Atto quarto

 

Scena prima

Reggia.
Telemaco, Penelope.

 Q 

Telemaco, Penelope

 

TELEMACO

Del mio lungo viaggio i torti errori  

già vi narrai, regina.

Ora tacer non posso

della veduta greca

la bellezza divina.

M'accolse Elena bella:

io mirando stupii,

dentro a quei raggi immerso

che di paridi pieno

non fosse l'universo;

alla figlia di Leda

un sol Paride, dissi, è poca preda.

Povere fur le stragi

furon lievi gli incendi a tanto foco

che se non arde un mondo, il resto è poco.

Io vidi in que' begl'occhi,

dell'incendio troiano

le nascenti scintille

le bambine faville

e ben prima potea

astrologo amoroso da quei giri di foco

profetar fiamme e indovinar ardori

da incenerir città, non men che cori.

Paride, è ver, morì,

Paride ancor gioì.

Con la vita pagar convenne l'onta;

ma così gran piacere

una morte non sconta.

Si perdoni a quell'alma il grave fallo:

la bella greca porta

nel suo volto beato

tutte le scuse del troian peccato.

PENELOPE

Beltà troppo funesta, ardor iniquo

di rimembranze indegno

ti seminò lo sdegno

non tra i fiori d'un volto,

ma fra i strisci d'un angue,

ché mostro è quell'amore che nuota in sangue.

Memoria così trista

disperda pur l'oblio,

vaneggia la tua mente,

folleggia il tuo desio.

TELEMACO

Non per vana follia

Elena ti nomai, ma perché essendo

nella famosa Sparta

circondato improvviso

dal volo d'un augel destro e felice,

Elena ch'è maestra

dell'indovine scienze e degli auguri

tutta allegra mi disse

ch'era vicino Ulisse e che dovea

dar morte ai proci e stabilirsi il regno.

Telemaco ->

 

Scena seconda

Antinoo, Eumete, Iro, Ulisse, Penelope.

<- Antinoo, Eumete, Iro, Ulisse

 

ANTINOO

Sempre villano Eumete,  

sempre, sempre t'ingegni

di perturbar la pace,

d'intorbidir la gioia,

oggetto di dolore,

ritrovator di noia, hai qui condotto

un infesto mendico,

un noioso importuno

che con sue voglie ingorde

non farà che guastar le menti liete.

EUMETE

L'ha condotto Fortuna

alle case d'Ulisse

ove pietà s'aduna.

ANTINOO

Rimanga ei teco a custodir la gregge

e qui non venga dove

civile nobiltà comanda e regge.

EUMETE

Civile nobiltà non è crudele,

né puote anima grande

sdegnar pietà che nasce

de' regi tra le fasce.

ANTINOO

Arrogante plebeo!

Insegnar opre eccelse

a te vil uom non tocca,

né dée parlar di re villana bocca.

E tu, povero indegno,

fuggi da questo regno!

IRO

Partiti, movi il piè!

Se sei qui per mangiar son pria di te.

ULISSE

Uomo di grosso taglio,

di larga prospettiva,

benché canuto ed invecchiato sia

non è vile però l'anima mia.

Se tanto mi concede

l'alta bontà regale

trarrò il corpaccio tuo sotto il mio piede,

mostruoso animale.

IRO

E che sì, rimbambito guerriero,

vecchio importuno,

e che sì, che ti strappo

i peli della barba ad uno ad uno!

ULISSE

Voglio perder la vita

se di forza e di vaglia

io non ti vinco or or, sacco di paglia!

ANTINOO

Vediam, regina, in questa bella coppia

d'una lotta di braccia, stravagante duello.

TELEMACO

Il campo io t'assicuro,

pellegrin sconosciuto.

IRO

Anch'io ti do franchigia,

combattitor non barbuto.

ULISSE

La gran disfida accetto,

cavaliero panciuto!

IRO

Su, su dunque, alla lotta, su, su!

Alla ciuffa, alla lotta, su, su!

 
(segue la lotta)
 

 

Son vinto, ohimè!  

ANTINOO

Tu vincitor perdona

a chi si chiama vinto.

Iro puoi ben mangiar, ma non lottar.

PENELOPE

Valoroso mendico! In corte resta

onorato e sicuro,

ché non è sempre vile

chi veste manto povero ed oscuro.

 

Scena terza

Pisandro, Anfinomo, Melanto, Antinoo, Eumete, Iro, Ulisse, Penelope.

<- Pisandro, Anfinomo, Melanto

 

ANFINOMO

Generosa regina!  

Anfinomo a te s'inchina, e ciò che diede

larga e prodiga sorte

dona a te, per te aduna

tua novella fortuna.

Questa regal corona

che di comando è segno

ti lascia in testimon di ciò che dona.

Dopo il dono del core

non ha dono maggiore.

PENELOPE

Anima generosa,

prodigo cavaliere, ben sei d'impero degno,

ché non merita men chi dona un regno.

PISANDRO

Se t'invoglia il desio

d'accettar regni in dono

ben so donar anch'io

ed anch'io rege sono.

Queste pompose spoglie,

questi regali ammanti

confessano superbi

i miei ossequi, i tuoi canti.

PENELOPE

Nobil contesa e generosa gara

ove amator discreto

l'arte del ben amar donando impara.

ANTINOO

Il mio cor che t'adora

non ti vuol sua regina:

l'anima che s'inchina ad adorarti

deità vuol chiamarti,

e come dèa t'incensa coi sospiri,

fa vittime i desiri e con quest'ori

t'offre voti ed onori.

