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I goti

I GOTI

Tragedia lirica in quattro atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Stefano INTERDONATO.
Musica di Stefano GOBATTI.

Prima esecuzione: 30 novembre 1873, Bologna.


Personaggi:

AMALASUNTA regina de' Goti

soprano

TEODATO signore goto, suo cugino

baritono

SVENO giovane patrizio romano

tenore

LAUSCO capo de' guerrieri

basso

SVARANO altro capo de' guerrieri

basso

GUALTIERO guerriero goto, amico di Sveno

mezzosoprano


Guerrieri, Araldi, Sacerdoti, Signori goti, Congiurati, Damigelle della regina, Uomini e Donne del popolo, Trombettieri.

La scena è nei primi tre atti in Pavia.
Nel quarto atto sul lago Trasimeno.
Epoca anno 534 dell'era cristiana.


Argomento

A Teodorico, fondatore della signoria dei Goti in Italia, morto nell'anno 526, successe la figlia Amalasunta. Donna di animo virile, di bellezza non comune, ed amante della romana civiltà, era odiata dai principali signori goti che ligi alle antiche costumanze vedevano di mal occhio la nuova regina mostrare clemenza verso i vinti e prediligere usi e costumi che secondo essi avrebbero finito col corrompere i vincitori degli Eruli e dei Romani. Amalasunta, a cui fu tolta la tutela del proprio figlio Alarico che poi dopo alcuni mesi perdé miseramente la vita, credette di rassodare la propria autorità sposando uno dei più potenti signori della sua corte a nome Teodato, ma questi appena salito sul trono si unì ai nemici di lei, l'accusò di illecite tresche, le tolse ogni autorità e quindi la relegò in un castello sul lago di Perugia dove poi la fece segretamente uccidere.

Così la storia.

Atto primo
Scena prima

Atrio del castello di Pavia.
È notte: molti Guerrieri goti dormono sdraiati sul terreno. Lausco è in piedi appoggiato ad una colonna, immobile e pensieroso. Dal fondo s'avanzano cautamente Teodato e Svarano.

TEODATO

(a bassa voce)

Lausco?...

LAUSCO

(a bassa voce)

Sì.

TEODATO

Cessò la festa?

LAUSCO

(additando i guerrieri)

Guarda... dormono costor.

SVARANO

Tutto tace.

TEODATO

L'ora è questa

che anelava il mio furor!

Aborrito, disprezzato,

alla terra e al ciel nemico.

Quando l'astro del mio fato

parve a un tratto impallidir,

sovra il capo d'Alarico

imprecando la sventura

solitario in queste mura

m'affidai nell'avvenir!

(a Lausco)

Tremi tu?...

LAUSCO

Non tremo mai!

TEODATO

Ei m'offese e m'oltraggiò.

Io d'ucciderlo giurai.

Sei fedel?

LAUSCO

L'ucciderò.

SVARANO

Quando l'opra fia compita

ci vedrem?

TEODATO

Del trono al piè.

LAUSCO

Tu proteggi la mia vita;

io lo scettro appresto a te.

(entra rapidamente nell'interno del castello)

TEODATO

(dopo un istante di silenzio, guardando attorno con terrore e prestando ascolto)

Perché tremo?... Nulla sento...

SVARANO

(a bassa voce)

S'ei fallisse il colpo?

TEODATO

Ah no!

(si sente un grido)

SVARANO

Parmi un grido...

TEODATO

(con ansia terribile)

Oh qual tormento!

(grida confuse nell'interno del castello)

SVARANO

Ah! L'uccise!

TEODATO

(con gioia feroce)

Io regnerò!

(partono rapidamente, mentre i guerrieri destati dalle grida balzano in piedi e afferrano le loro armi)

Scena seconda

Guerrieri, poi Sveno.

ALCUNI GUERRIERI

Qual suono!... L'udiste?

ALTRI GUERRIERI

Confuso lamento

sull'ali del nembo ~ per l'etra echeggiò.

(Sveno si precipita sulla scena pallido, coi capelli in disordine, co' la spada sguainata)

TUTTI

Tu, Sveno? Ove corri?

SVENO

Tremate! Egli è spento.

Dei regi l'erede trafitto spirò!

TUTTI

Trafitto Alarico!

ALCUNI GUERRIERI

All'armi!

ALTRI GUERRIERI

O terrore!

Ma parla... rispondi! Chi fu l'uccisore?

SVENO

Della notte nel silenzio

era immersa la natura...

non s'udia fra queste mura

che del gufo l'ulular...

Quando un grido orrendo, atroce

m'empie il core di spavento...

Ah, quel grido ancor lo sento

al mio orecchio risuonar.

TUTTI

Era il grido della morte

che venia fra queste porte.

SVENO

Corro al prence... di sangue cosparso.

