  

Oggi pur qualche conforto

tra gli acerbi lor tormenti,

sentiran l'alme dolenti,

che Stigie accoglie al doloroso porto,

CORO

Scendi Imeneo, t'aspettano

gli abitator dell'Erebo,

che l'allegrezza al gran Plutone affrettano.

IMENEO

Coppia immortal da miei legami unita

reggi lieta gli abissi,

e dove mai l'orror più largo aprissi

sparga la face mia luce gradita.

Nel cupo in voi del core

trapassi il lume, e 'l suo diletto apporte,

dono gentil del mio celeste ardore.

Né scioglia o spenga mai Fato, né Sorte

sì nobil foco, e nodo così forte.

PLUTONE

Desiato ne giungi

cortesissimo dio, ch'a noi discendi.

Soavi son le fiamme, onde n'accendi,

cari i lacci, onde noi leghi, e congiungi.

Mentre lieta a me suole

il vago sguardo suo volger sereno

la stella, che d'amor mi colma il seno,

non invidio all'Olimpo i rai del sole.

 

CORO DI NUMI INFERNALI

Godi Plutone, godi Proserpina  

fatta regina de' regni lugubri,

e consorte al nostro re.

ALCUNI

Qui le furie non s'adirino,

tutti i numi insieme godano,

i lamenti oggi non s'odano,

i dogliosi non sospirino.

TUTTI

Godi Plutone, godi Proserpina

fatta regina de' regni lugubri,

e consorte al nostro re.

ALCUNI

Gusti i pomi, e beva Tantalo,

Ision dal giro sciolgasi,

del gran sasso oggi non dolgasi

chi sul monte indarno piantalo.

TUTTI

Godi Plutone, godi Proserpina

fatta regina de' regni lugubri,

e consorte al nostro re.

ALCUNI

Quanti al duolo altrui s'adoprano

al gran trono s'avvicinino,

alla nuova dèa s'inchinino,

tanto affetto a lei discoprano.

 
Vengono tre Furie, tre Gorgoni, tre Arpie, tre Sfingi per adorar Proserpina orribilmente scherzando.

<- tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi

 

TUTTI

Onoratela,  

salutatela,

adoratela,

come il rege di quaggiù

più s'onora, o merta più.

 
Otto Centauri usciti di bocca d'una Chimera, e otto Diavoli vomitati in quattro palle dal can Cerbero fanno un mostruoso ballo.

<- otto centauri, otto diavoli

 

CORO

Godete miseri  

ridete flebili,

scherzate orribili

come si può.

Tra le miserie,

tra pianti, e gemiti

si sparga insolita

gioia, e mercé.

Qui dove corrono

fiumi di lagrime

torrenti inondino

d'alta pietà.

Risoni il Tartaro,

rimbombi l'Erebo,

Pluto, Proserpina

regina, e re.

 
 

Scena sesta

Diventa tutta la scena cielo aprendosi dalla destra, e dalla sinistra parte: in aria si vede una grandissima lontananza, e molti Numi che in aprirsi il cielo dalla parte di sopra cominciano a cantare.
Giove suo Coro, e Coro universale.

Bozzetti

 Q 

<- coro di Giove

 

CORO UNIVERSALE

Di contenti un largo fiume  

sparga il cielo,

senza nube, e senza velo

si discopra ogn'alto nume:

novo lume

vesta il giorno,

e spiegando l'auree piume

tanta gioia apporti intorno.

 
Imeneo, e molti Numi celesti vengono cantando innanzi a Giove, che segue il carro tirato da aquile.
 

 

Ecco giunge il gran tonante,

ch'ove lieto il guardo gira,

sparge doni, e gioia spira

novo sposo, e sommo amante.

 

<- Giove

GIOVE

(sopra il carro)  

Lampeggi al mio gioir vago, e giocondo

de' più sereni rai l'empireo regno,

piovan le grazie mie senza ritegno,

e si colmi di beni il basso mondo.

Per gli aurati del ciel sonanti giri

di letizia sfavilli ogni pianeta,

e con vista laggiù benigna, e lieta

a pro d'ogni mortal la terra miri.

 
(intanto si scoprono quattro meravigliosi troni preparati agli sposi, e Giove sceso dal carro va a sedere nel suo)

TUTTI

Scintillate,

fiammeggiate

lumi eterni vaghi più,

che non fuste mai quassù.

 

Scena settima

Quattordici Ninfe di Giunone innanzi al carro di lei appariscono così cantando.

<- quattordici ninfe

 

CORO DI NINFE

Vienne tu consorte a Giove  

degli dèi nobil regina,

al cui cenno umil s'inchina

ciò, che in terra, e 'n ciel si move.

