Atto secondo

 

Scena prima

Piccolo cortile che mette alla casa di Gennaro. Una finestra della casa è illuminata. È notte.
Un drappello di Scherani entra spiando.

Bozzetti

 Q 

(nessuno)

<- scherani

 
[N. 6 - Introduzione]

 N 

Coro.

Rischiarata è la finestra...  

in Ferrara egli è tuttora...

la fortuna al duca è destra:

del rival vendetta avrà.

Inoltriam: propizia è l'ora...

buio il cielo... alcun non v'ha.

(si avvicinano alla casa di Gennaro. Odono rumore, e si arrestano)

Ma... silenzio. ~ Un mormorio...

un bisbiglio s'è levato ~

è di gente calpestio...

più distinto udir si fa.

Là in disparte, là in agguato

chi è si esplori, e dove va.

(si ritirano)

 

Scena seconda

Orsini, indi Gennaro, Scherani nascosti. Orsini bussa alla porta di Gennaro. Egli apre, ed esce.

<- Orsini

<- Gennaro

 
[N. 7 - Recitativo e duetto]

 N 

GENNARO

Sei tu?  

ORSINI

Son io. ~ Venir non vuoi, Gennaro,

dalla Negroni? Ogni piacer mi è scemo

se no 'l dividi tu.

GENNARO

Grave cagione

a te mi toglie. Per Venezia io parto

fra pochi istanti.

ORSINI

E me qui lasci? E uniti

fino alla morte non giurammo entrambi

esser in ogni evento?

GENNARO

È ver.

ORSINI

Mi tieni

così tua fede, come a te la tengo?

GENNARO

E tu vien meco.

ORSINI

All'alba attendi, e vengo.

Al geniale invito

mancar non posso.

GENNARO

Ah! Questa tua Negroni,

m'è di sinistro auspicio.

ORSINI

E a me piuttosto

il tuo partir così notturno e solo,

così pensoso e mesto.

Resta, Gennaro.

GENNARO

Odi: e se il chiedi, io resto.

 

 

Minacciata è la mia vita...  

alla morte io qui son presso.

ORSINI

Chi t'insidia? A me lo addita.

Chi è costui?

GENNARO

Parla sommesso.

(parla sottovoce a Orsini, mentre gli scherani si fan vedere da lunge)

CORO

Vi par tempo?

IIº

No: si aspetti...

TUTTI

L'importuno partirà.

ORSINI

(ridendo)

Né d'inganno tu sospetti?

Quale è in te credulità!

GENNARO

Taci, incauto!

ORSINI

Sconsigliato!

Non sai tu di donna l'arti?

ORSINI

Onde a lei ti mostri grato

ella ha finto di salvarti.

Di veleni che ragioni?

Dove fondi il tuo timor?

Gentil dama è la Negroni;

uomo è il duca d'alto cor.

Insieme

GENNARO

Tu conosci, appien tu sai

se codardo io fui giammai,

se un istante in faccia a morte

mai fu manco il mio valor...

Pure, adesso, in questa corte,

m'è di guai presago il cor.

 

ORSINI

Va', se vuoi: tentar mi è caro,

afferrar la mia ventura.

GENNARO

Addio dunque...

ORSINI

Addio, Gennaro.

GENNARO

Veglia a te.

ORSINI

Ti rassicura.

(si abbracciano e si dividono, indi si arrestano entrambi e ritornano)

GENNARO

Ah! Non posso abbandonarti!

ORSINI

Ah! Non io lasciarti vo'.

GENNARO

Al festin vo' seguitarti.

ORSINI

Teco all'alba io partirò.

ORSINI E GENNARO

Sia qual vuolsi il tuo destino,

esso è mio: lo giuro ancora.

ORSINI

Mio Gennaro!

GENNARO

Caro Orsino!

ORSINI

Teco sempre...

GENNARO

O viva, o mora.

ORSINI E GENNARO

Qual due fiori a un solo stelo,

qual due frondi a un ramo sol,

noi vedrem sereno il cielo,

o sarem curvati al suol.

(partono)

Gennaro, Orsini ->

 

Scena terza

Ritornano gli Scherani, Rustighello li trattiene.

<- Rustighello

 

RUSTIGHELLO

No 'l seguite.  

CORO

A noi s'invola.

RUSTIGHELLO

Stolti! Ei corre alla Negroni.

CORO

Basta allora.

RUSTIGHELLO

Al laccio ei vola.

CORO

Non v'ha dubbio: al ver ti apponi.

TUTTI

È tenace, è certo l'amo,

che gittato al cieco è là.

Ir si lasci: ritorniamo.

Di ferir mestier non fa.

