Atto primo

 

Scena prima

Taverna di Burbo.
Da un'asse confitta nel muro, pendono orci d'olio ed anfore di vino: altre anfore sparse per terra. Sopra una panca stanno gittati alla rinfusa i pallii dei giovani Patrizi, che intorno ad un'altra giuocano ai dadi; mentre, dal lato opposto, alcuni Gladiatori bevono e cianciano fra loro allegramente. È l'alba già inoltrata. Tre o quattro lampade disposte in giro sulla parete dipinta a vivaci colori, mandano un resto di luce.
Fra i giovani Patrizi, Glauco, Clodio e Sallustio: più tardi Burbo che va e viene recando vino od altro.

Immagine d'epoca ()

 Q 

patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio

 

GLADIATORI

Vuote son l'anfore...  

(chiamando)

Burbo!... che fai?

A gola asciutta ci lasci qua?

Se a' nostri stomachi vigor non dài,

con fiacca lena si lotterà.

PATRIZI
(a Glauco)

Su, scuoti il bossolo!... la sorte è varia...

<- Burbo

Burbo ->

GLAUCO

Per Giove!... il punto sempre peggior!

Bossolo e dadi saltar fo' all'aria.

SALLUSTIO

Chi perde in gioco vince in amor.

CLODIO

Forse il sinistro sguardo d'Arbace

t'ha fatto il caso ieri scontrar?

SALLUSTIO

Ovver di Jone l'occhio vivace?

GLAUCO

Non déi quel nome qui profanar.

CLODIO

Ti metti al serio? Già lo si vede,

non sei più quello de' primi dì.

GLAUCO

Non son più quello?... pazzo chi 'l crede.

Burbo... il falerno...

GLI ALTRI

Bravo!... così!

 
(Burbo, che poco prima avrà recato da bere ai gladiatori, torna in iscena, depone un'altra anfora sulla tavola dei patrizi e riparte)

<- Burbo

Burbo ->

GLAUCO

(alzando il calice colmo, prorompe con enfasi)

Su, di pampini, di grappi  

m'intrecciate una corona!

Cinto d'anfore e di nappi,

salgo in vetta all'Elicona.

Viva Bacco il re de' numi,

inni a Venere e profumi!

Canti chi vuole d'elmi e corazze,    

l'ire e le stragi del dio guerrier;

io fra le belle pugno e le tazze,

ebro, non morto, voglio cader.

Allor che in pugno l'anfora ho stretta,

io non invidio lo scettro ai re...

sacra dell'oro la fame è detta,

sacra è del vino la sete a me.

S

Sfondo schermo () ()

 

CORO

Séguita, séguita... bravo!... così!

Or torni il Glauco de' primi dì.

GLAUCO

Per le vene già del nume

sento corrermi l'ebbrezza.

Con la bianca man di piume

vieni, o bella, e m'accarezza.

Voluttà dalle pupille

ch'io ti beva a calde stille...

Vo' del tuo crine baciar le anella,

sulla tua bocca la mia serrar...

meno ritrosa sarai più bella...

ama, fanciulla; vita è l'amar!

TUTTI

Venere e Bacco son nostri numi,

noi della vita cogliamo il fior:

a Bacco e Venere canti e profumi...

viva il falerno... viva l'amor!

 

NIDIA
(di dentro)

Ahimè!  

TUTTI

Qual grido!

GLAUCO

Nidia!

 

Scena seconda

Nidia, indi Burbo e detti.

<- Nidia

 

NIDIA

(gettandosi ai piedi di Glauco)

Soccorso!  

Pietà!...

GLAUCO

Chi offenderti, fanciulla, osò?

(vedendo Burbo, che col flagello sollevato sarà rimasto immobile sulla soglia)

<- Burbo

GLAUCO

Ah tu, tu, Burbo!... Cerbero, od orso,

l'unghie rapaci ti strapperò.

Qual è il suo fallo?

BURBO

Mia schiava è dessa,

e d'ubbidirmi ricusa ognor.

NIDIA

(arrossendo)

Volea... d'Arbace...

GLAUCO

(a Nidia)

T'intendo... cessa...

povera vittima, sorgi e fa cor.

(a Burbo)

La compro... il prezzo?

BURBO

Cara mi costa...

venti sesterzi...

