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Scena prima |
Una sala gotica nel castello di Pavia. Una porta in fondo. Teodato solo. |
Q
Teodato
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E ancor non riede... Inebriante meta
cui da tanti anni ascosamente anelo...
Splendida larva di mie notti, alfine
io ti raggiungo!... Pur mi costi!... A mezzo
volgea la notte, ed io sognava... ahi, truce
terribil sogno! ~ Mi cingea la chioma
la corona regale, e sovra il trono
d'Amalasunta al fianco io m'era assiso
al sinistro chiaror delle pallenti
faci di morte... e innanzi a me sorgea
dell'ucciso Alarico insanguinato
l'orrido spettro, e mi guardava come
quando nel petto il suo pugnal gli infisse
Lausco!... e con la man parea dal soglio
strapparmi a forza!... Ed io tremava. ~ Oh vile
debolezza del core!... D'un delitto
a me che monta, se ciascun l'ignora?
No, più non tremo. ~ Già la notte sparve
e con essa svanir fantasmi e larve!
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Nel cupo orrore di notte bruna
quando la luce nel ciel fuggì,
fosca sibilla fin dalla cuna
a me lo scettro predisse un dì.
E da quel giorno speme funesta
per anni ed anni rinchiusi in cor;
e nel silenzio d'aspra foresta
solo, spregiato, vissi finor.
Sangue mi costa quel serto, è vero:
ma la mia sorte compir si dée.
Colpe e delitti sprezza il pensieroso
se ad essi è premio poter di re.
Se al soglio stendere la man poss'io
che a me il destino ~ vaticinò,
sui vinti popoli ~ lo scettro mio
dall'Alpi al Brennero ~ distenderò!
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Scena seconda |
Lausco, Svarano e Teodato. |
<- Lausco, Svarano
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LAUSCO |
Possente è quest'oro che tutto conquide!
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TEODATO |
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SVARANO |
Trionfi; ~ la sorte ci arride.
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LAUSCO |
La credula plebe venduta esultò.
Il trono or t'aspetta.
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TEODATO |
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LAUSCO |
Ma pria che tu cinga la chioma del serto,
o prence, rammenta chi un trono t'ha offerto,
dell'opra tremenda qual premio sperai,
Teodato, scordarlo potresti?
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TEODATO |
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SVARANO |
Non scordar quella notte e il pugnale
che nell'ombra celato ferì.
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LAUSCO |
Non scordar che un destino fatale
nello stesso delitto ci unì.
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TEODATO |
Io la mente, le braccia voi siete
in quest'opre di sangue e d'orror:
se compirla, o guerrieri, saprete
a voi dono possanza e tesor!
Cadde Alarico. ~ Ma quel sangue è poco,
altri deve saziar l'ira del seno.
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LAUSCO |
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TEODATO |
Amalasunta e Sveno...
nella pianura di Pavia, commosse
s'adunano le turbe. ~ Amalasunta
oggi il serto mi cinge!
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SVARANO |
I miei guerrieri
io stesso condurrò.
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LAUSCO |
Popolo e prenci
al tuo trionfo acclameranno.
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SVARANO |
Quando
l'ora fia giunta, la fatale accusa
profferisca il tuo labbro!
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LAUSCO |
A noi la cura
lascia del resto.
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TEODATO |
La superba donna
ed il suo drudo, d'uno stesso colpo
atterrati cadranno. ~ O mia vendetta!
Ad essi morte...
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LAUSCO |
Il soglio a te s'aspetta.
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TEODATO, LAUSCO E SVARANO
Sol d'Italia, di luce funesta
splendi in questo bel giorno sereno,
l'atra gioia che m'arde nel seno,
la mia sorte rischiara così.
Potrò alfine, a me intorno prostrata,
calpestarti, empia turba di schiavi.
Vili e ignavi! Già l'ora è sonata,
di vendetta già corrono i dì.
(partono per opposti lati)
| S
(♦)
(♦)
Teodato, Lausco, Svarano ->
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Scena terza |
La gran pianura di Pavia: si scorge a gran lontananza la città. Da un lato s'innalzerà un trono formato di trofei d'armi. Sveno, indi Gualtiero. |
Q
Sveno
<- Gualtiero
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GUALTIERO |
Chi veggio?... Sveno... In questo loco? Stolto!
Fuggi! T'invola ai colpi della sorte!
Altro scampo non hai... Taci!...
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SVENO |
Io t'ascolto.
Non ti comprendo.
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GUALTIERO |
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SVENO |
Morte!
Agli infelici altro non resta in terra.
Così tradirmi!... Iniqua donna!
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GUALTIERO |
E sei
uomo... e guerriero!
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SVENO |
Un dì lo fui! ~ M'atterra
or la sventura. ~ Ahimè!... Perché vivrei?...
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(con profonda tristezza)
Della sua fede immemore
e dell'amor giurato,
essa i legami infrangere
volle del mio passato.
Ma nel troncar quei vincoli
ch'eterni io pur credea,
senza pietà la rea
anche il mio cor spezzò.
Fonte d'amare lacrime
è l'avvenir, lo sento.
Verranno per la misera
i dì del pentimento.
Ma di quel giorno infausto,
forse lontano ancora,
la sanguinosa aurora,
Gualtiero, io non vedrò!
