Atto quarto

 

Scena prima

Torna la scena della amenità di Venere, ma variata nel foro.
Parche scendono dal cielo cantando.

 Q 

(nessuno)

<- le tre parche

 

CLOTO

Quel che destina il cielo  

invan si fugge,

in eterno diamante imprime il Fato,

e ciascun tra le fasce appena nato

di sua sorte il tenor col latte fugge.

ATROPO

Voglia, che 'l tutto sdegni aspra, e ritrosa

forza è pur, che del peggio alfin s'appaghi.

Quanti dèi sovra il sol di lei fur vaghi,

che del rettor d'Averno oggi fia sposa.

LACHESI

Chiudi quanto più puoi tra salde mura

il caro pegno tuo madre dolente,

che l'eterno destin, che non consente

fuor del chiuso lo tragge, e a te lo fura.

 

Scena seconda

Venere, suo Coro, e Parche.

<- Venere, coro di Venere

 

VENERE

Odo per l'aria accenti  

delle dive fatali,

liete scendono a noi da' cerchi ardenti,

numi, che de' mortali,

e la vita, e la morte

co' vostri stami ordite,

da' soggiorni immortali

che novelle arrecate a me gradite?

ATROPO

Chi tutto in cielo a suo poter dispone

a te diva ne invia.

VENERE

E che grand'opra il genitor m'impone?

ATROPO

Tutti i mostri d'abisso a crudo assalto

Pluto accampava, inver le stelle irato;

mal soffria l'orgoglioso

senza sposa restar, nume sprezzato.

Noi l'altero disdegno

placammo in parte, ed all'Olimpo ascese

il tartareo disegno

al sovrano signor femmo palese.

Ei destinata in sorte

gli avea Minerva, e per la stigia sponda

giurò costei di non voler consorte;

quindi l'eccelsa mente,

come i pensier col senno suo consiglia,

di Cerere la figlia

concede al crudo re del regno ardente!

È ben che in doppie mura

nelle trinacrie piagge altrui s'asconda,

pur degli ingegni tuoi mal fia sicura.

Vuol che fuor del Palagio, ov'è rinchiusa

nell'aperto la tragga a coglier fiori,

che 'l nume innamorato

impennando a' destrier di Flegetonte

rapido il volo, involeralla al prato.

VENERE

Proserpina gentil qual empio fato

tanta beltà soggetta

a giogo maritale al mio conforme!

Ite al fier che v'aspetta

dove infesta Acheronte,

dite che s'a venirne il corso affretta

vedrà s'ai suoi desir le voglie ho pronte.

(partono le parche)

le tre parche ->

 

Venere al duolo altrui presta provvedi,  

e l'affanno, che 'l cielo a te prepara

trascurata che se' perché non vedi?

Che giova la bellezza, onde se' chiara

s'al più deforme dio l'ha data in sorte

la voglia altrui ne' tuoi desiri avara?

Non miri qual oltraggio a te s'apporte,

per un, ch'al foco i rozzi ferri affina

lasciando il bello Adone, e 'l dio più forte?

 

CORO

Bella dèa fuga le doglie,

che 'l ciel ti dà,

sai ch'Amor legge non ha,

ch'a suo senno e lega, e scioglie.

L'alme congiunge invano

laccio, che non serrò d'Amor la mano.

 
 

Scena terza

La prospettiva, e l'inferno.
Plutone, suo Coro, e Parche.

 Q 

Plutone, coro di Plutone

<- le tre parche

 

PLUTONE

Troppo lunga dimora  

traggon le Parche in cielo,

e 'l mio furor s'avanza ad ora, ad ora.

Preparatevi pur crudeli schiere

se la novella è rea,

stragi a recar nelle stellanti sfere:

ma pur son giunte al fine;

or voi, ch'a me venite

apportate allegrezza, o sdegno a Dite?

ATROPO

Nuova bramata, e cara:

Giove a' gran merti tuoi

d'infinita beltà sposa prepara.

PLUTONE

Formidabil ruina

toglie il vostro venir nunzie gioconde:

ma chi sarà regina

dell'ampie, ond'io son re, sedi profonde.

ATROPO

Cerere è genitrice

della vergine bella.

PLUTONE

Oh quanto a me felice

giunge, o gradite dèe, l'alta novella;

ATROPO

Vanne dove Cariddi i legni assorbe,

sulle piagge feconde,

là 've la madre sua d'aurate spighe

cinge la fronte, il bel tesor s'asconde.