 

<- Giunone

GIUNONE

(sul carro tirato da pavoni)  

Per l'etereo di luce almo soggiorno

superbi alati i vaghi vanni aprite,

dove il mio trono di zaffiri adorno

alto risplende, i desir miei seguite.

Ivi n'attende il regnator superno

fatto a me nuovo sposo, ivi n'appresta

de' felici imenei la nobil festa

sparso delle sue pompe il giro eterno.

 
(Giunone scesa dal carro va a seder nel suo trono nella destra di Giove)

TUTTI

Scintillate,

fiammeggiate

lumi eterni vaghi più,

che non fuste mai quassù.

 

Scena ottava

Coro di Vulcano innanzi a lui, che va sul carro di fuoco tirato da leoni.

<- coro di Vulcano

 

CORO DI VULCANO

Godi pur Vulcano ardente  

già di venere marito,

che pugnar potesti ardito

col più fiero dio possente.

 

<- Vulcano

VULCANO

(sopra il suo carro)  

Dopo la pugna perigliosa, e greve,

che incontro a Marte il braccio mio sostiene

Venere più gradita a me divenne,

mentre qual palma al mio valor si deve.

Così poi che procella ha scosso il mare

giunge il porto al nocchier tanto più caro,

ed alle labbra, che gustar l'amaro

vieppiù soave la dolcezza appare.

 
(egli intanto va a sedere nel suo trono)

TUTTI

Scintillate,

fiammeggiate

lumi eterni vaghi più,

che non fuste mai quassù.

 

Scena nona

Coro di Venere innanzi a lei, che va sul carro tirato da cigni.

<- coro di Venere

 

CORO DI VENERE

Ecco vien la dèa d'Amore,  

vaga sposa al dio del foco,

bella va tra 'l riso, e 'l gioco,

doppia fiamma, e nuovo ardore.

 

<- Venere

VENERE

(sul carro)

Dell'allegrezza altrui s'empia il mio petto,  

il comune gioir lieto secondi,

scorra da Giove, e le mie noie inondi

fuor dell'uso immortal sommo diletto.

Fugga lungi il mio dolor,

rida in me,

come splende ogni beltà,

dèa del riso, e dèa d'Amor.

 
(Venere va a sedere nel suo trono)

TUTTI

Fugga lungi il mio dolor,

rida in me,

come splende ogni beltà,

dèa del riso, e dèa d'Amor.

 

IMENEO

Immortali consorti  

fruite a prova in sì bel nodo uniti,

in sì bel foco accesi:

corran dolci, e graditi

secoli eterni a' cenni vostri intesi.

Più che mai quassù non suole

tra la gioia, e tra 'l diletto

cresca in voi l'acceso affetto

fin che d'aurei splendor s'adorna il sole.

GIOVE

Numi sovrani intenti a miei desiri,

alla letizia mia lieti, e festosi

movete in vari giri

sugli empirei sentier balli pomposi.

Luminose carole

traggan oltre l'usato

con le stelle, e con voi la luna, e 'l sole.

Voi Castore, e Polluce

sereni, e fiammeggianti

co' bei destrier di luce

percotete danzando i cerchi erranti,

s'odan tra voi più dolci i suoni, e canti.

 
In un medesimo tempo si fan tre balli; uno di Numi a cavallo, guidati da Castore, e Polluce innanzi a Giove; l'altro di Amorini sopra due nuvole in aria; il terzo nella parte più bassa del cielo, dove il Sole con dodici Segni, e la Luna con dodici Stelle danzano insieme.

<- numi a cavallo, Castore, Polluce, amorini, il Sole, dodici segni, Luna, dodici stelle, le muse

 
Le Muse cantano.
 

CLIO

Da qualor trasse gli stami,  

e legami

Imeneo sì chiari ordì?

Qual feo nodo, che ne' petti

così stretti,

d'alti numi i cori unì.

URANIA

Laccio stabile, e tenace

a gran pace

gli elementi in un legò:

ma più saldi nodi, e forti

gran consorti

il mio parto a voi serrò.

EUTERPE

Pria le sue catene eterne,

e superne

leggi il fato romperà,

sommi dèi che in voi si scioglia

quella voglia,

che felice il cor vi fa.

TALIA

Oh qual fiamma in voi s'apprese!

Qual v'accese

chiari sposi, Amore, e fé!

Vago dio, che in Elicona

hai corona

quanta forza il ciel ti diè!

MELPOMENE

Non sì tosto il sol produce

l'alma luce,

e l'ardor versa laggiù,

come in un, de' pregi suoi

sparse in voi

l'aurea face ogni virtù.