GLAUCO

(gettandogli una borsa)

Il doppio... a te!

BURBO

Certe ragioni non han risposta...

(raccogliendo da terra la borsa)

È tua!

GLAUCO

Va'... libera, Nidia, tu se'.

 

PATRIZI, SALLUSTIO, CLODIO E GLADIATORI

Al generoso Glauco sia festa.

NIDIA

(Libera!)

GLAUCO

Nidia, perché sì mesta?

 

NIDIA
(a Glauco)

Abbandonata, ed orfana  

dove trovar ricetto?

Quale per me può fascino

aver la libertà?

Schiava, ma a te da presso

viver mi sia concesso...

Del mio signor il tetto

Eliso a me sarà.

GLAUCO

Lo brami?... sia.

CLODIO E SALLUSTIO

Su, Glauco,

l'alba da un pezzo è desta!...

L'ultima tazza è questa...

evviva Bacco e Amor.

SALLUSTIO
(ai gladiatori)

Bevete... io pago! ~ al solito

fu il giuoco a me propizio.

BURBO E GLADIATORI

Al nobile patrizio

far noi sapremo onor.

 

GLAUCO

(Immagin cara di Jone mia,

celeste raggio tu brilli a me...

Oh, nel tuo amore redento io sia...

Jone, ch'io possa levarmi a te!)

NIDIA

(La troppa gioia m'opprime il core,

quasi a me stessa creder non so.

Di Glauco schiava!... sogni d'amore,

in voi la vita delizierò!)

BURBO

(Come di gioia le brilla il viso!

Il mio sospetto certezza è già...

per lei di Glauco solo un sorriso

vale una vita di libertà.)

SALLUSTIO, CLODIO E PATRIZI

Venere e Bacco son nostri numi,

noi della vita cogliamo il fior.

A Bacco e Venere canti e profumi,

viva il falerno, viva l'amor!

GLADIATORI

Oggi gagliardo, domani esangue,

del gladiatore quest'è il destin:

pria che del circo nuotar nel sangue,

della taverna nuotiam nel vin.

 
Glauco parte insieme a Clodio, a Sallustio e agli altri giovani Patrizi, e seguìto da Nidia. Dopo di loro escono i Gladiatori. Burbo, rimasto solo, cava di sotto alla tunica la borsa datagli da Glauco, ne versa il denaro su di un tavolo, e lo sta contemplando con compiacenza.

Glauco, Clodio, Sallustio, patrizi, Nidia, gladiatori ->

 

Scena terza

Burbo indi Arbace.

 

BURBO

È un giorno di fortuna: generoso  

l'ateniese è davver! Questo si chiama

esser ricchi e patrizi! Un mucchio d'oro! ~

E Arbace?... alla colomba

io sciolsi l'ale, e il falco

più ghermirla non può... La sua vendetta

sento ruggir. ~ Astuzia a me non manca...

l'affronterò! Quest'oro intanto è mio.

(accorgendosi d'Arbace, che entrato improvvisamente in iscena, gli batte della mano una spalla)

<- Arbace

 

Ah! Sei tu?  

ARBACE

Sì, son io.

E Nidia?... ~ venduta poc'anzi tu l'hai...

BURBO

È vero.

ARBACE

Stamane l'attesi... lo sai...

così m'ubbidivi?

BURBO

Non è colpa mia:

a preghi, a minacce fu dessa restia.

ARBACE

Tu mendichi scuse.

BURBO
(con espressione maliziosa)

La tessala è bella,

ma... al sole di Jone s'offusca ogni stella.

ARBACE

Che dici tu?

BURBO

Nulla. ~ Di Nidia nel core

io lessi... per Glauco delira d'amore:

giovarti può forse! Rival fortunata,

è Jone frattanto di Glauco l'amata.

ARBACE

Menzogna!... Di Bacco nell'orgie sommerso,

nel lezzo s'avvolge d'ignobili amor.

BURBO

Dal Glauco d'un giorno s'è fatto diverso...

gli amici abbandona; sol Jone ha nel cor.

ARBACE

In orge la notte vegliata non ebbe?

BURBO

A forza l'han tratto, ma quasi non bebbe.

Da un pezzo gli amici si lagnan di lui.

ARBACE

(Barriera a' miei voti può farsi colui.)

BURBO

La fama ne corre per tutta Pompei.

