Atto primo

 

Scena prima

Selva idea.
Calisto.

 Q 

Calisto

 

Se mai ti prendo amor  

voglio spezzarti i strali,

vo' spennacchiarti l'ali.

Amo fiera beltà,

invan lusingo, e prego,

invan chiede pietà

l'acerbo mio dolor.

Se mai ti prendo amor

voglio spezzarti i strali,

vo' spennacchiarti l'ali.

Son bella, e che mi val,

son leggiadra, e che giova

s'all'amoroso mal

non ha rimedio il cor.

Se mai ti prendo amor

voglio spezzarti i strali,

vo' spennacchiarti l'ali.

Perché crudel, perché

vuoi tu, ch'adori un angue?

Dunque senza mercé

dovrò languire ognor?

Se mai ti prendo amor

voglio spezzarti i strali,

vo' spennacchiarti l'ali.

 

Scena seconda

Coro di Amadriade, Calisto.

<- coro di amadriade

 

CORO

Non amar chi ti disprezza,  

torna al canto, al vezzo, al riso,

tributario il tuo bel viso

solo sia di chi l'apprezza.

Scioccarella

quanto bella

non amar chi ti disprezza.

 

CALISTO

Altri ch'il vago mio,  

benché crudo egli sia,

sorelle, amar non posso, e non vogl'io:

del mio caro Titone

ogni scherno m'è dolce, ogni fierezza.

 

CORO

Scioccarella

quanto bella

non amar chi ti disprezza.

CORO PRIMO

Vagheggia vagheggiata

semplicetta ostinata

non far, non far Calisto,

ch'un rio martire eterno,

quasi gelido verno,

con oltraggiosi algori

ti dissecchi nel volto i freschi fiori;

con fervido amator

passa contenta i giorni

degl'anni tuoi nel fior,

che colei, che non gode

in sull'età fiorita

piange il perduto ben vecchia aborrita.

Odia colui che t'odia, ama chi t'ama,

vagheggia vagheggiata

semplicetta ostinata.

 

CALISTO

Amor cieco a' perigli

non riceve consigli;

languisco amando,

godo penando.

 

CORO SECONDO

Ah se tu fossi accolta

da desio amante

dentro il seno una volta,

diresti ben, pentita

della passata vita,

pazza colei, che versa

lagrime, e getta l'ora,

d'intenerir sperando

d'un vivo sasso il core.

Fuggi chi ti disama,

prova quel ch'è gioire, ama t'ama.

CORO PRIMO E CORO SECONDO

Vagheggia vagheggiata

semplicetta ostinata.

 

CALISTO

Clizia del sol ribelle

pria diverrà,

ch'io drizzi ad altre stelle

la mia beltà.

Fiero è il mio bene, e così fiero il voglio,

un giorno forse ei deporrà l'orgoglio.

 

CORO PRIMO E CORO SECONDO

Vagheggia vagheggiata

semplicetta ostinata.

 

CALISTO

Incostante, e infedele

alma non ho,

sprezzi pur mie querele

io l'amerò,

il pianto mio gl'ammollirà l'asprezza,

stilla d'acqua incessante i marmi sprezza.

 

CORO PRIMO E CORO SECONDO

Scioccarella

quanto bella

non amar chi ti disprezza.

 

Scena terza

Titone, Calisto, coro di Amadriade.

<- Titone

 

TITONE

Te, te Tigrino mio,  

Tigrino mio te, te.

 

CALISTO

Se n' vien Titone, ahi mi si spezza il core.

Soccorso, aita amore.

 

TITONE

Ninfe, se mai non svella

rustica mano, o sfrondi

i vostri patrii rami,

se mai fiera non roda

vostre natie cortecce,

se mai turbo arrogante

non schianti vostre piante,

deh se l'avete, deh

il mio caro Tigrin rendete a me;

seguitando una belva

entrò dentro la selva, e l'ho smarrito.

Deh se l'avete, deh

il mio caro Tigrin rendete a me.

 

CALISTO

Qui non venne Tigrino.  

TITONE

Ed ecco l'importuna.

CALISTO

O tigre mia,

tigre, che più t'irriti

agl'amorosi inviti.

Deh Cinzia ti guardi

dagl'arrabbiati denti

di silvestri portenti

girami almen benigno

delle tue luci un guardo,

tempra la fiamma, ond'ardo.

