Dell'atro Averno
rettor supremo e dell'orribil Dite,
e voi, ch'al cenno suo pronti ubbidite,
spirti d'inferno,
udite un amator ch'a voi dolente
chiede pietà,
e che senza Euridice, ond'era ardente,
viver non sa.
Per torlo al duolo
non fan mestieri inusitati ingegni,
né s'ha da guerreggiar con feri sdegni
su l'alto polo;
sol che di vostra reggia apra le porte
chi le serrò,
tornassene a lui la sua consorte
che tanto amò.
Né con minaccia,
sì com'Alcide, alle vostr'ombre scende,
quand'armò contro a voi di forze orrende
l'orribil braccia:
ei tra lunghi sospir tempra la lira
che 'l ciel gli diè;
quinci vedovo cor ch'arde e sospira
chiede mercé.