I GOTI
Tragedia lirica in quattro atti.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Stefano INTERDONATO.
Musica di Stefano GOBATTI.
Prima esecuzione: 30 novembre 1873, Bologna.
Personaggi:
AMALASUNTA regina de' Goti |
soprano |
TEODATO signore goto, suo cugino |
baritono |
SVENO giovane patrizio romano |
tenore |
LAUSCO capo de' guerrieri |
basso |
SVARANO altro capo de' guerrieri |
basso |
GUALTIERO guerriero goto, amico di Sveno |
mezzosoprano |
Guerrieri, Araldi, Sacerdoti, Signori goti, Congiurati, Damigelle della regina, Uomini e Donne del popolo, Trombettieri.
La scena è nei primi tre atti in Pavia.
Nel quarto atto sul lago Trasimeno.
Epoca anno 534 dell'era cristiana.
Argomento
A Teodorico, fondatore della signoria dei Goti in Italia, morto nell'anno 526, successe la figlia Amalasunta. Donna di animo virile, di bellezza non comune, ed amante della romana civiltà, era odiata dai principali signori goti che ligi alle antiche costumanze vedevano di mal occhio la nuova regina mostrare clemenza verso i vinti e prediligere usi e costumi che secondo essi avrebbero finito col corrompere i vincitori degli Eruli e dei Romani. Amalasunta, a cui fu tolta la tutela del proprio figlio Alarico che poi dopo alcuni mesi perdé miseramente la vita, credette di rassodare la propria autorità sposando uno dei più potenti signori della sua corte a nome Teodato, ma questi appena salito sul trono si unì ai nemici di lei, l'accusò di illecite tresche, le tolse ogni autorità e quindi la relegò in un castello sul lago di Perugia dove poi la fece segretamente uccidere.
Così la storia.
Atrio del castello di Pavia.
È notte: molti Guerrieri goti dormono sdraiati sul terreno. Lausco è in piedi appoggiato ad una colonna, immobile e pensieroso. Dal fondo s'avanzano cautamente Teodato e Svarano.
TEODATO
LAUSCO
(a bassa voce)
Sì.
TEODATO
LAUSCO
(additando i guerrieri)
Guarda... dormono costor.
SVARANO
Tutto tace.
TEODATO
LAUSCO
Non tremo mai!
TEODATO
LAUSCO
L'ucciderò.
SVARANO
Quando l'opra fia compita
ci vedrem?
TEODATO
LAUSCO
Tu proteggi la mia vita;
io lo scettro appresto a te.
(entra rapidamente nell'interno del castello)
TEODATO
SVARANO
(a bassa voce)
S'ei fallisse il colpo?
TEODATO
(si sente un grido)
SVARANO
Parmi un grido...
TEODATO
(grida confuse nell'interno del castello)
SVARANO
Ah! L'uccise!
TEODATO
(partono rapidamente, mentre i guerrieri destati dalle grida balzano in piedi e afferrano le loro armi)
Guerrieri, poi Sveno.
ALCUNI GUERRIERI
Qual suono!... L'udiste?
ALTRI GUERRIERI
Confuso lamento
sull'ali del nembo ~ per l'etra echeggiò.
(Sveno si precipita sulla scena pallido, coi capelli in disordine, co' la spada sguainata)
TUTTI
Tu, Sveno? Ove corri?
SVENO
Tremate! Egli è spento.
Dei regi l'erede trafitto spirò!
TUTTI
Trafitto Alarico!
ALCUNI GUERRIERI
All'armi!
ALTRI GUERRIERI
O terrore!
Ma parla... rispondi! Chi fu l'uccisore?
SVENO
Della notte nel silenzio
era immersa la natura...
non s'udia fra queste mura
che del gufo l'ulular...
Quando un grido orrendo, atroce
m'empie il core di spavento...
Ah, quel grido ancor lo sento
al mio orecchio risuonar.
TUTTI
Era il grido della morte
che venia fra queste porte.
SVENO
Corro al prence... di sangue cosparso.
Un pugnale avea fitto nel petto!...
