Atto primo

 

Scena prima

Campagna aperta con casino da una parte per goder la caccia degli Aironi, e dall'altra una collina, dove si figura, che sieno Don Chisciotte e Sancio.
Il duca, La duchessa, Altisidora, e Grullo con séguito di Falconieri.

Immagine d'epoca ()

 Q 

Il duca, La duchessa, Altisidora, Grullo, falconieri

 

IL DUCA

Or che presso al meriggio il sol più ferve  

co' suoi cocenti rai,

solleciti partiam, sarebbe adesso

fare un tormento d'un piacer.

LA DUCHESSA

Ben sai,

che il mio l'è il tuo voler.

IL DUCA

Ma qual vegg'io

(si volta verso la collina)

sul vicin colle in così strano arnese,

vie più strano guerrier?

ALTISIDORA

Sarà quel folle,

di cui leggemmo fino ad or con riso

le stravaganti idee.

IL DUCA

Grullo, veloce

corri a scoprirne il ver.

GRULLO

Pronto ubbidisco.

(parte)

Grullo, falconieri ->

 

LA DUCHESSA

Quanto godrei, che apposta

si fosse Altisidora.

IL DUCA

Anch'io lo bramo;

ma poi che meglio osservo, alle già note

(osserva nuovamente Don Chisciotte)

armi, all'aspetto, al portamento, agli atti

esser altri non può. Segni sì certi

non escono daltronde.

Venga, vedrem se la descritta copia

al suo perfetto original risponde.

 

Scena seconda

Don Alvaro, Laurindo, e detti.

<- Don Alvaro, Laurindo

 

LA DUCHESSA

Ben mi volea meravigliar, che tanto  

star potesse Don Alvaro lontano

dal fianco della bella Altisidora.

ALTISIDORA

Ed io sorpresa fui da meraviglia

come star mi poté tanto d'appresso.

DON ALVARO

Signora, il solo tempo...

ALTISIDORA

è quello, che tradisce un vecchio amante:

di già tu non sei tal.

DON ALVARO

Senza ferire

sciorre un accento sol per me non puoi.

ALTISIDORA

E pur non v'è chi più di me ti stimi.

DON ALVARO

Se la stima è disprezzo, intiera godo

questa grazia per te.

LA DUCHESSA

Sempre una faccia

non suol tenere amor: copre talvolta

col disprezzo la stima, e il tempo solo...

DON ALVARO

È quello, che tradisce un vecchio amante.

IL DUCA

Laurindo, qual piacer la nuova caccia

poc'anzi ti recò?

LAURINDO

Cosa più grata

non seppi mai veder.

IL DUCA

Tua bella Italia

fra le delizie sue questo non conta

magnifico piacere.

LAURINDO

E fra i signori suoi pochi ne addita

del tuo gran merto ancor.

ALTISIDORA

(Che gentil tratto!)

LA DUCHESSA

Laurindo, i tuoi principi

camminano a gran passi, e il cor del Duca

han già tutto per sé.

ALTISIDORA

Premio ben degno

a chi s'apre il sentier col proprio merto.

DON ALVARO

(Questa è favella di nascente amore;

ah gelosia crudel!) Con piena mano

sovra di Laurindo

piovette il cielo i doni suoi più rari.

IL DUCA

Sono i doni del ciel semplici semi

di ben, che in van discende,

se la virtù di poi

col ben oprar non gli feconda in noi.

 

Se il sol non feconda  

col raggio sereno

l'umor, ch'ha nel seno

la bella conchiglia,

confuso coll'onda

perduto se n' va.

Ma quando ferisce

lo scoglio tenace

dov'ella se n' giace,

passando il calore

persino all'umore

poi gemma si fa.

Se il sol non feconda

col raggio sereno

l'umor, ch'ha nel seno

la bella conchiglia,

confuso coll'onda

perduto se n' va.

 

Scena terza

Sancio, Grullo, e detti.

<- Sancio, Grullo

 

GRULLO
(al Duca)

Questo signor scudiero  

or ti darà buon conto

dell'altro cavaliero.

SANCIO
(a Grullo)

La Duchessa qual è?

GRULLO

Questa, e quest'altro

è il signor Duca.

SANCIO

Bene.

Di lui non n'ho che far.

(s'inginocchia alla Duchessa)

Signora mia...

(Sancio pian pian, signora mia l'è poco.

Signora mia padrona obbligatissima

così va ben.) Padrona obbligatissima

s'io non le dico, che son Sancio Panza,

già lei non lo saprà? Perché lo sappia

adunque glielo dico.

