Atto secondo

 

Scena prima

Galleria terrena in Belriguardo con vista di parte dei ducali giardini. Manca poco alla sera.
I Cortigiani, da diverse parti entrano in scena, e con precauzione si aggruppano sull'innanzi parlando fra loro.

 Q 

(nessuno)

<- cortigiani

 
[N. 6 - Introduzione]

 N 

 

PRIMA PARTE DEL CORO

Ma lo scrigno di Torquato  

chi ha forzato?

SECONDA PARTE DEL CORO

Non si sa.

Ma quel foglio a lui rubato

che diceva?

PRIMA PARTE DEL CORO

Non si sa.

CORO

Certo sta, che da quel foglio

si sviluppa un grand'imbroglio;

pur ciascuno ci risponde

serio serio un: non si sa.

Ah! il cervel ci si confonde,

e agli antipodi se n' va!...

Ma perché il duca

qui a Belriguardo

ridente il labbro,

lieto lo sguardo

all'improvviso

volar ci fe'?

Non lo ravviso;

ma v'è un perché!

 

PRIMA PARTE DEL CORO

Quasi direi...

SECONDA PARTE DEL CORO

Scommetterei...

CORO

Che cova in petto

cupo un progetto...

Ma l'ore passano;

si scoprirà;

quel ch'è enigmatico

chiaro sarà.

PRIMA PARTE DEL CORO

Dunque, pazienza...

SECONDA PARTE DEL CORO

Ma non cessate...

PRIMA PARTE DEL CORO

Con gran prudenza

interrogate.

CORO

E pria dell'alba,

dubbio non v'è;

ci saran cogniti

tutti i perché.

 

Scena seconda

S'ode la voce della contessa di Scandiano, ch'entra in scena volendo sfuggire don Gherardo. I Cortigiani in attenzione si ritirano, e a quando a quando si avanzano per udire.

<- Scandiano, Gherardo

 

GHERARDO

Contessa! Avete torto.  

SCANDIANO

Io non ho torto mai.

GHERARDO

Ma...

SCANDIANO

L'altrui scrigno

forzar, trarne gelose

segretissime carte, e del più grande

italïan poeta

farsi vil delatore,

nero è delitto.

GHERARDO

Il delinquente è amore.

SCANDIANO

Amore? E che sognasti?

GHERARDO

Io mi credea

che l'autor del Goffredo

delirasse per voi. D'Eleonora

il nome m'ingannò; ma il signor duca

sa legger meglio, e vide che favella

della duchessa...

SCANDIANO
(con energia)

No.

GHERARDO
(con tono di sicurezza)

Della sorella.

SCANDIANO

No: sbaglia il duca. Ama sol me. Lo svela

il suo pudor se a me s'appressa. Il caldo

immenso affetto d'altro nome ei vela

che propizia fortuna or gli offre in corte;

sa come sospettoso è il mio consorte.

GHERARDO

Dunque...

SCANDIANO

M'ama, e il cor mio

cela le oneste sue fiamme profonde;

ma con l'amore all'amor suo risponde.

GHERARDO

Laonde io son...

SCANDIANO

Scartato.

GHERARDO

Ed il mio caso...

SCANDIANO

È un caso disperato.

(parte rapidamente)

Scandiano ->

 

GHERARDO

Oh, rabbia!

(nel volgersi s'incontra nel Duca)

 

Scena terza

Il Duca e detto, e i Cortigiani nascosti.

<- Duca

 

DUCA

Don Gherardo? Eleonora  

vedeste?

GHERARDO

Altezza, no.

DUCA

E sapete ove stia?

GHERARDO

Davvero no 'l so.

DUCA

Impossibile par! Tutto sapete!

GHERARDO

Eh! non fo per lodarmi...

ma scoprir so gran cose!

E quel foglio del Tasso, quello scandalo

che da me fu scoperto,

fu un'impresa sublime.

DUCA

Oh! certo... Certo.

