Atto primo (prologo)

 

Scena unica

Amore, con la sua facella accesa, nell'apparir della scena si mostra in una nuvoletta in cima ad un monte: espone come per aver le feste della sua madre, viene per ritrovare lo scherzo e il riso e, uscendo dalla nuvola, cala nei boschi della scena. È visto da Diana, che lo sgrida, poi per schernirlo lo guida nell'antro d'Egeria, indi si parte per ritrovar le sue ninfe.

 Q 

Amore

 

AMORE

Mentre l'alba n'imbianca  

il già imbrunito mondo

e fa ch'impallidisca

ogni notturna stella,

non fia mai che languisca

l'ardente mia facella:

io vibrerolla invece

della face che suole vibrar l'aurora

anzi che naschi il sole.

Della bella mia madre,

che nacque già dal mare,

anch'io vo' celebrare

il sovruman natale.

Però qui fermo l'ale

e vo vercando intorno

lo scherzo e 'l riso, i vezzosetti amori,

miei fratelli minori,

per far più lieto e più festoso il giorno.

Già tra gl'ostri e tra l'oro

delle superbe corti

invan cercai saper di lor novella,

poiché tra cure e sempiterni lai

sempre v'alberga ambizion rubella.

Qui certo, ove ne scherza e l'aria e l'onda

e ride il lieto prato,

nella fiorita sponda,

ritrovar spero il bel drappello amato.

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<- Diana

DIANA

Vidi (né punto errai)  

da lungi un strano augello

di miniate piume

adombrate le terga

ed or da presso scorgo

ch'è 'l ribaldello

d'amor, ch'al cieco volgo è cieco nume.

AMORE

Ohimè, che duro intoppo!

Questa è la mia nemica,

che finge la pudica,

ripudiando in ciel il dio ch'è zoppo.

DIANA

Che vai facendo tu

per questi boschi a me

sacrati? Colà su

non ti basta che se' disturbatore,

d'ogni dio, d'ogni core

senza che turbi queste

semplici e dilettissime foreste?

AMORE

Io cercando me n' vo

di qua, di su, di là,

né dove gir più so,

ché mi son stanco già,

i miei sì vari

a me fratelli cari,

riso e scherzo nomati,

né so in qual parte lor si sian celati.

DIANA

Tu, maestro di pianto

e fabbro di dolore,

vai ricercando i lieti pargoletti

per infiammar d'amore

di queste ninfe semplicette i petti?

Orsù, dammi la mano e vienne meco

là dentro in quello speco.

AMORE

E che farò là dentro?

DIANA

Là nel più cupo centro

è il fonte del diletto,

ove godé già in pace

il suo vago Salmace.

Quivi arsi i fanciulli

per dianzi entrorno

ai pueril trastulli.

AMORE

Guidami dunque solo,

tu dell'antro alla bocca.

DIANA

Ecco ti guido,

entra pur né spiegar tropp'alto il volo.

 

Amore ->

 

(Quanto di lui mi rido.  

Fa il sagace e l'astuto

e 'l veglio fanciullin pur v'è caduto.

Questo è l'antro d'Egeria,

nume di Numa,

ov'ella ognora versa

lagrime in abbondanza,

già in fontana conversa,

dove il pianto e il dolor hanno la stanza.)

Ma troppo qui dimora

col folle dio mi feci.

Io vonne or ora a trovar le mie seguaci

che fuggono d'amor l'ardenti faci.

 

Diana ->

Fine (Atto primo (prologo))

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Paesaggio con monte e boschi; antro d'Egeria.

Amore
 

(Amore, con la sua facella accesa, si mostra in una nuvoletta)

Amore
<- Diana

Vidi, né punto errai

Diana
Amore ->

Quanto di lui mi rido

Diana ->
 
Scena unica
Paesaggio con monte e boschi; antro d'Egeria. Paesaggio con monte e boschi; antro d'Egeria. Paesaggio con monte e boschi; antro d'Egeria; luna in cielo. Paesaggio con monte e boschi; antro d'Egeria; luna in cielo. Paesaggio con monte e boschi; antro d'Egeria; luna in cielo.
Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

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