Atto primo

 

Scena unica

Una specie di strana sala un po' da pranzo e un po' da ricevere e che serve poi anche da cucina e da laboratorio farmaceutico nel lato destro, dove una arco largo e basso mostra l'interno della minuscola bottega dello speziale. Se ne vedono: la porta in fondo che dà sulla piazzetta; una controporta vetrata con la scritta Maestro Mirocleto Unguentario Emerito; il banco di vendita quasi sotto l'arco; e una finestra con inferriata (la stessa del prologo) a destra.
L'arco ha una tenda da tirarsi.

Candida, Baldo

 Q 

 
La grande stanza è molto ordinata e pulita sul lato sinistro, sebbene la credenza in fondo, la tavola da pranzo e le seggiole nel mezzo, e un divano e poltrone sul davanti siano di aspetto assai povero. Invece il lato destro è disordinatissimo e sudicissimo: vi si ammucchiano mortai, bilance, storte, bacili, vasi, barattoli, scatole, serviziali, torchi, trepiedi, mucchi d'erbe secche, e altri arnesi d'ogni sorta, fin sul davanzale d'una seconda finestra, fin sulla pietra del camino dove si mischiano stranamente laboratorio e cucina.
Nell'angolo sinistro una vecchia scala di legno conduce al piano superiore. Nella parete sinistra un uscio. Sul davanti, a destra, presso il camino, una botola per la quale si scende in cantina.
 
Quando si apre il velario, Candida è alla finestra e parla con Baldo che è fuori. La stanza è illuminata fiocamente da un lumino a olio posato sulla tavola da pranzo: dalla finestra entra la pallida luce del crepuscolo mattutino.
 

CANDIDA

Non mi tentare, Baldo, siamo buoni...  

BALDO

Un bacio solo...

CANDIDA

È notte... Non si può...

BALDO

È l'amore che parla, e 'l pensier mesto

ch'io parto e che non so se tornerò...

CANDIDA

Ah taci! Non dir questo, non dir questo!

(con improvvisa risoluzione)

Apro. Dio mi perdoni!

 
(corre alla porta, l'apre, e subito se ne allontana. Baldo entra titubante; accosta pian piano la porta; fa qualche timido passo verso Candida, che via via si ritira prima dietro il bancone, poi dietro la tavola e finalmente dietro il divano)
 

CANDIDA

È molto male quello che facciamo...

BALDO
(esitando)

Lo so... vo via... Soltanto

volevo dirti... Candida... che t'amo...

CANDIDA
(col pianto nella voce)

Anche... io... tanto, tanto...

Ma tu ritornerai, vero?

BALDO
(sicuro)

Non temo

più, non dubito più, vicino a te!

 

BALDO

Tornerò... tornerò ricco! E vivremo    

io per te, tu per me!

E avremo una casetta in riva al mare...

S

CANDIDA

La capanna e il tuo cuore...

BALDO

...e le sere d'inverno, al focolare,

parleremo d'amore...

CANDIDA

(con i gomiti appoggiati alla spalliera del divano, e il mento nella palma, sognando)

E tutt'intorno il rame che risplende

ai guizzi della fiamma...

BALDO

(con un ginocchio sul divano)

E dal tuo labbro un dolce canto scende:

canto di ninna nanna...

CANDIDA

Un bimbo, un bimbo! Una testina bruna

con i capelli a onda

come i tuoi, Baldo...

(gli passa le dita tra i capelli)

BALDO

(guardandole amorosamente le trecce d'oro)

O una testina bionda...

CANDIDA

...e dondola la cuna...

 
Si udrà un suono di campana.
 

BALDO
(riscuotendosi)

Amore, amore, è giorno!

Addio, Candida...

CANDIDA

Ascolta, domattina,

nella sosta a Livorno,

sali devotamente a Montenero,

prega la Madonnina

che ti guardi, e fa' voto che al ritorno

andremo insieme a ringraziarla, e un cero

le porteremo e un cuore

d'argento... Addio, amore!

 
(gli stringe le tempie e lo bacia sulla fronte: Baldo le cinge la vita e la bacia in bocca)
 

BALDO

Il bacio che m'hai dato sulla bocca  

m'è promessa di fede nell'attesa,

e l'altro m'è viatico e difesa!

Non mi tocca procella!

Periglio non mi tocca!

Io sulla fronte porto la mia stella!