Quindi ratto lo fura, e non fia lenta

a trarlo fuor del suo natio soggiorno

ciprigna bella, alle tue prede intenta.

PLUTONE

Sorgano al carro avvinti

i più veloci mostri,

ed a volare accinti

adempian la bell'opra, e' desir nostri.

 

CORO DI NUMI INFERNALI

Se verrà  

tra gli orror tanta beltà

meraviglie si vedranno,

che l'inferno ancor non sa.

Goderanno

tra la fiera crudeltà

quei, che gridano,

quei, che stridono,

che laggiù

sofferir non ponno più

tanto duolo, e tanto affanno.

 
Viene il carro, e Plutone salitovi sopra canta mentre va a rapir Proserpina.
 

PLUTONE

Amor che non puoi tu?  

Dove non giungono,

dove non pungono,

quando non aprono

piaghe immortali

gli aurei tuoi strali?

E donde hai tu

tanta virtù?

Alla preda, alla preda,

alla preda gentil destrieri ardenti,

precorrete al volar gli augelli, e' venti.

Quanto diletto

m'aduni al petto;

come al pensier mi fingi,

come nel cor dipingi

la bella imago

di Proserpina mia, di cui son vago.

E donde hai tu

tanta virtù?

Alla preda, alla preda,

alla preda gentil destrieri ardenti

precorrete al volar gli augelli, e' venti.

Plutone ->

 
 

Scena quarta

Si cangia la prospettiva e apparisce il palazzo di Cerere sopra un prato donde esce Proserpina con Venere, e suo Coro.
Proserpina, Venere, e suo Coro.

 Q 

Proserpina, Venere, coro di Venere

 

PROSERPINA

Con divieto sì stretto oggi m'avvinse  

la genitrice mia perché non mova

il piè da queste mura,

ch'io non so qual pavento aspra sventura,

che dalle stelle ad ora, ad ora mi piova.

VENERE

Troppo rigido, e grave

fingi il materno affetto,

che tutto spira amor, tutto è diletto.

Va con il suo rigor pietà soave,

che sprezzata sovente

l'offesa sua non sente.

 

CORO DI VENERE

Vieni bella a coglier fiori  

sovra i prati,

che odorati

rende Venere, e gli Amori;

ma rimira,

che d'Amor per te sospira

mostro rio, che si nasconde

sotto i fiori, e tra le fronde.

VENERE

Fanciulletta, che non miri

qual diletto

provi il petto,

che d'amor pianga, e sospiri.

Se 'l veleno

spargerassi nel tuo seno,

gusterai l'aurea saetta,

che ferisce, e 'l cor diletta.

CORO

Chiuse invan la genitrice

tua beltade;

quai contrade

cercherà l'egra, infelice!

Mille mura

non faran beltà sicura;

chi dall'alto il mondo vede

ti palesa all'altrui prede.

Venere, coro di Venere ->

 

Scena quinta

Fugge Venere, e Coro; giunge Plutone a rapir Proserpina
Plutone, e Proserpina.

<- Plutone

 

PROSERPINA

Ahimè soccorso, ahi lassa me soccorso,  

Venere aita, o ciel cortese aita.

PLUTONE

(rapisce Proserpina)

Non dubitar mia vita.

Sciogliete l'ali o miei destrieri al corso.

(vola col carro)

Plutone, Proserpina ->

 

Scena sesta

S'apre il cielo, e apparisce Giove con molti Numi celesti.
Giove, Diana, Mercurio, e coro di Dèi celesti.

<- Giove, Diana, Mercurio, coro di dei celesti

 

GIOVE

La dèa, che cinge il crin di verde oliva,  

ch'altra, che meditar gioia non sente,

per non piegare ad imenei la mente

giurò per l'onda della stigia riva.

Ma sposo tua sarà dèa delle selve

chi l'orgoglio del mar tra lidi affrena,

là su quei monti d'infinita arena

con lo stral piagherai squamose belve.

DIANA

Anch'io gran genitor candida, e pura

tra pudichi pensier la mente, e 'l core

serbar proposi, e 'l verginal candore

lungi d'ogni ombra, che 'l suo lume oscura.

Da mia tenera età quindi fui vaga,

non è pregio, ch'agguagli al suo gran merto,

questo è 'l bel varco a mie delizie aperto,

arridi a' voti miei, Padre, e t'appaga.

MERCURIO

Qual fu l'impero tuo disciolsi i vanni,

e de' ratti pensier precorsi il volo,

le dive, che godèan nel basso suolo

a questi rappellai superni scanni.

