Atto primo

 

Scena prima

Fondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata dall'alto da grandi alberi, che giungono ad intrecciare i rami dall'uno all'altro colle, fra' quali è chiusa.
Licida e Aminta.

Bozzetti

 Q 

Licida, Aminta

 

LICIDA

Ho risoluto, Aminta;  

più consiglio non vuò.

AMINTA

Licida, ascolta.

Deh modera una volta

questo tuo violento

spirito intollerante.

LICIDA

E in chi poss'io

fuor che in me più sperar? Megacle istesso,

Megacle m'abbandona

nel bisogno maggiore. Or va', riposa

su la fé d'un amico.

AMINTA

Ancor non déi

condannarlo però. Breve cammino

non è quel che divide

Elide, in cui noi siamo,

da Creta ov'ei restò. L'ali alle piante

non ha Megacle al fin. Forse il tuo servo

subito no 'l rinvenne. Il mar frapposto

forse ritarda il suo venir. T'accheta:

in tempo giungerà. Prescritta è l'ora

agli olimpici giuochi

oltre il meriggio, ed or non è l'aurora.

LICIDA

Sai pur che ognun, che aspiri

all'olimpica palma, or sul mattino

dée presentarsi al tempio; il grado, il nome,

la patria palesar; di Giove all'ara

giurar di non valersi

di frode nel cimento.

AMINTA

Il so.

LICIDA

T'è noto

ch'escluso è dalla pugna

chi quest'atto solenne

giunge tardi a compir? Vedi la schiera

de' concorrenti atleti? Odi il festivo

tumulto pastoral? Dunque che deggio

attender più, che più sperar?

AMINTA

Ma quale

sarebbe il tuo disegno?

LICIDA

All'ara innanzi

presentarmi con gli altri.

AMINTA

E poi?

LICIDA

Con gli altri

a suo tempo pugnar.

AMINTA

Tu!

LICIDA

Sì. Non credi

in me valor che basti?

AMINTA

Eh qui non giova,

prence, il saper come si tratti il brando.

Altra specie di guerra, altr'armi ed altri

studi son questi. Ignoti nomi a noi

cesto, disco, palestra, a' tuoi rivali

per lung'uso son tutti

familiari esercizi. Al primo incontro

del giovanile ardire

ti potresti pentir.

LICIDA

Se fosse a tempo

Megacle giunto a tai contese esperto,

pugnato avria per me: ma, s'ei non viene,

che far degg'io? Non si contrasta, Aminta,

oggi in Olimpia del selvaggio ulivo

la solita corona. Al vincitore

sarà premio Aristea, figlia reale

dell'invitto Clistene, onor primiero

delle greche sembianze; unica e bella

fiamma di questo cor, benché novella.

AMINTA

Ed Argene?

LICIDA

Ed Argene

più riveder non spero. Amor non vive,

quando muor la speranza.

AMINTA

E pur giurasti

tante volte...

LICIDA

T'intendo. In queste fole,

finché l'ora trascorra,

trattener mi vorresti. Addio.

AMINTA

Ma senti.

LICIDA

No no.

AMINTA

Vedi che giunge...

LICIDA

Chi?

AMINTA

Megacle.

LICIDA

Dov'è?

AMINTA

Fra quelle piante

parmi... No... non è desso.

LICIDA

Ah mi deridi,

e lo merito, Aminta. Io fui sì cieco,

che in Megacle sperai.

(volendo partire)

 

Scena seconda

Megacle e detti.

<- Megacle

 

MEGACLE

Megacle è teco.  

LICIDA

Giusti dèi!

MEGACLE

Prence.

LICIDA

Amico.

Vieni, vieni al mio seno. Ecco risorta

la mia speme cadente.

MEGACLE

E sarà vero

che il ciel m'offra una volta

la via d'esserti grato?

LICIDA

E pace e vita

tu puoi darmi, se vuoi.

MEGACLE

Come?

LICIDA

Pugnando

nell'olimpico agone

per me, col nome mio.

MEGACLE

Ma tu non sei

noto in Elide ancor?