 
(si distacca bruscamente dall'abbraccio e fugge via. Candida chiude senza rumore la porta, e dalla finestra getta piangendo un ultimo saluto)

Baldo ->

 

CANDIDA

Buon viaggio, amor mio!  

BALDO
(la voce già lontana)

Candida, addio!

 
(Candida resta col viso appoggiato all'inferriata, soffocando il pianto che le scuote il petto. Quando sente un rumor di passi nella stanza vicina, si terge in fretta le lacrime, si ricompone e finge d'essere intenta a mettere in ordine la bottega)
 
Olimpia entra dalla porta di sinistra, recando in mano un lumino a olio: richiude.

<- Olimpia

 

OLIMPIA

Brava, Candida mia! Di già levata!  

Buon dì!

CANDIDA

(in fretta, senza volgersi)

Buon dì!

OLIMPIA

(accennando al piano superiore)

Son deste?

 
(Candida stringe le spalle, come per dire che non sa)
 

OLIMPIA

(guardando in alto e levando la voce)

Fidelia, Maddalena, leste, leste,

ché la prima è suonata!

(all'uscio di sinistra:)

O Mirocleto, noi si va alla messa!

(Si udrà rumore di calci robustissimi alla porta della farmacia.)

O Mirocleto, c'è gente che bussa!

 
(Candida corre ad aprire: la bottega si illumina; si vedrà nella piazza una ricca portantina dorata, uno stuolo di servi in livrea rossa e contadini che guardano a bocca aperta; Candida, rientrando spaurita:

CANDIDA

Mamma, è un signore...  

OLIMPIA

(scorgendo il personaggio che entra dietro Candida)

Madonna mia!

 
Entra il signor Ipsilonne, imponentissimo, sfarzosissimo, luccicantissimo d'oro. Parrucca nera inanellata. Il suo viso somiglia meravigliosamente a quello di Belfagor. Lo segue un Servo in livrea rossa.

<- Belfagor, servo

 

CANDIDA

(tolto di sotto la scala uno scialletto, se ne ravvolge)

Mamma, io vo via.  

 
(Ipsilonne si inchina galantemente a Candida che esce; Olimpia esterrefatta, si sprofonda in reverenze)

Candida ->

 

OLIMPIA

In che posso servir vossignoria?  

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(ammiccando)

Scusate: è la minore?

OLIMPIA

Che mi comanda?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Dico

se quella è la minore vostra figlia...

OLIMPIA

Sì, sì, la più piccina...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Rallegramenti, mia cara signora:

molto carina!

 
(Fidelia e Maddalena appaiono e scompaiono, curiosando, sull'alto della scaletta)
 

OLIMPIA

Come fate a sapere?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Vecchio amico

di Mirocleto, amico di famiglia,

che viene a mantenere una promessa...

E il nostro Mirocleto dorme ancora?...

OLIMPIA
(premurosa)

Ora lo desto...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(trattenendola)

Ma non lo disturbate... È così presto!

OLIMPIA
(impacciata)

Egli è che noi dovremmo andar a messa...

 
Fidelia e Maddalena scendono la scaletta, pronte per uscire.

<- Fidelia, Maddalena

 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Oh, prego, prego! Io resto,

se me lo permettete qui ad attendere...

FIDELIA

(inchinandosi)

Eccellenza!

MADDALENA

(inchinandosi)

Eccellenza!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(inchinandosi)

Signora, damigelle vezzosissime...

OLIMPIA

Allora...

(nuovo inchino)

con licenza...

 
(esce, seguita dalle due fanciulle, che si voltano a gettar furtive occhiate)

Olimpia, Fidelia, Maddalena ->

 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(al servo)

Alichino, lo vedi:

siamo alla corte di madonna Fame...

Qui si rischia di stare a denti asciutti

od a pane e salame.

Corri a palazzo e avverti Il maggiordomo

che desti i cuochi e i fuochi

e prepari per tutti.

 

Cipolle e peperoni sott'aceto,  

tartine con acciughe e cervellate,

risotto con moltissimi tartufi,

cibreo di fegatelli e di carciofi,

gamberi ed ariguste in salsa verde,

gallinacci infarciti di mostarde...

Ed il tutto ben pepato,

ben capperato,

ben senapato,

garofolato,

zafferanato,

come piace a me.

Cacio di Gorgonzola

e frutta d'ogni sorta ~ e una gran torta

al rum brulé.

Vini di Spagna ~ vini di Sciampagna,

cognac, caffè.

