Atto primo

 

Scena prima

Una piazza di Ferrara.
Da un lato con un verone, sotto al quale uno stemma di marmo, ove è scritto con caratteri visibili di rame dorato: «BORGIA». Dall'altro una piccola casa coll'uscio sulla strada, le cui finestre sono illuminate di dentro. Notte.
Il duca Alfonso e Rustighello coperti da lungo manto.

Bozzetti

 Q 

(nessuno)

<- Alfonso, Rustighello

 
[N. 3 - Cavatina]

 N 

 

ALFONSO

Nel veneto corteggio  

lo ravvisasti?

RUSTIGHELLO

E me gli posi al fianco,

e lo seguii come se l'ombra io fossi

del corpo suo. ~ Quello è il suo tetto.

(addita la casa di Gennaro, ancora illuminata)

ALFONSO

Quello?

Appo il ducale ostello

Lucrezia il volle!

RUSTIGHELLO

E in esso ancora il vuole,

se non m'inganna di quel vil Gubetta

l'ire e il redir, e lo spiar furtivo.

ALFONSO

Entrarvi ci puote, non ne uscir mai vivo.

Odi?

(odonsi voci e suoni dalla casa di Gennaro)

RUSTIGHELLO

Gli amici in festa  

tutta notte accoglieva in quelle porte

il giovin folle. Separarsi all'alba

essi han costume.

ALFONSO

E l'ultim'alba è questa,

che al temerario splende;

l'ultimo addio che dagli amici ei prende.

 

 

Vieni: la mia vendetta  

è meditata e pronta:

ei l'assicura e affretta

col cieco suo fidar.

Sfondo schermo () ()

Brano musicale ()

RUSTIGHELLO

Ma se l'altier Grimani

là si recasse ad onta?...

ALFONSO

Mai per cotesti insani

me non vorria sfidar.

Qualunque sia l'evento  

che può recar fortuna,

nemico io non pavento

l'altero ambasciador.

Non sempre chiusa a' popoli

fu la fatal laguna:

e ad oltraggiato principe

aprir si puote ancor.

Brano musicale ()

(le voci si fan più vicine, si spengono i lumi, ecc.)

RUSTIGHELLO

Prendon commiato i giovani...

meglio è partir, signor.

 
(si ritirano)

Alfonso, Rustighello ->

 

Scena seconda

Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo. Escono tutti lieti dalla casa di Gennaro. Egli solo è pensoso. Gubetta si fa vedere in disparte.

<- Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo, Gubetta

 
[N. 4 - Recitativo e coro]

 N 

TUTTI

Addio, Gennaro.  

GENNARO
(con serietà)

Addio,

nobili amici.

ORSINI

E che? Degg'io sì mesto

mirarti ognor?

GENNARO

Mesto!... Non già. (Potessi,

se non vederti, almen giovarti, o madre!)

ORSINI

Mille beltà leggiadre

saran stasera al genial festino,

cui la gentil ne invita

principessa Negroni. Ove qualcuno

obliato avess'ella, a me lo dica:

di riparar l'errore è pensier mio...

TUTTI

Tutti fummo invitati.

GUBETTA

(inoltrandosi)

E il sono anch'io.

TUTTI

Oh! Il signor Beverana!

(tutti gli vanno incontro, tranne Gennaro e Orsini)

GENNARO
(ad Orsini)

Da per tutto è costui! Già da gran tempo

ei mi è sospetto.

ORSINI

Oh, non temer: uom lieto,

e, qual siam tutti, uno sventato è desso.

LIVEROTTO

Or via! Così dimesso

io non ti vo' Gennaro.

GAZELLA

Ammaliato

t'avria forse la Borgia?

GENNARO

E ognor di lei

v'udrò parlarmi? Giuro al ciel, signori,

scherzi non voglio. Uomo non v'ha che aborra

al par di me costei.

PETRUCCI

Tacete. È quello

il suo palazzo.

GENNARO

E il sia. Stamparle in fronte

vorrei l'infamia, che a stampar son pronto

su quelle mura dove scritto è «Borgia».

(ascende un gradino innanzi allo stemma, e col suo pugnale ne cancella la prima lettera. In quel mentre escono dal fondo due uomini vestiti di nero)

<- due uomini

TUTTI

Che fai?  

GENNARO

Leggete adesso.

TUTTI

Oh diamin! Orgia!

GUBETTA

Una facezia è questa,

che può costar domani

ben cara a molti.

GENNARO

Ove del reo si chieda,

me stesso a palesar pronto son io.