TITONE

Folle tu gridi al vento,

tu preghi 'l sordo mar,

io non ti voglio amar.

Rido del tuo tormento,

e rido, perché so,

ch'amor dalla bugia

dell'ingannar altrui l'uso imparò.

 

 

Io non ti voglio amar,  

folle tu gridi al vento

tu preghi 'l sordo mar.

 

CALISTO

Ohimè dunque non credi

a questo pianto? Il vedi pure, il vedi.

TITONE

Anzi più, che ti vedo

a sparger lagrimette, io men ti credo.

Sempre negl'occhi un oceano avete

voi donne ingannatrici,

e allor tradite altrui quando piangete.

Bench'io sia giovanetto

le vostre frodi lusinghiere io so,

e invan di voi più d'una

per adescarmi i falsi vezzi usò.

 

 

Io non ti voglio amar,

folle tu gridi al vento

tu preghi 'l sordo mar.

 

CALISTO

Anterote immortale  

castiga tu, castiga

di costui l'alterezza.

CORO PRIMO E CORO SECONDO

Scioccarella

quanto bella

non amar chi ti disprezza.

CALISTO

Che sì di amor, che sì

farà, che mi ami un dì?

TITONE

Gran speme ti lusinga,

e pur saper dovresti

a tante prove, a tante

che 'l tuo bastardo infante

non ha dardi per me.

Ma che più bado qui? Tigrin te, te.

CALISTO

Ferma spietato, ferma,

vo' finir col morire

il cordoglio, il languire;

ferma, voglio, che miri

della tua crudelitade

i trofei sanguinosi,

i spettacoli atroci, e lagrimosi.

TITONE

Ecco arrestato il passo,

via di morir t'affretta,

se per uscir di guai morte t'alletta.

CORO PRIMO

Barbara impietade.

CORO SECONDO

O cor villano.

 

CALISTO

Lupi famelici,  

cinghiali rabidi,

orsi fierissimi

lasciate l'orride

tane, qui pregovi

venite rapidi,

e laceratemi,

e divoratemi;

miri l'incredulo

l'estremo esizio

di quella misera,

che sparse gemiti,

che versò lagrime,

che trista, e flebile

sospirò l'anima,

sol per commuovere,

e invan dell'empio

il sen di rovere.

Sfondo schermo () ()

 

TITONE

Eh tardi tu morrai

s'aspetti, ch'a sbranarti

vengan dagl'antri cupi

gl'orsi, i cinghiali, e i lupi.

Se di morire hai voglia

questo ferro pungente,

prendilo pure ardita,

ti leverà la vita:

passa, passati il petto,

che di piangerti morta io ti prometto.

CALISTO

O più crudo, e feroce

delle fiere invocate,

ti generò cred'io

del mare siciliano i mostri orrendi,

satta le voglie tue, svenami, prendi.

Maledetta la face,

maledetto lo strale,

che di te m'infiammò,

che di te mi ferì,

sia maledetto il dì,

che l'occhio ti mirò:

già la ragion si sbenda,

e conosce l'errore,

già la tua crudeltade uccide Amore.

Già lacerato cade,

né soccorrerlo può la tua beltade,

già già dalla sua morte

la mia salute è nata,

e la mia libertà resuscitata.

CORO PRIMO E CORO SECONDO

O saggio quel core,

che dalla ferita

sottrarsi a tempo sa

del perfido Amore.

Calisto, coro di amadriade ->

 

Scena quarta

Titone.

 

 

Addio così si more?  

Così dunque veloci

i cadaveri esangui hanno le piante?

Credete voi, credete a bocca amante.

 

Puro interesse è amore,  

promette per avere,

inganna per godere,

mentisce i sospiretti,

sparge di mele i detti

per gioir con un core,

puro interesse è amore.

Giovani non credete

a colei, che vi dice

ardo, moro infelice,

è bugiardo il suo dire,

non sa quel ch'è morire

è finto quell'ardore.

Puro interesse è amore.

Altro mai non s'impara

nelle veneree scole,

che falseggiar parole,

quest'aforismo ognora

legge in voce sonora

l'inganno all'uditore,

puro interesse è amore.