Degna di voi.

GHERARDO

Grazie, mio prence!

DUCA

Ed amo

che voi sappiate, e chi v'imita...

GHERARDO

Dica.

DUCA

Che nel mio petto ho un'alma

della viltà nemica;

che regno, e regnar so.

GHERARDO

Capisco.

DUCA

Sdegno

mi destano i curiosi, e aborro a morte

i delatori, e non li voglio in corte.

 
(parte dando un'occhiata severa a don Gherardo; i Cortigiani, che da lunge hanno visto ed udito, lentamente avanzandosi, circondano don Gherardo)

Duca ->

 
[N. 7 - Aria]

 N 

 

CORO

Don Gherardo! Il vaticinio  

alla fin restò compito.

Il curioso fu punito

della sua curiosità.

Vi compiango. Il caso è strano!

La Scandiano ~ v'ha scartato.

A un poeta, ad un Torquato

v'ha posposto la beltà!

GHERARDO

(scuotendosi dall'umiliazione in cui era rimasto)

Io posposto ad un Torquato,

io che sono un titolato,

che per stipite discesi

da tre conti e sei marchesi,

e per linea trasversale

son di razza baronale?

A un bisbetico, a un astratto,

perdigiorno, chiacchierone,

imprudente, mezzo-matto,

che si crede un Cicerone,

io posposto? Io che son critico,

diplomatico, politico,

numismatico, geografo,

archeologo, istoriografo,

metafisico, idrostatico,

nel digesto cattedratico

epigrafico, botanico,

anatomico, meccanico,

algebraico, pubblicista,

finanziere, economista,

e intendente di perfette

cerimonie ed etichette?

Mia bellissima Scandiano,

nello scegliere t'inganni...

 

CORO

Forse sol vi tien lontano

per i vostri sessant'anni...

GHERARDO

Che sessanta! Cinquantotto;

e ad un nobile, e ad un dotto

non si conta mai l'età.

CORO

Son momenti ancora i secoli

se li guardano i sapienti;

ma son secoli i momenti

se li guarda la beltà.

GHERARDO

Ma poniam, che sian sessanta;

fra i più giovani campioni

come me chi mai si vanta

di cartocci, e cavazioni?

Nessun balla, e ci scommetto,

più maestoso il minuetto.

Se vo a piedi, ai piedi ho l'ale,

e a cavallo ho un certo orgoglio,

che rassembro tale e quale

Marc'Aurelio in Campidoglio.

Fresco, vegeto, robusto,

io mi abbiglio di buon gusto,

ed il Tasso, poverino!

Magro, magro, sottilino,

ogni dì fa una gran via

verso l'asma e l'etisìa.

Lo compiango, e l'ho con lei

che fu cieca ai merti miei,

e si crede idolatrata,

e non sa ch'è corbellata;

ché a riflettere ben bene,

quelle scuse, quei lamenti,

quelle smorfie, quelle scene,

quei languor, quei svenimenti

provan, proprio ad evidenza,

che nel cor la preferenza

come a un idolo d'amore

delle nostre Eleonore

dona il Tasso solo a quella,

che del duca è la sorella,

e quell'altra equivocò,

e veder gliela farò,

e vendetta appien n'avrò.

 

CORO

Qual vendetta?

GHERARDO

Cercherò.

CORO

Che farete?

GHERARDO

Ancor no 'l so.

Ma instancabile sarò

finché a capo ne verrò.

Amici! Ah! voi solleciti

d'intorno pur guardate:

gli angoli più reconditi,

le mura interrogate,

e dalle mute tenebre

il vero scoppierà,

e l'orgogliosa femmina

di stucco resterà.

CORO

Sguardi, domande, indagini

noi non risparmieremo.

Fin del silenzio interpreti

il vero cercheremo,

e questa cifra incognita

alfin si scioglierà.

Tardi l'altera femmina

delusa piangerà.