Non profferse il suo labbro alcun detto...
Sol la mano mi strinse... e spirò!
GUERRIERI
(brandendo ferocemente le spade)
Morte, morte all'indegno uccisore!
Si ricerchi... fuggir non ci può!
(entra Teodato e si confonde fra i guerrieri)
SVENO
Maledetto il parricida,
d'Alarico l'uccisor!
Di celarsi invan s'affida,
di sfuggire al mio furor!
TUTTI
All'armi, guerrieri! S'esplori ogni loco...
Già l'alba nel cielo propizia spuntò.
Di ferri recinto ~ qui tratto fra poco
fra strazi perisca ~ chi sangue versò!
(partono in varie direzioni, Sveno va per seguirli)
Teodato, Sveno.
TEODATO
SVENO
Da me che vuoi?
TEODATO
SVENO
(con alterigia)
E che vuoi dire?
TEODATO
SVENO
(con impeto)
D'Amalasunta? Mai più degna mano
trattò lo scettro!...
TEODATO
SVENO
Insano!
Solo ed orfano reietto
sull'avel del padre estinto,
senza pane, senza tetto,
io vivea di ceppi avvinto...
Quando un angelo di dio
quasi in sogno m'apparì...
E pietoso al dolor mio
i miei ceppi infranse un dì.
Or che cinto di perigli
sovra il trono assiso egli è,
sfido l'uom che mi consigli
di tradire onore e fé!
TEODATO
SVENO
Odio?... T'inganni. ~ Sprezzo
mi desta un traditor. ~
TEODATO
SVENO
Trema... ah trema! Potrebbe a un mio detto
il tuo capo cadere al mio piè. ~
Finché l'ira raffreno nel petto,
va', t'invola lontano da me!
TEODATO
SVENO
Altro a dirmi t'avanza?
TEODATO
SVENO
Io?... Lo desio! ~
(partono da opposti lati)
Ricca sala nel castello di Pavia; in fondo un gran verone dal quale si vede la pianura e in lontananza l'Appennino; due porte laterali.
Amalasunta sola.
AMALASUNTA
(guardando dal verone)
Ecco la luce... Coi suoi raggi il sole
le tenebre disperde; e tu svanisci
fatal notte che a me toglievi il figlio,
unica speme del mio core!... Oh, come
sulla fronte mi pesa questa triste
aurea corona!...
(alcune giovinette che passano sulla via, cantano in lontananza)
CORO ESTERNO
Un giorno in quest'ora
per via m'incontrò.
Spuntava l'aurora
quand'ei mi baciò.
È bello il suo viso,
mi piace il suo cor,
mi piace quel riso
che parla d'amor!
AMALASUNTA
(prestando ascolto)
...All'opra usata allegre
quelle fanciulle avviansi cantando. ~
Come sfavilla in quelle voci tutto
il contento dell'anima!... Io qui soffro!
Un abisso ritrovo in ogni loco,
in ogni sguardo un tradimento... Ahi lassa!
CORO ESTERNO
(come sopra)
Di gemme e castelli
se il ciel mi privò,
degli anni più belli
la fé mi lasciò. ~
E tu, o giovinezza,
che allieti il mio cor,
mi doni l'ebbrezza,
mi doni l'amor!
(il canto si perde in lontananza)
AMALASUNTA
Eppure un dì di rosee
sembianze rivestita
dono del cielo agli uomini
mi si pingea la vita. ~
Quando tra feste e gaudii
col nero crin gemmato
i giorni miei trascorrere
potea del padre allato.
Or fra le tristi tenebre
presso all'altar di dio
con disperati aneliti
la morte invoco anch'io.
Or che svanir le liete
larve di pace e amor,
or che si pasce l'anima
di lutto e di dolor!
Gualtiero e detta.
AMALASUNTA
Gualtiero...
GUALTIERO
I campi intorno
noi percorremmo invano.
Co' suoi guerrieri Svarano
dai monti ritornò.
Sovra innocente vittima
s'aggraverà il destino...
L'orma dell'assassino
nessuno ancor trovò.
AMALASUNTA
Che vuoi tu dire?