Un pugnale avea fitto nel petto!...

Non profferse il suo labbro alcun detto...

Sol la mano mi strinse... e spirò!

GUERRIERI

(brandendo ferocemente le spade)

Morte, morte all'indegno uccisore!

Si ricerchi... fuggir non ci può!

(entra Teodato e si confonde fra i guerrieri)

SVENO

Maledetto il parricida,

d'Alarico l'uccisor!

Di celarsi invan s'affida,

di sfuggire al mio furor!

TUTTI

All'armi, guerrieri! S'esplori ogni loco...

Già l'alba nel cielo propizia spuntò.

Di ferri recinto ~ qui tratto fra poco

fra strazi perisca ~ chi sangue versò!

(partono in varie direzioni, Sveno va per seguirli)

Scena terza

Teodato, Sveno.

TEODATO

Sveno, t'arresta.

SVENO

Da me che vuoi?

TEODATO

Giovane, ascolta; parlar ti vo'.

D'ira sfavillano gli sguardi tuoi

ma in core leggerti ben io lo so.

(con sarcasmo)

Tu romano, tu figlio d'Italia

ch'ora è serva e che un dì fu regina,

puoi dei Goti temer la rovina,

d'Alarico alla morte tremar?

Folle! Invano celare presumi

l'empia gioia che tutto t'invade,

tu che privo di patria e di numi

qui un asilo venisti a cercar!

SVENO

(con alterigia)

E che vuoi dire?

TEODATO

D'Alarico estinto

or chi sul trono ascenderà, no 'l sai?

D'imbelle donna sulla chioma cinto

il diadema fatale or tu vedrai.

SVENO

(con impeto)

D'Amalasunta? Mai più degna mano

trattò lo scettro!...

TEODATO

(sogghignando)

Né più bella!

SVENO

Insano!

Solo ed orfano reietto

sull'avel del padre estinto,

senza pane, senza tetto,

io vivea di ceppi avvinto...

Quando un angelo di dio

quasi in sogno m'apparì...

E pietoso al dolor mio

i miei ceppi infranse un dì.

Or che cinto di perigli

sovra il trono assiso egli è,

sfido l'uom che mi consigli

di tradire onore e fé!

TEODATO

Una minaccia suonano

questi tuoi detti, o Sveno?

So che per me terribile

odio tu nutri in seno!

SVENO

Odio?... T'inganni. ~ Sprezzo

mi desta un traditor. ~

TEODATO

(raffrenandosi)

Ne avrai con degno prezzo

della regina il cor!

SVENO

Trema... ah trema! Potrebbe a un mio detto

il tuo capo cadere al mio piè. ~

Finché l'ira raffreno nel petto,

va', t'invola lontano da me!

TEODATO

(Egli l'ama! Ogni sguardo, ogni detto

il suo amore disvela per lei.

Vendicarmi fin d'ora potrei.

Ma la sorte matura non è!)

SVENO

Altro a dirmi t'avanza?

TEODATO

E l'odio mio

dunque, Sveno, non temi?

SVENO

Io?... Lo desio! ~

(partono da opposti lati)

Atto secondo
Scena prima

Ricca sala nel castello di Pavia; in fondo un gran verone dal quale si vede la pianura e in lontananza l'Appennino; due porte laterali.
Amalasunta sola.

AMALASUNTA

(guardando dal verone)

Ecco la luce... Coi suoi raggi il sole

le tenebre disperde; e tu svanisci

fatal notte che a me toglievi il figlio,

unica speme del mio core!... Oh, come

sulla fronte mi pesa questa triste

aurea corona!...

(alcune giovinette che passano sulla via, cantano in lontananza)

CORO ESTERNO

Un giorno in quest'ora

per via m'incontrò.

Spuntava l'aurora

quand'ei mi baciò.

È bello il suo viso,

mi piace il suo cor,

mi piace quel riso

che parla d'amor!

AMALASUNTA

(prestando ascolto)

...All'opra usata allegre

quelle fanciulle avviansi cantando. ~

Come sfavilla in quelle voci tutto

il contento dell'anima!... Io qui soffro!

Un abisso ritrovo in ogni loco,

in ogni sguardo un tradimento... Ahi lassa!

CORO ESTERNO

(come sopra)

Di gemme e castelli

se il ciel mi privò,

degli anni più belli

la fé mi lasciò. ~

E tu, o giovinezza,

che allieti il mio cor,

mi doni l'ebbrezza,

mi doni l'amor!

(il canto si perde in lontananza)

AMALASUNTA

Eppure un dì di rosee

sembianze rivestita

dono del cielo agli uomini

mi si pingea la vita. ~

Quando tra feste e gaudii

col nero crin gemmato

i giorni miei trascorrere

potea del padre allato.