(partono tutti da varie bande divisi, ma richiamati parecchie volte i cavalieri da don Gherardo, s'impazientano e gridano)

Ma di ciarlar cessate.

Partir, deh! ci lasciate.

Ché se restiamo immobili

mai nulla si saprà.

GHERARDO

Andate, andate, andate:

d'un cavalier pietà.

 
(partono)

cortigiani, Gherardo ->

 

Scena quarta

La Duchessa, ed Ambrogio.

Eleonora, Ambrogio

 

ELEONORA

Tu non m'inganni?  

AMBROGIO

Altezza!

Con gli occhi il vidi.

ELEONORA

Il cavalier Roberto

accusarsi non può?

AMBROGIO

No, no: per certo!

Io sono intimamente persuaso

che don Gherardo è il ladro; ed ecco il caso.

Perché da lei se n' venga,

come bramò, stamane, o mia signora,

da me chiamato, accelerando il passo,

esce dalle sue stanze il signor Tasso;

e solo il cavalier vi resta allora.

Del cavaliere in traccia

nella più interna stanza

il curioso s'avanza. Geraldini

parte; io lo complimento

fin sulla porta; torno e un botto sento,

un crac! Fo un salto; corro dentro, e miro

lo scrigno spalancato...

E il mio padron lo chiude. Un certo foglio

tien don Gherardo; invan riaver lo voglio;

ché, pieno d'insolenza

minaccia bastonarmi in mia presenza.

M'attraverso, mi spinge, scappa via,

lo seguo, entra dal duca...

Felicissima notte!

Esamino lo scrigno... era forzato;

dunque del foglio che ne fu rubato

solo il curioso sospettar conviene...

Mi pare, altezza, di concluder bene.

ELEONORA

Tutto svelasti al Tasso?

AMBROGIO

Dall'a fino alla zeta io gliel'ho detta.

ELEONORA

Ed egli?

AMBROGIO

Sbuffa, e medita vendetta

su don Gherardo.

ELEONORA

No... digli...

(nel momento che vuole esprimere ciò che dée dire al Tasso, mostra di cangiar pensiero, e traendo Ambrogio sull'innanzi gli dice sottovoce)

Roberto...

cerca, e segreto a me lo invia... ma taci

con Torquato... m'intendi?

AMBROGIO
(con tono di capacità e malizia)

Capisco quel che vuole:

son uom di mondo, e bastan due parole.

(parte)

Ambrogio ->

 

Scena quinta

Eleonora sola, indi Geraldini.

 

ELEONORA

Misera! ~ Un bivio orrendo  

si presenta al mio cor. ~ L'amor di Tasso

più mistero non è. Se resto... Oh, dio!

Conosco il fratel mio;

gelar mi fa! ~ Se parto...

Ah! conosco quel core!

Il Tasso si dispera!... Il Tasso muore!

Bivio crudel! ~ No: sceglier non mi fido.

O sdegno il duca, o il caro amante uccido.

 

<- Geraldini

GERALDINI

(con umile, e modesto contegno)

Duchessa?

ELEONORA

(con simulata dolcezza)

Tutto io so.

GERALDINI

Scuso Torquato.

Era giusto il furor.

ELEONORA

Sì; ma imprudente

cavalier, tutto io so. Siete innocente.

Ma quell'incauto foglio...

GERALDINI

Era chiuso. In mia man n'era la chiave.

Ché, a gran stento, l'amico,

che a me il mostrò, cesse ai consigli miei;

partito don Gherardo, arso l'avrei.

ELEONORA

Ah! fu destino. Io bramo,

voglio sopiti i vostri sdegni.

GERALDINI

Ah! forse

no 'l crederà!

ELEONORA

Tutto svelava il servo.

GERALDINI

(Io trionfo!)

ELEONORA

M'udite:

Eleonora vi prega. ~ Ite dal Tasso,

l'abbracciate, e a lui dite,

che se m'ama... già tutto,

(quasi pentita, indi interamente fidandosi a lui)

sì, tutto è noto a voi...