GUALTIERO
Ruggono
gli odi finor oppressi.
AMALASUNTA
Li sprezzo...
GUALTIERO
Qui congiurano
i tuoi guerrieri istessi. ~
In queste sale splendide,
quai serpi in mezzo ai fiori,
intorno a noi s'aggirano
codardi traditori.
E con inique trame
spinger le ingorde brame
alla corona ardiscono
che il padre a te lasciò!
AMALASUNTA
Noti a me sono i perfidi,
le loro trame io sfido.
Abbandonata ed orfana
solo nel ciel confido.
Serto di spine è questo
che cinge il capo mio:
se me lo toglie iddio,
la fronte piegherò.
GUALTIERO
Qui messagger dei principi
Lausco verrà fra breve.
AMALASUNTA
M'odia. ~ Un infausto annunzio
certo recarmi ei deve. ~
GUALTIERO
Già i tuoi nemici adunansi
armati in queste mura
ai colpi suoi la vittima
segnata ha la congiura.
AMALASUNTA
Sveno?
GUALTIERO
L'hai detto. ~ Gli empi
di perderlo han giurato.
Al ferro del carnefice
è il capo suo serbato.
AMALASUNTA
Stolti! Io saprò difenderlo!
GUALTIERO
Forse...
AMALASUNTA
(con nobiltà)
O per lui morrò.
L'amo!
GUALTIERO
Deh, taci!
AMALASUNTA
Lasciami!
GUALTIERO
E sola resti?
AMALASUNTA
Il vo'.
(partono da opposti lati)
Lausco e Svarano entrano cautamente.
SVARANO
La vedesti?
LAUSCO
Piangeva; e quel pianto
un inferno nel petto mi desta.
SVARANO
E che pensi?
LAUSCO
Che a compier ci resta
di Teodato il volere. ~
SVARANO
Frattanto
simulare ne giova. ~ Il mistero
della mente nasconda il pensiero. ~
LAUSCO
Per lei scampo più in terra non v'ha; ~
s'essa cede, perduta sarà. ~
SVARANO
La gente romana ~ prostrata ed inulta
che un tempo sul mondo ~ superba regnò,
caduta nel fango ~ ci sprezza, c'insulta,
al giogo ribelle ~ piegarsi non può.
Ma il ferro del barbaro,
forier di ventura
al suolo atterrando
di Roma le mura,
l'italica terra
di sangue inondò!
Costei che di sensi ~ romani è nutrita
il brando dei padri ~ vorrebbe spezzar;
clemente redimer ~ la schiatta aborrita,
sul trono con essa ~ chiamarla a regnar.
Ma il ferro del barbaro
ancor non è infranto:
foriero per gli empi
di lutto e di pianto,
più splendido al sole
s'appresta a brillar!
Amalasunta, Lausco e Svarano.
LAUSCO
(inchinandosi in umile atteggiamento)
Alla regina messagger m'invia
il consesso dei prenci e dei guerrier.
AMALASUNTA
Parla, signor.
LAUSCO
Nella parola mia
de' tuoi fedeli udrai franco il pensier!
Una nemica parricida mano
a noi il re, a te toglieva il figlio.
A che celarlo? Il tradimento insano
cinge il trono di lutto e di periglio.
(marcato)
Di questo scettro che ora stringi... puoi
l'immane pondo sostener tu sola?
AMALASUNTA
Mal t'intendo, guerrier... Da me che vuoi?
Oscura giunge a me la tua parola.
LAUSCO
Su quel trono a te d'accanto
cinga un prence la corona.
Se finor la madre ha pianto,
la regina or dée regnar.
AMALASUNTA
(quasi parlando a sé stessa)
Dunque, o schiava, tergi il pianto!
Su, di fiori t'incorona!
Pronta è l'ara; non di pianto,
questa è l'ora d'esultar!...
Di mio figlio dal letto di morte
voi volete condurmi all'altar?
Sceglier dunque m'è forza un consorte,
queste bende funeree squarciar?