ARBACE

(Progenie di regi soffrirlo io potrei?

No... mai!)

(a Burbo dopo un momento di pausa)

Del Vesuvio fra i massi s'interna

temuta dal volgo profonda caverna:

dimora è quell'antro d'antica sibilla,

che magici filtri dall'erbe distilla.

BURBO

La Saga del monte!

ARBACE

Là recati tosto,

e il solito filtro le chiedi per me.

BURBO

In tutto a servirti lo schiavo è disposto.

ARBACE

A questa mia gemma prestar dovrà fé!

(si trae dal dito un anello e lo consegna a Burbo)
 

 

Vanne, e serba geloso l'arcano,  

il mio sguardo per tutto ti vede:

ho dell'oro per darti mercede,

ho un pugnal per poterti punir.

Io la mente, sarai tu la mano:

altri cenni t'appresta a compir.

BURBO

Quale il core fedele ho la lingua,

del mio zelo t'ho date già prove:

me di premio lusinga non move,

l'ubbidirti è una legge per me.

(Quando d'oro la borsa s'impingua,

non il come m'importa e perché!)

 
(Arbace parte. Burbo raccolto il danaro, si ritira nell'interno della taverna)

Arbace, Burbo ->

 
 

Scena quarta

Stanza di Jone riccamente addobbata.
Le porte son chiuse da cortine di porpora e le pareti adorne di dipinti: una delle porte mette al giardino.
Jone sola.

 Q 

Jone

 

 

Oh, qual la prima volta m'appariva  

nel tempio della diva,

l'ho sempre agli occhi miei, sempre dinante

il suo gentil sembiante!

Ed ei?... di pari affetto ei forse m'ama...

svelar non l'osa... e il brama!

 

Nel sol quand'è più splendido,  

il suo sorriso io vedo;

guardo le stelle, e simbolo

degli occhi suoi le credo.

Nel mormorio dell'onda

lo ascolto a me parlar...

l'aura che mi circonda

piena dì lui mi par.

 

 

L'amo, l'amo, e la fiamma immortale  

tempo, o affanno distrugger non può!

Viva in core, gelosa vestale,

custodir quella fiamma saprò!

 

Scena quinta

Arbace e detta.

<- Arbace

 

ARBACE

Godo in trovarti lieta.  

JONE

Arbace!...

ARBACE

A me secreta

della tua gioia la cagion terrai? ~

Io che col guardo penetro ne' cieli,

io so leggerti in cor... Ami!

JONE

Delitto

è forse amor?

ARBACE

Se l'anima sublima,

degno è de' numi. ~ Di saper ho dritto

chi tal fiamma t'accese.

JONE

Alcun più vago

più nobile garzon non ha Pompei.

ARBACE

Nomalo.

JONE
(con franca ingenuità)

Glauco.

ARBACE

Desso!... ah tu, non sai...

ingannata sei tu!

JONE

Che dici mai?

 

ARBACE

Fra danze oscene ed orge,  

fra schiave invereconde,

nell'abbrutir dell'anima

notti e tesor profonde.

In te de' numi s'agita

eterna la scintilla;

contaminata argilla,

egli ha di fango il cor.

JONE

(Glauco!... il mio Glauco!... misera,

che ascolto!... e sarà vero?

Aver sì vil può l'anima

e il volto onesto e altero?

Quegli occhi a me mentivano,

gli occhi pur casti tanto!

Cinto da vel più santo

mai non fu in terra amor.)

ARBACE

Anche stanotte in laide

gioie trascorse ha l'ore.

Compra ha una schiava: inebriasi

or forse al nuovo amore.

JONE

Non proseguir: soccombere

al troppo duol mi vedi...

ARBACE
(con ironia)

Se di te degno il credi,

amalo, o Jone, ancor.

 

Scena sesta

Dirce, Nidia e detti.

<- Dirce

 

DIRCE

Una schiava giovinetta  

favellar a te desia;

nel vestibolo ella aspetta.

JONE

Una schiava!... e chi l'invia?

DIRCE

Nulla disse: a te soltanto

par che il voglia confidar.

JONE

Venga.

(Dirce parte ed entra Nidia)

Dirce ->

<- Nidia

ARBACE
(con sorpresa)

(Nidia!)

NIDIA

(fissando Jone)

(Ahi, bella tanto!)

