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Scena unica |
Pane, Diana con le Ninfe. Endimione in Atteone. Torna Pane tutto allegro e saltante per aversi fatto toccare da Mida alcune bianche lane, sapendo con queste d'ottenere la grazia dalla dèa cacciatrice, alla quale –vedendola capitar con le Ninfe– non ardisce per allora scoprirsi, ma si nasconde in una parte dell'antro. |
Q
<- Pane
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PANE |
Le vellera biondissime che lucano
la candida mia Cinzia han da rendere
flessibile nell'animo qual Venere.
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| (piva) | |
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Ma veggiola qua, discendere qui.
Nascondere là or vogliomi sì
che senza le due compagne sue
se n' resti sola,
ch'or non ardisco dirle una parola.
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In mezzo alle due Ninfe viene Diana cantando ed entra nell'antro per lavarsi con intenzione, se ci trovava il dio d'Amore, di legarlo con le lor cinte. | <- Diana, due ninfe
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DIANA
Qui rinfrescar potrannosi,
tra queste fresche linfe,
l'ignude membra, o ninfe.
Vedi come ben formano
questi rami frondosi
antri e lochetti ascosi.
Qui, certo il raggio fervido
del mio german lucente
penetrar non si sente.
Né verun di qua vedesi
ch'a noi possa le care
gioie pur disturbare,
e s'entro è 'l dio Cupidine
con le cinte ch'avemo
intorno il batteremo.
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NINFE |
Entriamo, o Delia, o Cinzia,
ch'i liquidi cristalli
or c'invitano ai balli.
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Mentre le due Ninfe spogliano la Dèa, torna Endimione mutato in Atteone, vestito da cacciatore, con due cani a lato, s'accorge della Dèa e s'appiatta da una parte del monte per vagheggiarla ignuda. Ma ella aiutata dalle Ninfe, sdegnata d'esser vista, lo spruzza con quell'acqua ond'esso divien cervo e fuggendo è seguito dalle due Ninfe e Diana, mentre si ritira nel più oscuro dell'antro per rivestirsi, dal Satiro dio viene abbracciata, eccetera. | <- Endimione
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ENDIMIONE (in Atteone) |
Chi crederia che sotto
queste auree viste
io mi fossi Endimione?
Ma cagion sol n'è la dèa delle foreste.
Atteone mi fingo io,
poiché il rio mio destino così vuole.
Ma che veggio?
Son desto o veggio?
È qui il lavacro
a me sì caro
delle nappe e, oh meraviglia,
da far le ciglia
alzare e 'l labbro stringer più scabro?
Una di loro di luci d'oro
spande le chiome sull'auree forme.
Mi par Diana
alla fontana.
Già non son queste
l'Ide foreste?
Già non son io
Paride rio
che veder voglia
senza la spoglia
l'alte tre dèe?
Ma mi voglio accostare
ed espiare tra queste fronde
come il foco d'amor naschi dall'onde.
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NINFE
O Delia, Cinzia,
siam discoperte.
Occhio furtivo,
occhio lascivo
ecco ci guata.
| (♦)
(♦)
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DIANA |
Fatemi intorno or voi stretta corona,
o mie fedelissime ancelle,
ché farò che ridir non potrà mai;
Cinzia ignuda mirai.
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NINFE |
Copriam con questo vel
le membra belle.
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ENDIMIONE |
Si sono di me accorte
e a me il piede
disdegnose rivolgono sì ignude,
dispettosette e crude.
Come al core repente un gel mi riede!
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DIANA |
Piglia dell'ardir tuo
le meritate pene,
Atteone infelice.
Or fia che svene
la turba dei tuoi can
queste tue membra.
Impara oggi a tue spese e cervo sembra.
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NINFE |
Oh come tosto adorna
tesser la fronte le ramose corna!
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DIANA |
Voi che vestite siete,
sin ch'io mi vestirò, lui seguirete.
Tosto di voi ripigli
ciascuna l'arco e 'l dardo,
seguitate il codardo
co' propri cani
e 'l resto altrui si taccia.
Alla preda, alla caccia!
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NINFE |
| Endimione, due ninfe ->
Diana, Pane ->
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