SVARANO
E possente adorata reina
sovra i Goti regnar tu potrai;
poiché salva da certa rovina
in tal guisa l'Italia sarà.
LAUSCO
Del sangue dei regi
prescelto dal fato,
vi ha un prence che al trono
sol puote aspirar.
AMALASUNTA
Chi è desso? Rispondi!
LAUSCO
S'appella Teodato.
AMALASUNTA
Teodato dicesti?... (Mi sento mancar!)
LAUSCO
Nell'ombra e nel silenzio,
solo col suo pensiero,
visse del mondo immemore,
fido alla patria e al re.
Non è guerrier, ma a reggere
il contrastato impero,
i fidi tuoi te n' pregano,
devi innalzarlo a te!
AMALASUNTA
Non fia mai!
SVARANO
Che parli, o regina?
AMALASUNTA
Io no 'l deggio.
LAUSCO
Da certa rovina
puoi tu sola la patria salvar!
SVARANO
Bada, o donna! Secreta, possente
dei romani l'astuzia congiura.
Se sul trono regnar vuoi secura,
no, me 'l credi, non devi esitar.
LAUSCO
Che risolvi?
AMALASUNTA
No 'l deggio.
LAUSCO
(deposto l'umile atteggiamento e minaccioso)
Al comun voto
Amalasunta ceda! ~ A te pon mente!
AMALASUNTA
E tanto ardisci? ~ Parti!
LAUSCO
Ancor m'udrai!
Avvi un romano in questa corte: -ha nome
Sveno- e tu l'ami!
AMALASUNTA
(Cielo!)
LAUSCO
(afferrandola per la mano)
Incauta, trema!
Se esiti o nieghi, in questo istesso istante
sarà Sveno dannato a orrendo scempio.
Della morte del figlio a tutti innanzi
io qui l'accuserò!
AMALASUNTA
(con impeto)
Menzogna infame!
Egli è innocente... e tu lo sai!
LAUSCO
Che importa?
SVARANO
Egli è romano. ~ Qui ciascun l'aborre.
Il popolo è a noi ligio ~ e speri invano!
AMALASUNTA
Ahimè!...
SVARANO
Risolvi.
AMALASUNTA
(dopo un istante d'esitazione)
Ebbene... ei fia salvato.
A me consorte, sarà Teodato.
Insieme
SVARANO
Dell'impero dei Goti la stella
s'oscurava nell'italo cielo.
Ma fra breve più fulgida e bella
la vedranno i nemici brillar,
e nel fango dovranno gli ignavi,
sempre schiavi, servire e tremar!
LAUSCO
(Io trionfo! Più fulgida e bella
la mia stella risplende nel cielo.
La perduta possanza che anelo
sol Teodato a me puote ridar.
E nel fango dovranno gli ignavi,
sempre schiavi, servire e tremar!)
AMALASUNTA
(Ahi, s'oscura, tramonta mia stella
che finora brillò senza velo.
O signor, tu che regni nel cielo
i miei passi tu devi guidar.
E redenti dovranno gl'ignavi,
non più schiavi, al mio nome acclamar!
(alle ultime parole Sveno compare in fondo alla scena. Lausco e Svarano escono gettando su Sveno uno sguardo di trionfo)
Amalasunta e Sveno.
SVENO
Grida di gioia risuonar qui sento.
AMALASUNTA
(Ah, tutto ignora.)
SVENO
Eppure d'Alarico
l'inulta salma nell'avel non scese.
AMALASUNTA
Chi del figlio a me parla?... In queste soglie
sanguigna luce spanderan fra breve
a sacrileghe nozze le votive
faci d'Imene. ~ A che mi guardi? Il fato
a me l'impone; sarà re Teodato.
SVENO
(arretrando con grido di dolore)
Ah!
AMALASUNTA
Tu piangi? Io asciutto ho il ciglio.
Mai non piange una regina.
Della patria nel periglio
ogni affetto tacer dée.
Quel poter che mi trascina
d'altro amore è in me più forte,
affrontar saprei la morte...
se la patria il chiede a me.
SVENO
Tu spezzasti mie catene,
vita, onori a te degg'io
ogni avere ed ogni bene
che beasse il pensier mio.