ARBACE
(come sopra)

(Qui?...)

JONE
(a Nidia)

Puoi libera parlar.

NIDIA

Chi mi manda e chi son io

ti dirà questo papiro.

(porgendo a Jone un foglio ch'essa apre e legge con ansietà)

JONE

(Glauco!)

ARBACE

(Glauco!)

JONE

(Il ciglio mio

non m'inganna... io non deliro!)

(accostandosi ad Arbace e in tuono di trionfo)

Quella schiava compra or ora,

vedi... in dono egli offre a me:

leggi, Arbace, e dimmi ancora,

dì, se il puoi, che abbietto egli è.

(a Nidia con trasporto)

Cara a Glauco, o mia fanciulla,

come amarti non dovrei?

Poi che Grecia a te fu culla,

più diletta ancor mi sei.

Così ingenua, così bella,

gentil dono ei m'offre in te...

più che schiava, ognor sorella

tu sarai, fanciulla, a me.

 

ARBACE
(a Jone, nascondendo a stento lo sdegno ond'è compreso)

Non lusingarti, ~ t'illude amor...

non sai tu l'arti ~ d'un seduttor.

Ei tradimento ~ più vil t'ordì...

del pentimento ~ paventa il dì!

JONE

(Mendace il grido ~ non fu d'amor,

essermi infido ~ potea quel cor?...

d'affetto pegno ~ novel mi diè...

oh m'ama, e degno ~ d'amor egli è!)

NIDIA

(Ahi, tanto e come ~ pietosa a me!

di Glauco il nome ~ solo il poté...

fatal mi corse ~ le vene un gel...

l'ama ella forse?... ~ dubbio crudel!)

 
Arbace parte: Jone si ritira nette stanze attigue. Sulla porta che mette al giardino si affacciano Dirce e le altre Schiave che invitano Nidia a seguirle.

Arbace, Jone ->

<- Dirce, schiave

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto

Taverna di Burbo; da un'asse confitta nel muro, pendono orci d'olio ed anfore di vino: altre anfore sparse per terra è l'alba già inoltrata; tre o quattro lampade disposte in giro sulla parete dipinta a vivaci colori, mandano un resto di luce.

patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio
 
patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio
<- Burbo
patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio
Burbo ->
 
patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio
<- Burbo
patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio
Burbo ->
 
patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio
<- Nidia
patrizi, gladiatori, Glauco, Clodio, Sallustio, Nidia
<- Burbo
 
Nidia, Glauco, Clodio, Sallustio, Burbo, Coro
Abbandonata, ed orfana
Burbo
Glauco, Clodio, Sallustio, patrizi, Nidia, gladiatori ->

È un giorno di fortuna: generoso

Burbo
<- Arbace

Ah! Sei tu? / Sì, son io

Arbace, Burbo ->

Stanza di Jone riccamente addobbata; le porte son chiuse da cortine di porpora e le pareti adorne di dipinti.

Jone
 

Oh, qual la prima volta m'appariva

L'amo, l'amo, e la fiamma immortale

Jone
<- Arbace

Godo in trovarti lieta

Jone, Arbace
<- Dirce
Dirce, Jone, Arbace e Nidia
Una schiava giovinetta
Jone, Arbace
Dirce ->
Jone, Arbace
<- Nidia
 
Nidia
Arbace, Jone ->
Nidia
<- Dirce, schiave
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta
Taverna di Burbo; da un'asse confitta nel muro, pendono orci d'olio ed anfore di vino: altre anfore sparse... Stanza di Jone riccamente addobbata; le porte son chiuse da cortine di porpora e le pareti adorne di dipinti. Porticato della casa di Jone; nel centro del giardino, un'elegante fontana, e qua e là bizzarramente... Piazza in Pompei; da un lato la casa d'Arbace dinanzi al cui maestoso vestibolo si levano due enormi sfingi:... Sala nella casa d'Arbace; alcune lampade di stupendo lavoro pendenti dal soffitto, mandano una... Una luce improvvisa e vivissima rischiara la scena; la cortina sparisce e lascia scorgere un ridente... Ampia strada di Pompei: da un lato l'esterno dell'anfiteatro, le di cui porte sono aperte: dall'altro,...
Atto secondo Atto terzo Atto quarto

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