 
(partono)

Rustighello, scherani ->

 
 

Scena quarta

Sala nel palazzo Negroni illuminata e addobbata per festivo banchetto.
Sono seduti ad una tavola riccamente imbandita la principessa Negroni con molte Dame splendidamente vestite, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, ciascuno con una dama al fianco. Da un lato della tavola è Gubetta. Dall'altro è Gennaro.

Bozzetti

 Q 

Negroni, dame, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, Gubetta, Gennaro

 
[N. 8 - Pezzo concertato]

 N 

LIVEROTTO

Viva il Madera!  

TUTTI

Evviva

il ben che scalda e avviva!

GAZELLA

De' vini il Cipro è re.

PETRUCCI

I vini, per mia fé,

tutti son buoni.

ORSINI

Io stimo quel che brilla,

siccome la scintilla,

che desta il dio d'amor

nell'occhio seduttor

della Negroni.

TUTTI

Ben detto. A lei si tocchi!

Si beva ai suoi begli occhi!

Amore la formò,

Ciprigna in lei versò

tutti i suoi doni.

(toccano e bevono)

GUBETTA

(Ebbri son già: conviene

tentar che restin soli.)

GENNARO

(Noiato io sono.)

(si allontana)

ORSINI

Ebbene?

Gennaro, a noi t'involi?

Odi il novello brindisi

da me composto un giorno.

GUBETTA
(ridendo)

Ah! Ah!

ORSINI

Chi ride?

GUBETTA

Ridono

quanti ci sono intorno.

ORSINI

Come?

GUBETTA

Oh l'esimio lirico!

ORSINI

M'insulteresti tu?

GUBETTA

S'egli è insultarti il ridere,

far no 'l potrei di più.

ORSINI

(alzandosi)

Marrano di Castiglia!

GUBETTA

Scheran trasteverino!

(Orsini afferra un coltello)

DAME

Cielo! Costor si battono!

TUTTI

Che fai? T'acqueta, Orsino.

(trattenendolo)

ORSINI E GUBETTA

Io ti darò, balordo,

tale di me ricordo,

che temperante e sobrio

per sempre ti farà.

TUTTI

(frapponendosi)

Finitela, cospetto!

All'ospite rispetto...

o tutta quanta accorrere

farete la città.

DAME

Si battono... si battono...

signore, usciam di qua.

(le dame si ritirano)

dame, Negroni ->

 

Scena quinta

Gubetta, Orsino, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci e Gennaro.

 

LIVEROTTO

Pace, pace per ora.  

VITELLOZZO

Avrete il tempo

di battervi doman da cavalieri,

non col pugnal come assassin di strada.

TUTTI

È ver.

GENNARO

Ma della spada

che femmo noi?

ORSINI

L'abbiam deposta fuori.

TUTTI

Non ci si pensi più.

GUBETTA

Beviam, signori.

GAZELLA

Ma intanto sbigottite

ci han lasciate le dame.

GUBETTA

Torneranno:

ed umilmente chiederemo scusa.

(un coppiere vestito di nero porta in giro una bottiglia)

<- coppiere

COPPIERE

Vino di Siracusa.  

TUTTI

Ottimo vino, affé!

(tutti bevono: Gubetta versa il bicchiere dietro le spalle)

GENNARO

(Maffio, vedesti?

Lo spagnolo non beve.)

ORSINI

(Che importa? È naturale: ebbro esser deve.)

GUBETTA

(barcollando)

Or, se gli piace, amici,

può schiccherare Orsini versi a sua posta,

poiché poeta lo farà tal vino.

ORSINI

Sì: a tuo dispetto.

TUTTI

Una ballata, Orsino.

 

ORSINI

Il segreto per esser felici    

so per prova, e l'insegno agli amici.

Sia sereno, sia nubilo il cielo,

ogni tempo, sia caldo, sia gelo,

scherzo e bevo, e derido gl'insani

che si dan del futuro pensier.

S

Brano musicale ()

Sfondo schermo () ()

 

TUTTI

Non curiamo l'incerto domani,

se quest'oggi ne è dato goder.

(odesi un lugubre suono e voci lontane che cantano flebilmente)

VOCI LONTANE

La gioia de' profani

è un fumo passegger.

 

GENNARO

Quai voci!  

ORSINI

Alcun si prende

gioco di noi.

TUTTI

Chi mai sarà?

ORSINI

Scommetto

che delle dame una malizia è questa.

TUTTI

Un'altra strofa, Orsin.

ORSINI

La strofa è presta.

 

IIº

Profittiamo degli anni fiorenti:

il piacer li fa correr più lenti.

