Parte quarta

 

Scena prima

Appartamenti di Maria Stuarda nel castello di Forteringa.
Maria sola.

 Q 

Maria

 
[Scena e Duetto]

 N 

 

 

La perfida insultarmi  

volea nel mio sepolcro, e l'onta intera

su lei ricadde... oh vile! E non son io

la figlia di Tudorri? E qual trionfo

spera ottener da me, che non la copra

d'infamia eterna? E Leicester... forse

l'ira della tiranna a lui sovrasta.

Di tutti, ah! son la sventurata io sola.

 

Scena seconda

Cecil, Talbot, e detta.

<- Cecil, Talbot

 

MARIA
(a Cecil)

Che vuoi?  

CECIL

Di triste incarco

io vengo esecutor... è questo il foglio

che de' tuoi giorni omai l'ultimo segna.

MARIA

Così nell'Inghilterra

vien giudicata una regina? A morte

perché dannai tre vittime? Spiranti

fra i tormenti più atroci

strappar loro dal seno ingiuste accuse?

Oh iniqui! E i finti scritti...

CECIL

Il regno...

MARIA

Basta.

Vanne: Talbot rimanti.

CECIL

Brami un sacro ministro che ti guidi

nel cammin della morte?

MARIA

Io lo ricuso.

Sarò, qual fui, straniera

a voi di culto.

CECIL

(partendo)

(Ancor superba e fiera!)

Cecil ->

 

Scena terza

Talbot e Maria.

 
[Scena e Duetto]

 N 

 

MARIA

Oh mio buon Talbot!  

TALBOT

Io chiesi

grazia ad Elisabetta di vederti

pria dell'ora di sangue.

MARIA

Ah! Sì, conforta,

togli quest'alma all'abbandono estremo.

TALBOT

E pur con fermo aspetto

quell'avviso feral da te fu accolto.

MARIA

Ah Talbot! Il cor non mi leggesti in volto:

ei ne tremava... E Leicester?

TALBOT

Debbe

venirne spettator del tuo destino.

La regina l'impone...

MARIA

Oh l'infelice!

A qual serbato fia

doloroso castigo! Ei che possente

in mezzo allo splendor che l'abbagliava

i mali miei compianse. E la tiranna

esulterà... Né ancora

piomba l'ultrice folgore?

TALBOT

Che parli?

MARIA

Tolta alla Scozia, al trono, ed al mio culto,

presso colei volli un asil di pace,

ed un carcer trovai... Sol mi restava

solo Roberto da quel dì che il cielo

fu muto a' miei sospiri!

TALBOT

Che favelli?

MARIA

Ah no, Talbot, giammai... delle mie colpe

lo squallido fantasma

fra il cielo e me sempre si pone, e i sonni

agli estinti rompendo, dal sepolcro

evoca la sanguigna ombra d'Arrigo...

E i giovanili errori,

come aerei vapori, io veggo errarmi

muti, muti d'intorno e spaventarmi.

Talbot, li vedi tu? Del giovin Rizzio

scorgi l'esangue spoglia? E Botuello...

TALBOT

Ahimè! Deh! Riconforta

lo smarrito pensier. Già ti avvicini

a' secoli immortali... Al ceppo reca

puro il tuo cor d'ogni terreno affetto.

MARIA

Sì, per lavar miei falli

misto col sangue scorrerà il mio pianto.

Ascolta... io vo' deporli

nel fedele tuo seno.

TALBOT

Parla.

MARIA

Un amico in te ritrovo almeno!

 

Quando di luce rosea  

il giorno a me splendea,

quando fra liete immagini

quest'anima godea,

amor mi fe' colpevole,

mi aprì l'abisso amor.

Al dolce suo sorridere

non fu il mio cor più forte:

Arrigo! Arrigo misero,

per me soggiacque a morte;

ma la sua voce lugubre

mi piomba in mezzo al cor.

Ombra adirata! Plàcati

in sen la morte io sento.

Ti bastin le mie lagrime

ti basti il mio tormento.

Perdona ai lunghi gemiti,

e invoca il ciel per me.

 

TALBOT

Da dio perdono ogni anima

implorerà per te.

Un'altra colpa a piangere

ancora ti resta...

MARIA

E quale?

TALBOT

Noto non ti era Babington?

MARIA

Taci: fu error fatale.

TALBOT

Pensa ben che un dio possente

è dei falli il punitore,

che al suo sguardo onniveggente

mal si asconde un falso core.

MARIA

No, giammai sottrarsi al cielo

si potrebbe il mio pensiero:

ah mio fido! Un denso velo

ha finor coperto il vero.