Or fra le tristi tenebre

presso all'altar di dio

con disperati aneliti

la morte invoco anch'io.

Or che svanir le liete

larve di pace e amor,

or che si pasce l'anima

di lutto e di dolor!

Scena seconda

Gualtiero e detta.

AMALASUNTA

Gualtiero...

GUALTIERO

I campi intorno

noi percorremmo invano.

Co' suoi guerrieri Svarano

dai monti ritornò.

Sovra innocente vittima

s'aggraverà il destino...

L'orma dell'assassino

nessuno ancor trovò.

AMALASUNTA

Che vuoi tu dire?

GUALTIERO

Ruggono

gli odi finor oppressi.

AMALASUNTA

Li sprezzo...

GUALTIERO

Qui congiurano

i tuoi guerrieri istessi. ~

In queste sale splendide,

quai serpi in mezzo ai fiori,

intorno a noi s'aggirano

codardi traditori.

E con inique trame

spinger le ingorde brame

alla corona ardiscono

che il padre a te lasciò!

AMALASUNTA

Noti a me sono i perfidi,

le loro trame io sfido.

Abbandonata ed orfana

solo nel ciel confido.

Serto di spine è questo

che cinge il capo mio:

se me lo toglie iddio,

la fronte piegherò.

GUALTIERO

Qui messagger dei principi

Lausco verrà fra breve.

AMALASUNTA

M'odia. ~ Un infausto annunzio

certo recarmi ei deve. ~

GUALTIERO

Già i tuoi nemici adunansi

armati in queste mura

ai colpi suoi la vittima

segnata ha la congiura.

AMALASUNTA

Sveno?

GUALTIERO

L'hai detto. ~ Gli empi

di perderlo han giurato.

Al ferro del carnefice

è il capo suo serbato.

AMALASUNTA

Stolti! Io saprò difenderlo!

GUALTIERO

Forse...

AMALASUNTA

(con nobiltà)

O per lui morrò.

L'amo!

GUALTIERO

Deh, taci!

AMALASUNTA

Lasciami!

GUALTIERO

E sola resti?

AMALASUNTA

Il vo'.

(partono da opposti lati)

Scena terza

Lausco e Svarano entrano cautamente.

SVARANO

La vedesti?

LAUSCO

Piangeva; e quel pianto

un inferno nel petto mi desta.

SVARANO

E che pensi?

LAUSCO

Che a compier ci resta

di Teodato il volere. ~

SVARANO

Frattanto

simulare ne giova. ~ Il mistero

della mente nasconda il pensiero. ~

LAUSCO

Per lei scampo più in terra non v'ha; ~

s'essa cede, perduta sarà. ~

SVARANO

La gente romana ~ prostrata ed inulta

che un tempo sul mondo ~ superba regnò,

caduta nel fango ~ ci sprezza, c'insulta,

al giogo ribelle ~ piegarsi non può.

Ma il ferro del barbaro,

forier di ventura

al suolo atterrando

di Roma le mura,

l'italica terra

di sangue inondò!

Costei che di sensi ~ romani è nutrita

il brando dei padri ~ vorrebbe spezzar;

clemente redimer ~ la schiatta aborrita,

sul trono con essa ~ chiamarla a regnar.

Ma il ferro del barbaro

ancor non è infranto:

foriero per gli empi

di lutto e di pianto,

più splendido al sole

s'appresta a brillar!

Scena quarta

Amalasunta, Lausco e Svarano.

LAUSCO

(inchinandosi in umile atteggiamento)

Alla regina messagger m'invia

il consesso dei prenci e dei guerrier.

AMALASUNTA

Parla, signor.

LAUSCO

Nella parola mia

de' tuoi fedeli udrai franco il pensier!

Una nemica parricida mano

a noi il re, a te toglieva il figlio.

A che celarlo? Il tradimento insano

cinge il trono di lutto e di periglio.

(marcato)

Di questo scettro che ora stringi... puoi

l'immane pondo sostener tu sola?

AMALASUNTA

Mal t'intendo, guerrier... Da me che vuoi?

Oscura giunge a me la tua parola.

LAUSCO

Su quel trono a te d'accanto

cinga un prence la corona.

Se finor la madre ha pianto,

la regina or dée regnar.

AMALASUNTA

(quasi parlando a sé stessa)

Dunque, o schiava, tergi il pianto!

Su, di fiori t'incorona!

Pronta è l'ara; non di pianto,

questa è l'ora d'esultar!...

Di mio figlio dal letto di morte

voi volete condurmi all'altar?

Sceglier dunque m'è forza un consorte,

queste bende funeree squarciar?

SVARANO

E possente adorata reina

sovra i Goti regnar tu potrai;

poiché salva da certa rovina

in tal guisa l'Italia sarà.