GERALDINI

Sublime arcano!

Nemmen l'aura il saprà.

ELEONORA

Dite ch'io voglio

che a voi ritorni amico.

GERALDINI

Oh! caro nome!

Se a me lo rende io son felice appieno!

ELEONORA

Tanto l'amate?

GERALDINI

Oh! Mi leggeste in seno!

Io volo...

ELEONORA

Udite ancor se in sen vi parla

vera amistà per l'infelice. ~ Io deggio

scegliere odiate nozze,

o l'ira del fratello,

e risolvere non so. ~ L'estrema volta

favellar con Torquato,

udir che mi consiglia è mio desìo

per restar qui nel pianto... o dirgli addio.

Ma...

GERALDINI

Intendo.

ELEONORA

A lui...

GERALDINI

Lo svelerò.

ELEONORA

Roberto!...

È un gran segreto!

GERALDINI

Orgoglio

sento che a me si affida.

ELEONORA
(pregando)

A tutti oscuro

impenetrabil sempre...

GERALDINI
(dignitoso)

A tutti: il giuro.

 
[N. 8 - Duetto]

 N 

 

ELEONORA

Quando alla notte bruna    

nel bosco degli allori

da un raggio della luna

temprati fian gli orrori,

ove la fonte mormora

che crebbe al nostro pianto,

nell'ombra e nel silenzio

venga a quell'onda accanto;

ma in cor le smanie prema;

ma solo a me verrà:

là, per la volta estrema,

pianger con me potrà.

S

GERALDINI

Del vostro cor, signora,

tutto l'affanno io sento.

Pensando a chi vi adora

è vostro il suo tormento.

Vi piomba in seno il palpito

dell'amator riamato;

ma di celar le lagrime,

crudel, v'impera il fato,

e in sen ristretto il pianto

morire il cor vi fa;

così vi strazia intanto

amor, dover, pietà.

ELEONORA

Ma se un destin spietato

mi forzi a dirgli addio!

Al povero Torquato

chi resta?

GERALDINI
(con simulato entusiasmo)

Un core. Il mio.

ELEONORA

Se un cor gli resta, vittima

dei vili non sarà.

Versar potrà le lagrime

dell'amistà nel seno,

di me che resto a gemere

potrà parlare almeno.

Voi calmerete i spasimi

d'un disperato amore;

nei giorni del dolore

è un nume l'amistà.

GERALDINI

Aperto alle sue lagrime

sempre sarà il mio seno;

d'un cor pietoso il misero

avrà il conforto almeno.

Se appien calmare i spasimi

io non saprò d'amore,

dividerne il dolore

l'anima mia saprà.

ELEONORA

Meno infelice or sono;

tutto al destin perdono.

Lo affido a te.

GERALDINI

(Fia polvere,

che il vento sperderà.)

ELEONORA

A glorïoso segno

guida l'illustre ingegno;

maggior non v'è. L'Italia

l'avrà per te.

GERALDINI

(Cadrà.)

ELEONORA

Se d'invidia all'arti, e all'armi

involar saprai Torquato

del tesoro de' suoi carmi

l'universo a te fia grato.

Ti rammenta d'Eleonora,

che per lui pietade implora,

e miei voti, i pianti miei

fin che vivi, ah! non scordar.

Insieme

GERALDINI

(Al trionfo, ah! sì, lo spero,

la fortuna alfin m'affretta.

Spiegherò su quell'altiero

un sorriso di vendetta.)

Non temer ch'io non rammenti

i tuoi voti, i tuoi tormenti:

come il cor per te s'affanni

non potresti immaginar.

 
(partono)

Eleonora, Geraldini ->

 

Scena sesta

Il Duca solo, concentrato ne' suoi pensieri; indi Geraldini.