 

 

Ma del mio fido cane,  

smemorato ch'io sono

non mi rammento? Te Tigrino. O quale

sonno improvviso le mie luci assale:

Tigrin, Tigrin vacillo,

e le palpebre oppresse

da sonnifero dolce

si racchiudono al giorno.

Quivi sotto quest'orno

verdeggiante, ed ombroso

mi do in preda 'l riposo.

 

Scena quinta

L'Aurora, Aura prima, Aura seconda, Titone addormentato.

<- L'aurora, Aura prima, Aura seconda

 

L'AURORA

Placido il sonno  

sopito ha i sensi

in dolce oblio

al crudo mio.

Aure tacete,

non lo svegliate,

ohimè non fate,

ch'egli abbandoni

l'acque del Lete,

aure tacete.

Ma, che dic'io,

con i sussurri

sì sì rendete

i suoi riposi

più sonnacchiosi.

 

AURA PRIMA E AURA SECONDA

Per non vibrare a cori  

fieri, e cocenti ardori

deh dormite,

non v'aprite

pupille languidette,

luminose stellette.

Crude se vi girate,

mill'anime piagate.

Deh dormite,

non v'aprite

pupille languidette,

luminose stellette.

 

L'AURORA

O bello orgogliosetto  

delle dèe più vezzose

tormentoso diletto,

tu sarai pure, ad onta

della tua feritade.

D'una diva sprezzata

preda cara, e bramata,

saran pure mie rapine,

crudel, le tue bellezze

sdegnosette, e divine.

Ohimè di voglia io moro

di baciarti ben mio,

ma raffreno il desio,

non vo' da bocca immota,

da labbri semivivi

rapir baci furtivi.

Ti bacerò ben io,

colà nell'oriente,

da' sopori destato,

nel mio ricetto aurato,

in amoroso agone

superbetto garzone.

 

 

Lucido Apollo,  

ch'in aureo carro

di raggi adorno

arrechi il giorno

al mondo cieco,

celati omai,

che più bei rai,

che più bel sole,

più chiara luce

nell'alta mole

l'Aurora adduce.

Cedi a lui, cedi

pur la quadriga

celeste auriga.

Ohimè di voglia io moro

di baciarti ben mio,

ma raffreno il desio.

Via portatelo voi

pennute ancelle ne' miei nidi eoi:

ad assidermi intanto

sopra il carro me n' vo, vi seguo or ora.

O cara preda, o fortunata Aurora.

L'aurora ->

 

Scena sesta

Aura prima, Aura seconda, Titone addormentato.

 

AURA PRIMA

Su su sorella  

sia nostro peso

forma sì bella.

AURA SECONDA

Per trar d'affanni

la nostra dèa

spieghiamo i vanni.

AURA PRIMA

Ahi come in un balen

interne fiamme io covo.

AURA SECONDA

Mi serpe ohimè nel sen

un non so che di novo.

AURA PRIMA

Qual incognita forza

l'alma mi trae dal petto?

AURA SECONDA

Qual non inteso affetto

a sospirar mi sforza?

AURA PRIMA

Ardo.

AURA SECONDA

Gelo.

AURA PRIMA

Che fia?

AURA SECONDA

È forse questi amor, che nasce in me?

AURA PRIMA

Amore, amore egl'è.

AURA SECONDA

Da che mirai quel viso.

AURA PRIMA

Da ch'osservai quel volto.

AURA PRIMA E AURA SECONDA

Sagittario bendato il cor m'ha colto.

AURA SECONDA

Qual repente languore

tinge di pallidezza

il tuo vermiglio, e natural colore?

AURA PRIMA

Qual parossismo strano

ti fa svenire? Hai tu la febbre? O come,

o come il cor ti palpita, che miri,

che gemi, che sospiri.

AURA SECONDA

Amo sorella.

AURA PRIMA

Anch'io.

AURA SECONDA

Che sì, che di Titone è fatta amante?

AURA PRIMA

Che sì ch'ama costei l'idolo mio?

AURA SECONDA

Qual oggetto, deh dimmi,

l'anima t'involò.

AURA PRIMA

Vedilo.

AURA SECONDA

Ohimè.

AURA PRIMA

Quel bel fanciullo ferimmi.

Ma qual ohimè dolente

dalla bocca t'uscì?