Giunsi ove d'altra fiamma acceso avvampa

chi regge a suo voler l'ampio oceano,

l'alte nozze proposi, e 'l dir fu vano,

ch'Anfitrite nel petto Amor gli stampa.

 

Scena settima

Venere, e' medesimi.

<- Venere

 

VENERE

Andai re delle sfere, ove celato  

Cerere custodia l'amato pegno,

dal chiuso il trassi, e 'l dio del crudo regno

giunse qual vento, e lo rapio dal prato.

Nettuno ancor, che per amor languia,

ninfa seguendo a desir suoi nemica,

gode con lei, che la durezza antica

spogliò per opra di Cupido, e mia.

GIOVE

Poiché le voglie a novo amore ha volte

la ninfa, e per consorte il dio la chiede,

e contento è Pluton delle sue prede,

da' lacci d'imeneo le dèe sien sciolte.

Festeggi il ciel tra noi, festeggi il fondo

de' cupi abissi, e 'l dio del mar sull'onde,

fiume d'alta letizia in terra innonde,

e tutto goda a nostri gaudi il mondo.

 

CORO DI DÈI

Spargi tu per gli aurei calli  

l'allegrezze tue più care,

e tra perle, e tra coralli

il signor dell'onde amare;

dove eterno il duol sospira

si sospenda il pianto, e l'ira,

ed in giubili sommerso

goda in un l'ampio universo.

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Scena ottava

Marte, Vulcano, e medesimi.

<- Marte, Vulcano

 

MARTE

Padre del ciel, tra l'allegrezze io solo  

ove lieto è ciascun resto dolente,

e pur nume son io chiaro, e possente

della sorella tua degno figliuolo.

Venere è già mia sposa, a me promessa

fu d'amor, che ben sai quanto in ciò vale,

ambo duo ne ferì con l'aureo strale,

ond'in foco, ed io mi sfaccio, ed essa.

GIOVE

Marte è già fermo, a' preghi suoi Giunone

ottenne Citerea per altro sposo,

né tu dovrai però fiero, orgoglioso

o di risse, o di noie esser cagione.

(si parte Giove)

Giove ->

 

CORO

Marte invitto, Marte fiero,  

non turbar l'alto diletto,

smorza l'ira, ond'arde il petto,

frena l'animo guerriero.

(parte il Coro, e Vulcano partendo vien disfidato da Marte)

coro di dei celesti ->

 

MARTE

Ferma, ferma Vulcan se le mie brame  

liete non fian della gran dèa di Gnido,

turberò vostre gioie, or te disfido

a pugnar meco in singolar certame.

Se vincitor sovrasti, a te si dia

come Giove accennò, Venere in sorte,

s'io l'armi roterò di te più forte

com'ha promesso Amor Venere è mia.

VULCANO

Eleggi pur della battaglia il loco,

non mi spaventa il cieco tuo furore,

proverai qual avrà forza, e valore

quando pugnerà teco il dio del foco.

MARTE

Nella Sicilia tua discendo or ora;

ivi t'aspetterò presso al tuo monte.

VULCANO

Vanne pur, di seguir le voglie ho pronte,

ti giungerò, precorrerotti ancora.

Marte, Vulcano ->

 

Scena nona

Si serra il cielo ed apparisce in aria Cerere sul carro tirato da draghi, che va cercando la figliuola Proserpina.
Cerere.

<- Cerere

 

CERERE

Proserpina gentil, pegno a me caro  

dove più cercherò girando intorno,

infelice per me sorgesti o giorno,

che tutto il dolce mio rendesti amaro.

Dove se', dove se' cara mia spene,

qual furia, lassa me, qual mostro rio,

e te mi tolse, e teco in un rapio

tutte le mie delizie, ogni mio bene.

Quai sogni non turbarmi, e quai portenti

non predissero allor la mia sventura;

ma non so come a danno mio sicura

tenea, folle, i pensieri altrove intenti.

Ahi che quando gran duol sovrasta al core

dell'intelletto il lume in noi s'abbaglia,

sembra che d'ogni mal poco ne caglia

perché ne rechi poi pena maggiore.

Venere di sospir fabbra, e d'inganni,

che i primi errori alle donzelle insegni;

quali contro il mio parto ordisti ingegni,

onde, la vita mia colmi d'affanni.

Cerere ->

 
 

Scena decima

S'apre la grotta di Vulcano.
Vulcano, e suo coro.

Bozzetti

 Q 

Vulcano, coro di Vulcano

 

VULCANO

Or voi l'armi più fine  

di durissime tempre a me recate

cari ministri a' miei servigi intenti:

oggi o saremo spenti,

o dal nostro valor vinto vedrete

chi doppia al mondo ognor guerre, e ruine.