PENELOPE

Non andran senza premio

opre cotanto eccelse,

ché donna quando dona

se non è prima accesa, allor s'accende,

e donna quando toglie

se non è prima resa al cor s'arrende.

Or t'affretta Melanto e qui m'arreca

l'arco del forte Ulisse e la faretra:

e chi sarà di voi

con l'arco poderoso

saettator più fiero avrà d'Ulisse

e la moglie e l'impero.

TELEMACO

Ulisse, e dove sei?

Che fai che non ripari le tue perdite

e in un gli affanni miei?

PENELOPE

Ma che promise

bocca facile, ahi, troppo

discordante dal core.

Numi del cielo! S'io 'l dissi

snodaste voi la lingua, apriste i detti,

saran tutti del cielo e delle stelle

prodigiosi effetti.

 

ANTINOO, ANFINOMO E PISANDRO

Lieta, soave gloria,  

grata e dolce vittoria!

Cari pianti degli amanti!

Cor fedele, costante sen

cangia il torbido in seren.

 

PENELOPE

Ecco l'arco d'Ulisse,  

anzi l'arco d'Amor

che dée passarmi il cor.

Anfinomo, a te lo porgo:

chi fu il primo a donar

sia il primo a saettar.

 
Sinfonia
 

ANFINOMO

Amor, se fosti arciero in saettarmi,  

or dà forza a quest'armi

ché vincendo dirò:

s'un arco mi ferì,

un arco mi sanò.

(fa prova di caricar l'arco e non può)

Il braccio non vi giunge,

il polso non v'arriva.

Ceda la vinta forza,

col non poter anche il desio s'ammorza.

 
Sinfonia
 

PISANDRO

Amor, picciolo nume  

non sa di saettar:

se trafigge i mortali

son le saette sue sguardi, non strali,

ch'a nume pargoletto

negano d'obbedir l'arme di Marte.

Tu, fiero dio, le mie vittorie affretta,

il trionfo di Marte a te s'aspetta.

(fa prova di caricar l'arco, ma non può)

Com'intrattabile,

com'indomabile

l'arco si fa!

Quel petto frigido,

protervo e rigido,

per me sarà.

 
Sinfonia
 

ANTINOO

Cedan Marte ed Amore  

ove impera beltà.

Chi non vince in onor non vincerà.

Penelope, m'accingo

in virtù del tuo bello all'alta prova.

(fa prova di caricar l'arco e non può)

Virtù, valor non giova.

Forse forza d'incanto

contende il dolce vanto.

Ah ch'egli è vero

ch'ogni cosa fedele

ad Ulisse si rende

e sin l'arco d'Ulisse, Ulisse attende!

 

PENELOPE

Son vani, oscuri pregi  

i titoli de' regi,

senza valor. Il sangue,

ornamento regale,

illustri scettri a sostener non vale.

Chi simile ad Ulisse

virtute non possiede

de' tesori d'Ulisse è indegno erede.

Sfondo schermo () ()

ULISSE

Gioventude superba

sempre valor non serba,

come vecchiezza umile

ad ogn'or non è vile.

Regina, in queste membra

tengo un'alma sì ardita

ch'alla prova m'invita.

Il giusto non eccedo:

rinunzio il premio e la fatica io chiedo.

PENELOPE

Concedasi al mendico

la prova faticosa.

Contesa glorïosa,

contro petti virili un fianco antico

ché tra rossori in volti

darà 'l foco d'amor vergogna ai volti.

ULISSE

Questa mia destra umile

s'arma a tuo conto, o cielo!

Le vittorie apprestate, o sommi dèi,

s'a voi son cari i sacrifizi miei.

(con l'arco saetta)

 
Qui tuona.
 

ANTINOO, ANFINOMO E PISANDRO

Meraviglie, stupor, prodigi estremi!  

 
Apparisce Minerva in macchina.
 

ULISSE

Giove nel suo tuonar grida vendetta:  

così l'arco saetta.

 
Sinfonia da guerra
 

 

Minerva altri rincora, altri avvilisce;  

così l'arco ferisce.

Alle morti, alle stragi, alle ruine!

 

Fine (Atto quarto)

Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quarto Atto quinto

Reggia.

Telemaco, Penelope
 

Del mio lungo viaggio i torti errori

Penelope
Telemaco ->
Penelope
<- Antinoo, Eumete, Iro, Ulisse

Sempre villano Eumete

(Ulisse e Iro lottano)

Son vinto, ohimè! / Tu vincitor perdona

Penelope, Antinoo, Eumete, Iro, Ulisse
<- Pisandro, Anfinomo, Melanto

Generosa regina!

Antinoo, Anfinomo e Pisandro
Lieta, soave gloria

Ecco l'arco d'Ulisse

Amor, se fosti arciero in saettarmi

(Anfinomo fa prova di caricar l'arco e non può)

Amor, picciolo nume

(Pisandro fa prova di caricar l'arco, ma non può)

Cedan Marte ed Amore

(Antinoo fa prova di caricar l'arco e non può)

Son vani, oscuri pregi

(Ulisse con l'arco saetta; qui tuona)

Meraviglie, stupor, prodigi estremi!

 
Scena prima Scena seconda Scena terza
Cielo. Reggia. Marittima. Reggia. Boscareccia. Reggia. Boscareccia. Reggia. Deserto. Reggia. Marittima. Reggia.
Prologo Atto primo Atto secondo Atto terzo Atto quinto

• • •

Testo PDF Ridotto