LAUSCO

Del sangue dei regi

prescelto dal fato,

vi ha un prence che al trono

sol puote aspirar.

AMALASUNTA

Chi è desso? Rispondi!

LAUSCO

S'appella Teodato.

AMALASUNTA

Teodato dicesti?... (Mi sento mancar!)

LAUSCO

Nell'ombra e nel silenzio,

solo col suo pensiero,

visse del mondo immemore,

fido alla patria e al re.

Non è guerrier, ma a reggere

il contrastato impero,

i fidi tuoi te n' pregano,

devi innalzarlo a te!

AMALASUNTA

Non fia mai!

SVARANO

Che parli, o regina?

AMALASUNTA

Io no 'l deggio.

LAUSCO

Da certa rovina

puoi tu sola la patria salvar!

SVARANO

Bada, o donna! Secreta, possente

dei romani l'astuzia congiura.

Se sul trono regnar vuoi secura,

no, me 'l credi, non devi esitar.

LAUSCO

Che risolvi?

AMALASUNTA

No 'l deggio.

LAUSCO

(deposto l'umile atteggiamento e minaccioso)

Al comun voto

Amalasunta ceda! ~ A te pon mente!

AMALASUNTA

E tanto ardisci? ~ Parti!

LAUSCO

Ancor m'udrai!

Avvi un romano in questa corte: -ha nome

Sveno- e tu l'ami!

AMALASUNTA

(Cielo!)

LAUSCO

(afferrandola per la mano)

Incauta, trema!

Se esiti o nieghi, in questo istesso istante

sarà Sveno dannato a orrendo scempio.

Della morte del figlio a tutti innanzi

io qui l'accuserò!

AMALASUNTA

(con impeto)

Menzogna infame!

Egli è innocente... e tu lo sai!

LAUSCO

Che importa?

SVARANO

Egli è romano. ~ Qui ciascun l'aborre.

Il popolo è a noi ligio ~ e speri invano!

AMALASUNTA

Ahimè!...

SVARANO

Risolvi.

AMALASUNTA

(dopo un istante d'esitazione)

Ebbene... ei fia salvato.

A me consorte, sarà Teodato.

Insieme

SVARANO

Dell'impero dei Goti la stella

s'oscurava nell'italo cielo.

Ma fra breve più fulgida e bella

la vedranno i nemici brillar,

e nel fango dovranno gli ignavi,

sempre schiavi, servire e tremar!

LAUSCO

(Io trionfo! Più fulgida e bella

la mia stella risplende nel cielo.

La perduta possanza che anelo

sol Teodato a me puote ridar.

E nel fango dovranno gli ignavi,

sempre schiavi, servire e tremar!)

AMALASUNTA

(Ahi, s'oscura, tramonta mia stella

che finora brillò senza velo.

O signor, tu che regni nel cielo

i miei passi tu devi guidar.

E redenti dovranno gl'ignavi,

non più schiavi, al mio nome acclamar!

(alle ultime parole Sveno compare in fondo alla scena. Lausco e Svarano escono gettando su Sveno uno sguardo di trionfo)

Scena quinta

Amalasunta e Sveno.

SVENO

Grida di gioia risuonar qui sento.

AMALASUNTA

(Ah, tutto ignora.)

SVENO

Eppure d'Alarico

l'inulta salma nell'avel non scese.

AMALASUNTA

Chi del figlio a me parla?... In queste soglie

sanguigna luce spanderan fra breve

a sacrileghe nozze le votive

faci d'Imene. ~ A che mi guardi? Il fato

a me l'impone; sarà re Teodato.

SVENO

(arretrando con grido di dolore)

Ah!

AMALASUNTA

Tu piangi? Io asciutto ho il ciglio.

Mai non piange una regina.

Della patria nel periglio

ogni affetto tacer dée.

Quel poter che mi trascina

d'altro amore è in me più forte,

affrontar saprei la morte...

se la patria il chiede a me.

SVENO

Tu spezzasti mie catene,

vita, onori a te degg'io

ogni avere ed ogni bene

che beasse il pensier mio.

Tutto è sciolto. ~ Un dì saprai

se t'amò quest'infelice.

Ma quel giorno, o traditrice,

io vederlo non potrò.

Alla tomba or mi trascina

questo amor di me più forte,

sotto i colpi della sorte

l'alma affranta si spezzò!...

(si ode il suono di una marcia funebre)

CORO ESTERNO

Nell'avello dei padri discendi

dormi in pace, figliuolo dei re.

Prega il ciel che i presagi tremendi

sian dai Goti sviati per te.

La tua vita ha troncato il destino,

sulla reggia or si libra il dolor.

Piombi almeno lo sdegno divino

sovra il capo all'infame uccisor!

AMALASUNTA

(con voce straziante)

Ah... quelle voci!... Son le preci estreme...

sovra la tomba di mio figlio... Io manco...

