Prologo

 

Scena unica

La piazzetta di un piccolo paese del litorale toscano.
A destra, su tre gradini, un'antichissima facciata di chiesa con il campanile da un lato e dall'altro la casa del prevosto. A sinistra la casetta dello speziale, con il portoncino a due battenti e sul fianco una finestra munita di inferriata.
Nel mezzo della piazza una fontana con vasca adorna di mostri.
Notte: una pallida alba lunare illumina quel poco orizzonte che si vede; il resto è nel buio profondo.
Baldo sguscia guardingo da destra, ansando; nel passare davanti alla chiesa si segna; traversa a passi di lupo, s'acquatta presso alla finestra della casetta dello speziale. Dopo un momento apparirà dietro l'inferriata Candida.

Immagine d'epoca ()

 Q 

<- Baldo

 

BALDO
(con voce soffocata)

Candida... Oh, dio! Non c'è ancora...  

Ma che fa? Ma perché non s'affaccia?

Non lo sa che si salpa all'aurora?

Candidaccia!... Candidaccia!

 
(l'inferriata s'illumina d'un fiochissimo lume rossastro)
 

 

Ah, sei tu? Ti domando perdono,  

amore mio buono ~ amore mio santo!

 

CANDIDA

Di che? Che m'hai fatto? Di' presto!

Vuoi farmi morire di pianto?

<- Candida

BALDO

Io farti morire? Io farti...

Io che muoio ogni mattina

che t'ho sognata, e mi desto,

e non ti trovo vicina?...

Ahmm!

le afferra una mano e si mette a mangiargliela di baci

 

CANDIDA

No, Baldo, no, Baldo, su!  

Basta... Fa' piano...

 
(ritirando lentamente la mano)
 

 

Ma tu

davvero mi vuoi tanto bene?

 

 

E allora perché sempre parti?    

Dall'ultima finestra io guardo il mare

e ne ascolto il respiro lento ~ e sento

il cuore che mi piange dentro e canta:

~ O stelle dagli occhietti adamantini,

guardatemelo voi, tremule stelle!

O mare grande, sii buono:

tramuta l'onde del selvaggio flutto

in un gregge di bianche pecorelle

e trattieni lontane le sirene!

O maestrale amico, affretta, affretta:

fagli volgere l'ala delle vele

verso la sua bambina che l'aspetta...

Ma tu ti parti con il ciglio asciutto

e dici di volermi tanto bene...

S

 

BALDO

Ancor che col partire

io mi senta morire,

partir vorrei ogn'ora, ogni momento

tant'è il piacer ch'io sento

e la gioia ch'io provo del ritorno:

così che mille e mille volte al giorno

partir da te vorrei

tanto son dolci li ritorni miei.

madrigale di Alfonso del Vasto (sec. XVI)
 

MIROCLETO
(voce)

Est... Non est... Est... Non est...  

CANDIDA
(spaventata)

Il babbo, il babbo! Va' via!...

BALDO
(esitando)

Ma ti debbo dire ancora

del viaggio...

CANDIDA

Anima mia,

a più tardi... via!

BALDO

Fra mezz'ora!

 
(via)

Baldo, Candida ->

 
Maestro Mirocleto avanza dal fondo con pesantissima dignità ma con pochissimo equilibrio: e girandosi fra le mani un mazzo di chiavi ad una ad una come se sfogliasse una margherita.

<- Mirocleto

 

MIROCLETO

Est. Non est. Est. Non est. Est! Est!  

Io t'ho in pugno! Tu sei mia!

Ora non mi scappi più!

Chiave, porta, toppa, letto:

quattro punti cardinali...

Quattro semplici elementi...

(si precipita sulla porta della chiesa e cerca furiosamente la toppa che non c'è)

Qual nuova soperchieria?

Chi m'ha rubato la toppa?

 
Belfagor, diavolo con grandissime orecchie, lunghissima coda, senza corna, entra rasente al campanile, posa un pesantissimo sacchetto a piè dei gradini della chiesa, guarda a destra e a sinistra come forestiero.