Tre dunque, e tre più valorosi, e forti

vengan di ferro cinti al fiero agone,

perché 'l dio, che distrugge ogni ragione

non ardisca alla pugna aggiunger torti.

UN DEL CORO

Eccone qui siam pronti

a fiaccar l'alto orgoglioso

delle superbe fronti.

 

CORO

Non temere il fiero Marte,  

che non ha se non furor,

cadrà vinto dal valor,

che la forza adopra, e l'arte.

Perditor

cederà,

giacerà

senza sposa e senza onor.

(ritornello di martelli)

 

Saggio dio, ch'al foco imperi

vesti l'armi, e prendi ardir,

recherai nuovi sospir

ove sdegni son più fieri.

Perditor

cederà,

giacerà

senza sposa e senza onor.

 

Scena undicesima

Appariscono due nuvole, una da man destra, e l'altra da sinistra, in una è il Coro di Venere in favor di Marte, nell'altra quel di Giunone per Vulcano.

<- coro di Venere, coro di Giunone

 
(col medesimo ritornello rientrano nella grotta ad armarsi)

TUTTI DUE I CORI
(a vicenda)

Questo è il campo degli amanti,  

che rivali,

che costanti

tratteran l'armi immortali,

palma altera

fia la diva

ch'ammirò l'ardente sfera

pargoletta in sulla riva

fuor de' flutti Citerea.

 

Vulcano, coro di Vulcano ->

<- Marte, sei armati di Marte

UN DEL CORO DI VENERE

Al glorioso agone ecco primiero  

Marte il nume guerriero,

d'ardire, e d'armi cinto

generoso sfavilla a pugna accinto.

Vulcano e che farai

ch'inesperto rotar l'armi non sai?

(esce Vulcano con sei armati)

<- Vulcano, sei armati di Vulcano

UN DEL CORO DI GIUNONE

Vienne di ferro, e di tue fiamme armato  

fulminante Vulcano,

pugna, e renderai vano

l'orgoglioso desio di Marte irato.

Proverà quando avvampi

come struggano il tutto i tuoi gran lampi.

 

TUTTI DUE I CORI
(insieme)

Pugnate o sposi  

numi famosi

di possa eguale, d'egual valore,

opri lo sdegno l'un, l'altro l'ardore.

All'armi, all'armi, all'armi, all'armi, all'armi.

 
Comincia la battaglia tra Vulcano e Marte, e poi si mischia tra tutti; dalla parte di Vulcano sono armi di fuoco, da quella di Marte armi di ferro.
 

Scena dodicesima

Mercurio, Giunone, e Venere.

<- Mercurio, Giunone, Venere

 

MERCURIO

Prodi guerrieri a cruda pugna intenti  

l'alto impero di Giove

vieta a voi l'armi di tant'ira ardenti.

Questo scettro di pace

al suon della mia lingua

l'aspre contese, e gravi sdegni estingua.

GIUNONE

Placa Marte il furore,

strano fora in mirar dell'armi il nume

giunto alla dèa d'Amore;

prender non dèe consorte

chi pugna, e ad ogn'or segue la morte.

Tranquilla pur, tranquilla

il cor turbato o figlio,

serena il torvo ciglio,

in cui l'eccidio altrui chiaro sfavilla.

VENERE

L'ostinata battaglia

lascia Marte a me caro,

della quiete del cielo oggi ti caglia.

Io te ne prego, e dono

ti farò grato sì, quant'io ti sono.

MARTE

Non senza alte ruine

dell'assalto crudel men lieto Giove

oggi vedrebbe il fine,

se non vietassi a me l'usate prove.

Or depongo a' tuoi preghi armi, e furore

diva, che del mio petto

o di sdegno, o d'amore

governi a voglia tua l'acceso affetto.

 

TUTTI DUE I CORI
(a vicenda)

Pace invitti, non più guerra,  

gioia o numi, non più pena,

così vuol ch'il ciel serena,

e tra nubi irato il serra.

Pace invitti, non più guerra.

UN DEL CORO DI GIUNONE

Chi rota il ferro, e strugge

della pace i diletti,

e carco di dispetti

dagli angui di Megera i toschi fugge:

come fia che si stringa

in nodo marital con l'alma diva,

che dell'armi, e dell'ire odiosa, e schiva

con l'occhio, e con i vezzi i cor lusinga.