Pronto fra un'ora. Vola.

 
(il servo s'inchina ed esce di gran corsa)

servo ->

 
(Ipsilonne, solo passeggia per la scena nella brevissima attesa; ché subito scorge Maddalena venir dalla strada ed entrar nella bottega)
 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(Ah, ah!... Volevo dire! Ecco la bruna.)  

<- Maddalena

MADDALENA

(curiosa, esitante, si arresta all'arco)

Scusi: ho dimenticato

i guanti...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(galante)

Gran fortuna

per me, madamigella:

insperata fortuna m'è concessa

e i miei piani asseconda...

(intravvede Fidelia, che, saltellante, sorridente, entra anch'essa nella bottega)

(Ah, ah! Volevo dire!... Ecco la bionda!)

 

MADDALENA

Dio! Mia sorella!...

<- Fidelia

FIDELIA
(imbarazzata)

Ho lasciato

sul tavolo il libro da messa...

Corre con l'occhio dall'uno all'altra, e insinua velenosetta.

Disturbo forse?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Eh via!

Doppiamente fortunato

sarò in doppia compagnia!

 
(le due ragazze fingono di cercare su ogni mobile i guanti e il libro, e Ipsilonne si volge intorno come premuroso di aiutarle nella ricerca)
 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

E volete, mentre cerchiamo,

rispondermi a una dimanda?

Una sola?

 
(le ragazze interrompono la ricerca e accennano di sì)
 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Sì? Supponiamo  

che stanco di viaggi, stanco di grassi affari,

di amori lieti e tristi, principeschi e volgari,

di voluttà perverse

(le ragazze chinano il capo e arrossiscono)

e di infernali ebbrezze

volessi quietamente goder le mie ricchezze

nelle pure delizie del viver coniugale

e scegliessi per moglie una di voi...

FIDELIA E MADDALENA
(insieme)

Chi?

Quale?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Supponiamo che un giorno, là, nel nostro castello

ci capitasse un ospite giovine, ricco, bello,

preceduto da fama di gran conquistatore,

un uomo irresistibile... Capite?

FIDELIA E MADDALENA
(a capo chino)

Sì, signore.

BELFAGOR
(Ipsilonne)

E supponiamo infine che la mattina istessa

io avessi desiderio di assistere alla messa:

la mia fedele sposa ~ questo vorrei sapere ~

lascerà a casa i guanti o il libro di preghiere?

FIDELIA E MADDALENA

Oh, no, no!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Dunque potrei fidarmi?

FIDELIA E MADDALENA

Oh, sì, sì!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Com'oggi vostra madre?

FIDELIA E MADDALENA

Di più, molto di più!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

E... fra le due, di quale?

FIDELIA E MADDALENA
(insieme)

Di me!

Di me!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(s'inchina sorridendo e annuendo; poi, con volto compunto e aprendo le braccia)

Peccato ch'io non pensi affatto a prender moglie...

Ho detto «supponiamo»... Non ho di queste voglie!

E farmele venire, farmi girar la testa

non è una cosa facile... Non c'è riuscita questa!

(mostra una grossa miniatura inserita nella spilla della cravatta)

MADDALENA

Uh! Bruna come me...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Bella quant'altra mai

fosse in Costantinopoli, e il dì che la lasciai

cercò morte gittandosi nel Bosforo...

MADDALENA

E perché

la lasciaste?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Per questa.

(mostra un'altra grossa miniatura, incastonata nell'anello che porta all'indice destro)

FIDELIA

Uh! Bionda come me...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Moglie d'un arciduca: mi vide... le sorrisi...

s'innamorò... l'amai!

MADDALENA

E il marito?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

L'uccisi!

 
(siede sul divano e fa seder le ragazze a' suoi lati)
 

FIDELIA

Ma che vita, la vostra!

MADDALENA

Un romanzo!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Uno?... Quanti!

(mostra il giustacuore attraversato da una lunga catena tutta composta di miniature)

Guardate!

FIDELIA E MADDALENA

Tutte queste?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Son le più interessanti:

l'altre vorrei scordarle... Ma ogni donna ha qualcosa

di non dimenticabile... Questa le unghiette rosa

(indica una delle miniature: Fidelia e Maddalena si guardano attentamente le unghie)

un po' come le vostre, mia bella Maddalena...

e quando mi graffiavano, che deliziosa pena!