Sì, te 'l giura un cor che langue,

che da dio chiede pietà.

TALBOT

Lascia contenta al carcere

la tua dolente vita,

andrai conversa in angelo

al dio consolator.

E nel più puro giubilo

l'anima tua rapita,

si scorderà dei palpiti

dell'agitato cor.

Insieme

MARIA

Or che morente è il raggio

della mia debil vita,

il cielo sol può rendere

la pace al mesto cor.

Ah! Se di troppe lagrime

quest'alma fu nudrita,

cessino i lunghi palpiti

nell'ultimo dolor.

(partono)

Talbot, Maria ->

 
 

Scena quarta

Sala nel castello che mette agli appartamenti di Maria.
Gran porta chiusa in fondo. Notte.
Coro di Familiari di Maria.

 Q 

familiari

 
[Finale II]

 N 

 

CORO
I

Vedeste?  

II

Vedemmo...

I

Qual truce apparato!

Un ceppo, la scure.

II

La funebre sala

TUTTI

E il popol festante vicino alla scala

del palco fatale... Che vista! Che orror!

CORO
I

La vittima attende lo stuolo malnato.

II

La vittima regia. Oh instabile sorte!

TUTTI

Ma d'una regina la barbara morte

all'Anglia fia sempre d'infamia e rossor.

 

Scena quinta

Anna, e detti.

<- Anna

 

CORO

Anna.  

ANNA

Qui più sommessi favellate.

CORO

La misera dov'è?

ANNA

Mesta abbattuta

ella si avanza. Deh! Col vostro duolo

non aggravate il suo rancor.

CORO

Tacciamo.

 

Scena sesta

Maria vestita di nero, e Talbot.

<- Maria, Talbot

 

MARIA

Io vi rivedo alfin.  

CORO

Noi ti perdiamo!

MARIA

Vita miglior godrò. Solo vorrei

che voi serbaste in cor viva memoria

di chi vi amò.

CORO

Sarà l'imago tua

sempre scolpita in noi.

MARIA

Contenta io volo

all'amplesso di dio... ma voi fuggite

questa terra d'affanno.

Nel franco suolo troverete asilo

presso il cortese fratel mio... Felici

tutti vi bramo... Ah! Vieni,

o mia diletta Rosemunda, al seno!

Prendi: di amore in pegno

aureo monil ti dono... e tu, Geltrude,

serba il mio anello... Voi

una mia rimembranza anco otterrete.

CORO

Il duol ci spezza il cor!

MARIA

Deh! Non piangete!

Anna tu sola resti

tu che sei la più cara... eccoti un lino

di lagrime bagnato... agli occhi miei

farai lugubre benda allor che spenti

saran per sempre al giorno.

(le dà il fazzoletto)

Ma voi piangete ancor? Meco vi unite,

miei fidi, e al ciel clemente

l'estrema prece alziam devota e ardente.

 
(s'inginocchia e tutti con lei)
 

MARIA

Deh! Tu di un'umile    

preghiera il suono

odi, o benefico

dio di pietà.

All'ombra accoglimi

del tuo perdono,

altro ricovero

l'alma non ha.

Insieme

TUTTI

Deh! Tu di un'umile

preghiera il suono

odi, o benefico

dio di pietà.

All'ombra accoglila

del tuo perdono,

altro ricovero

ella non ha.

S

 

MARIA

È vano il pianto

il ciel m'aita

CORO

Scorda l'incanto

della tua vita.

MARIA

Tolta al dolore,

tolta agli affanni,

d'eterno amore

mi pascerò.

CORO

Distendi un velo

su' corsi affanni

benigno il cielo

ti perdonò.

(si ode nel castello il primo sparo del cannone)

TUTTI

Oh colpo!  

 

Scena settima

Si apre la porta in fondo, e lascia vedere una scala discendente, alla cui vetta sono due Guardie. Cecil, viene dalla scale, e detti.

<- due guardie, Cecil

 

CECIL

È già vicino  

del tuo morir l'istante. Elisabetta

vuol che sia paga ogni tua brama... Parla.

MARIA

Da lei tanta pietà non aspettai

lieve favor ti chieggo. Anna i miei passi

al palco scorga, ed il sospiro estremo

dal mio voli al suo petto.

CORO

Io gelo.

ANNA

Io tremo.

CECIL

Ella verrà.

MARIA

Se accolta

hai la prece primiera altra ne ascolta:

 

Di un cor che more reca il perdono    

a chi mi offese, mi condannò.

Dille che lieta resti sul trono,

che i suoi bei giorni non turberò.

Sulla Bretagna, sulla sua vita,

favor celeste implorerò.