ORSINI

Qualcun ci osserva... separiamci.

TUTTI

Addio.

 
(Gennaro rientra in sua casa. Gli altri si disperdono)

Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo, Gubetta, due uomini ->

 

Scena terza

Astolfo e Rustighello ambedue passeggiando, indi Scherani.

<- Astolfo, Rustighello

 

RUSTIGHELLO

Qui che fai?  

ASTOLFO

Che tu te n' vada,

questo aspetto. ~ E tu che fai?

RUSTIGHELLO

Che tu sgombri la contrada

fermo attendo.

ASTOLFO

Con chi l'hai?

RUSTIGHELLO

Con quel giovane straniero

che ha qui stanza. ~ E tu con chi?

ASTOLFO

Con quel giovin forestiero

che pur esso alberga qui.

RUSTIGHELLO

Dove il guidi?

ASTOLFO

Alla duchessa.

E tu dove?

RUSTIGHELLO

Al duca appresso.

ASTOLFO

Oh! La via non è l'istessa.

RUSTIGHELLO

Né conduce al fine istesso.

ASTOLFO

Una a festa...

RUSTIGHELLO

L'altra a morte...

delle due qual s'aprirà?

ASTOLFO E RUSTIGHELLO

Del più destro, o del più forte

del voler dipenderà.

 
(Rustighello fa un segno dal cantone della strada. Entra un drappello di scherani, i quali circondano Astolfo)

<- scherani

 

RUSTIGHELLO E CORO

Non far motto: parti, sgombra.  

Il più forte appien lo scorgi.

Guai per te se appena un'ombra

di sospetto a lui tu porgi!...

Solo Alfonso ancor qui regge:

somma legge è il suo voler.

ASTOLFO

Ma il furor della duchessa...

RUSTIGHELLO

Taci, e d'essa ~ non temer.

CORO

Al suo nome, alla sua fama

fe' l'audace estrema offesa:

vendicarsi il duca brama:

impedirlo è stolta impresa.

Se da saggio oprar tu vuoi,

déi piegar, partir, tacer.

ASTOLFO

Parto, sì... che avvenga poi

vostro sia, non mio pensier.

 
(Astolfo si ritira. Rustighello e gli scherani atterran le porte della casa di Gennaro)

Astolfo ->

 
 

Scena quarta

Sala nel palazzo ducale.
Gran porta in fondo. A diritta un uscio chiuso da invetriata. A sinistra un altr'uscio segreto. Tavolino nel mezzo coperto di velluto.
Alfonso, poi Rustighello, indi un Usciere.

Bozzetti

 Q 

Alfonso

<- Rustighello

 
[N. 5 - Recitativo e finale II]

 N 

ALFONSO

Tutto eseguisti?  

RUSTIGHELLO

Tutto. Il prigioniero

qui presso attende.

ALFONSO

Or bada. A quella in fondo

segreta sala, della statua a piedi

dell'avol mio, riposti armadi schiude

quest'aurea chiave. Ivi d'argento un vaso

e un d'or vedrai. Nella propinqua stanza

ambi gli reca... né desio ti tenti

dell'aureo vaso: ~ Vin de' Borgia è desso. ~

Attendi. ~ All'uscio appresso

tienti di spada armato. ~ Ov'io ti chiami

i vasi apporta; ov'altro cenno intendi,

col ferro accorri.

 

USCIERE

(annuncia dalla porta di fondo)  

La duchessa.

<- usciere

ALFONSO

Affretta.

 
(Rustighello parte; poco dopo si fa vedere passeggiando dall'invetriata)

Rustighello ->

 

Scena quinta

Lucrezia e detto, indi Gennaro fra le Guardie.

<- Lucrezia

 

ALFONSO

Così turbata?  

LUCREZIA

A voi mi trae vendetta.

Colpa inaudita, infame,

a denunziarvi io vengo. Avvi in Ferrara

chi della vostra sposa a pien meriggio

oltraggia il nome, e mutilarlo ardisce.

ALFONSO

Mi è noto.

LUCREZIA

E no 'l punisce

e il soffre Alfonso in vita?

ALFONSO

A noi dinanzi

tosto ei sia tratto.

LUCREZIA

Qual ei sia, pretendo

che morte egli abbia, e al mio cospetto; e sacra

ducal parola al vostro amor ne chiedo.

ALFONSO

E sacra io dolla. ~ Il prigionier.

(all'usciere)

 
(si presenta immantinente Gennaro disarmato fra le guardie)

usciere ->

<- Gennaro, guardie

 

LUCREZIA

(turbata al vederlo)  

(Chi vedo!)