Se vecchiezza con livida faccia

stammi a tergo, e mia vita minaccia,

scherzo e bevo, e derido gl'insani

che si dan del futuro pensier.

 

TUTTI

Non curiam l'incerto domani,

se quest'oggi ne è dato goder.

VOCI LONTANE

La gioia de' profani

è un fumo passegger.

 
(a poco a poco si spengono i lumi)
 

ORSINI

Gennaro!  

GENNARO

Maffio! ~ Vedi?

Si spengono le faci.

ORSINI

A farsi grave

incomincia lo scherzo.

TUTTI

Usciam. ~ Son chiuse

tutte le porte! ~ Ove siam mai venuti?

 

Scena sesta

Si apre la porta dal fondo e si presenta Lucrezia Borgia con Gente armata.

<- Lucrezia, gente armata

 

LUCREZIA

Presso Lucrezia Borgia.  

TUTTI

(con un grido)

Ah! Siam perduti!

LUCREZIA

Sì, son la Borgia. Un ballo, un tristo ballo

voi mi deste in Venezia: io rendo a voi

una cena in Ferrara.

TUTTI

Oh, noi traditi!

LUCREZIA

Voi salvi ed impuniti

credeste invano: dell'ingiuria mia

piena vendetta ho già: cinque son pronti

strati funébri per coprirvi estinti,

poiché il veleno a voi temprato è presto.

GENNARO

Non bastan cinque: avvi mestier del sesto.

(avanzando)

LUCREZIA
(sbigottita)

Gennaro! Oh ciel!

GENNARO

Perire

io saprò cogli amici.

LUCREZIA

Ite: chiudete

tutte le sbarre, e per rumor che ascolti,

nessuno in questa sala entrar s'attenti.

TUTTI

Gennaro!

(strascinati)

ORSINI

Amici!...

LUCREZIA

Uscite.

TUTTI

Oh noi dolenti!

 
(escono fra gli armati, e la gran porta si chiude)

gente armata, Gubetta, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, coppiere ->

 

Scena settima

Lucrezia e Gennaro.

 
[N. 9 - Rondò]

 N 

LUCREZIA

Tu pur qui?... Né sei fuggito?...  

Qual ti tenne avverso fato?

GENNARO

Tutto, tutto ho presentito.

LUCREZIA

Sei di nuovo avvelenato.

GENNARO

Ne ho il rimedio.

(cava l'ampolla del contravveleno)

LUCREZIA

Ah! Me 'l rammento...

Grazie, grazie al ciel ne do.

GENNARO

Cogli amici io sarò spento,

o con lor io partirò!

LUCREZIA

Ah! Per te fia poco ancora...

(osservando l'ampolla)

Ah! Non basta per gli amici...

GENNARO

Ei non basta? Allor, signora,

morrem tutti.

LUCREZIA

Che mai dici?

GENNARO

Voi primiera di mia mano

preparatevi a perir.

LUCREZIA

Io! Gennaro?... Ascolta, insano...

GENNARO

Fermo io son.

(prende un coltello dalla tavola)

LUCREZIA
(sbigottita)

(Che far? Che dir?)

GENNARO

(ritornando)

Preparatevi.

LUCREZIA

Spietato!

Me ferir, svenar potresti?

GENNARO

Lo poss'io ~ son disperato:

tutto, tutto mi togliesti.

(risoluto)

Non più indugi.

LUCREZIA

(con un grido)

Ah! Un Borgia sei...

son tuoi padri i padri miei...

Ti risparmia un fallo orrendo...

il tuo sangue non versar.

GENNARO

Sono un Borgia! Oh ciel! Che intendo?

LUCREZIA

Ah! Di più non domandar.

M'odi... ah! M'odi... Io non t'imploro    

per voler serbarmi in vita:

mille volte al giorno io moro,

mille volte in cor ferita...

per te prego... teco almeno

non voler incrudelir.

Bevi... bevi... e il rio veleno

deh! t'affretta a prevenir.

S

Sfondo schermo () ()

 

GENNARO

Sono un Borgia!...  

LUCREZIA

Oh! il tempo vola.

Cedi, cedi...

GENNARO

Maffio muore.

LUCREZIA

Per tua madre!...

GENNARO

Va': tu sola

sei cagion del suo dolore...

LUCREZIA

No: Gennaro...

GENNARO

L'opprimesti...

LUCREZIA

No 'l pensar...

GENNARO

Di lei che festi!

LUCREZIA

Vive... vive... e a te favella

col mio duol, col mio terror.

GENNARO

Ciel! tu forse?...

LUCREZIA

Ah! sì, son quella.

GENNARO

Tu! gran dio!... Mi manca il cor.

