Atto terzo

 

Scena unica

Camera destinata in carcere a Torquato. Nel fondo una grata di sbarre di ferro, ed una porta, che mette all'interno del locale. Uno scaffale di libri in disordine. Lateralmente una porta che introduce alla stanza attigua di Torquato. Un rozzo tavolino con fasci di carte, volumi, e recapito da scrivere. Una scranna. Dall'alto pende una lampada che illumina debolmente l'oscurità delle vecchie mura.
Torquato esce dalla stanza attigua concentrato in melanconica meditazione; indi coro di Cavalieri della corte del Duca Alfonso II in lontananza, e poi in scena.

 Q 

(nessuno)

<- Torquato

 
[N. 10 - Aria]

 N 

 

TORQUATO

Qual son! ~ qual fui? ~ che chiedo? ~ ove mi trovo?  

Chi mi guidò? ~ chi chiuse?

Lasso! chi mi affidò? chi mi deluse?

Per me pietade è spenta, e dove langue

vil volgo ed egro, per pietà raccolto,

in carcer tetro e sotto aspro governo,

fatto d'ingorda plebe e preda e scherno

io qui languisco a morte

favola e gioco vil d'avversa sorte!

Sull'Arno i miei nemici

congiuran contro me; l'irrequïeto

demone ignoto non mi dà mai pace;

stolto me giura il mondo... e amor non tace!

 

Perché dell'aure in sen    

non volano i sospir?

A te de' miei martir

l'eco verrebbe almen,

mio dolce amore!

Stolto mi chiama, il so,

chi al carcer mi dannò;

ma s'ama, e sempre te,

no, stolto il cor non è;

ragiona il core.

S

Sfondo schermo () ()

 

TORQUATO

Varcato è un lustro!... E un anno!... E un anno ancora!...  

Forse più a me non penserà Eleonora!

Forse... ahi! rabbia!... dà fede

all'empio grido e delirar me crede!

Empio grido fatal, per cui tradito,

vergognando, son chiuso in queste soglie,

ed ella piange, e i lacci miei non scioglie!

 
(comincia ad udirsi da lontano un coro che va mano mano avvicinandosi alle mura del carcere)
 

CORO

Viva il Tasso!  

TORQUATO

Lontan... lontan... m'inganno?

echeggiava il mio nome!

CORO

In Campidoglio

crebber lauri alla sua chioma.

TORQUATO

Che ascolto!

 
Si apre con fragore la porta in fondo, ed entrano in folla i Cavalieri, e circondano il Tasso.

<- cavalieri

 

CORO

Da quel colle ov'ebbe il soglio  

la sua man ti stende Roma.

Là veloce affretta il passo;

ché al tuo crin serbata è, o Tasso,

l'invidiata eterna fronda

che Petrarca incoronò;

né del Tebro sulla sponda

d'altro vate il crin cerchiò.

Sciolto sei; serena il ciglio

dell'Orobia illustre figlio;

che di principi un senato

sul Tarpeo t'ha destinato

sempre-verde ambito serto,

cui sfrondar non può l'età.

Sarà emblema del tuo merto

un allor che non morrà.

 

TORQUATO

Ah! ~ ch'io respiri! ~ È troppa gioia! Meco  

Goffredo è sul Tarpeo! Fra tante e tante,

che per lui, m'ebbi in cor barbare spine

una fronda d'alloro io colgo alfine! ~

Eleonora! Ora nel dirti: addio,

pari a te sono, ho una corona anch'io.

CORO

Vieni.

TORQUATO

Verrò; ma da lei volo. Io voglio

da lei saper se a lei m'innalza questa

rara, non compra, ardua corona...

CORO

(arrestandolo)

Arresta.

Non rispondono gli estinti

dell'avel dai muti marmi;

né per lagrime, o per carmi

cener freddo mai parlò.

TORQUATO

(dolorosamente colpito all'annunzio inatteso)

Ella spenta! ~ Io l'ho perduta? ~

Son deserto sulla terra?... ~

Ah! per voi fia sempre muta;

nel mio cor l'ascolterò.

 

Parlerà. Ne' sogni miei  

lascerà la terza stella;

meno altera e assai più bella

al suo fido tornerà.

Ah! la veggo!... Ah! sì... tu sei!

(inginocchiandosi)

Ecco il lauro a' piedi tuoi.

Fu il sospiro degli eroi;

ma, te spenta, orror mi fa.

CORO

(facendo sorgere Torquato)

Piangesti assai, Torquato:

apri alla gloria il core.

Mira del tempo alato

il genio voratore.

Del sacro allor coll'ègida

sfida il poter degli anni;

rompi l'oblìo de' secoli

con gl'indomati vanni.

E l'epico tuo verso

per l'aere echeggerà

fin quando l'universo

come minuta polvere

disciolto crollerà.

 

TORQUATO

Invidi, dileguatevi;

Roma immortal mi fa.

Tomba di lei, che rendermi

seppe beato e misero,

un fiore ed una lagrima

io spander vo' su te.

CORO

Vieni al Tarpeo: non piangere;

onor t'impenni 'l piè.

TORQUATO

Sì: dell'onor al grido

volo del Tebro al lido...

non vi sdegnate, o cesari;

v'è un lauro ancor per me.

CORO

T'affretta; il fato barbaro

si cangia alfin per te.

 
Quadro.
 

Fine (Atto terzo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Camera destinata in carcere a Torquato; nel fondo una grata di sbarre di ferro, ed una porta, che mette all'interno del locale; uno scaffale di libri in disordine; lateralmente una porta che introduce alla stanza attigua di Torquato; un rozzo tavolino con fasci di carte, volumi, e recapito da scrivere; una scranna; dall'alto pende una lampada che illumina debolmente l'oscurità delle vecchie mura.

 
<- Torquato

[N. 10 - Aria]

Qual son! qual fui? che chiedo? ove mi trovo?

Varcato è un lustro! E un anno! E un anno ancora!

(comincia ad udirsi da lontano un coro che va mano mano avvicinandosi)

Viva il Tasso!

Torquato
<- cavalieri

Ah! ch'io respiri! È troppa gioia! Meco

 
Scena unica
Atrio magnifico nel ducal palazzo in Ferrara; fra le colonne si scorgono le porte degli appartamenti... Appartamento del Tasso; una porta laterale è la comune; una in fondo conduce alle stanze interne; tavola con... Camera nobile nell'appartamento di donna Eleonora sorella del Duca, nelle cui pareti sono dipinti alcuni... Galleria terrena in Belriguardo con vista di parte dei ducali giardini; manca poco alla sera. Boschetto di allori; in fondo un Apollo citaredo in marmo sopra una gran fonte da cui sgorgano... Camera destinata in carcere a Torquato; nel fondo una grata di sbarre di ferro, ed una...
[Sinfonia] [N. 1- Introduzione e Cavatina] [N. 2 - Duetto] [N. 3 - Cavatina] [N. 4 - Duetto] [N. 5 - Finale I] [N. 6 - Introduzione] [N. 7 - Aria] [N. 8 - Duetto] [N. 9 - Finale II] [N. 10 - Aria]
Atto primo Atto secondo

• • •

Testo PDF Ridotto