ALFONSO

(con un sorriso)

Noto vi è desso!

LUCREZIA

(Oh ciel! Gennaro! Ahi quale

fatalità!)

GENNARO

L'altezza vostra, o duca,

toglier mi fece dal mio tetto a forza

da gente armata. ~ Chieder posso, io spero,

dond'io mertai questo rigore estremo.

ALFONSO

Capitano, appressate.

LUCREZIA

(Io gelo... io tremo...)

ALFONSO

Un temerario osava

testé, di giorno, dal ducal palazzo

con man profana cancellar l'augusto

nome di Borgia. ~ Il reo si cerca.

LUCREZIA

Il reo

non è costui.

ALFONSO

Donde il sapete?

LUCREZIA

Egli era

stamane altrove... Alcun de' suoi compagni

commise il fallo.

GENNARO

Non è ver.

ALFONSO

L'udite?

Siate sicero, e dite

se il reo voi siete.

GENNARO

Uso a mentir non sono;

ché della vita istessa

più caro ho l'onor mio.

Duca Alfonso, il confesso... il reo son io.

LUCREZIA

(Misera me!)

ALFONSO
(piano a Lucrezia)

Vi diedi

la mia ducal parola.

LUCREZIA

Alcuni istanti

favellarvi in segreto, Alfonso, io bramo.

(Deh! Secondami, o ciel!)

 
(ad un cenno d'Alfonso Gennaro è ricondotto)

Gennaro, guardie ->

 

Scena sesta

Lucrezia ed Alfonso.

 

ALFONSO

Soli noi siamo.  

Che chiedete?...

LUCREZIA

Vi chiedo, o signore,

di quel giovane illesa la vita.

ALFONSO

Come? E dianzi cotanto rigore?

L'ira vostra è sì tosto sparita?

LUCREZIA

Fu capriccio... A che giova ch'ei mora?

Giovin tanto!... Perdono gli do!

ALFONSO

La mia fede io vi diedi, o signora,

né a mia fede giammai fallirò.

LUCREZIA

Don Alfonso!... Favore ben lieve

voi negate a sovrana... a consorte!

ALFONSO

Chi v'offese irne impune non deve...

voi chiedeste, io giurai la sua morte.

LUCREZIA

Perdoniam: siam clementi del paro...

la clemenza è regale virtù.

ALFONSO

No, non posso...

LUCREZIA

E sì avverso a Gennaro

chi vi fa, caro Alfonso?...

ALFONSO

(prorompendo)

Chi?... Tu.

LUCREZIA

Io? Che dite?

ALFONSO

Tu l'ami...

LUCREZIA

Che ascolto!

ALFONSO

Sì, tu l'ami: in Venezia il seguisti.

LUCREZIA

(Giusto cielo!)

ALFONSO

Anche adesso nel volto

ti leggea l'empio ardor che nudristi.

LUCREZIA

Don Alfonso!

ALFONSO

T'acqueta.

LUCREZIA

Io vi giuro...

ALFONSO

Non macchiarti di nuovo spergiuro.

LUCREZIA

Don Alfonso!...

ALFONSO

È omai tempo ch'io prenda

de' miei torti vendetta tremenda;

e tremenda da questo momento

sul tuo complice infame cadrà.

LUCREZIA

Grazia, Alfonso!...

(inginocchiandosi)

ALFONSO

L'indegno vo' spento.

LUCREZIA

Per pietà...

ALFONSO

Più non odo pietà.

LUCREZIA

(sorgendo)

Oh! A te bada... a te stesso pon mente,

di Lucrezia mal cauto marito!

Omai troppo m'hai visto piangente:

questo core omai troppo è ferito.

Al dolore sottentra la rabbia...

ti potria far la Borgia pentir.

Insieme

ALFONSO

Mi sei nota: né porre in oblio

chi sei tu, se il volessi, potrei.

Ma tu pensa che il duca son io,

che in Ferrara, e in mia mano tu sei...

Io ti lascio la scelta s'egli abbia

di veleno o di spada a perir.

 

ALFONSO

Scegli.

LUCREZIA
(fuori di sé)

Oh! Dio! Dio possente!

ALFONSO

Trafitto

tosto ei sia.

LUCREZIA

Deh! T'arresta.

ALFONSO

Ch'ei cada.

LUCREZIA

Non commetter sì nero delitto...

ALFONSO

Scegli, scegli...

LUCREZIA

Ah, non muoia di spada!