AURA SECONDA

Di te mi duole

ch'invaghita ti sei

della stessa fierezza, ami una fera

sitibonda di pianti, e segui un sordo

che non ode d'amor alta preghiera.

Le ninfe più gentili

delle prossime fonti,

l'Amadriade più vaghe,

l'Innadi più odorose,

le Napee più vezzose

supplicarono invano

il crudel, l'inumano.

Così bella è l'Aurora,

che quand'esce dal Gange

anco 'l cielo innamora,

eppur vedesti, come

con repulse, con sprezzi

derise egli i tuoi vezzi,

che disperata alfine

si volge alle rapine.

Amor cangia, e pensiero:

non amar quest'altero.

AURA PRIMA

Come rende costei

oratrice faconda

di gelosia la sferza.

Eh mal s'asconde, e cela

fiamma immensa, in un petto

tenerello, e ristretto:

il male, che m'affligge

e quel, che ti tormenta,

Titone ambe n'accende

amanti ambe ci rende.

AURA SECONDA

È vero amo Titone,

quel rigido garzone,

che ti dipinse al vivo

la mia lingua gelosa,

che chiude in petto alpino alma ritrosa

ma intempestive amanti

che farem noi? Conviene

porre nell'altrui braccia il nostro bene.

AURA PRIMA

Odi ciò, che mi detta industre amore.

 

Scena settima

L'Aurora, Aura prima, Aura seconda, Titone addormentato.

<- L'aurora

 

L'AURORA

Che pigrizie son queste?  

AURA SECONDA

Ecco l'Aurora

L'AURORA

Che tardanze moleste?

AURA PRIMA

Ragiona in basse note,

tra i legami del sonno egli si scote,

che si svegli temiamo.

Di nuovo sussurriamo.

L'AURORA

Lievi calcate il suolo

con il tenero piè,

che non si desti ohimè.

 

AURA PRIMA E AURA SECONDA

Per non vibrare a cori  

fieri, e cocenti ardori

deh dormite,

non v'aprite

pupille languidette,

luminose stellette.

 

L'AURORA

Dorme?

AURA PRIMA

Sì, dorme, in un balen va' pure,

sarà da noi rapito.

L'AURORA

Non m'uccidete più con la dimora.

O cara preda, o fortunata Aurora.

L'aurora ->

 

Scena ottava

Aura prima, Aura seconda, Titone addormentato.

 

AURA SECONDA

Partì?  

AURA PRIMA

Sì, sì partì.

AURA SECONDA

Amor, che ti dettò di' tosto, di'.

AURA PRIMA

Vo', che portiam Titone

non già nell'oriente

a' tetti dell'Aurora,

ma là nell'occidente

ne' giardini di Flora,

ove Zefiro amico

n'accetterà cortese:

ivi le voglie accese

potrem, concordi amanti, in grembo a fiori

sfogar col giovanetto in dolci amori.

AURA SECONDA

Per sì sagace avviso

vo' baciarti le guance.

AURA PRIMA

E non la bocca?

AURA SECONDA

Eh tu non sei Titon ma non è tempo

sorella di scherzare,

al rapire, al predare.

 

Al predare, al rapire,  

al rapire, al predare,

se tra dolcezze rare

bramiam noi di gioire.

Al rapire, al predare,

al predare, al rapire.

 

Fine (Atto primo)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo

Selva idea.

Calisto
 
Calisto
<- coro di amadriade

Altri ch'il vago mio

 

 

 

 
Calisto, coro di amadriade
<- Titone

 

Qui non venne Tigrino

 

Anterote immortale

Titone
Calisto, coro di amadriade ->

Addio così si more?

Ma del mio fido cane

(Titone addormentato)

Titone
<- L'aurora, Aura prima, Aura seconda
Aura prima e Aura seconda
Per non vibrare a cori

Lucido Apollo

Titone, Aura prima, Aura seconda
L'aurora ->

Su su sorella

Titone, Aura prima, Aura seconda
<- L'aurora

Che pigrizie son queste?

Aura prima e Aura seconda
Per non vibrare a cori

Titone, Aura prima, Aura seconda
L'aurora ->

Partì? / Sì, sì partì

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava
Abitazione del Sonno. Selva idea. Giardini di Flora. Alpestra. Prati.
Prologo Atto secondo Atto terzo

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