Argomento

Di quello, che si ha dall'istoria.

Tarquinio Superbo per la sua tirannide, e per avere il di lui figliolo violata Lucrezia, privo dalla corona di Roma, ricorse al favore di Laerte Porsenna re de gli etruschi. Questo mosse guerra a' Romani per rimettere i Tarquini nel regno; prese il Ianicolo, e, data una rotta alle genti latine si rivoltò con l'esercito per passar il Tevere sopra il ponte Sublicio, che quella parte, detta il Transtevere, dall'altre parti di Roma divideva. Orazio detto Cocle, perché aveva perduto un occhio nella guerra, si oppose sul ponte a' toscani: e tanto sostenne solo l'impeto loro, quanto bastò a' romani per tagliar il ponte, onde non potessero passar i nemici. Veduto Orazio il ponte bastevolmente tagliato si gettò nell'acqua, e passò a nuoto a suoi, salvo dalla quantità dell'armi, che gl'erano da' nemici lanciate. Muzio Scevola poi si portò in abito toscano tra i nemici per uccider Porsenna, ma, per errore, uccise uno, che gli stava a lato. Fatto prigione Muzio, pose spontaneamente la destra nel fuoco dinanti Porsenna; dicendoli, che ben meritava tal pena per aver commesso l'errore d'uccider altri in vece di Porsenna: poi li soggionse che egli era il primo del numero di trecento giovani romani, che avevano risolto ad uno ad uno tentar la di lui morte. Porsenna mosso per timore, o per la generosità di Muzio, levò l'assedio, licenziò Tarquinio, e fece pace co' Romani. Mentre si trattava la pace furono dati ostaggi vicendevolmente. Li Romani diedero dieci giovani, e dieci donzelle romane, tra le quali Valeria figliola di Valerio Publicola all'ora console di Roma. Questa, parendogli debolezza d'animo lo stare così vilmente nelle mani de' nemici, persuase le compagne alla fuga, e passando il Tevere a nuoto a cavallo si ridusse in libertà. Valerio Publicola per non mancar di fede a Porsenna gli rimandò la figlia con l'altre donzelle: e Porsenna l'accolse con segni d'onore, ed a Valeria come principale della fuga donò un bellissimo cavallo: onde in Roma poi fu a lei eretta una statua a cavallo: benché altri dicano quella essere stata Clelia, e non Valeria.

Di quello che si finge.

Sopra questi fatti per intrecciar il dramma, ed adornarlo d'invenzioni si fingono li seguenti verisimili.

Che Valeria non fosse data per ostaggio ne' trattati di pace, ma che venga fatta prigioniera dall'armi toscane nella presa del Ianicolo: e che di lei s'innamori Porsenna, ma che ella come ad un nemico della sua patria neghi corrispondenza, ed anco ver essere amante di Muzio Scevola.

Che nello istesso tempo fosse fatta prigioniera Elisa altra giovine romana moglie d'Orazio Cocle con una sua picciola figliola, e che un capitano di Porsenna a cui era toccata nella divisione delle prede, invaghito di lei, perché ella gli negasse d'acconsentir alle sue brame, la maltratti, e tiranneggi.

Che Muzio Scevola, che andò tra i toscani per uccider il re, come nemico della patria, v'andasse anco stimolato dall'amore di Valeria, di cui era innamorato.

Che dopo il combattimento sul ponte Sublicio, anco Orazio incognito passasse tra i toscani per causa d'Elisa sua moglie fatta prigioniera.

Da queste suppositioni seguono gli accidenti, che formano il dramma, a cui porge il nome Muzio Scevola.

Illustrissimo ed eccellentissimo signore Lettore Argomento Scene
Atto primo Atto secondo Atto terzo

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