FIDELIA

(toccandogli la spalla per richiamar la sua attenzione)

E questa?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Avea le guance d'un candor di camelia,

un po' come le vostre, mia graziosa Fidelia!

MADDALENA

(toccandogli la spalla per richiamar la sua attenzione)

E questa?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(si ferma un istante e corruga i sopraccigli, come per richiamare un ricordo lontano)

Ah, mi ricordo. Era la fidanzata

d'un rajà indiano; e aveva un piedino di fata...

Mostratemi un po' i vostri...

(Maddalena e Fidelia obbediscono a gara)

Ecco: il vostro piedino

(tocca il piede di Fidelia poi il malleolo di Maddalena)

attaccato a un malleolo così fragile e fino.

FIDELIA

E questa? È meno bella di me...

MADDALENA

Meno di me...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(quasi toccato da un tizzo ardente)

Ah, Per pietà, tacete! Voi non sapete...

FIDELIA E MADDALENA

Che?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(afferra le mani di Fidelia e di Maddalena e se le preme sul cuore: poi, mentre nel parlar s'esalta, si trae sempre più vicine le due fanciulle)

Non ravvivate fuoco che qui nascosto langue,

non ridestate brividi sopiti entro il mio sangue!

Dolce bocca! Dolcissime labbra! Non era bella,

ma niuna seppe mai baciarmi come quella...

Quella l'avrei sposata, quella sì, quella sì!

Non avrò più nessuna che mi baci così...

 
(Fidelia e Maddalena, nascondendosi l'una all'altra, già sfiorano con le labbra le due guance d'Ipsilonne)
 
Dall'uscio di sinistra entra tranquillamente maestro Mirocleto, occupato ad abbottonarsi il panciotto, mentre la giubba gli pende da un lato mezza infilata e mezza no: vede e resta come impietrito. Ipsilonne è preso da un convulso di tosse e di riso.

<- Mirocleto

 

FIDELIA

Uh!  

MADDALENA

Poveretta me!

(e scappano, piene di vergogna, su per la scaletta)

Fidelia, Maddalena ->

 

MIROCLETO

(inseguendole per due o tre gradini)

E ba... sta... E mi congratulo  

con vostra madre, che

vi fa sì buona guardia!...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(con voce soffocata dal riso.)

Ma... a-mi-co... mi-o...

MIROCLETO

(rivolgendosi infuriatissimo)

Signore!

(ma veduto l'aspetto imponente di Ipsilonne, muta subito tono e si inchina dignitosamente)

Vi prego, accomodatevi...

A che debbo l'onore?...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(sempre ridendo.)

Dunque, amico carissimo,

non mi riconoscete?

 
(Mirocleto si toglie gli occhiali e lo guarda: la sua faccia fissando quella di Ipsilonne, passa attraverso varie alternative di stupidità e di paura, prima di decidersi per quest'ultima)
 

MIROCLETO

Il signor B...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(rapidamente chiude la bocca di Mirocleto con una mano)

Ipsilonne.

MIROCLETO
(ammiccando)

Andiamo, via! Voi siete...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(imperioso interrompe)

Il signor Ipsilonne.

 
(prende Mirocleto per un braccio e parlandogli sottovoce lo conduce fino alla porta: gli mostra la portantina e i servi, gli indica lontano, in alto, il castello... durante tutto il mimico racconto di Ipsilonne, Mirocleto si lascia sfuggire frequenti esclamazioni di meraviglia; rientrano: evidentemente Ipsilonne parla del suo progetto di matrimonio)
 

MIROCLETO

(accennando alla scala per la quale sono scappate le ragazze)

E delle due lassù

qual ebbe la fortuna

di piacervi di più?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Di quelle due, nessuna.

MIROCLETO

(offeso)

Nessuna? O che si scherza?

Eppure... Mi sembrò...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Preferisco la terza.

MIROCLETO

(un po' pensieroso)

Ah! Candida. Però...

 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(con grande enfasi)  

«Candida»! Nome lunare!...

Ala di cigno che batte

su l'acque chiare!

Splendore di marmo polito!

Odore di giglio!

Freschezza di neve non tocca,

di spuma di mare!

Dolcezza di panna di latte

che si scioglie

in bocca!

Nome che mette appetito!

Mi piace. La piglio

per moglie.

Avete capito?

 

MIROCLETO

Ho capito. Solamente...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Solamente?...

MIROCLETO

È la più piccola...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Tanto meglio!