Tutto è sciolto. ~ Un dì saprai
se t'amò quest'infelice.
Ma quel giorno, o traditrice,
io vederlo non potrò.
Alla tomba or mi trascina
questo amor di me più forte,
sotto i colpi della sorte
l'alma affranta si spezzò!...
(si ode il suono di una marcia funebre)
CORO ESTERNO
Nell'avello dei padri discendi
dormi in pace, figliuolo dei re.
Prega il ciel che i presagi tremendi
sian dai Goti sviati per te.
La tua vita ha troncato il destino,
sulla reggia or si libra il dolor.
Piombi almeno lo sdegno divino
sovra il capo all'infame uccisor!
AMALASUNTA
(con voce straziante)
Ah... quelle voci!... Son le preci estreme...
sovra la tomba di mio figlio... Io manco...
(lasciandosi cadere quasi svenuta sopra una sedia)
SVENO
(con disperata ironia)
In te ritorna... Le funeree faci
alle tue nozze pronube, domani
risplenderanno!... In te ritorna! Esulta!
CORO ESTERNO
(allontanandosi gradatamente)
Nell'avello dei padri discendi,
dormi in pace, figliuolo dei re.
Prega il ciel che i presagi tremendi
sian dai Goti sviati per te.
La tua vita ha troncato il destino,
sulla reggia or si libra il dolor.
Piombi almeno lo sdegno divino
sovra il capo all'infame uccisor!
AMALASUNTA
(quasi in delirio)
Dove sono?... Ah, già fissato,
scritto in cielo è il fato mio!
Non dagli uomini, da dio,
la pietà sperar si dée!
SVENO
Tu dagli uomini, da dio,
maledetta sei per me!
Una sala gotica nel castello di Pavia. Una porta in fondo.
Teodato solo.
Lausco, Svarano e Teodato.
LAUSCO
Possente è quest'oro che tutto conquide!
TEODATO
SVARANO
Trionfi; ~ la sorte ci arride.
LAUSCO
La credula plebe venduta esultò.
Il trono or t'aspetta.
TEODATO
LAUSCO
Ma pria che tu cinga la chioma del serto,
o prence, rammenta chi un trono t'ha offerto,
dell'opra tremenda qual premio sperai,
Teodato, scordarlo potresti?
TEODATO
SVARANO
Non scordar quella notte e il pugnale
che nell'ombra celato ferì.
LAUSCO
Non scordar che un destino fatale
nello stesso delitto ci unì.
TEODATO
LAUSCO
Altri?... T'intendo.
TEODATO
SVARANO
I miei guerrieri
io stesso condurrò.
LAUSCO
Popolo e prenci
al tuo trionfo acclameranno.
SVARANO
Quando
l'ora fia giunta, la fatale accusa
profferisca il tuo labbro!
LAUSCO
A noi la cura
lascia del resto.
TEODATO
LAUSCO
Il soglio a te s'aspetta.
TEODATO, LAUSCO E SVARANO
Sol d'Italia, di luce funesta
splendi in questo bel giorno sereno,
l'atra gioia che m'arde nel seno,
la mia sorte rischiara così.
Potrò alfine, a me intorno prostrata,
calpestarti, empia turba di schiavi.
Vili e ignavi! Già l'ora è sonata,
di vendetta già corrono i dì.
(partono per opposti lati)
La gran pianura di Pavia: si scorge a gran lontananza la città. Da un lato s'innalzerà un trono formato di trofei d'armi.
Sveno, indi Gualtiero.
GUALTIERO
Chi veggio?... Sveno... In questo loco? Stolto!
Fuggi! T'invola ai colpi della sorte!
Altro scampo non hai... Taci!...
SVENO
Io t'ascolto.
Non ti comprendo.
GUALTIERO
E che mai speri?
SVENO
Morte!
Agli infelici altro non resta in terra.
Così tradirmi!... Iniqua donna!
GUALTIERO
E sei
uomo... e guerriero!