LICIDA

No.

MEGACLE

Quale oggetto

ha questa trama?

LICIDA

Il mio riposo. Oh dio!

non perdiamo i momenti. Appunto è l'ora

che de' rivali atleti

si raccolgono i nomi. Ah vola al tempio;

di' che Licida sei. La tua venuta

inutile sarà, se più soggiorni.

Vanne. Tutto saprai quando ritorni.

 

MEGACLE

Superbo di me stesso  

andrò portando in fronte

quel caro nome impresso,

come mi sta nel cor.

Dirà la Grecia poi

che fur comuni a noi

l'opre, i pensier, gli affetti,

e al fine i nomi ancor.

(parte)

Megacle ->

 

Scena terza

Licida e Aminta.

 

LICIDA

Oh generoso amico!  

Oh Megacle fedel!

AMINTA

Così di lui

non parlavi poc'anzi.

LICIDA

Eccomi al fine

possessor d'Aristea. Vanne, disponi

tutto, mio caro Aminta. Io con la sposa,

prima che il sol tramonti,

voglio quindi partir.

AMINTA

Più lento, o prence,

nel fingerti felice. Ancor vi resta

molto di che temer. Potria l'inganno

esser scoperto: al paragon potrebbe

Megacle soggiacer. So ch'altre volte

fu vincitor; ma un impensato evento

so che talor confonde il vile e 'l forte;

né sempre ha la virtù l'istessa sorte.

LICIDA

Oh sei pure importuno

con questo tuo noioso

perpetuo dubitar. Vicino al porto

vuoi ch'io tema il naufragio? A' dubbi tuoi

chi presta fede intera,

non sa mai quando è l'alba o quando è sera.

 

Quel destrier, che all'albergo è vicino,    

più veloce s'affretta nel corso;

non l'arresta l'angustia del morso,

non la voce, che legge gli dà.

Tal quest'alma, che piena è di speme,

nulla teme, consiglio non sente;

e si forma una gioia presente

del pensiero che lieta sarà.

S

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(partono)

Licida, Aminta ->

 
 

Scena quarta

Vasta campagna alle falde d'un monte, sparsa di capanne pastorali. Ponte rustico sul fiume Alfeo, composto di tronchi d'alberi rozzamente commessi. Veduta della città d'Olimpia in lontano, interrotta da poche piante, che adornano la pianura, ma non l'ingombrano.
Argene in abito di pastorella tessendo ghirlande. Coro di Ninfe e Pastori tutti occupati in lavori pastorali. E poi Aristea con Séguito.

 Q 

Argene, ninfe, pastori

 

CORO

Oh care selve, oh cara  

felice libertà!

ARGENE

Qui se un piacer si gode,

parte non v'ha la frode

ma lo condisce a gara

amore e fedeltà.

CORO

Oh care selve, oh cara

felice libertà!

ARGENE

Qui poco ognun possiede,

e ricco ognun si crede:

né, più bramando, impara

che cosa è povertà.

CORO

Oh care selve, oh cara

felice libertà!

ARGENE

Senza custodi o mura

la pace è qui sicura,

ché l'altrui voglia avara

onde allettar non ha.

CORO

Oh care selve, oh cara

felice libertà!

 

pastori, ninfe ->

ARGENE

Qui gl'innocenti amori  

di ninfe...

(s'alza da sedere)

Ecco Aristea.

 

<- Aristea, seguito di Aristea

ARISTEA

Siegui, o Licori.

ARGENE

Già il rozzo mio soggiorno

torni a render felice, o principessa?

ARISTEA

Ah fuggir da me stessa

potessi ancor, come dagli altri! Amica

tu non sai qual funesto

giorno per me sia questo.

ARGENE

È questo un giorno

glorioso per te. Di tua bellezza

qual può l'età futura

prova aver più sicura? A conquistarti

nell'olimpico agone

tutto il fior della Grecia oggi s'espone.