<- Duca

 

 

Io veglio. ~ Incauti. ~ Una vendetta illustre,  

misteriosa io devo a me; l'aspetta

il mio cor... la sospira;

l'otterran congiurati ingegno ed ira. ~

Debole donna! Io ti compiango. Al core

non si comanda; il so... ma il Tasso... il Tasso

ne' miei lacci cadrà. ~ Misero! Io l'amo,

l'amo; ma forte, o più prudente il bramo.

Di politica nebbia

s'adombri orribil vero,

ed ai posteri sia fola, o mistero.

Gelosi, invidi, vili,

che odiate il gran poeta,

io mi giovo di voi, ma vi conosco.

La sua colpa è il suo merto...

Stolti e maligni! ~ Ecco il più rio. ~ Roberto?

All'antica amistà tornò Torquato?

 

<- Geraldini

GERALDINI
(con malizia, ma simulando schiettezza)

La duchessa il volea,

e negarmi ei potea

un amplesso implorato? ~ Il caro cenno

fu in suo cor più possente

che incolpabil sapermi ed innocente.

DUCA

(Innocente!) E fra queste

aure sì liete ancor solingo geme?

GERALDINI

Del vostro sdegno ei teme;

ed or che all'ombra bruna

nel bosco degli allori

temprati fian gli orrori

dal raggio della luna, ei là s'avvia

presso l'onde cadenti

per insegnare all'eco i suoi lamenti.

DUCA

Solo?

GERALDINI

Lo credo... Almen. ~ Signor!... Non oso.

DUCA

Parla.

GERALDINI

Inatteso a lui, mentre sospira

del perdon vostro incerto,

mostrarvi, e con soavi

parole confortarlo

com'è vostro real dolce costume

con chi s'affanna... opra sarìa d'un nume.

DUCA

(Infernal arte!) Quel tuo cor pietoso

mai smentirsi non sa. ~ Bello è il consiglio;

lo seguirò.

GERALDINI

(baciando la mano al Duca)

Grato, o mio prence!... (O gioia!)

DUCA

(prendendolo per mano)

Del piacer non sperato

dal dolente Torquato

spettator vieni.

GERALDINI

(Oh! Non previsto scoglio!

Me diran traditore!) Ah! Prence...

DUCA
(severo)

Il voglio.

 
(partono insieme)

Duca, Geraldini ->

 
 

Scena settima

Boschetto di allori. In fondo un Apollo citaredo in marmo sopra una gran fonte da cui sgorgano limpide, e copiose acque.
La luna dirada alquanto l'ombra della notte.
Torquato lentamente s'inoltra. Don Gherardo da lontano lo segue guardingo; indi la Duchessa.

 Q 

<- Torquato, Gherardo

 
[N. 9 - Finale II]

 N 

 

TORQUATO

Notte che stendi intorno  

il fosco manto in quest'oscuro cielo

mentr'io di vero amore avvampo e gelo,

e tu pietosa luna,

che tempri co' bei raggi 'l muto orrore

all'ombra della notte umida e bruna,

a pianger vengo ove m'invita amore;

ma l'onda sola e il vento

risponde mormorando al mio lamento.

 

GHERARDO

(Solo! ~ A quest'ora! ~ E qui! ~ Dorma chi vuole.  

Un perché vi sarà. ~ La fida io sono

ombra del corpo suo; non l'abbandono.)

 

<- Eleonora

ELEONORA
(chiamando dolcemente)

Torquato!

GHERARDO

(Crescon gl'interlocutori.)

TORQUATO

Sei tu?

ELEONORA

Non mi ravvisi?

GHERARDO

(La duchessina! ~ La Scandian si avvisi.)

 
(Don Gherardo traversa la scena in fondo in punta di piedi)

Gherardo ->

 

ELEONORA

Tasso!  

TORQUATO

Ah! di': non è questa

una beata illusïon fallace?

Ma se tu sei, d'amor stella verace,

che dolce splendi a inebriarmi il seno,

il mio audace pensier chi tiene a freno?