POLIMNIA

Stillan nettare, e soavi

son quei favi,

che beato il ciel sortì:

ma dolcezze in voi diffonde

più gioconde

caro ardor, che vi ferì.

ERATO

Che val Cinzia senza lume?

Che val fiume,

che tra sponde umor non ha?

Così perde i suoi splendori

tra gli ardori

d'Imeneo, steril beltà.

TERSICORE

Giunga fregi, e lampi al sole

vostra prole,

come il sol dà luce al dì.

Altri numi ammiri il mondo,

e giocondo

goda il ciel, che in voi fiorì.

CALLIOPE

L'altrui gaudio in un momento

più del vento

fugge, vola, e si disfà.

Ma letizia più sicura

tra voi dura

fin che vive eternità.

 
Tra questi balli, e canti si copre il cielo con una nuvola.
 

Fine (Atto quinto)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Mare, dal mezzo apparisce uno scoglio di coralli, e perle.

Nettuno, Anfitrite, dei marini, ninfe marine, sirene
 

Oh come il petto di letizia immensa

(Imeneo vola dal cielo)

Nettuno, Anfitrite, dei marini, ninfe marine, sirene
<- Imeneo

Regnator, che sull'acque innalzi il trono

Nettuno, Anfitrite, dei marini, ninfe marine, sirene
Imeneo ->

E voi numi del mar, che i miei lamenti

(scherzo di ninfe sopra delfini con sirene)

(sorgon dall'onde due cavalli marini, e tredici tritoni, i quali dopo fatti vari salti, e giochi su quei cavalli, ballano sopra uno scoglio)

Nettuno, Anfitrite, dei marini, ninfe marine, sirene
<- tredici tritoni

Tutta la prospettiva mostra inferno.

Plutone, Proserpina, numi infernali
 

Proserpina gentil serena il ciglio

(nel carro scende Cerere con Mercurio)

Plutone, Proserpina, numi infernali
<- Cerere, Mercurio

Odo soavi accenti

 

 

Cerere godi pure, ecco tua figlia

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio
<- Imeneo

Oggi pur qualche conforto

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo
<- tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi
Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi
<- otto centauri, otto diavoli

(mostruoso ballo)

Diventa tutta la scena cielo aprendosi dalla destra, e dalla sinistra parte: in aria si vede una grandissima lontananza.

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli
<- coro di Giove

(carro tirato da aquile con Giove)

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove
<- Giove

(si scoprono quattro meravigliosi troni)

 
Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove, Giove
<- quattordici ninfe

(carro tirato da pavoni con Giunone)

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove, Giove, quattordici ninfe
<- Giunone
Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove, Giove, quattordici ninfe, Giunone
<- coro di Vulcano

(carro tirato da leoni con Vulcano)

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove, Giove, quattordici ninfe, Giunone, coro di Vulcano
<- Vulcano
Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove, Giove, quattordici ninfe, Giunone, coro di Vulcano, Vulcano
<- coro di Venere

(carro tirato da cigni con Venere)

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove, Giove, quattordici ninfe, Giunone, coro di Vulcano, Vulcano, coro di Venere
<- Venere

Immortali consorti

Plutone, Proserpina, numi infernali, Cerere, Mercurio, Imeneo, tre furie, tre gorgoni, tre arpie, tre sfingi, otto centauri, otto diavoli, coro di Giove, Giove, quattordici ninfe, Giunone, coro di Vulcano, Vulcano, coro di Venere, Venere
<- numi a cavallo, Castore, Polluce, amorini, il Sole, dodici segni, Luna, dodici stelle, le muse

(in un medesimo tempo si fan tre balli; uno di numi a cavallo, innanzi a Giove; l'altro di Amorini sopra due nuvole in aria; il terzo nella parte più bassa del cielo, dove il Sole con dodici segni, e la Luna con dodici stelle danzano insieme)

(tra questi balli, e canti si copre il cielo con una nuvola)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona
Il mondo, quasi un caos, che distintosi appariscono le campagne di Firenze con Arno Cielo. Boschereccia. Montagne coperte di neve, nel mezzo la fucina di Vulcano, che dalla cima esala fiamme. Monte Parnaso. Giardino di Venere. Reggia di Plutone. Torna la scena della amenità di Venere, ma variata nel foro. La prospettiva, e l'inferno. Palazzo di Cerere sopra un prato. S'apre la grotta di Vulcano. Mare, dal mezzo apparisce uno scoglio di coralli, e perle. Tutta la prospettiva mostra inferno. Diventa tutta la scena cielo aprendosi dalla destra, e dalla sinistra parte: in aria si vede una grandissima...
Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

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