<- Belfagor

 

BELFAGOR

Psss, amico!  

 
Mirocleto si volta di scatto, strabuzzando gli occhi.
Belfagor saluta con molta compitezza facendo un passo avanti.
Mirocleto retrocede verso il centro della piazza.
Belfagor rinnova il saluto e tende la mano a Mirocleto.
Mirocleto fa un altro passo indietro e cade sconciamente seduto sull'orlo della fontana: per miracolo soltanto il suo cappello cade in acqua.
 

BELFAGOR

(accorrendo)

Amico caro,

che vi siete fatto male?

MIROCLETO

(girando attorno alla fontana con la scusa di ripescare il cappello)

Non è nulla, grazie. Servo.

BELFAGOR

(girando anch'esso)

Io sento un profondissimo dolore

d'esser stato involontaria causa...

MIROCLETO

(girando sempre)

Per carità signor mio colendissimo,

son causa gli anni...

BELFAGOR
(sorridendo)

Gli anni della grappa?

MIROCLETO
(offeso)

La grappa? Ah, prego; era Lacryma Christi!

 
Belfagor cade pesantemente al suolo.
 

MIROCLETO

(accorrendo)

Quid video? Vosustrissima

soffre di morbus sacer?

La mia bottega è prossima:

ho il farmaco infallibile...

BELFAGOR

(alzandosi)

No, non v'incomodate! Sto già meglio.

MIROCLETO

Non saprei dirvi tutto il mio dolore

s'io fossi stato involontaria causa...

BELFAGOR

Risparmiate il dolore: è già passato.

Voi dunque siete medico?

MIROCLETO

Molto di più: maestro Mirocleto

emerito unguentario, sempre agli ordini

del signor...

BELFAGOR

Belfagor.

 
si stringono cordialmente la mano
 

MIROCLETO

Bel... Bel... Bel... lissimo

nome!

BELFAGOR

Non ho finito:

Belfagor arcidiavolo.

MIROCLETO

Arci?...

BELFAGOR

Il mio arci vale il vostro emerito...

E vengo dall'inferno a questo mondo

~ indovinate un po'? ~ per prender moglie...

MIROCLETO
(pronto)

Prendetevi la mia!

BELFAGOR

No, caro amico,

io non voglio la moglie di nessuno:

ne cerco una per me.

MIROCLETO
(con profonda compassione)

Povero diavolo!

BELFAGOR

Voi dovreste aiutarmi...

MIROCLETO
(offeso)

Signor mio,

io faccio lo speziale!

BELFAGOR

Eh via, fra amici...

Io vi domando un onesto consiglio

perché di questo mondo non son pratico.

MIROCLETO

Un consiglio da amico?

Ritornate all'inferno

ché sarà molto meglio.

BELFAGOR

Mi dispiace: è impossibile.

Io sono qui per ordine

superiore: ho un incarico

di fiducia da assolvere.

 

Innumerevoli anime d'uomini  

nel nostro regno scendono

e tutti, o quasi tutti, si dichiarano

non altro rei che d'aver tolta moglie.

Minosse e gli altri giudici

da prima n'ebber grande meraviglia

e ritennero fossero calunnie

contro il sesso femmineo;

poi, colti da uno scrupolo,

decisero di chiedere consiglio

al nostro re Plutone e agli altri principi.

Il caso parve a tutti importantissimo

e fu lungo il dibattito,

ma si convenne alfin nella sentenza

di mandare un di noi per esperienza.

Né trovandosi alcun che volontario

si sobbarcasse a impresa così forte

si dovette ricorrere alla sorte:

la quale cadde sopra l'umilissimo

Belfagor, arcidiavolo

e vostro servo, cui furono dati

centomila ducati

e istruzioni precise e perentorie:

venire al mondo e prender moglie subito...

 

MIROCLETO

(Centomila ducati!)

BELFAGOR

...E con lei vivere

dieci anni e poi tornarsene

e riferire quali siano i carichi

e le comodità del matrimonio.

MIROCLETO

(Centomila ducati!)