(lasciandosi cadere quasi svenuta sopra una sedia)

SVENO

(con disperata ironia)

In te ritorna... Le funeree faci

alle tue nozze pronube, domani

risplenderanno!... In te ritorna! Esulta!

CORO ESTERNO

(allontanandosi gradatamente)

Nell'avello dei padri discendi,

dormi in pace, figliuolo dei re.

Prega il ciel che i presagi tremendi

sian dai Goti sviati per te.

La tua vita ha troncato il destino,

sulla reggia or si libra il dolor.

Piombi almeno lo sdegno divino

sovra il capo all'infame uccisor!

AMALASUNTA

(quasi in delirio)

Dove sono?... Ah, già fissato,

scritto in cielo è il fato mio!

Non dagli uomini, da dio,

la pietà sperar si dée!

SVENO

Tu dagli uomini, da dio,

maledetta sei per me!

Atto terzo
Scena prima

Una sala gotica nel castello di Pavia. Una porta in fondo.
Teodato solo.

E ancor non riede... Inebriante meta

cui da tanti anni ascosamente anelo...

Splendida larva di mie notti, alfine

io ti raggiungo!... Pur mi costi!... A mezzo

volgea la notte, ed io sognava... ahi, truce

terribil sogno! ~ Mi cingea la chioma

la corona regale, e sovra il trono

d'Amalasunta al fianco io m'era assiso

al sinistro chiaror delle pallenti

faci di morte... e innanzi a me sorgea

dell'ucciso Alarico insanguinato

l'orrido spettro, e mi guardava come

quando nel petto il suo pugnal gli infisse

Lausco!... e con la man parea dal soglio

strapparmi a forza!... Ed io tremava. ~ Oh vile

debolezza del core!... D'un delitto

a me che monta, se ciascun l'ignora?

No, più non tremo. ~ Già la notte sparve

e con essa svanir fantasmi e larve!

Nel cupo orrore di notte bruna

quando la luce nel ciel fuggì,

fosca sibilla fin dalla cuna

a me lo scettro predisse un dì.

E da quel giorno speme funesta

per anni ed anni rinchiusi in cor;

e nel silenzio d'aspra foresta

solo, spregiato, vissi finor.

Sangue mi costa quel serto, è vero:

ma la mia sorte compir si dée.

Colpe e delitti sprezza il pensieroso

se ad essi è premio poter di re.

Se al soglio stendere la man poss'io

che a me il destino ~ vaticinò,

sui vinti popoli ~ lo scettro mio

dall'Alpi al Brennero ~ distenderò!

Scena seconda

Lausco, Svarano e Teodato.

LAUSCO

Possente è quest'oro che tutto conquide!

TEODATO

Che rechi?

SVARANO

Trionfi; ~ la sorte ci arride.

LAUSCO

La credula plebe venduta esultò.

Il trono or t'aspetta.

TEODATO

Calcarlo saprò.

LAUSCO

Ma pria che tu cinga la chioma del serto,

o prence, rammenta chi un trono t'ha offerto,

dell'opra tremenda qual premio sperai,

Teodato, scordarlo potresti?

TEODATO

Giammai.

SVARANO

Non scordar quella notte e il pugnale

che nell'ombra celato ferì.

LAUSCO

Non scordar che un destino fatale

nello stesso delitto ci unì.

TEODATO

Io la mente, le braccia voi siete

in quest'opre di sangue e d'orror:

se compirla, o guerrieri, saprete

a voi dono possanza e tesor!

Cadde Alarico. ~ Ma quel sangue è poco,

altri deve saziar l'ira del seno.

LAUSCO

Altri?... T'intendo.

TEODATO

Amalasunta e Sveno...

nella pianura di Pavia, commosse

s'adunano le turbe. ~ Amalasunta

oggi il serto mi cinge!

SVARANO

I miei guerrieri

io stesso condurrò.

LAUSCO

Popolo e prenci

al tuo trionfo acclameranno.

SVARANO

Quando

l'ora fia giunta, la fatale accusa

profferisca il tuo labbro!

LAUSCO

A noi la cura

lascia del resto.

TEODATO

La superba donna

ed il suo drudo, d'uno stesso colpo

atterrati cadranno. ~ O mia vendetta!

Ad essi morte...

LAUSCO

Il soglio a te s'aspetta.

TEODATO, LAUSCO E SVARANO

Sol d'Italia, di luce funesta

splendi in questo bel giorno sereno,

l'atra gioia che m'arde nel seno,

la mia sorte rischiara così.

Potrò alfine, a me intorno prostrata,

calpestarti, empia turba di schiavi.

Vili e ignavi! Già l'ora è sonata,

di vendetta già corrono i dì.