Ah! Dal rimorso non sia punita:

tutto col sangue cancellerò.

S

Sfondo schermo () ()

 

CORO

Scure tiranna! Tronchi una vita,

che di dolcezza ci ricolmò.

CECIL

(La sua baldanza restò punita:

fra noi la pace tornar vedrò.)

 

Scena ultima

Leicester e detti, poi Sceriffi.

<- Leicester

 

LEICESTER
(dal fondo)

Ah!  

TALBOT
(a Maria)

Giunge il conte.

MARIA

A qual ei viene

lugubre scena.

LEICESTER
(a Maria)

Io ti rivedo

perduta... oppressa da ingiuste pene...

vicina a morte.

MARIA
(a Leicester)

Frena il dolor.

Addio per sempre.

CECIL

Si avanza l'ora.

LEICESTER

Ah! Ch'io non posso lasciarti ancora.

Scostati, o vile.

(a Cecil che vuole allontanarlo da Maria le di cui ginocchia egli abbraccia)

MARIA
(a Leicester)

Taci.

LEICESTER

(sorgendo)

Tremate

iniqui tutti che la immolate.

TALBOT

Te stesso perdi.

LEICESTER

Temete un dio

dell'innocenza vendicator!

 
(scoppio di cannone. Viene lo sceriffo, e gli ufficiali che circondano Maria)

<- sceriffo, ufficiali

 

TUTTI
(meno Maria e Cecil)

Ah! Che non posso nel sangue mio  

spegner il cieco vostro furor!

(Cecil fa cenno a Maria d'incamminarsi. Ella si volge a Leicester che, facendo forza a sé stesso le si avvicina. Maria si appoggia al di lui braccio)

MARIA
(a Leicester)

Ah! Se un giorno da queste ritorte

il tuo braccio salvarmi dovea,

or mi guidi a morire da forte

per estremo conforto d'amor.

E il mio sangue innocente versato

plachi l'ira del cielo sdegnato,

non richiami sull'Anglia spergiura

il flagello di un dio punitor.

CECIL

Or dell'Anglia la pace è secura

la nemica del regno già muor.

 
(Maria parte fra i sceriffi. Anna la segue)

Maria, sceriffo, ufficiali, Anna ->

 

CORO

Quali accenti! Qual fiera sventura!

Infelice!... Innocente ella muor!

 

Fine (Parte quarta)

Parte prima Parte seconda Parte terza Parte quarta

Appartamenti di Maria Stuarda nel castello di Forteringa.

Maria
 

[Scena e Duetto]

La perfida insultarmi

Maria
<- Cecil, Talbot

Che vuoi? / Di triste incarco

Maria, Talbot
Cecil ->

[Scena e Duetto]

Oh mio buon Talbot! / Io chiesi

Maria, poi Talbot
Quando di luce rosea
Talbot, Maria ->

Sala nel castello che mette agli appartamenti di Maria Stuarda; gran porta chiusa in fondo; notte.

familiari
 

[Finale II]

Vedeste? / Vedemmo / Qual truce apparato!

familiari
<- Anna

Anna / Qui più sommessi favellate

familiari, Anna
<- Maria, Talbot

Io vi rivedo alfin / Noi ti perdiamo!

(si ode nel castello il primo sparo del cannone)

Oh colpo!

(si apre la porta in fondo)

familiari, Anna, Maria, Talbot
<- due guardie, Cecil

È già vicino del tuo morir l'istante

familiari, Anna, Maria, Talbot, due guardie, Cecil
<- Leicester
Leicester, Talbot, Maria, Cecil
Ah! / Giunge il conte / A qual ei viene

(scoppio di cannone)

familiari, Anna, Maria, Talbot, due guardie, Cecil, Leicester
<- sceriffo, ufficiali
familiari, Talbot, due guardie, Cecil, Leicester
Maria, sceriffo, ufficiali, Anna ->
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ultima
Galleria nel palagio di Westminster. Parco di Forteringa. Ambi i lati sono folti di alberi: il mezzo si apre in una vasta... Galleria nel Palagio di Westminster. Appartamenti di Maria Stuarda nel castello di Forteringa. Sala nel castello che mette agli appartamenti di Maria Stuarda; gran porta chiusa in fondo; notte.
[Sinfonia] [Introduzione] [Recitativo dopo l'introduzione] [Recitativo e Duetto] [Scena e Duetto] [Scena e Cavatina] [Recitativo dopo la cavatina] [Duetto] [Finale I] [Scena e Terzetto] [Scena e Duetto] [Scena e Duetto] [Finale II]
Parte prima Parte seconda Parte terza

• • •

Testo PDF Ridotto