Ma parliamo più liscio, e naturale

io son suo buono amico

a cavallo, ed a piè, come comanda,

e la ragion... Parentesi signora:

(si alza)

sia detto qui fra noi con confidenza,

questa mi pare un po' d'impertinenza.

LA DUCHESSA

Cosa t'avvien?

SANCIO

Costei

mi par, che si diletti di burlare,

perché mentre ti faccio l'ambasciata,

ride sotto cappotto a tutto andare.

LA DUCHESSA

Olà, s'usi rispetto

al signor Sancio ambasciador scudiero.

ALTISIDORA

Io di lui non ridea.

SANCIO

Così appunto hai da dir, ma i miei gattucci,

sorella, è un pezzo ch'hanno aperti gl'occhi;

né s'ha da mangiar cavolo con ciechi.

DON ALVARO

Or segui tua ambasciata.

SANCIO

Chi ha fretta, se ne vada:

la seguirò se mi parrà, m'intendi?

E se mi rompi niente gli stivali

starò qui senza dire una parola.

LA DUCHESSA

Si lasci in libertà.

IL DUCA

Parla a tuo senno.

SANCIO

Ma dove son restato?

LA DUCHESSA

M'hai detto il nome tuo.

SANCIO

Sì, l'è verissimo.

Adunque io son quel Sancio

ambasciador scudiero

mandato dall'errante cavaliero,

che prima si chiamava

il cavalier della figura trista,

ed or si chiama quello de' Leoni;

però che tutti i cavalieri erranti,

secondo, che si dice,

si mutano più nomi, che camicie.

LA DUCHESSA

Tu sei molto gentil.

SANCIO

Me l'hanno detto

altre duchesse ancor. Voglio dir io,

che questo mio padron...

DON ALVARO

Come si chiama?

SANCIO

Si chiama Don Chisciotte

più conosciuto assai della mal erba.

IL DUCA

Egli è guerrier famoso?

SANCIO

Sì signore,

è quel, ch'ha combattuto

col capo general de' galeotti,

Gines di Passamonte,

quel diavol, che lavora di sassate

meglio d'un romanesco;

quello, che dopo mi rubò il mio Ruccio.

DON ALVARO

Cos'è questo tuo Ruccio?

SANCIO

Un asino, signore, per servirla.

Or passando dall'asino al padrone:

ha fatto di gran cose.

Un giorno si trovò con mezz'orecchio,

che un certo manigoldo biscaglino

glielo divise insieme

con quell'elmo incantato di Mambrino.

ALTISIDORA

Insomma il tuo signor, che cosa vuole?

SANCIO

Che abbiate più creanza,

e non interrompiate Sancio Panza.

LA DUCHESSA

Lasciatelo pur dir, ch'egli ha ragione.

SANCIO

Suol dirsi: chi ha ragion, Giove l'ammazzi:

io tengo mille torti.

Tra la briglia, e lo sprone

consiste la ragione. Or come dico

(s'inginocchia di nuovo)

Don Chisciotte per me ti fa sapere,

che se la tua grandezza gliel consente,

si vuol incomodare

per baciarti la mano, e t'assicuro,

ch'egli ti fa un favor particolare.

LA DUCHESSA

Inver, Sancio galante, hai bene esposta

tua nobile ambasciata; alzati ormai,

che non conviene a uno scudier sì degno

stare in atto sì umile.

IL DUCA

Alzati amico...

 
(Sancio s'alza)
 

 

...e torna al tuo signor. Digli, che questo

luogo non è, dov'io ricever possa

colla Duchessa mia cotanto onore

da un uom del merto suo. Di', che l''attendo

nel castello vicino, e che a sua voglia

potrà disporre in esso

di chi serve, e comanda a un tempo istesso.

SANCIO

Gli dirò tutto fino ad un finocchio;

ma questo brutto nome di castello

mi dà un po' di fastidio:

per via della coperta,

che in un altro castello mi fu data,

ed in quella faccenda mi convenne

volare in aria, senz'aver le penne.

 

Quando avvien, che mi rammenti  

di quel giuoco maledetto,

perdo tutti i sentimenti,

mi si gela il cor nel petto,

e mi par fin di sentire

quelle scosse, e non so dire,

se sia dubbio, o verità.

Or se mai per mio flagello

tal di questi copertari

ti ritrovi nel castello;

signor Duca patti chiari:

o il furfante se ne vada,

o che Sancio per la strada,

donde venne tornerà.

Quando avvien, che mi rammenti

di quel giuoco maledetto,

perdo tutti i sentimenti,

mi si gela il cor nel petto,

e mi par fin di sentire

quelle scosse, e non so dire,

se sia dubbio, o verità.

(parte)

Sancio ->

 

Scena quarta

Il duca, La duchessa, Altisidora, Don Alvaro, e Laurindo.