ELEONORA

Assai si delirò. ~ D'amari accenti

in sì cari momenti

non s'oda il suon; ma ci tradiva entrambi

un improvvido amor. ~ Spezzato il core

dirlo non osa... e dirlo è forza! ~ O mio...

o mio fedel...

TORQUATO

Segui, mia vita...

ELEONORA

Addio.

TORQUATO

E m'ami?

ELEONORA

E perché t'amo

noi... lo dirò... noi ci dobbiam lasciare.

TORQUATO

Poco dunque ti pare

che infelice io sia,

che a crescer vieni la miseria mia?

ELEONORA

Mai d'altri non sarà; ma tua, Torquato,

esser non può Eleonora.

TORQUATO

Oh, morte!

ELEONORA

Il vuole

cauta prudenza; onde in oblio sian posti

i miei deliri, e i tuoi...

Tasso!... Tu déi partir!

TORQUATO

Dirlo... tu puoi?

Ohimè! Ben son di sasso

poiché questa novella non m'uccide!

ELEONORA

I cor che amore unì, destin divide!

TORQUATO

Solo... deserto!... Ah! meco vieni: fuggi.

ELEONORA

Follia sarebbe.

TORQUATO

E a me che resta?

ELEONORA

Il vivo

sublime ingegno... e il pianto mio.

TORQUATO

Né vuoi

a me d'empia fortuna orrendo gioco,

premio alla fede, e refrigerio al fuoco

lasciar nulla... o crudele?

ELEONORA

(gli dà un anello)

In oro avvolti

t'abbi i capelli miei.

TORQUATO

O non sperato

invidïabil dono!

D'ardenti nodi or sono

cinto per sempre.

ELEONORA

Rapidi gl'istanti

e inosservati fuggono agli amanti.

Fa' cor... (Oh, strazio!)

TORQUATO

E che dir vuoi, mio bene?

ELEONORA

Che crudo è il fato... E dirci addio conviene.

TORQUATO

Sì... per sempre!

ELEONORA

Ah! m'odi: m'odi.

Già la morte è nel mio core;

ma una lagrima d'amore

il mio cener bagnerà.

Di'... lo spero?

TORQUATO

Oh, cruda! E godi

nel mirarmi 'l core infranto?

Ma prometter non può il pianto

chi più lagrime non ha.

 

ELEONORA E TORQUATO
(con improvviso slancio di entusiasmo)

Ah! Se resta un sol momento,    

se un addio comanda il fato,

ai deliri del contento

si abbandoni 'l cor beato.

A te accanto io tutto oblìo,

le mie pene, il destin mio.

Tuo per sempre è questo core,

il tuo cor sol mio sarà;

questo palpito d'amore

morte sola spegnerà.

S

 

Scena ottava

Da una parte comparisce fra gli alberi il Duca, al cui fianco è Geraldini, e da un'altra parte la Scandiano condotta per mano da don Gherardo.

<- Duca, Geraldini, Scandiano, Gherardo

 
(fra loro sottovoce)

GERALDINI

Solo ei non è.  

DUCA

Silenzio.

GHERARDO

È vero, o non è vero?

SCANDIANO

Tacete.

TORQUATO
(ad Eleonora)

Io di dividermi

forza non ho, né spero.

GHERARDO
(alla Scandiano)

Vi basta?

ELEONORA

Ah! parti: ah! lasciami.

SCANDIANO

(Infido.)

TORQUATO

Il chiedi invano.

GERALDINI
(al Duca)

Dalla Scandian dividesi.

DUCA
(a Geraldini con ironia)

Credi?

TORQUATO

Su questa mano

io pria lasciar vo' l'anima.

GHERARDO
(alla Scandiano)

È poco ancor?

ELEONORA

Più barbaro

fai questo addio, mia vita.

TORQUATO

Sei mia. Sfido le folgori.

ELEONORA

Lasciami, o imploro aita.

TORQUATO

Vieni. Mi segui. Involati

da chi ti opprime.

