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La maga fulminata

Favola rappresentata in musica.

Prologo

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Prologo

 

Scena unica

La luna.

 Q 

<- La luna

 
Poesia d'incerto.
 

Io che nell'alte adamantine rote  

reggo pianeta errante il freddo lume,

ora dal primo giro, oltr'il costume,

mi svelle il suon di temerarie note.

Meraviglia inaudita: il corso eterno

son pur costretta abbandonar del cielo,

e cangiar il mio puro, in fosco velo,

fuggir le stelle, e valicar l'inferno.

Ben talor porto, a' tenebrosi abissi

i chiari raggi miei Febo secondo;

e illuminando or l'un or l'altro mondo,

che così ha 'l fato i suoi decreti fissi.

Ma che fuor dell'usato all'ombre oscure

mi tragga a forza lingua iniqua, e ria,

perché del suo fallir ministra io sia

fatta soggetta alle sue voglie impure.

Quest'è di magic'arte empio tenore:

ma già non ponno i suffumigi, e i detti

d'innamorato cor sforzar gli affetti,

che non patisce violenza amore.

Lunge lunge da noi dame gentili,

ch'avete pari al volto animi regi,

sì fieri esempi; i vostri nobil fregi,

non deturpin giammai opre sì vili.

Ma sian del vostro merto il pregio, e 'l vanto,

di rapir l'alme, e incatenar i cori;

cedono di Tessaglia a' vivi ardori

de' bei vostr'occhi ogni poter d'incanto.

Che più puote un bel guardo, un dolce riso,

che d'infernal virtù tiranno effetto;

amor nasce dal bello, e dal diletto,

né val forza d'abisso in paradiso.

La luna ->

 

Fine (Prologo)

Generazione pagina: 29/12/2015 - Tipo pagina: opera•a_01 (3.00.40)

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