TUTTI DUE I CORI

Col dio d'ardore

la dèa d'Amore,

ALCUNI DEL CORO DI VENERE

Come col gioco

d'amor la cura,

così l'arsura

tempra del foco,

però dall'acque

Venere nacque.

TUTTI DUE I CORI

Col dio d'ardore

la dèa d'Amore.

ALCUNI DI TUTTI DUE I CORI

Spenta è l'ira, ond'ardèa il petto

di sì fervidi campioni:

d'altre risse ordir cagioni

mal potrà nuovo sospetto.

ALTRI

Come l'ombra al chiaro aspetto

d'aureo dì, che i rai disserra

nel profondo si risserra:

così fugga ogn'aspro affetto.

TUTTI

Pace invitti, non più guerra,  

gioia o numi, non più pena,

così vuol ch'il ciel serena,

e tra nubi irato il serra.

Pace invitti, non più guerra.

 

Fine (Atto quarto)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Torna la scena della amenità di Venere, ma variata nel foro.

 
<- le tre parche
Cloto, Atropo, Lachesi
Quel che destina il cielo
le tre parche
<- Venere, coro di Venere

Odo per l'aria accenti

Venere, coro di Venere
le tre parche ->

La prospettiva, e l'inferno.

Plutone, coro di Plutone
 
Plutone, coro di Plutone
<- le tre parche

Troppo lunga dimora

(viene il carro, e Plutone vi sale sopra)

coro di Plutone, le tre parche
Plutone ->

Palazzo di Cerere sopra un prato.

Proserpina, Venere, coro di Venere
 

Con divieto sì stretto oggi m'avvinse

Proserpina
Venere, coro di Venere ->
Proserpina
<- Plutone

Ahimè soccorso, ahi lassa me soccorso

Plutone, Proserpina ->

(s'apre il cielo)

<- Giove, Diana, Mercurio, coro di dei celesti

La dèa, che cinge il crin di verde oliva

Giove, Diana, Mercurio, coro di dei celesti
<- Venere

Andai re delle sfere, ove celato

Giove, Diana, Mercurio, coro di dei celesti, Venere
<- Marte, Vulcano

Padre del ciel, tra l'allegrezze io solo

Diana, Mercurio, coro di dei celesti, Venere, Marte, Vulcano
Giove ->
Diana, Mercurio, Venere, Marte, Vulcano
coro di dei celesti ->

Ferma, ferma Vulcan se le mie brame

Diana, Mercurio, Venere
Marte, Vulcano ->

(si serra il cielo ed apparisce in aria Cerere sul carro tirato da draghi)

Diana, Mercurio, Venere
<- Cerere

Proserpina gentil, pegno a me caro

Diana, Mercurio, Venere
Cerere ->

S'apre la grotta di Vulcano.

Vulcano, coro di Vulcano
 

Or voi l'armi più fine

(ritornello di martelli)

 

(appariscono due nuvole, una da man destra, e l'altra da sinistra, in una è il coro di Venere, nell'altra quel di Giunone)

Vulcano, coro di Vulcano
<- coro di Venere, coro di Giunone
coro di Venere, coro di Giunone
Vulcano, coro di Vulcano ->
coro di Venere, coro di Giunone
<- Marte, sei armati di Marte

Al glorioso agone ecco primiero

coro di Venere, coro di Giunone, Marte, sei armati di Marte
<- Vulcano, sei armati di Vulcano

Vienne di ferro, e di tue fiamme armato

Tutti due i cori
Pugnate o sposi

(battaglia tra Vulcano e Marte, e poi si mischia tra tutti; dalla parte di Vulcano sono armi di fuoco, da quella di Marte armi di ferro)

coro di Venere, coro di Giunone, Marte, sei armati di Marte, Vulcano, sei armati di Vulcano
<- Mercurio, Giunone, Venere

Prodi guerrieri a cruda pugna intenti

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima
Il mondo, quasi un caos, che distintosi appariscono le campagne di Firenze con Arno Cielo. Boschereccia. Montagne coperte di neve, nel mezzo la fucina di Vulcano, che dalla cima esala fiamme. Monte Parnaso. Giardino di Venere. Reggia di Plutone. Torna la scena della amenità di Venere, ma variata nel foro. La prospettiva, e l'inferno. Palazzo di Cerere sopra un prato. S'apre la grotta di Vulcano. Mare, dal mezzo apparisce uno scoglio di coralli, e perle. Tutta la prospettiva mostra inferno. Diventa tutta la scena cielo aprendosi dalla destra, e dalla sinistra parte: in aria si vede una grandissima...
Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quinto

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