ALFONSO

Sii prudente: d'appresso io ti sono...

nulla speme ti è dato nutrir.

Insieme

LUCREZIA

L'infelice al suo fato abbandono...

uom crudele!... Io mi sento morir...

(cade sopra una sedia. Alfonso accenna alle guardie)
 

Scena settima

Gennaro ritorna fra i Custodi. Indi Rustighello.

<- Gennaro, guardie

 

ALFONSO

Della duchessa ai preghi  

che il vostro fallo oblia,

è forza pur ch'io pieghi,

e libertà vi dia.

LUCREZIA

(Oh! Come ei finge!)

ALFONSO

E poi

tanto è valore in voi,

che d'Adria il mar privarne,

e Italia insiem, non vo'!

LUCREZIA

(Perfido!)

GENNARO

Quai so darne,

grazie, signor, ve n' do!

Pur, poiché dirlo è dato

senza temer viltade...

in uom che l'ha mertato,

il beneficio cade.

Di vostra altezza il padre

cinto da avverse squadre

peria, se scudo e aita

non gli era un avventurier.

ALFONSO

E quel voi siete?

LUCREZIA

(sorgendo)

E vita

voi gli serbaste?

GENNARO

È ver.

LUCREZIA

Duca!...

ALFONSO

(L'indegna spera.)

LUCREZIA

S'ei si mutasse!

ALFONSO

(È vano.)

Seguir la mia bandiera

vorreste, o capitano?

GENNARO

Al veneto governo

nodo mi stringe eterno:

mia fede io gli giurai...

e sacro è un giuro.

ALFONSO

(volgendosi con intenzione a Lucrezia)

Il so.

Quest'oro almeno...

(presentandogli una borsa)

GENNARO

Assai

da' miei signori io n'ho.

ALFONSO

Almen, siccome antico

stile è fra noi degli avi,

libare a nappo amico

spero che a voi non gravi...

GENNARO

Sommo per me favore

questo sarà, signore...

ALFONSO

Gentil la mia consorte

coppiera a noi sarà.

LUCREZIA

(Stato peggior di morte!)

ALFONSO

(prendendola per mano)

Meco, o duchessa... Olà.

 
(esce Rustighello)

<- Rustighello

 

ALFONSO

(Guai se ti sfugge un moto,

se ti tradisce un detto!

Uscir dal mio cospetto

vivo costui non de'.

Versa... il licor ti è noto...

strano è il ribrezzo in te.)

GENNARO

(Meco benigni tanto

mai non credea costoro...

trovar perdono in loro

sogno pur sembra a me.

Madre! Esser dée soltanto

del tuo pregar mercé.)

Insieme

LUCREZIA

(Oh! Se sapessi a quale

opra m'astringi atroce,

per quanto sii feroce,

ne avresti orror con me.

Va'... Non v'ha mostro eguale...

colpa maggior non v'è.)

 

ALFONSO

Or via: mesciamo.

(si versa dal vaso d'argento)

GENNARO

Attonito

a tanto onor son io.

ALFONSO

A voi, duchessa...

LUCREZIA

(Il barbaro!)

ALFONSO

(Il vaso d'or.)

LUCREZIA

(Gran dio!)

(versa dal vaso d'oro)

ALFONSO

Vi assista il ciel, Gennaro.

GENNARO

Fausto a voi sia del paro.

 
(bevono)

ALFONSO

(Trema per te, spergiura!

Vittima prima egli è.)

GENNARO

(Madre! È la mia ventura

del tuo pregar mercé.)

Insieme

LUCREZIA

(Vanne: non ha natura

mostro peggior di te.)

 

ALFONSO

Or, duchessa, a vostr'agio potete

trattenerlo, oppur dargli commiato.

(si allontana con Rustighello)

Alfonso, Rustighello ->

 

LUCREZIA

(Oh! Qual raggio!)

(pensando)

GENNARO

(inchinandosi)

Signora, accogliete

i saluti di un cor non ingrato.

LUCREZIA
(sottovoce)

Infelice! Il veleno bevesti...

non far motto... trafitto saresti.

Prendi, e parti... una goccia, una sola,

di quel farmaco vita ti dà.

(gli dà un'ampolletta)

Lo nascondi, t'affretta, t'invola...

(T'accompagni del ciel la pietà.)

GENNARO

Che mai sento?... E tutt'altro che morte

aspettarmi io doveva in tua corte!

Un rio genio mi pose la benda,

m'inspirò sì fatal securtà.