ARISTEA

Ma chi bramo non v'è. Deh si proponga

men funesta materia

al nostro ragionar. Siedi, Licori:

(siede Aristea)

gl'interrotti lavori

riprendi, e parla. Incominciasti un giorno

a narrarmi i tuoi casi. Il tempo è questo

di proseguirli. Il mio dolor seduci;

raddolcisci, se puoi,

i miei tormenti in rammentando i tuoi.

ARGENE

Se avran tanta virtù, senza mercede

non va la mia costanza.

(siede)

A te già dissi

che Argene è il nome mio; che in Creta io nacqui

d'illustre sangue, e che gli affetti miei

fur più nobili ancor de' miei natali.

ARISTEA

So fin qui.

ARGENE

De' miei mali

ecco il principio. Del cretense soglio

Licida il regio erede

fu la mia fiamma, ed io la sua. Celammo

prudenti un tempo il nostro amor; ma poi

l'amor s'accrebbe, e, come in tutti avviene,

la prudenza scemò. Comprese alcuno

il favellar de' nostri sguardi: ad altri

i sensi ne spiegò. Di voce in voce

tanto in breve si stese

il maligno romor, che 'l re l'intese:

se ne sdegnò, sgridonne il figlio; a lui

vietò di più vedermi, e col divieto

glien'accrebbe il desio; che aggiunge il vento

fiamme alle fiamme, e più superbo un fiume

fanno gli argini opposti. Ebro d'amore

freme Licida, e pensa

di rapirmi e fuggir. Tutto il disegno

spiega in un foglio: a me l'invia. Tradisce

la fede il messo, e al re lo reca. È chiuso

in custodito albergo

il mio povero amante. A me s'impone

che a straniero consorte

porga la destra. Io lo ricuso. Ognuno

contro me si dichiara. Il re minaccia;

mi condannan gli amici: il padre mio

vuol che al nodo acconsenta. Altro riparo

che la fuga o la morte

al mio caso non trovo. Il men funesto

credo il più saggio, e l'eseguisco. Ignota

in Elide pervenni. In queste selve

mi proposi abitar. Qui fra pastori

pastorella mi finsi, e or son Licori:

ma serbo al caro bene

fido in sen di Licori il cor d'Argene.

ARISTEA

In ver mi fai pietà. Ma la tua fuga

non approvo però. Donzella e sola

cercar contrade ignote,

abbandonar...

ARGENE

Dunque dovea la mano

a Megacle donar?

ARISTEA

Megacle? (Oh nome!)

Di qual Megacle parli?

ARGENE

Era lo sposo

questi, che il re mi destinò. Dovea

dunque obliar...

ARISTEA

Ne sai la patria?

ARGENE

Atene.

ARISTEA

Come in Creta pervenne?

ARGENE

Amor ve 'l trasse,

com'ei stesso dicea, ramingo, afflitto.

Nel giungervi fu colto

da stuol di masnadieri; e oppresso ormai

la vita vi perdea. Licida a sorte

vi si avvenne, e il salvò. Quindi fra loro

fidi amici fur sempre. Amico al figlio,

fu noto al padre; e dal reale impero

destinato mi fu, perché straniero.

ARISTEA

Ma ti ricordi ancora

le sue sembianze?

ARGENE

Io l'ho presente. Avea

bionde le chiome, oscuro il ciglio, i labbri

vermigli sì, ma tumidetti, e forse

oltre il dover; gli sguardi

lenti e pietosi: un arrossir frequente,

un soave parlar... Ma... principessa,

tu cambi di color! Che avvenne?

ARISTEA

Oh dio!

Quel Megacle, che pingi, è l'idol mio.

ARGENE

Che dici!

ARISTEA

Il vero. A lui,

lunga stagion già mio segreto amante,

perché nato in Atene,

negommi il padre mio, né volle mai

conoscerlo, vederlo,

ascoltarlo una volta. Ei disperato

da me partì; più no 'l rividi: e in questo

punto da te so de' suoi casi il resto.

ARGENE

In ver sembrano i nostri

favolosi accidenti.

ARISTEA

Ah s'ei sapesse

ch'oggi per me qui si combatte!