SVENO
Un dì lo fui! ~ M'atterra
or la sventura. ~ Ahimè!... Perché vivrei?...
(con profonda tristezza)
Della sua fede immemore
e dell'amor giurato,
essa i legami infrangere
volle del mio passato.
Ma nel troncar quei vincoli
ch'eterni io pur credea,
senza pietà la rea
anche il mio cor spezzò.
Fonte d'amare lacrime
è l'avvenir, lo sento.
Verranno per la misera
i dì del pentimento.
Ma di quel giorno infausto,
forse lontano ancora,
la sanguinosa aurora,
Gualtiero, io non vedrò!
(squilli di trombe; si comincia a sentire in lontananza il suono di una marcia trionfale che si va sempre più avvicinando)
GUALTIERO
Odi?
SVENO
(con rabbia)
Ei trionfa!... Folgori
non ha per gli empi il cielo!
Or gli omicida ammantasi
della virtù del velo.
GUALTIERO
Che parli?
SVENO
Un fero dubbio
mi tormentava il petto.
Ora in certezza cangiasi
l'orribile sospetto.
GUALTIERO
Che far vorresti?
SVENO
Nulla.
Io spettator ~ qui resto.
GUALTIERO
Ti uccidi!
SVENO
Il voto è questo
più ardente del mio cor!
Al suono di marcia trionfale si avanzano i Guerrieri, i Principi, i Sacerdoti, i Congiurati, il Popolo. Indi preceduti da una schiera di Guardie Amalasunta e Teodato rivestiti delle insegne reali; poi Lausco, Svarano ed altri Guerrieri. Sveno e Gualtiero si confondono tra la folla; il Popolo manda grida festive.
CORO GENERALE
Giunta è l'ora ~ dei Goti la stella
s'oscurava nell'italo cielo;
ma fra breve più fulgida e bella
la vedranno i nemici brillar.
E nel fango dovranno gli ignavi
sempre schiavi ~ servire e tremar!
LAUSCO, SVARANO E CONGIURATI
(a bassa voce tra di loro)
Nel silenzio, nell'ombra celati
già a piombare la folgore è presta...
dée quel serto di luce funesta
di Teodato sul capo brillar.
Pronti all'opra: già l'ora è suonata:
gli empi schiavi dovranno tremar!
AMALASUNTA
(dal trono)
Popolo e prenci, udite il mio pensiero
or tutti voi che a me giuraste fé,
del mio talamo a parte e dell'impero
ognun saluti in Teodato il re!
TUTTI
Viva, viva Teodato! Rintroni
tutta Italia di canti e di suoni;
e dei bardi l'accento ispirato
dica al mondo i dettami del fato!
TEODATO
LAUSCO, SVARANO E CORO
Su, libiamo e repente rintroni
tutta Italia di canti e di suoni;
e dei bardi l'accento ispirato
narri al mondo i dettami del fato!
SVENO
(lanciandosi di mezzo alle turbe)
Or tutti ascoltatemi:
vo' bevere anch'io!
Le tazze spumeggiano,
esulta il cor mio.
Qui dove è sepolta
la salma tradita,
uniro, i sacrileghi,
la morte alla vita!...
AMALASUNTA
Sciagurato!
TEODATO
TUTTI
Vanne, fuggi: raffrena il tuo accento!
SVENO
(con impeto)
Di cantici e suoni
rintroni la reggia,
il vin che rosseggia
è sangue d'un re!
Su, datemi un calice,
lo vuole il destino;
(additando Teodato)
al prence assassino
bevete con me!...
TEODATO
AMALASUNTA
(gettandosi ai piedi di Teodato)
Deh, pietade, pietà della sua sorte!
Ei delira, infelice.
GUERRIERI E POPOLO
A morte! A morte!
TEODATO
(i guerrieri si slanciano contro Sveno)
AMALASUNTA
Deh, fermate, o ciel!...
TEODATO
SVENO
O indegno!
TEODATO
AMALASUNTA
O cielo, e tu il soffri?
LAUSCO, SVARANO E CONGIURATI
(tumultuando)
Discenda dal trono!
Di cingere il serto più degna non è!