MIROCLETO

...non sa niente...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Tanto meglio!

MIROCLETO

...è così timida...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Tanto meglio!

MIROCLETO

...e ci vorrà

ch'io le parli e forse adoperi

la paterna autorità.

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(cominciando a impazientirsi)

Che temete?

Ch'io non piaccia?

Non vi sembrano simpatiche

queste spoglie

questa faccia?

Non vi sembran seducenti

gli argomenti

che sapete?

MIROCLETO

Sì, sì, ma non vorrei...

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(furente)

Basta! Tacete! Tornano!

Lasciatemi solo con lei

e portate via vostra moglie!

 
Entrano dalla strada Olimpia e Candida. Mirocleto muove loro incontro con ampio gesto cerimonioso.

<- Olimpia, Candida

 

MIROCLETO

Signora, ho la fortuna impareggiabile  

di presentarvi al nobile e magnifico

cavaliere Ipsilonne, che a quest'umile

mensa degna sedere ospite splendido.

Conciossiaché egli venne nel proposito

di conoscere le nostre figlie e accoglierne

una, consorte al fasto del suo talamo.

OLIMPIA

Già briaco... a quest'ora!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

La verità, signora.

MIROCLETO
(imperturbato)

Vogliate dunque immantinente andarvene

a cercar le fanciulle, e presentatele

degnamente al futuro vostro genero.

(a Ipsilonne)

Dico bene?

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Ben detto.

 
(Olimpia, confusa, si profonde in inchini, mormora qualche parola a Candida, esce dalla porta di sinistra; Candida incomincia ad apparecchiare la tavola)

Olimpia ->

 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(a Mirocleto)  

Ora a voi... Questo vinetto...

 
(Mirocleto alza la ribalta della botola e comincia a discendere la scaletta della cantina; dopo i primi gradini si ferma; si volge a Candida, e aprendo solennemente le braccia ammonisce)

MIROCLETO

Figlia mia, l'alto destino...

 
(ma Ipsilonne l'interrompe subito)

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Questo vino! Questo vino!

(e mette un piede sulla ribalta della botola per decidere Mirocleto a scomparire)
 

Mirocleto ->

(Ipsilonne si rassetta la parrucca, si dà qualche buffetto sul vestito, si tocca ad uno ad uno i più vistosi gioielli, si gonfia come un tacchino per attirare l'attenzione di Candida: ma la fanciulla, indifferente, continua ad apparecchiare la tavola)
 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Candida!  

CANDIDA

Mi comandi, signoria!

Ipsilonne apre la mano destra, con la palma volta verso la sua interlocutrice, come per dire: «Ascoltatemi».
 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Sono un grosso mercante ritirato,    

ricco sfondato,

ormai stanco di vita avventurosa,

che cerca un quieto nido

e un cuor fido

di dolce sposa.

E per nido ho acquistato quel castello

e lo farò più bello

di stucchi e d'ori

dentro e di fuori.

Vengo a rapirvi in quella portantina,

degna d'una regina,

gialla e fragrante

come un croccante.

Là son quei servi a' vostri cenni pronti,

io qui vostro valletto

v'offro e prometto

mari e monti:

monti di trine e mari di broccati,

laghi di perle, prati

di diamanti, giardini

tutti rubini,

smeraldi a fiumi

e nubi di profumi...

Tutto quel che vorrete:

chiedete e avrete.

S

Sfondo schermo () ()

 
(il tentatore ghermisce la fanciulla e si protende per baciarle la bocca: ella si torce e repugna e con la mano aperta colpisce Ipsilonne sulla guancia)
 

CANDIDA

(chiamando al soccorso)

Mamma! Babbo!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

(coprendosi con la mano la guancia schiaffeggiata)

Ah, cara! Cara!

Questo volevo!

Questo bramavo!

Ecco la prova!

Fanciulla rara!

Creatura

pura...

 
Accorre da sinistra Olimpia, sale dalla cantina Mirocleto, discendono dalla scaletta Fidelia e Maddalena.

<- Olimpia, Mirocleto, Fidelia, Maddalena

 

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Maestro Mirocleto,  

chieggo la man di vostra figlia Candida!

MIROCLETO

Ed io sono ben lieto,

figlio mio, di accordarvela!

CANDIDA

(getta un grido altissimo)

No, mio dio, no!

(e cade fra le braccia di Olimpia)
 

MIROCLETO
(a Ipsilonne)

La gioia... L'emozione...