ARGENE

In Creta

a lui voli un tuo servo; e tu procura

la pugna differir.

ARISTEA

Come?

ARGENE

Clistene

è pur tuo padre: ei qui presiede eletto

arbitro delle cose; ei può, se vuole...

ARISTEA

Ma non vorrà.

ARGENE

Che nuoce,

principessa, il tentarlo?

ARISTEA

E ben, Clistene

vadasi a ritrovar.

(s'alzano)

ARGENE

Fermati: ei viene.

 

Scena quinta

Clistene con Séguito e dette.

<- Clistene, seguito di Clistene

 

CLISTENE

Figlia, tutto è compìto. I nomi accolti,  

le vittime svenate, al gran cimento

l'ora è prescritta; e più la pugna ormai,

senza offesa de' numi,

della pubblica fé, dell'onor mio,

differir non si può.

ARISTEA

(Speranze, addio.)

CLISTENE

Ragion d'esser superba

io ti darei, se ti dicessi tutti

quei, che a pugnar per te vengono a gara.

V'è Olinto di Megara,

v'è Clearco di Sparta, Ati di Tebe,

Erilo di Corinto, e fin di Creta

Licida venne.

ARISTEA

Chi?

CLISTENE

Licida, il figlio

del re cretense.

ARISTEA

Ei pur mi brama?

CLISTENE

Ei viene

con gli altri a prova.

ARISTEA

(Ah si scordò d'Argene!)

CLISTENE

Sieguimi, figlia.

ARISTEA

Ah questa pugna, o padre,

si differisca.

CLISTENE

Un impossibil chiedi:

dissi perché. Ma la cagion non trovo

di tal richiesta.

ARISTEA

A divenir soggette

sempre v'è tempo. È d'Imeneo per noi

pesante il giogo; e già senz'esso abbiamo

che soffrire abbastanza

nella nostra servil sorte infelice.

CLISTENE

Dice ognuna così, ma il ver non dice.

 

Del destin non vi lagnate  

se vi rese a noi soggette;

siete serve, ma regnate

nella vostra servitù.

Forti noi, voi belle siete,

e vincete in ogn'impresa,

quando vengono a contesa

la bellezza e la virtù.

(parte)

Clistene, seguito di Clistene ->

 

Scena sesta

Aristea ed Argene.

 

ARGENE

Udisti, o principessa?  

ARISTEA

Amica, addio:

convien ch'io siegua il padre. Ah tu, che puoi,

del mio Megacle amato,

se pietosa pur sei, come sei bella,

cerca, recami, oh dio, qualche novella.

 

Tu di saper procura  

dove il mio ben s'aggira,

se più di me si cura,

se parla più di me.

Chiedi se mai sospira

quando il mio nome ascolta;

se 'l proferì tal volta

nel ragionar fra sé.

(parte)

Aristea, seguito di Aristea ->

 

Scena settima

Argene sola.

 

 

Dunque Licida ingrato  

già di me si scordò! Povera Argene,

a che mai ti serbar le stelle irate!

Imparate, imparate,

inesperte donzelle. Ecco lo stile

de' lusinghieri amanti. Ognun vi chiama

suo ben, sua vita e suo tesoro: ognuno

giura che, a voi pensando,

vaneggia il dì, veglia le notti. Han l'arte

di lagrimar, d'impallidir. Tal volta

par che su gli occhi vostri

voglian morir fra gli amorosi affanni:

guardatevi da lor, son tutti inganni.

 

Più non si trovano  

fra mille amanti

sol due bell'anime,

che sian costanti

e tutti parlano

di fedeltà.

E il reo costume

tanto s'avanza,

che la costanza

di chi ben ama

ormai si chiama

semplicità.

(parte)

Argene ->

 

Scena ottava

Licida e Megacle da diverse parti.

<- Licida

<- Megacle

 

MEGACLE

Licida.  

LICIDA

Amico.

MEGACLE

Eccomi a te.

LICIDA

Compisti...