(partono per opposti lati)

Scena terza

La gran pianura di Pavia: si scorge a gran lontananza la città. Da un lato s'innalzerà un trono formato di trofei d'armi.
Sveno, indi Gualtiero.

GUALTIERO

Chi veggio?... Sveno... In questo loco? Stolto!

Fuggi! T'invola ai colpi della sorte!

Altro scampo non hai... Taci!...

SVENO

Io t'ascolto.

Non ti comprendo.

GUALTIERO

E che mai speri?

SVENO

Morte!

Agli infelici altro non resta in terra.

Così tradirmi!... Iniqua donna!

GUALTIERO

E sei

uomo... e guerriero!

SVENO

Un dì lo fui! ~ M'atterra

or la sventura. ~ Ahimè!... Perché vivrei?...

(con profonda tristezza)

Della sua fede immemore

e dell'amor giurato,

essa i legami infrangere

volle del mio passato.

Ma nel troncar quei vincoli

ch'eterni io pur credea,

senza pietà la rea

anche il mio cor spezzò.

Fonte d'amare lacrime

è l'avvenir, lo sento.

Verranno per la misera

i dì del pentimento.

Ma di quel giorno infausto,

forse lontano ancora,

la sanguinosa aurora,

Gualtiero, io non vedrò!

(squilli di trombe; si comincia a sentire in lontananza il suono di una marcia trionfale che si va sempre più avvicinando)

GUALTIERO

Odi?

SVENO

(con rabbia)

Ei trionfa!... Folgori

non ha per gli empi il cielo!

Or gli omicida ammantasi

della virtù del velo.

GUALTIERO

Che parli?

SVENO

Un fero dubbio

mi tormentava il petto.

Ora in certezza cangiasi

l'orribile sospetto.

GUALTIERO

Che far vorresti?

SVENO

Nulla.

Io spettator ~ qui resto.

GUALTIERO

Ti uccidi!

SVENO

Il voto è questo

più ardente del mio cor!

Scena quarta

Al suono di marcia trionfale si avanzano i Guerrieri, i Principi, i Sacerdoti, i Congiurati, il Popolo. Indi preceduti da una schiera di Guardie Amalasunta e Teodato rivestiti delle insegne reali; poi Lausco, Svarano ed altri Guerrieri. Sveno e Gualtiero si confondono tra la folla; il Popolo manda grida festive.

CORO GENERALE

Giunta è l'ora ~ dei Goti la stella

s'oscurava nell'italo cielo;

ma fra breve più fulgida e bella

la vedranno i nemici brillar.

E nel fango dovranno gli ignavi

sempre schiavi ~ servire e tremar!

LAUSCO, SVARANO E CONGIURATI

(a bassa voce tra di loro)

Nel silenzio, nell'ombra celati

già a piombare la folgore è presta...

dée quel serto di luce funesta

di Teodato sul capo brillar.

Pronti all'opra: già l'ora è suonata:

gli empi schiavi dovranno tremar!

AMALASUNTA

(dal trono)

Popolo e prenci, udite il mio pensiero

or tutti voi che a me giuraste fé,

del mio talamo a parte e dell'impero

ognun saluti in Teodato il re!

TUTTI

Viva, viva Teodato! Rintroni

tutta Italia di canti e di suoni;

e dei bardi l'accento ispirato

dica al mondo i dettami del fato!

TEODATO

(in piedi sul trono)

Su, mescete in colmi nappi!

La mia gioia ognun divida.

Ogni volto qui sorrida

del contento del suo re!

LAUSCO, SVARANO E CORO

Su, libiamo e repente rintroni

tutta Italia di canti e di suoni;

e dei bardi l'accento ispirato

narri al mondo i dettami del fato!

SVENO

(lanciandosi di mezzo alle turbe)

Or tutti ascoltatemi:

vo' bevere anch'io!

Le tazze spumeggiano,

esulta il cor mio.

Qui dove è sepolta

la salma tradita,

uniro, i sacrileghi,

la morte alla vita!...

AMALASUNTA

Sciagurato!

TEODATO

Quai detti! Che sento!

TUTTI

Vanne, fuggi: raffrena il tuo accento!

SVENO

(con impeto)

Di cantici e suoni

rintroni la reggia,

il vin che rosseggia

è sangue d'un re!

Su, datemi un calice,

lo vuole il destino;

(additando Teodato)

al prence assassino

bevete con me!...

TEODATO

(alzandosi furibondo)

Ah... è troppo! ~ Guerrieri! Addotto in ceppi

ei venga, e tosto sia dannato a morte!

AMALASUNTA

(gettandosi ai piedi di Teodato)

Deh, pietade, pietà della sua sorte!

Ei delira, infelice.

GUERRIERI E POPOLO

A morte! A morte!

TEODATO

(con voce terribile respingendo Amalasunta)

Per lui preghi? Invan speri.

