Scena unica |
Amore, e Endimione. |
Amore |
AMORE |
Or che virtù di risvegliar gl'amori nel più selvaggio cor diedi a quest'acque, vorrei veder, per queste opache selve e taciturni orrori, di ritrovar omai Endimion, di lei sì caro amante, e ingelosirlo sì della sua dèa che quest'alme foreste vedran di lei ben oscurati i rai. Ma veggio che di qua move le piante. Voglio prima ascoltarlo furtivamente or sotto questo faggio e poi con mio vantaggio, improvviso assaltarlo ch'uom colto all'improvviso è tutto vinto nonché mezzo ucciso. | |
<- Endimione | ||
ENDIMIONE Gran pianeta del ciel, occhio del giorno, specchio del mio bel sol, Febo lucente, se d'argento al tuo raggio indora il corno nelle più oscure notti il nume algente, fa' nel meriggio pur lungo soggiorno, né inchinar il tuo carro all'occidente ond'io possa di lei, che te rassembra, goder l'intatte e luminose membra. | ||
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fortunato pastore, poi che goder ti lice della candida dèa il più bel fiore. A te l'anima e 'l core discopre il giorno amoreggiando in queste dolcissime foreste ed acciò che la notte tu possi vagheggiare il puro argento del volto immacolato ecco già t'ha donato, composto di sua man questo strumento, (per la gioia ch'io sento son quasi di me fuore ed a me stesso parlo lungi e d'appresso), questo cannone aurato fatto in forma di piva, ch'a pena al cinto arriva, da capo a piè di doi cristalli ornato. Da queste basse valli, mentre l'aer s'imbruna, per mirar la mia luna scorciar potrò lunghissimi intervalli. Ma tu, deh, ferma il corso, Febo, della mia dèa (per cui detta è Febea), biondissimo germano né tuffar il tuo carro in oceàno, poi ch'oggi meco in amoroso laccio dentro questo boschetto, essendo ella soletta ed io soletto, vuol donarmisi in braccio. | (♦) |
AMORE |
Endimion, quant'erra la mente tua. Tu cerchi a ragione ch'il sole tardo si corchi all'oceano in seno per non veder di macchie il bel sereno volto di lei bruttato dai baci di colui ch'è amante amato. | |
ENDIMIONE |
Ohimè! Chi sei, che narri? Ed io che ascolto? Dunque di Cinzia al volto altri ch'Endimione affissa i baci? | |
AMORE |
Io son dio, narro il vero; ascolta e taci. La tua dèa, seppur tua può chiamarsi colei che d'altri è fatta, vidi io tra fratta e fratta più d'una volta in quella romita grotticella, lasciata la feretra, il dardo e il cane, trastullarsi con Pane. | |
ENDIMIONE | ||
AMORE Se tu stesso te n' vuoi con gl'occhi propri accertare, io farò ch'altro volto ricopri, onde comprendere possi ch'è Venere, Cinzia no no. | ||
ENDIMIONE |
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AMORE |
Tu sei molto simìle ad Atteone, il cacciator gentile. Vorrò che di lui prenda la giubba, il crine e l'arco, poi fingendo ch'al varco perdesti il can Licisca, qui te ne venghi ad espiar del cane, ché vedrai alla fontana quanto Diana il satiro gradisca, quanto gradisca il satiro Diana. | |
ENDIMIONE |
Io farò quanto vuoi. | |
AMORE |
Dunque vien meco, ch'avrai per guida un cieco. | Amore, Endimione -> |
Paesaggio con monte e boschi; antro d'Egeria; luna in cielo.
Or che virtù di risvegliar gl'amori