MEGACLE

Tutto, o signor. Già col tuo nome al tempio

per te mi presentai. Per te fra poco

vado al cimento. Or, fin che il noto segno

della pugna si dia, spiegar mi puoi

la cagion della trama.

LICIDA

Oh, se tu vinci,

non ha di me più fortunato amante

tutto il regno d'Amor.

MEGACLE

Perché?

LICIDA

Promessa

in premio al vincitore

è una real beltà. La vidi appena,

che n'arsi e la bramai. Ma poco esperto

negli atletici studi...

MEGACLE

Intendo. Io deggio

conquistarla per te.

LICIDA

Sì. Chiedi poi

la mia vita, il mio sangue, il regno mio;

tutto, o Megacle amato, io t'offro, e tutto

scarso premio sarà.

MEGACLE

Di tanti, o prence,

stimoli non fa d'uopo

al grato servo, al fido amico. Io sono

memore assai de' doni tuoi: rammento

la vita che mi desti. Avrai la sposa;

speralo pur. Nella palestra elèa

non entro pellegrin. Bevve altre volte

i miei sudori: ed il silvestre ulivo

non è per la mia fronte

un insolito fregio. Io più sicuro

mai di vincer non fui. Desio d'onore,

stimoli d'amistà mi fan più forte.

Anelo, anzi mi sembra

d'esser già nell'agon. Gli emuli al fianco

mi sento già; già li precorro: e, asperso

dell'olimpica polve il crine, il volto,

del volgo spettator gli applausi ascolto.

LICIDA

Oh dolce amico! Oh cara

sospirata Aristea!

MEGACLE

Che!

LICIDA

Chiamo a nome

il mio tesoro.

MEGACLE

Ed Aristea si chiama?

LICIDA

Appunto.

MEGACLE

Altro ne sai?

LICIDA

Presso a Corinto

nacque in riva all'Asopo, al re Clistene

unica prole.

MEGACLE

(Ahimè! Questa è il mio bene.)

E per lei si combatte?

LICIDA

Per lei.

MEGACLE

Questa degg'io

conquistarti pugnando?

LICIDA

Questa.

MEGACLE

Ed è tua speranza e tuo conforto

sola Aristea?

LICIDA

Sola Aristea.

MEGACLE

(Son morto.)

LICIDA

Non ti stupir. Quando vedrai quel volto,

forse mi scuserai. D'esserne amanti

non avrebbon rossore i numi istessi.

MEGACLE

(Ah così no 'l sapessi!)

LICIDA

Oh, se tu vinci,

chi più lieto di me! Megacle istesso

quanto mai ne godrà! Di'; non avrai

piacer del piacer mio?

MEGACLE

Grande.

LICIDA

Il momento,

che ad Aristea m'annodi,

Megacle, di', non ti parrà felice?

MEGACLE

Felicissimo. (Oh dèi!)

LICIDA

Tu non vorrai

pronubo accompagnarmi

al talamo nuzial?

MEGACLE

(Che pena!)

LICIDA

Parla.

MEGACLE

Sì; come vuoi. (Qual nuova specie è questa

di martirio e d'inferno!)

LICIDA

Oh quanto il giorno

lungo è per me! Che l'aspettare uccida

nel caso, in cui mi vedo,

tu non credi, o non sai.

MEGACLE

Lo so, lo credo.

LICIDA

Senti, amico. Io mi fingo

già l'avvenir: già col desio possiedo

la dolce sposa.

MEGACLE

(Ah questo è troppo!)

LICIDA

E parmi...

MEGACLE

Ma taci: assai dicesti. Amico io sono;

il mio dover comprendo;

ma poi...

LICIDA

Perché ti sdegni? In che t'offendo?

MEGACLE

(Imprudente, che feci!) Il mio trasporto

è desio di servirti. Io stanco arrivo

da cammin lungo; ho da pugnar: mi resta

picciol tempo al riposo, e tu me 'l togli.

LICIDA

E chi mai ti ritenne

di spiegarti finora?

MEGACLE

Il mio rispetto.

LICIDA

Vuoi dunque riposar?

MEGACLE

Sì.