Temi or tu lo sdegno mio,

tutti io leggo i tuoi pensieri,

e tuo sposo e re son io!

(i guerrieri si slanciano contro Sveno)

AMALASUNTA

Deh, fermate, o ciel!...

TEODATO

Popolo!

SVENO

O indegno!

TEODATO

L'ultima ora per gli empi suonò!

(ad Amalasunta)

O donna, io t'accuso!

(al popolo)

Per sete di regno

del sangue del figlio costei si macchiò!

AMALASUNTA

O cielo, e tu il soffri?

LAUSCO, SVARANO E CONGIURATI

(tumultuando)

Discenda dal trono!

Di cingere il serto più degna non è!

SVENO

Ah, l'empia trionfa!

TUTTI

Non speri perdono!

Discenda dal trono!

CONGIURATI

Teodato fia re!

AMALASUNTA

(strappandosi la corona e calpestandola)

M'uccidete! Il patibolo è presto.

Ecco il serto... ai miei piè lo calpesto!

Ma tu, vile che esulti, paventa!

Già la folgore piomba su te!

SVENO

(a Teodato)

Sì, m'uccidi! Ma larva cruenta

me nei sogni, alle veglie vedrai!

Sì, m'uccidi, ma ovunque ne andrai

ombra irata verronne con te!

TEODATO, LAUSCO, SVARANO, CONGIURATI E CORO

Traditori, tremate! Egual sorte

vi riserba al supplizio, alla morte!

Empii entrambi! Tremendo, funesto,

vi colpisce lo sdegno del re!

(Amalasunta e Sveno sono trascinati dai guerrieri, mentre il popolo ed i congiurati acclamano Teodato)

Atto quarto
Scena prima

Sala semidiroccata di un castello sul lago Trasimeno. In fondo a destra una scalinata conduce alla terrazza di una vecchia torre da cui traspare un lembo di cielo, solcato da neri nuvoloni. A sinistra pure sul fondo due porte le quali aprendosi lasciano vedere il lago. Altre due porte laterali. È notte tempestosa. Una lampada rischiara debolmente la scena.
Amalasunta seduta, immersa in un cupo silenzio: alcune Damigelle le stanno intorno.

DAMIGELLE

(parlando fra loro)

Oh, come rugge la tempesta!... Udite?...

Con sinistro fragor, del lago i flutti

solleva il vento sibilando, e l'etra

la folgore rischiara...

AMALASUNTA

Ahi... Triste idea!...

DAMIGELLE

Favella seco stessa... Ah, la ragione

l'infelice smarriva, il dì fatale

che qui all'esilio la dannar.

AMALASUNTA

Lo sento...

Me chiama il figlio... e, nel lenzuol funebre

avvolto, un uomo gli è d'accanto... oh il veggio!

Sveno... Sveno tu sei!... Che parli?... E puoi

maledirmi così?... Ah no, non fia!...

Troppo il vivere è grave all'alma mia!...

DAMIGELLE

(fra loro)

Geme e soffre... l'atroce sventura

di sua mente il sereno offuscò.

Così buona, sì candida e pura

già tremendi dolori provò.

(partono)

AMALASUNTA

(inginocchiandosi)

O signor, che col sangue hai redento

dei mortali feroci il destino,

d'una misera ascolta il lamento,

su lei volgi lo sguardo divino.

Figlio, amici, corona perdei!...

Deh, mi togli, o signor, questa vita.

Tu che padre pei miseri sei

deh, perdona alla donna tradita!

(si sente un fragore d'armi che va sempre più avvicinandosi)

Scena seconda

Sveno seguìto da alcuni Guerrieri romani ed Amalasunta.

SVENO

(accorrendo ad Amalasunta)

Ti riveggo... oh gioia!

AMALASUNTA

(indietreggiando con terrore)

Ognora

la sua larva appar così!...

SVENO

Di salvarti è tempo ancora...

Per salvarti io venni qui!

Oh quante montagne stanotte ho varcato,

per aspri sentieri, dei lampi al chiaror!

Tra gli ermi dirupi la mano del fato

i passi guidava del mio corridor!

Coll'oro corruppi gli sgherri inumani;

dell'empio i disegni svelarono a me...

Fra poco a svenarti verranno gli insani...

qui corsi a salvarti o morire con te.

AMALASUNTA

Deh, taci!... Vaneggi... Che parli di morte?

Quest'oggi serena ci arride la sorte.

SVENO

(con affetto e rapidamente)

Vieni... fuggiam! Propizia

è la tempesta a noi.

Vieni... I miei fidi attendono,

salvare ancor ti puoi!

In altre terre profughi

scampo securo avremo.

Là, ignoti al cielo e agli uomini,

vivere ancor potremo!