BELFAGOR

Ho preferito

questa gentile terra di Toscana,

fior d'ogni terra, ove ciascuna donna

tanto gentile e tanto onesta pare;

e vo in cerca, schivando le città

grandi e pericolose, perché troppo

vituperio ne disse un tal poeta

quando ci fece visita all'inferno.

MIROCLETO

(Centomila ducati!)

BELFAGOR

Or che sapete

la cagion che mi muove e fa parlare,

ditemi senza indugi e senza ambagi

se qui c'è una fanciulla virtuosa,

una fanciulla semplice e modesta,

degna di me, degna della mia mano,

degna dei miei...

MIROCLETO

(Centomila ducati!)

BELFAGOR

... titoli principeschi e di dieci anni

di vita umana e di fedele amore.

Non ho tempo da perdere: qual è

la ragazza migliore del paese?

 

MIROCLETO

Em! La migliore non c'è...  

Non c'è... Perché... Sono tre...

BELFAGOR

E come si fa?

MIROCLETO

Si sceglie

quella che piace di più.

BELFAGOR

E dove stanno di casa?

MIROCLETO

(indica la sua bottega)

Là.

BELFAGOR

Tutt'e tre?

MIROCLETO

Tutt'e tre.

BELFAGOR

Dov'è la vostra bottega...

MIROCLETO

Appunto, signor Belfagor...

BELFAGOR
(indovinando)

Vostre figlie? Ma benone!

Avrò un suocero simpatico!

(solleva facilmente il sacchetto con la sinistra e tende la destra a Mirocleto)

A domani: e preparatemi

una buona colazione.

MIROCLETO

Ma perché domani? Subito!

Ho un vinetto giù in cantina...

BELFAGOR

No... mi debbo mutar abito...

lo berremo domattina...

MIROCLETO

Sia, ma almeno la valigia

la potete lasciar qui...

BELFAGOR

Grazie, no. Vedete? Albeggia,

debbo andar...

 

IL CANTO DEL GALLO

Chicchirichììì!

 
Al canto del gallo Belfagor dilegua. Mirocleto fa un gesto come per dire: «Che peccato!» e si dirige verso la porta della sua casa: apre, entra.

Belfagor ->

 
Prime luci dell'alba. Un altro gallo, lontano, un altro più vicino, chiamano il sole.

Mirocleto ->

 
Si chiude il velario per l'interludio e subito si riapre sul primo atto.
 

Fine (Prologo)

Prologo Atto primo Atto secondo Epilogo

La piazzetta di un piccolo paese del litorale toscano; a destra, su tre gradini, un'antichissima facciata di chiesa con il campanile da un lato e dall'altro la casa del prevosto; a sinistra la casetta dello speziale, con il portoncino a due battenti e sul fianco una finestra munita di inferriata; nel mezzo della piazza una fontana con vasca adorna di mostri; notte: una pallida alba lunare illumina quel poco orizzonte che si vede; il resto è nel buio profondo.

<- Baldo

Candida... Oh, dio! Non c'è ancora

Baldo
<- Candida
 

No, Baldo, no, Baldo, su!

 
 

Est... Non est... Est... Non est

Baldo, Candida ->
<- Mirocleto

Est. Non est. Est. Non est. Est! Est!

Mirocleto
<- Belfagor

Psss, amico! / Amico caro

Belfagor, Mirocleto
Innumerevoli anime d'uomini

Em! La migliore non c'è

(Al canto del gallo Belfagor dilegua.)

Mirocleto
Belfagor ->
Mirocleto ->

(Prime luci dell'alba; un altro gallo, lontano, un altro più vicino, chiamano il sole.)

 
Scena unica
La piazzetta di un piccolo paese del litorale toscano; a destra, su tre gradini, un'antichissima facciata di... Una specie di strana sala un po' da pranzo e un po' da ricevere e che serve poi anche da cucina e da... Sala ottagonale in una torre del castello del signor Ipsilonne; nel primo lato (a sinistra dello spettatore)... La piazzetta, come nel prologo.
Atto primo Atto secondo Epilogo

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