DUCA
(con voce terribile)

Olà.

 
(al grido del Duca la scena s'empie di svizzeri armati e di paggi con doppieri accesi. Quadro)

<- svizzeri armati, paggi

 

DUCA

Sventura orrenda! Ahi, misero!

Di senno uscì Torquato!

(alle guardie)

Voi lo traete in carcere.

Dì e notte sia vegliato.

TORQUATO

(ricusando la spada ad una guardia)

Il brando! No.

ELEONORA
(a mezza voce)

Vuoi perdermi?

DUCA
(serio)

Duchessa!

TORQUATO

(gettando la spada a piedi di Eleonora)

Il brando a te.

DUCA

Traetelo.

GERALDINI

Placatevi.

DUCA

È stolto.

TORQUATO

Io stolto!

ELEONORA

Oh, dio!

SCANDIANO

Pietà.

ELEONORA

Per queste lacrime.

GHERARDO E GERALDINI

Signor!

ELEONORA

Fratello mio!

TORQUATO

Io stolto?

DUCA

Sì.

TORQUATO
(al Duca)

Vo al carcere; ma pria rispondi a me.

 

O tu, che danni amore,    

di sasso il cor sortisti, o non hai core.

Sei belva in uman volto,

se chi schiavo è d'amor tu chiami stolto;

ma no; ché nelle selve

sospirano d'amore anche le belve.

Vuoi sangue? Inerme è il petto;

ma tormi il ben non puoi dell'intelletto.

Il senno è don di dio;

finché dio non me 'l toglie il senno è mio.

S

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ELEONORA

(guardando Geraldini)

(Ah! Fui tradita! Il perfido

gode in segreto intanto.

Gli frutti sangue il pianto

che a noi versar farà.)

GERALDINI

(Ei cadde alfin. Dileguasi

de' sogni suoi l'incanto!

Mentir m'è forza il pianto,

e simular pietà.)

GHERARDO

(toccandosi gli occhi)

(Ohimé! Questa è una lagrima

che in giù mi gronda intanto!

Piango, non uso al pianto;

l'odio, e mi fa pietà.)

SCANDIANO

(Morir mi fa quel pianto;

né può trovar pietà.)

DUCA

(D'amore il nodo infranto

il tempo renderà.)

TORQUATO

(tergendosi con dispetto una lagrima)

(Si celi agli empi il pianto;

lo crederian viltà.)

ELEONORA

Ah! fratel mio!...

TORQUATO

Che tenti?

Non t'abbassare ai prieghi.

Risparmia i tuoi lamenti;

quell'aspro cor non pieghi.

GERALDINI

Torquato!...

TORQUATO

No, no. Guardami.

Ti leggo in cor.

GERALDINI

Ma credi...

TORQUATO

Credo che in me la vittima

del tuo furor tu vedi.

GERALDINI, GHERARDO

Oh, ciel!

TORQUATO

Vili! Lasciatemi.

Tradirmi, e pietà fingere

eccesso è d'empietà.

DUCA

Si compia il cenno. Al carcere.

ELEONORA

Morendo il cor mi sta.

TORQUATO

(guardando Eleonora che piange)

Ah! per quel pianto, il carcere

chi non m'invidierà?

ELEONORA E TORQUATO

(Le smanie di quest'anima,

la crudeltà del fato,

fremente in cor la storia

col sangue scriverà.

E il non mertato fulmine,

l'addio così spietato

farà versar le lacrime

in più lontana età.)

DUCA

(A paventarmi imparino

quei che scordar ch'io regno;

sarebbe con gl'incauti

fatal la mia pietà.

Pe' i vili, ch'or trionfano

maturasi il mio sdegno;

chi sogna in alto ascendere,

destandosi cadrà.)

GERALDINI

(Or che lo vedo in polvere

io son contento appieno;

di favorito orgoglio

più pompa non farà;

ma pure a quelle lagrime

commosso ho il core in seno;

ma pur non so reprimere

un moto di pietà.)