SVENO
Ah, l'empia trionfa!
TUTTI
Non speri perdono!
Discenda dal trono!
CONGIURATI
Teodato fia re!
AMALASUNTA
(strappandosi la corona e calpestandola)
M'uccidete! Il patibolo è presto.
Ecco il serto... ai miei piè lo calpesto!
Ma tu, vile che esulti, paventa!
Già la folgore piomba su te!
SVENO
(a Teodato)
Sì, m'uccidi! Ma larva cruenta
me nei sogni, alle veglie vedrai!
Sì, m'uccidi, ma ovunque ne andrai
ombra irata verronne con te!
TEODATO, LAUSCO, SVARANO, CONGIURATI E CORO
Traditori, tremate! Egual sorte
vi riserba al supplizio, alla morte!
Empii entrambi! Tremendo, funesto,
vi colpisce lo sdegno del re!
(Amalasunta e Sveno sono trascinati dai guerrieri, mentre il popolo ed i congiurati acclamano Teodato)
Sala semidiroccata di un castello sul lago Trasimeno. In fondo a destra una scalinata conduce alla terrazza di una vecchia torre da cui traspare un lembo di cielo, solcato da neri nuvoloni. A sinistra pure sul fondo due porte le quali aprendosi lasciano vedere il lago. Altre due porte laterali. È notte tempestosa. Una lampada rischiara debolmente la scena.
Amalasunta seduta, immersa in un cupo silenzio: alcune Damigelle le stanno intorno.
DAMIGELLE
(parlando fra loro)
Oh, come rugge la tempesta!... Udite?...
Con sinistro fragor, del lago i flutti
solleva il vento sibilando, e l'etra
la folgore rischiara...
AMALASUNTA
Ahi... Triste idea!...
DAMIGELLE
Favella seco stessa... Ah, la ragione
l'infelice smarriva, il dì fatale
che qui all'esilio la dannar.
AMALASUNTA
Lo sento...
Me chiama il figlio... e, nel lenzuol funebre
avvolto, un uomo gli è d'accanto... oh il veggio!
Sveno... Sveno tu sei!... Che parli?... E puoi
maledirmi così?... Ah no, non fia!...
Troppo il vivere è grave all'alma mia!...
DAMIGELLE
(fra loro)
Geme e soffre... l'atroce sventura
di sua mente il sereno offuscò.
Così buona, sì candida e pura
già tremendi dolori provò.
(partono)
AMALASUNTA
(inginocchiandosi)
O signor, che col sangue hai redento
dei mortali feroci il destino,
d'una misera ascolta il lamento,
su lei volgi lo sguardo divino.
Figlio, amici, corona perdei!...
Deh, mi togli, o signor, questa vita.
Tu che padre pei miseri sei
deh, perdona alla donna tradita!
(si sente un fragore d'armi che va sempre più avvicinandosi)
Sveno seguìto da alcuni Guerrieri romani ed Amalasunta.
SVENO
(accorrendo ad Amalasunta)
Ti riveggo... oh gioia!
AMALASUNTA
(indietreggiando con terrore)
Ognora
la sua larva appar così!...
SVENO
Di salvarti è tempo ancora...
Per salvarti io venni qui!
Oh quante montagne stanotte ho varcato,
per aspri sentieri, dei lampi al chiaror!
Tra gli ermi dirupi la mano del fato
i passi guidava del mio corridor!
Coll'oro corruppi gli sgherri inumani;
dell'empio i disegni svelarono a me...
Fra poco a svenarti verranno gli insani...
qui corsi a salvarti o morire con te.
AMALASUNTA
Deh, taci!... Vaneggi... Che parli di morte?
Quest'oggi serena ci arride la sorte.
SVENO
(con affetto e rapidamente)
Vieni... fuggiam! Propizia
è la tempesta a noi.
Vieni... I miei fidi attendono,
salvare ancor ti puoi!
In altre terre profughi
scampo securo avremo.
Là, ignoti al cielo e agli uomini,
vivere ancor potremo!