 
Una schiera di Servi in ricchissime livree rosse, guidati da un maggiordomo, sfila recando piatti colmi di vivande e vini per un pantagruelico banchetto.

<- un maggiordomo, servi

 

MIROCLETO
(a parte)

Ed ora, ventre mio, fatti capanna,    

poi che trovai la panacea divina!

Piove su noi la salutare manna...

e adesso, ventre mio, fatti capanna!

S

OLIMPIA

Non so se di timore o d'allegrezza

mi trema il cuore mentre benedice

e mi trema la man che t'accarezza...

Dio ti protegga, o figlia, e sii felice!

FIDELIA E MADDALENA

Ah mia cara speranza! Ahi, fatua fiamma spenta!

Ahi, cieca sorte che gitta il suo dono!

Lei, che alla rocca e al fuso era contenta:

io, ch'ero nata per salire in trono!

BELFAGOR
(Ipsilonne)

Corrò la fresca e mattutina rosa,

m'oblierò nell'amoroso gioco:

verginità, dolcezza misteriosa,

brivido d'acqua chiara sul mio foco!

CANDIDA

O Baldo, o Baldo mio, non odi il pianto,

non odi il grido del mio cor profondo!

Accorri, accorri! Io sono tua soltanto

e difendo il mio amore contro il mondo!

 
Il Maggiordomo s'inchina dinanzi al signor Ipsilonne, che fa cenno di assenso e offre il braccio a Olimpia. Mentre tutti siedono a mensa, si chiude il velario.
 

Fine (Atto primo)

Prologo Atto primo Atto secondo Epilogo
Candida, Baldo
 

Una specie di strana sala un po' da pranzo e un po' da ricevere e che serve poi anche da cucina e da laboratorio farmaceutico nel lato destro, dove una arco largo e basso mostra l'interno della minuscola bottega dello speziale.

Non mi tentare, Baldo, siamo buoni

(Candida corre alla porta, l'apre, e subito se ne allontana)

Candida
Baldo ->

Buon viaggio, amor mio!

Candida
<- Olimpia

Brava, Candida mia! Di già levata!

(Candida corre ad aprire: la bottega si illumina. Si vedrà nella piazza una ricca portantina dorata, uno stuolo di servi in livrea rossa e contadini che guardano a bocca aperta.)

Mamma, è un signore

Candida, Olimpia
<- Belfagor, servo

(Belfagor come Ipsilonne)

Mamma, io vo via

Olimpia, Belfagor, servo
Candida ->

In che posso servir vossignoria?

(Fidelia e Maddalena appaiono e scompaiono, curiosando, sull'alto della scaletta)

Olimpia, Belfagor, servo
<- Fidelia, Maddalena

Belfagor, servo
Olimpia, Fidelia, Maddalena ->
Belfagor
servo ->
Belfagor
<- Maddalena

Ah, ah!... Volevo dire! Ecco la bruna

Belfagor, Maddalena
<- Fidelia

Ipsilonne, Fidelia e Maddalena
Sì? Supponiamo che stanco di viaggi
Belfagor, Maddalena, Fidelia
<- Mirocleto

Uh! / Poveretta me!

Belfagor, Mirocleto
Fidelia, Maddalena ->

E basta... E mi congratulo

Ipsilonne, Mirocleto
Candida! Nome lunare!
Belfagor, Mirocleto
<- Olimpia, Candida

Signora, ho la fortuna impareggiabile

Belfagor, Mirocleto, Candida
Olimpia ->

Ora a voi... Questo vinetto

Belfagor, Candida
Mirocleto ->

Candida! / Mi comandi, signoria!

Belfagor, Candida
<- Olimpia, Mirocleto, Fidelia, Maddalena

Maestro Mirocleto

Belfagor, Candida, Olimpia, Mirocleto, Fidelia, Maddalena
<- un maggiordomo, servi
Mirocleto, Olimpia, Fidelia, Maddalena, Ipsilonne e Candida
Ed ora, ventre mio, fatti capanna
 
Scena unica
La piazzetta di un piccolo paese del litorale toscano; a destra, su tre gradini, un'antichissima facciata di... Una specie di strana sala un po' da pranzo e un po' da ricevere e che serve poi anche da cucina e da... Sala ottagonale in una torre del castello del signor Ipsilonne; nel primo lato (a sinistra dello spettatore)... La piazzetta, come nel prologo.
Prologo Atto secondo Epilogo

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