(dal fondo entra Gualtiero)

AMALASUNTA

(sempre delirando e sorridente)

Taci... che l'onda aspetta...

Azzurro è il ciel sereno...

sull'agile barchetta,

vieni, ci culli il mar!

Vedi, soave e placido

tramonta il sole, o Sveno...

della mia vita il tramite

voglio così troncar!

SVENO

(disperatamente)

Infelice!... Non m'ode... O sventura!

Ah, ritorna in te stessa!...

GUALTIERO

(che in quel frattempo avrà spiato dalla porta in capo allo scalone, accorrendo rapidamente)

T'affretta!

Già d'armati risuona il fragor!

SVENO

(tentando trascinare Amalasunta)

Vieni... Ah vieni!

AMALASUNTA

(abbandonandosi sulla sedia)

La lieve barchetta...

sovra il mare ci culli...

GUALTIERO

Oh terror!

SVENO

A forza ci tragga!...

ALCUNI ROMANI

(accorrendo da una porta laterale)

È tardi! T'arresta!

Già cinto è il castello.

SVENO

La morte ci resta!

CORO DI GOTI

(interno)

S'atterrin le porte!

GUALTIERO

Più speme non v'è!

SVENO

(sguainando la spada)

Guerrieri, a pugnare venite con me!

(Sveno getta un ultimo sguardo sopra Amalasunta quasi assopita, e parte con Gualtiero ed i guerrieri)

Scena terza

Si ode il lontano cozzo delle armi ed il fragore della pugna.
Damigelle accorrendo atterrite.

DAMIGELLE

Regina, regina. Deh, sorgi... ti desta;

non odi dell'armi la furia funesta?

AMALASUNTA

Voi piangete?... Sul mio ciglio

ora il pianto inaridì...

(il rumore si va sempre più avvicinando)

Non sapete?... Aveva un figlio...

Era bello... eppur morì!...

(molti Romani attraversano la scena fuggendo nella massima confusione e gridando)

GUERRIERI ROMANI

Fuggite! I nemici già infranser le porte!...

Fuggite! O v'attende terribile morte.

(partono; le donne fuggono anch'esse; la scena resta deserta)

AMALASUNTA

(sempre immobile e sorridente)

...Dalla madre l'han diviso;

poca terra il ricoprì.

E la madre dell'ucciso

più non piange da quel dì!...

(il fragore della mischia è al colmo. Sveno mortalmente ferito si precipita sulla scena, e va a cadere ai piedi di Amalasunta. Sul limitare della porta in fondo compare Teodato co' la spada sguainata, seguìto da Lausco e Svarano)

Scena ultima

Amalasunta, Sveno, Teodato, Lausco, Svarano.

(la scena è rischiarata dai lampi)

AMALASUNTA

(nel vedere Sveno moribondo, quasi destandosi da un sogno)

Tu Sveno!... Che miro?...

SVENO

(con voce morente)

Salvarti... voll'io...

L'estremo sospiro... tu accogli... del cor...

AMALASUNTA

(alzando le mani al cielo disperatamente)

O morte, a che tardi?

TEODATO

(con feroce ironia, avanzandosi)

Fia pago il desio!...

La morte che chiedi, io t'arreco!

SVENO

(tentando sollevarsi)

Oh furor!

TEODATO

Col tuo drudo ai danni miei

qui tessevi inganni ancora.

In mia possa alfine or sei...

di tua morte è giunta l'ora!...

(sguainando il pugnale)

Questo ferro, ah tu no 'l sai,

il tuo figlio uccise un dì!

(Sveno con supremo sforzo afferrando la spada si solleva per slanciarsi su Teodato, ma fatti alcuni passi ricade al suolo e muore. La tempesta rumoreggia co' la massima violenza)

(gettando il suo pugnale ai piedi di Amalasunta)

Or lo prendi. ~ A te il serbai,

or che il fato si compì!

AMALASUNTA

(afferrando il pugnale e sollevandosi in tono profetico e solenne)

Godi!... Ma ascoltami:

vicina a morte,

io la tua sorte

predico a te!

Ancora un anno...

poscia al cospetto

del cielo ~ giudice

t'aspetto ~ o re!

(si uccide e va a cadere presso il cadavere di Sveno)

LAUSCO E SVARANO

Un anno!

TEODATO

(tremante)

I delitti han forse un confine

che il piede dell'uomo varcare non può?...

GUERRIERI GOTI

(prorompendo sulla scena con faci ed armi insanguinate)

Del sangue degli empi ~ rosseggian le sale,

già cadder svenati ~ dal nostro pugnale,

e il popol di schiavi ~ che Italia rinserra

fra i re della terra ~ Teodato acclamò!

Fine del libretto.

Generazione pagina: 01/05/2018
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Atto quarto Scena prima Scena seconda Scena terza Scena ultima