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Scena unica |
Diana, Pane, le due Ninfe con il cervo e Amore. Riesce dall'antro Diana tutta vergognosa e afflitta e prega Pane a voler tacere questo suo fallo amoroso. Egli la conforta. Viene in questo mentre il coro delle Ninfe e di Pastori con il cervo morto. |
Q
Amore
<- Diana, Pane
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DIANA |
In quest'antro sepolto
eternamente stia,
Pan, il tuo error con la vergogna mia.
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PANE |
Non t'arrossir nel volto,
bellissima Diana, ché l'errore d'Amore
o non è errore, oppur è lieve errore.
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Coro di Ninfe e di Pastori con il cervo morto. | |
Avendo le Ninfe con l'aiuto di alcuni altri Pastori ammazzato il cervo, cantando lo presentano a Diana, la quale, nell'allegrezza della vendetta, sente pur non so che di mestizia, onde il coro delle Ninfe e dei Pastori ripiglia un'altra volta il canto per rallegrarla. Ma Amore si scopre e le narra quel cervo morto essere il suo amato Endimione. La Dèa lo piange. | |
Il Coro dolente si meraviglia del caso; alla fine, a persuasione di Pan, fa mutar il cervo in un giglio giallo sopra il quale si vanno a posar tre api d'oro, che poi la Dèa comanda si trasportino in cielo e nel suo cerchio circondato da nuvolette d'argento si mirano tre aponi d'oro. | |
Alludono all'arme dei felicissimi Barberini. | |
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CORO di ninfe e pastori |
Ecco morta la fera
o Cinzia, a' piedi tuoi
or presentiamo noi,
che dianzi in altra spoglia era sì altera.
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DIANA |
Oh come al cor mi sento
un non so che, che par che 'l cor mi tocchi!
Con la gioia il tormento
mi si mischia nel cor, se ridon gl'occhi.
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CORO di ninfe e pastori |
Ecco morta la fera
o Cinzia, a' piedi tuoi
or presentiamo noi,
che dianzi in altra spoglia era sì altera.
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AMORE |
Ecco morta la fera
e nella fera ecco morto colui
che tu cotanto amavi:
Endimione è questi,
da cui baci suggesti
sì dolci e sì soavi,
che da me ingelosito
allor ch'al dio caprone
tu ti donasti, ei finse l'Atteone.
Or da te impari di schernire Amore
ogni superbo core!
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DIANA |
Ahi cieco e invidioso,
dio non già dell'amor ma dello sdegno,
forse perché geloso
che questi estinto mio
non ti togliesse
di bellezza il regno,
trasformar gli facesti
l'ammanto, il volto e i gesti,
me dando in preda al semicapro dio.
Questo è il duolo e la pena
che mi sviscera l'alma e 'l cor mi svena.
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CORO a 6
O caso orribile
e lacrimabile,
caso terribile
del mondo instabile.
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DIANA
Endimione caro,
perdona, tu, perdona
alla mia mano ultrice
ed alla feritrice
che te, non conoscendo,
a morte spinse.
Che spettacolo amaro
agl'occhi miei si dona!
Il ferro che s'intinse
nel tuo sangue
il mio cor ferì così
che per dolor si muore.
Ahi rio dolore, ahi pena
che mi sviscera l'alma
e 'l cor mi svena.
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PANE |
Tu che in un parto di Latona a Giove
col sol nascesti, o dèa,
or come saggia il tuo dolore affrena,
che 'l dolore è pena,
nulla rilieva e men le Parche move.
Così il dolore assale
chi si mette ad amar cosa mortale.
Ma tu perché non fai
come t'insegna il proprio tuo fratello,
che in un bel fior novello
per sua cagione estinto
trasmutò 'l bel Giacinto?
Se poté Citerea
l'istesso far del morto e vago Adone,
perché tu non potrai
mutar in fior
l'estinto Endimione?
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DIANA |
Gran padre, o tu che puoi
lassù nel cielo assiso
ogni cosa mutar quaggiù fra noi,
poiché di Vener l'orgoglioso figlio
have da me diviso
il mio ben,
muta lui in aureo giglio.
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PANE |
Ecco pian pian la terra
dà tomba al trasformato Endimione
e solo lascia l'argentee corna
or sopra il suolo,
ove in mezzo è restato il core.
Ed ecco il core da sé disserra
pianta che mostra ai cigli
tra foglie di smeraldo
or d'or tre gigli.
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CORO a 6
Meraviglie son queste,
ma sotto le cortine
serbano ancora simbolo celeste.
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DIANA
Ecco già sussurrando,
sopra i gigli volando,
si spiccano tre api
ch'han d'or le spoglie e d'or le penne e i capi.
Queste fra gl'ori e gl'ostri
ammirerà l'età barbari mostri:
son umani portenti:
fatte stelle lucenti,
su nel mio cerchio in fra stellati campi,
vibreranno di gloria eterni lampi.
| (♦)
(♦)
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CORO a 6
Meraviglie son queste,
ma sotto le cortine
serbano ancora simbolo celeste.
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