Forse... ah! Forse una morte più orrenda

la tua destra, o malvagia, mi dà.

LUCREZIA

Oh! In me fida.

GENNARO

In te, cruda?

LUCREZIA

Sì, parti...

morto in te vuole il duca un rivale.

GENNARO

Oh cimento!

LUCREZIA

Ei ritorna a svenarti.

Bevi, e fuggi...

GENNARO

Oh! Dubbiezza fatale!

LUCREZIA

Bevi, e fuggi... Io te n' prego, o Gennaro,

per tua madre, per quanto hai più caro.

(s'inginocchia: dopo un momento di esitazioni Gennaro si decide)

GENNARO

Ti punisca s'è in te tradimento

chi più speri che t'abbia pietà.

(beve)

LUCREZIA

Tu sei salvo... Oh! Supremo contento!...

Quinci invòlati... affrettati... va'.

 
(Lucrezia lo fa fuggire per la porta segreta. Si presenta dal fondo Rustighello col duca... Ella dà un grido, e cade sovra una sedia)

Gennaro ->

<- Rustighello, Alfonso

 

Fine (Atto primo)

Prologo Atto primo Atto secondo

Una piazza di Ferrara; da un lato con un verone, sotto al quale uno stemma di marmo, ove è scritto con caratteri visibili di rame dorato: «BORGIA»; dall'altro una piccola casa coll'uscio sulla strada, le cui finestre sono illuminate di dentro; notte.

 
<- Alfonso, Rustighello

[N. 3 - Cavatina]

Nel veneto corteggio

(odonsi voci e suoni dalla casa)

Gli amici in festa

Alfonso e Rustighello
Vieni: la mia vendetta

(le voci si fan più vicine, si spengono i lumi)

 
Alfonso, Rustighello ->
<- Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo, Gubetta

[N. 4 - Recitativo e coro]

Addio, Gennaro / Addio

Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo, Gubetta
<- due uomini

Che fai? / Leggete adesso / Oh diamin! «Orgia»!

Gennaro, Orsini, Liverotto, Petrucci, Gazella, Vitellozzo, Gubetta, due uomini ->
<- Astolfo, Rustighello
Astolfo, Rustighello
<- scherani

(gli scherani circondano Astolfo)

Rustighello e Coro, Astolfo
Non far motto: parti, sgombra
Rustighello, scherani
Astolfo ->

(Rustighello e gli scherani atterran le porte della casa)

Sala nel palazzo ducale; gran porta in fondo; a diritta un uscio chiuso da invetriata; a sinistra un altr'uscio segreto; tavolino nel mezzo coperto di velluto.

Alfonso
 
Alfonso
<- Rustighello

[N. 5 - Recitativo e finale II]

Tutto eseguisti? / Tutto. Il prigioniero

Alfonso, Rustighello
<- usciere

La duchessa / Affretta

Alfonso, usciere
Rustighello ->
Alfonso, usciere
<- Lucrezia

Così turbata? / A voi mi trae vendetta

Alfonso, Lucrezia
usciere ->
Alfonso, Lucrezia
<- Gennaro, guardie

Chi vedo! / Noto vi è desso!

Alfonso, Lucrezia
Gennaro, guardie ->
Alfonso, Lucrezia
<- Gennaro, guardie
Alfonso, Lucrezia, Gennaro
Della duchessa ai preghi
Alfonso, Lucrezia, Gennaro, guardie
<- Rustighello
 
Lucrezia, Gennaro, guardie
Alfonso, Rustighello ->
 
Lucrezia, guardie
Gennaro ->
Lucrezia, guardie
<- Rustighello, Alfonso
 
Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima
Terrazzo nel palazzo Grimani in Venezia. Una piazza di Ferrara; da un lato con un verone, sotto al quale uno stemma di marmo, ove è scritto con... Sala nel palazzo ducale; gran porta in fondo; a diritta un uscio chiuso da invetriata; a sinistra un... Piccolo cortile che mette alla casa di Gennaro; una finestra della casa è illuminata; è notte. Sala nel palazzo Negroni illuminata e addobbata per festivo banchetto; tavola riccamente imbandita.
[Preludio] [N. 1 - Introduzione] [N. 2 - Romanza, duetto e Finale I] [N. 3 - Cavatina] [N. 4 - Recitativo e coro] [N. 5 - Recitativo e finale II] [N. 6 - Introduzione] [N. 7 - Recitativo e duetto] [N. 8 - Pezzo concertato] [N. 9 - Rondò]
Prologo Atto secondo

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