(dal fondo entra Gualtiero)
AMALASUNTA
(sempre delirando e sorridente)
Taci... che l'onda aspetta...
Azzurro è il ciel sereno...
sull'agile barchetta,
vieni, ci culli il mar!
Vedi, soave e placido
tramonta il sole, o Sveno...
della mia vita il tramite
voglio così troncar!
SVENO
(disperatamente)
Infelice!... Non m'ode... O sventura!
Ah, ritorna in te stessa!...
GUALTIERO
(che in quel frattempo avrà spiato dalla porta in capo allo scalone, accorrendo rapidamente)
T'affretta!
Già d'armati risuona il fragor!
SVENO
(tentando trascinare Amalasunta)
Vieni... Ah vieni!
AMALASUNTA
(abbandonandosi sulla sedia)
La lieve barchetta...
sovra il mare ci culli...
GUALTIERO
Oh terror!
SVENO
A forza ci tragga!...
ALCUNI ROMANI
(accorrendo da una porta laterale)
È tardi! T'arresta!
Già cinto è il castello.
SVENO
La morte ci resta!
CORO DI GOTI
(interno)
S'atterrin le porte!
GUALTIERO
Più speme non v'è!
SVENO
(sguainando la spada)
Guerrieri, a pugnare venite con me!
(Sveno getta un ultimo sguardo sopra Amalasunta quasi assopita, e parte con Gualtiero ed i guerrieri)
Si ode il lontano cozzo delle armi ed il fragore della pugna.
Damigelle accorrendo atterrite.
DAMIGELLE
Regina, regina. Deh, sorgi... ti desta;
non odi dell'armi la furia funesta?
AMALASUNTA
Voi piangete?... Sul mio ciglio
ora il pianto inaridì...
(il rumore si va sempre più avvicinando)
Non sapete?... Aveva un figlio...
Era bello... eppur morì!...
(molti Romani attraversano la scena fuggendo nella massima confusione e gridando)
GUERRIERI ROMANI
Fuggite! I nemici già infranser le porte!...
Fuggite! O v'attende terribile morte.
(partono; le donne fuggono anch'esse; la scena resta deserta)
AMALASUNTA
(sempre immobile e sorridente)
...Dalla madre l'han diviso;
poca terra il ricoprì.
E la madre dell'ucciso
più non piange da quel dì!...
(il fragore della mischia è al colmo. Sveno mortalmente ferito si precipita sulla scena, e va a cadere ai piedi di Amalasunta. Sul limitare della porta in fondo compare Teodato co' la spada sguainata, seguìto da Lausco e Svarano)
Amalasunta, Sveno, Teodato, Lausco, Svarano.
(la scena è rischiarata dai lampi)
AMALASUNTA
(nel vedere Sveno moribondo, quasi destandosi da un sogno)
Tu Sveno!... Che miro?...
SVENO
(con voce morente)
Salvarti... voll'io...
L'estremo sospiro... tu accogli... del cor...
AMALASUNTA
(alzando le mani al cielo disperatamente)
O morte, a che tardi?
TEODATO
SVENO
(tentando sollevarsi)
Oh furor!
TEODATO
(Sveno con supremo sforzo afferrando la spada si solleva per slanciarsi su Teodato, ma fatti alcuni passi ricade al suolo e muore. La tempesta rumoreggia co' la massima violenza)
AMALASUNTA
(afferrando il pugnale e sollevandosi in tono profetico e solenne)
Godi!... Ma ascoltami:
vicina a morte,
io la tua sorte
predico a te!
Ancora un anno...
poscia al cospetto
del cielo ~ giudice
t'aspetto ~ o re!
(si uccide e va a cadere presso il cadavere di Sveno)
LAUSCO E SVARANO
Un anno!
TEODATO
GUERRIERI GOTI
(prorompendo sulla scena con faci ed armi insanguinate)
Del sangue degli empi ~ rosseggian le sale,
già cadder svenati ~ dal nostro pugnale,
e il popol di schiavi ~ che Italia rinserra
fra i re della terra ~ Teodato acclamò!
Fine del libretto.
Generazione pagina: 01/05/2018
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)