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| (squilli di trombe; si comincia a sentire in lontananza il suono di una marcia trionfale che si va sempre più avvicinando) | |
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GUALTIERO |
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SVENO (con rabbia) |
Ei trionfa!... Folgori
non ha per gli empi il cielo!
Or gli omicida ammantasi
della virtù del velo.
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GUALTIERO |
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SVENO |
Un fero dubbio
mi tormentava il petto.
Ora in certezza cangiasi
l'orribile sospetto.
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GUALTIERO |
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SVENO |
Nulla.
Io spettator ~ qui resto.
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GUALTIERO |
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SVENO |
Il voto è questo
più ardente del mio cor!
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Scena quarta |
Al suono di marcia trionfale si avanzano i Guerrieri, i Principi, i Sacerdoti, i Congiurati, il Popolo. Indi preceduti da una schiera di Guardie Amalasunta e Teodato rivestiti delle insegne reali; poi Lausco, Svarano ed altri Guerrieri. Sveno e Gualtiero si confondono tra la folla; il Popolo manda grida festive. |
<- guerrieri, principi, sacerdoti, congiurati, popolo, guardie, Amalasunta, Teodato, Lausco, Svarano
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CORO GENERALE |
Giunta è l'ora ~ dei Goti la stella
s'oscurava nell'italo cielo;
ma fra breve più fulgida e bella
la vedranno i nemici brillar.
E nel fango dovranno gli ignavi
sempre schiavi ~ servire e tremar!
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LAUSCO, SVARANO E CONGIURATI (a bassa voce tra di loro) |
Nel silenzio, nell'ombra celati
già a piombare la folgore è presta...
dée quel serto di luce funesta
di Teodato sul capo brillar.
Pronti all'opra: già l'ora è suonata:
gli empi schiavi dovranno tremar!
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AMALASUNTA |
(dal trono)
Popolo e prenci, udite il mio pensiero
or tutti voi che a me giuraste fé,
del mio talamo a parte e dell'impero
ognun saluti in Teodato il re!
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TUTTI |
Viva, viva Teodato! Rintroni
tutta Italia di canti e di suoni;
e dei bardi l'accento ispirato
dica al mondo i dettami del fato!
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TEODATO |
(in piedi sul trono)
Su, mescete in colmi nappi!
La mia gioia ognun divida.
Ogni volto qui sorrida
del contento del suo re!
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LAUSCO, SVARANO E CORO |
Su, libiamo e repente rintroni
tutta Italia di canti e di suoni;
e dei bardi l'accento ispirato
narri al mondo i dettami del fato!
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SVENO |
(lanciandosi di mezzo alle turbe)
Or tutti ascoltatemi:
vo' bevere anch'io!
Le tazze spumeggiano,
esulta il cor mio.
Qui dove è sepolta
la salma tradita,
uniro, i sacrileghi,
la morte alla vita!...
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AMALASUNTA |
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TEODATO |
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TUTTI |
Vanne, fuggi: raffrena il tuo accento!
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SVENO |
(con impeto)
Di cantici e suoni
rintroni la reggia,
il vin che rosseggia
è sangue d'un re!
Su, datemi un calice,
lo vuole il destino;
(additando Teodato)
al prence assassino
bevete con me!...
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TEODATO |
(alzandosi furibondo)
Ah... è troppo! ~ Guerrieri! Addotto in ceppi
ei venga, e tosto sia dannato a morte!
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AMALASUNTA |
(gettandosi ai piedi di Teodato)
Deh, pietade, pietà della sua sorte!
Ei delira, infelice.
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GUERRIERI E POPOLO |
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TEODATO |
(con voce terribile respingendo Amalasunta)
Per lui preghi? Invan speri.
Temi or tu lo sdegno mio,
tutti io leggo i tuoi pensieri,
e tuo sposo e re son io!
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| (i guerrieri si slanciano contro Sveno) | |
AMALASUNTA |
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TEODATO |
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SVENO |
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TEODATO |
L'ultima ora per gli empi suonò!
(ad Amalasunta)
O donna, io t'accuso!
(al popolo)
Per sete di regno
del sangue del figlio costei si macchiò!
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AMALASUNTA |
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LAUSCO, SVARANO E CONGIURATI |
(tumultuando)
Discenda dal trono!
Di cingere il serto più degna non è!
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SVENO |
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TUTTI |
Non speri perdono!
Discenda dal trono!
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CONGIURATI |
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AMALASUNTA |
(strappandosi la corona e calpestandola)
M'uccidete! Il patibolo è presto.
Ecco il serto... ai miei piè lo calpesto!
Ma tu, vile che esulti, paventa!
Già la folgore piomba su te!
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SVENO (a Teodato) |
Sì, m'uccidi! Ma larva cruenta
me nei sogni, alle veglie vedrai!
Sì, m'uccidi, ma ovunque ne andrai
ombra irata verronne con te!
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TEODATO, LAUSCO, SVARANO, CONGIURATI E CORO |
Traditori, tremate! Egual sorte
vi riserba al supplizio, alla morte!
Empii entrambi! Tremendo, funesto,
vi colpisce lo sdegno del re!
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| (Amalasunta e Sveno sono trascinati dai guerrieri, mentre il popolo ed i congiurati acclamano Teodato) | guerrieri, Amalasunta, Sveno ->
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