 

IL DUCA

Tosto partiam, se Don Chisciotte giugne,  

n'avrem lungo piacer.

LA DUCHESSA

Dono più bello

al certo offrir non ci potea la sorte.

IL DUCA

Secondo il genio lor vo' che si pasca

la folle idea, che a vaneggiar gli guida.

Tu don Alvaro intanto il passo affretta,

e nel castello il popolo previeni,

onde concorde il mio voler secondi.

DON ALVARO

Forse di me Laurindo

meglio potrebbe oprar.

IL DUCA

Sai, che non tutti

lo conoscono ancor. Parti, che al fianco

presto anch'io ti sarò.

(parte)

Il duca ->

 

DON ALVARO

Come ti piace.

(E colla donna ingrata

il felice rival si resti in pace.)

(parte lentamente, guardando sempre Altisidora)

Don Alvaro ->

 

LA DUCHESSA

Altisidora, inver questa è fierezza;

don Alvaro partì senza un tuo sguardo.

ALTISIDORA

La credetti pietà: scemar tormento

atto crudel non è.

LA DUCHESSA

Quel che a te pare

risparmio di dolor, per lui, che t'ama,

fiero martir si fa. L'estrema parte

della pupilla, immoto, in te raccolse;

e quasi non sapea,

senza prendere il sì dagli occhi tuoi,

se forzato a partir, partir dovea.

 

In sull'arena  

poteva appena

l'orma novella

segnar col piè;

e mille volte

sull'orma antica

gli vidi il piede

senza fatica

tornar da sé.

In sull'arena

poteva appena

l'orma novella

segnar col piè.

(parte)

La duchessa ->

 

Scena quinta

Altisidora, e Laurindo.

 

ALTISIDORA

Come Laurindo! A sì fatal cimento  

poni la tua virtù? Restar qui solo?

Che dovrà dir Don Alvaro, per cui

tanto riguardo usar ti sei proposto,

che in sua presenza, appena

osi di meco favellar?

LAURINDO

S'io fossi

meno onesto per lui, di questa sorte

lieto potrei goder.

ALTISIDORA

Ma tu non sai,

che in questo punto d'amistà la legge

sempre sagra per te, da te si offende?

LAURINDO

Per qual ragion?

ALTISIDORA

Quell'infelice volto

potria forse rapir dagli occhi tuoi

qualche piccolo sguardo inavvertito,

onde avvenisse poi,

che imparasse il tuo cuor qualche sospiro.

LAURINDO

Non ho di che temer, s'io non ti miro.

ALTISIDORA

Dura legge t'imponi.

LAURINDO

(Purtroppo dici il ver.)

ALTISIDORA

Non perch'io sia

oggetto da forzar le tu pupille,

che tanto non presumo.

LAURINDO

Il tuo poter conosci, e mi deridi.

ALTISIDORA

Io deridere un uom, ch'opra qual chiede

giusto dover; ma non parria ch'io fossi

nemica di virtù? Che bella gloria

sarà la tua, Laurindo,

quando già carco d'anni, il mondo intiero

andrà mostrando in te fra mille lodi

l'esempio raro d'amistà perfetta.

Sai, che al pensarvi solo

per te m'insuperbisco.

LAURINDO

Lascia crudel di tormentarmi, oh dio!

ALTISIDORA

Laurindo, e che facesti?

Dir, sospirando, oh dio!

Se il sospiro è d'amore, ecco perduta

quella gloria per te. Non te 'l diss'io,

che della tua virtù troppo ti fidi?

LAURINDO

Il tuo poter conosci, e mi deridi.

 

Saria dolce ancor per me  

di portare i lacci al piè,

pe 'l tuo core,

che d'amore

mi fe' quasi sospirar,

ma se alcun de' miei pensieri,

fia che ardito mai lo speri,

il dover lo tronca in fasce,

mentre nasce,

e non sorge il bel desire,

che per nascere, e mancar.

Saria dolce ancor per me

di portare i lacci al piè,

pe 'l tuo core,

che d'amore

mi fe' quasi sospirar.

(parte)

Laurindo ->

 

Scena sesta

Altisidora.

 

 

Da sì austera virtù tuo cor, dissente,    

barbaro, e tu mi sdegni.

Crudele iniquo Amor, perché non torni

a questo cor la libertà primiera?

Che tirannia di nume!

Odio mortal m'ispira

per chi per me sospira;

per chi mi sprezza poi,

questo crudel mi dona

tutti gl'incendi suoi;

e l'alma oppressa, e in tanto foco accesa

l'antica pace di trovar dispera.

Crudele iniquo Amor, perché non torni

a questo cor la libertà primiera?