LICIDA

Brami altrove

meco venir?

MEGACLE

No.

LICIDA

Rimaner ti piace

qui fra quest'ombre?

MEGACLE

Sì.

LICIDA

Restar degg'io?

MEGACLE

No.

(e si getta a sedere)

LICIDA

(Strana voglia!) E ben, riposa: addio.

 

Mentre dormi, Amor fomenti  

il piacer de' sonni tuoi

con l'idea del mio piacer.

Abbia il rio passi più lenti;

e sospenda i moti suoi

ogni zeffiro leggier.

(parte)

Licida ->

 

Scena nona

Megacle solo.

 

 

Che intesi, eterni dèi! Quale improvviso  

fulmine mi colpì! L'anima mia

dunque fia d'altri! E ho da condurla io stesso

in braccio al mio rival! Ma quel rivale

è il caro amico. Ah quali nomi unisce

per mio strazio la sorte! Eh che non sono

rigide a questo segno

le leggi d'amistà. Perdoni il prence,

ancor io sono amante. Il domandarmi

ch'io gli ceda Aristea non è diverso

dal chiedermi la vita. E questa vita

di Licida non è? Non fu suo dono?

Non respiro per lui? Megacle ingrato,

e dubitar potresti? Ah! se ti vede

con questa in volto infame macchia e rea,

ha ragion d'aborrirti anche Aristea.

No, tal non mi vedrà. Voi soli ascolto

obblighi d'amistà, pegni di fede,

gratitudine, onore. Altro non temo

che 'l volto del mio ben. Questo s'evìti

formidabile incontro. In faccia a lei,

misero, che farei! Palpito e sudo

solo in pensarlo, e parmi

istupidir, gelarmi,

confondermi, tremar... No, non potrei...

 

Scena decima

Aristea e detto, poi Alcandro.

<- Aristea

 

ARISTEA

(senza vederlo in viso)

Stranier.  

MEGACLE

(rivoltandosi)

Chi mi sorprende?

(riconoscendosi)

ARISTEA

(Oh stelle!)

MEGACLE

(Oh dèi!)

ARISTEA

Megacle! mia speranza!

Ah sei pur tu? Pur ti riveggo? Oh dio!

di gioia io moro; ed il mio petto appena

può alternare i respiri. Oh caro! Oh tanto

e sospirato e pianto

e richiamato invano! Udisti al fine

la povera Aristea. Tornasti: e come

opportuno tornasti! Oh Amor pietoso!

Oh felici martìri!

Oh ben sparsi fin or pianti e sospiri!

MEGACLE

(Che fiero caso è il mio!)

ARISTEA

Megacle amato,

e tu nulla rispondi?

E taci ancor? Che mai vuol dir quel tanto

cambiarti di color? Quel non mirarmi

che timido e confuso? E quelle a forza

lagrime trattenute? Ah! più non sono

forse la fiamma tua? Forse...

MEGACLE

Che dici!

Sempre... Sappi... Son io...

Parlar non so. (Che fiero caso è il mio!)

ARISTEA

Ma tu mi fai gelar. Dimmi: non sai

che per me qui si pugna?

MEGACLE

Il so.

ARISTEA

Non vieni

ad esporti per me?

MEGACLE

Sì.

ARISTEA

Perché mai

dunque sei così mesto?

MEGACLE

Perché... (Barbari dèi, che inferno è questo!)

ARISTEA

Intendo: alcun ti fece

dubitar di mia fé. Se ciò t'affanna,

ingiusto sei. Da che partisti, o caro,

non son rea d'un pensier. Sempre m'intesi

la tua voce nell'alma: ho sempre avuto

il tuo nome fra' labbri,

il tuo volto nel cor. Mai d'altri accesa

non fui, non sono, e non sarò. Vorrei...

MEGACLE

Basta: lo so.

ARISTEA

Vorrei morir più tosto

che mancarti di fede un sol momento.

MEGACLE

(Oh tormento maggior d'ogni tormento!)

ARISTEA

Ma guardami, ma parla,

ma di'...