GHERARDO
(alla Scandiano)

Contessa! Nell'ipotesi

che sia 'l cervel smarrito,

fuggite dal pericolo,

tiratevi più in qua;

che se divien frenetico

tutto è per voi finito.

Guardate come è torbido!

Prudenza, per pietà.)

SCANDIANO

(No, che a novello strazio

loco non ha Torquato.

Ma pur l'insulta un perfido

con simular pietà!

A pene troppo orribili

lo riserbava il fato...)

(a don Gherardo)

Ma piangere lasciatemi

almen con libertà.

TORQUATO

Addio, mia vita, addio!

In ciel ti rivedrò.

ELEONORA

M'affretto al ciel, ben mio;

io là t'aspetterò.

DUCA

Si tronchi quell'addio.

Compito il cenno io vo.

 
(il Tasso è circondato dagli svizzeri, Eleonora cade svenuta in braccio alla Scandiano; il Duca con un'occhiata fiera e maestosa umilia la gioia atroce di Geraldini, e l'esultanza di don Gherardo)
 

Fine (Atto secondo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Galleria terrena in Belriguardo con vista di parte dei ducali giardini; manca poco alla sera.

 
<- cortigiani

[N. 6 - Introduzione]

cortigiani
<- Scandiano, Gherardo

Contessa! Avete torto.

cortigiani, Gherardo
Scandiano ->

cortigiani, Gherardo
<- Duca

Don Gherardo? Eleonora

cortigiani, Gherardo
Duca ->

[N. 7 - Aria]

cortigiani, Gherardo ->
Eleonora, Ambrogio
 

Tu non m'inganni? / Altezza!

Eleonora
Ambrogio ->

Misera! Un bivio orrendo

Eleonora
<- Geraldini

[N. 8 - Duetto]

Eleonora, Geraldini
Quando alla notte bruna
Eleonora, Geraldini ->
<- Duca

Io veglio. Incauti. Una vendetta illustre

Duca
<- Geraldini

Duca, Geraldini ->

Boschetto di allori; in fondo un Apollo citaredo in marmo sopra una gran fonte da cui sgorgano limpide, e copiose acque; la luna dirada alquanto l'ombra della notte.

<- Torquato, Gherardo

[N. 9 - Finale II]

Solo! A quest'ora! E qui! Dorma chi vuole

Torquato, Gherardo
<- Eleonora

Torquato, Eleonora
Gherardo ->

Tasso! / Ah! di': non è questa

Torquato, Eleonora
Ah! Se resta un sol momento
Torquato, Eleonora
<- Duca, Geraldini, Scandiano, Gherardo

Solo ei non è. / Silenzio.

Torquato, Eleonora, Duca, Geraldini, Scandiano, Gherardo
<- svizzeri armati, paggi

Torquato, Eleonora, Geraldini, Gherardo, Scandiano e Duca
O tu, che danni amore
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava
Atrio magnifico nel ducal palazzo in Ferrara; fra le colonne si scorgono le porte degli appartamenti... Appartamento del Tasso; una porta laterale è la comune; una in fondo conduce alle stanze interne; tavola con... Camera nobile nell'appartamento di donna Eleonora sorella del Duca, nelle cui pareti sono dipinti alcuni... Galleria terrena in Belriguardo con vista di parte dei ducali giardini; manca poco alla sera. Boschetto di allori; in fondo un Apollo citaredo in marmo sopra una gran fonte da cui sgorgano... Camera destinata in carcere a Torquato; nel fondo una grata di sbarre di ferro, ed una...
[Sinfonia] [N. 1- Introduzione e Cavatina] [N. 2 - Duetto] [N. 3 - Cavatina] [N. 4 - Duetto] [N. 5 - Finale I] [N. 6 - Introduzione] [N. 7 - Aria] [N. 8 - Duetto] [N. 9 - Finale II] [N. 10 - Aria]
Atto primo Atto terzo

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