(si abbandona sopra una sedia)

LUCREZIA

Figlio... figlio!... Olà! Qualcuno!...

Accorrete!... Aita! Aita!

Niun m'ascolta... è lunge ognuno...

dio pietoso, il serba in vita...

GENNARO

Cessa... è tardi... Io manco, io gelo...

LUCREZIA

Me infelice!...

GENNARO

Ho agli occhi un velo.

LUCREZIA

Mio Gennaro!... un solo accento...

uno sguardo, per pietà...

GENNARO

Madre!... io moro...

LUCREZIA

È spento... è spento.

 

Scena ultima

Si spalancano le porte del fondo e n'esce Alfonso con Rustighello. Guardie.

<- Alfonso, Rustighello, guardie

 

ALFONSO

Dove è desso?  

LUCREZIA

(correndo ad Alfonso e additandogli Gennaro estinto)

Mira: è là.

Era desso il figlio mio,    

la mia speme, il mio conforto...

Ei potea placarmi iddio...

me parea far pura ancor.

Ogni luce in lui mi è spenta...

il mio cor con esso è morto...

Sul mio capo il cielo avventa

il suo strale punitor.

(cade sul figlio)

S

Sfondo schermo () ()

 

TUTTI

Rio mistero! Orribil caso!...

ALFONSO

Si soccorra.

TUTTI

Oh! Ciel! Se n' muor.

 

Variante del finale

Finale modificato nella rappresentazione di Milano del 1840. Alla fine della scena VII del secondo atto, dopo le parole di Lucrezia «uno sguardo per pietà»:

Gennaro, Lucrezia

 

GENNARO

Madre, se ognor lontano  

vissi al materno seno,

che a te pietoso iddio

m'unisca in morte almeno:

madre, l'estremo anelito

ch'io spiri sul tuo cor.

 
Fine.
 

Fine (Atto secondo)

Prologo Atto primo Atto secondo

Piccolo cortile che mette alla casa di Gennaro; una finestra della casa è illuminata; è notte.

 
<- scherani

[N. 6 - Introduzione]

(gli scherani si ritirano)

scherani
<- Orsini
scherani, Orsini
<- Gennaro

[N. 7 - Recitativo e duetto]

Sei tu? / Son io. Venir non vuoi, Gennaro

Gennaro e Orsini, poi Coro
Minacciata è la mia vita
scherani
Gennaro, Orsini ->

(ritornano gli scherani)

scherani
<- Rustighello
Rustighello, scherani ->

Sala nel palazzo Negroni illuminata e addobbata per festivo banchetto; tavola riccamente imbandita.

Negroni, dame, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, Gubetta, Gennaro
 

[N. 8 - Pezzo concertato]

Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, Gubetta, Gennaro
dame, Negroni ->

Pace, pace per ora / Avrete il tempo

Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, Gubetta, Gennaro
<- coppiere

Vino di Siracusa

Orsini, Tutti, poi Voci lontane
Il segreto per esser felici

Quai voci! / Alcun si prende

 

(a poco a poco si spengono i lumi)

Gennaro! / Maffio! Vedi?

Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, Gubetta, Gennaro, coppiere
<- Lucrezia, gente armata

Presso Lucrezia Borgia / Ah! Siam perduti!

Gennaro, Lucrezia
gente armata, Gubetta, Orsini, Liverotto, Vitellozzo, Gazella, Petrucci, coppiere ->

[N. 9 - Rondò]

(Gennaro muore)

Gennaro, Lucrezia
<- Alfonso, Rustighello, guardie
Alfonso, Lucrezia, Tutti
Dove è desso? / Mira: è là
 

(Lucrezia muore uccidendosi con un pugnale)

Gennaro, Lucrezia
 
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ultima Variante del finale
Terrazzo nel palazzo Grimani in Venezia. Una piazza di Ferrara; da un lato con un verone, sotto al quale uno stemma di marmo, ove è scritto con... Sala nel palazzo ducale; gran porta in fondo; a diritta un uscio chiuso da invetriata; a sinistra un... Piccolo cortile che mette alla casa di Gennaro; una finestra della casa è illuminata; è notte. Sala nel palazzo Negroni illuminata e addobbata per festivo banchetto; tavola riccamente imbandita.
[Preludio] [N. 1 - Introduzione] [N. 2 - Romanza, duetto e Finale I] [N. 3 - Cavatina] [N. 4 - Recitativo e coro] [N. 5 - Recitativo e finale II] [N. 6 - Introduzione] [N. 7 - Recitativo e duetto] [N. 8 - Pezzo concertato] [N. 9 - Rondò]
Prologo Atto primo

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