MEGACLE

Che posso dir?

 

<- Alcandro

ALCANDRO

(esce frettoloso)

Signor, t'affretta,  

se a combatter venisti. Il segno è dato,

che al gran cimento i concorrenti invita.

(parte)

 

Alcandro ->

MEGACLE

Assistetemi, o numi. Addio, mia vita.  

ARISTEA

E mi lasci così? Va'; ti perdono,

pur che torni mio sposo.

MEGACLE

(in atto di partire)

Ah sì gran sorte

non è per me!

ARISTEA

Senti. Tu m'ami ancora?

MEGACLE

Quanto l'anima mia.

ARISTEA

Fedel mi credi?

MEGACLE

Sì, come bella.

ARISTEA

A conquistar mi vai?

MEGACLE

Lo bramo almeno.

ARISTEA

Il tuo valor primiero

hai pur?

MEGACLE

Lo credo.

ARISTEA

E vincerai?

MEGACLE

Lo spero.

ARISTEA

Dunque allor non son io,

caro, la sposa tua?

MEGACLE

Mia vita... Addio.

 

MEGACLE

Ne' giorni tuoi felici  

ricordati di me.

ARISTEA

Perché così mi dici,

anima mia, perché?

MEGACLE

Taci, bell'idol mio.

ARISTEA

Parla, mio dolce amor.

MEGACLE

Ah che parlando, oh dio!

tu mi trafiggi il cor.

Insieme

ARISTEA

Ah che tacendo, oh dio!

tu mi trafiggi il cor.

 

ARISTEA

(Veggio languir chi adoro,

né intendo il suo languir.)

MEGACLE

(Di gelosia mi moro,

e non lo posso dir.)

ARISTEA E MEGACLE

Chi mai provò di questo

affanno più funesto,

più barbaro dolor!

 

Megacle, Aristea ->

 
Segue il ballo di Ninfe insidiate da Satiri e difese da Pastori.

<- ninfe, satiri, pastori

 

Fine (Atto primo)

Atto primo Atto secondo Atto terzo

Fondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata da grandi alberi, che giungono ad intrecciare i rami dall'uno all'altro colle.

Licida, Aminta
 

Ho risoluto, Aminta

Licida, Aminta
<- Megacle

Megacle è teco

Licida, Aminta
Megacle ->

Oh generoso amico!

Licida, Aminta ->

Vasta campagna alle falde d'un monte, sparsa di capanne; ponte rustico sul fiume, composto di tronchi d'alberi; veduta della città d'Olimpia in lontano, interrotta da poche piante.

Argene, ninfe, pastori
 
Argene
pastori, ninfe ->

Qui gl'innocenti amori

Argene
<- Aristea, seguito di Aristea

Argene, Aristea, seguito di Aristea
<- Clistene, seguito di Clistene

Figlia, tutto è compito. I nomi accolti

Argene, Aristea, seguito di Aristea
Clistene, seguito di Clistene ->

Udisti, o principessa?

Argene
Aristea, seguito di Aristea ->

Dunque Licida ingrato

Argene ->
<- Licida
Licida
<- Megacle

Licida / Amico / Eccomi a te

Megacle
Licida ->

Che intesi, eterni dèi!

Megacle
<- Aristea

Stranier / Chi mi sorprende?

Megacle, Aristea
<- Alcandro

Signor, t'affretta

Megacle, Aristea
Alcandro ->

Assistetemi, o numi

Megacle e Aristea
Ne' giorni tuoi felici
Megacle, Aristea ->
<- ninfe, satiri, pastori

(ballo di ninfe insidiate da satiri e difese da pastori)

 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima
Fondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata da grandi alberi, che giungono ad intrecciare i rami... Vasta campagna alle falde d'un monte, sparsa di capanne; ponte rustico sul fiume, composto... Rovine di un antico ippodromo, già ricoperte in gran parte d'edera, di spini e d'altre piante selvagge. Esterno del tempio di Giove olimpico; piazza innanzi al medesimo con ara...
Atto secondo Atto terzo

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