S

 

Quel cor, che non vogl'io,  

presso al mio cor si fa,

quel che piacer mi dà,

fugge lontan da me.

L'onda così del rio

dietro a un'altr'onda va,

e ognor fuggendo sta

l'onda, che ha dietro a sé.

Quel cor, che non vogl'io,

presso al mio cor si fa,

quel che piacer mi dà,

fugge lontan da me.

(parte)

Sfondo schermo () ()

Altisidora ->

 

Scena settima

Donna Rodrigues, e Grullo.

<- Rodrigues

 

GRULLO

Ma, signora Rodrigues, cosa fa?  

La corte è già partita di tre ore.

RODRIGUES

Che vuoi far, Grullo mio, la vecchia età

si lascia in un cantone.

GRULLO

Come a dire?

Che? Si mette fra 'l numer delle vecchie?

RODRIGUES

Quando giuoca la donna al Passatrenta,

fratel caro, va male.

GRULLO

(Oh vecchia strega

è vicina a sessanta.)

RODRIGUES

E chi sta in corte

se prudenza non ha di ceder loco

a chi ne vien più fresca,

si diventa la favola d'ognuno.

GRULLO

(Qui bisogna grattare. Ha de' denari,

e questi fan per me.)

RODRIGUES

Cosa dicevi?

GRULLO

Stavo facendo i conti fra me stesso,

come possibil sia,

ch'ella passi trent'anni, mi perdoni.

La faccia non gli mostra.

RODRIGUES

Anzi la faccia

troppo è mancata da quattr'anni in poi,

che Altisidora è capitata in corte.

Tu sai, che ne' disgusti non s'ingrassa.

GRULLO

La compatisco, povera signora.

Veramente colei

è un diavol maledetto dell'inferno.

RODRIGUES

Vedi, non passa giorno,

ch'io non ingolli de' bocconi amari

per sua cagion. Si tratta ch'è maligna

quanto mai dir si può.

GRULLO

Non me lo dica,

ch'ancor io la conosco, e tanto basta;

ma che vuol fare, è corte,

e per nostro destino

tutti quanti ci siam per un zampino.

 

 

Lei per altro si consoli,  

che siccome ha de' denari,

senza far tanti lunari

può trovarsi un buon marito,

e goder la libertà.

RODRIGUES

Il mio tempo è già finito,

son trent'anni, e ancor più là.

GRULLO

Mi perdoni. Ella è nel fiore.

RODRIGUES

Ma son troppo consumata.

GRULLO

Mi perdoni, è delicata

bella fresca, e rugiadosa,

che mi par giusto una rosa,

prenda, prenda il mio consiglio.

RODRIGUES

Non lo lascio, e non lo piglio...

Ma la gente, che dirà?

GRULLO

Se badar vuole alla gente,

siamo freschi in verità.

Lei per altro si consoli,

che siccome ha de' denari,

senza far tanti lunari

può trovarsi un buon marito,

e goder la libertà.

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Campagna aperta con casino da una parte, e dall'altra una collina

Il duca, La duchessa, Altisidora, Grullo, falconieri
 

Or che presso al meriggio il sol più ferve

Il duca, La duchessa, Altisidora
Grullo, falconieri ->

Il duca, La duchessa, Altisidora
<- Don Alvaro, Laurindo

Ben mi volea meravigliar, che tanto

Il duca, La duchessa, Altisidora, Don Alvaro, Laurindo
<- Sancio, Grullo

Questo signor scudiero

Il duca, La duchessa, Altisidora, Don Alvaro, Laurindo, Grullo
Sancio ->

Tosto partiam, se Don Chisciotte giugne

La duchessa, Altisidora, Don Alvaro, Laurindo, Grullo
Il duca ->

La duchessa, Altisidora, Laurindo, Grullo
Don Alvaro ->

La duchessa
In sull'arena
Altisidora, Laurindo, Grullo
La duchessa ->

Come Laurindo! A sì fatal cimento

Altisidora, Grullo
Laurindo ->

Da sì austera virtù tuo cor, dissente

Grullo
Altisidora ->
Grullo
<- Rodrigues

Ma, signora Rodrigues, cosa fa?

Grullo e Rodrigues
Lei per altro si consoli
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima
Campagna aperta con casino da una parte, e dall'altra una collina Cortile con colonnato all'intorno, ed una scalinata a due braccia nel mezzo, sotto alla quale un... Sala con tavola apparecchiata. Bosco Sala. Camera interna di don Chisciotte Campagna aperta con veduta del castello da una parte, e dall'altra un fosso, che corrisponde in una grotta. Cortile ad uso di steccato per la pugna e ringhiere all'intorno magnificamente adornate.
Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

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