(♦) | ||||
[Preludio] | ||||
Scena prima |
Terrazzo nel palazzo Grimani in Venezia. |
<- maschere, signori, dame, altre maschere altre maschere -> <- Gubetta, Gazella, Orsini, Petrucci, Vitellozzo, Liverotto <- Gennaro | ||
[N. 1 - Introduzione] | ||||
GAZELLA |
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PETRUCCI |
Amabile d'ogni piacer soggiorno! | |||
ORSINI |
Men di sue notti è limpido d'ogni altro cielo il giorno. | |||
TUTTI |
E l'orator Grimani noi seguirem domani! Tali avrem mai delizie, tai feste in riva al Po? | |||
GUBETTA |
(inoltrandosi) Le avrem. D'Alfonso è splendida, lieta la corte assai. Lucrezia Borgia... | |||
ORSINI |
(interrompendolo) Acquetati: non la nomar giammai. | |||
VITELLOZZO |
Nome esecrato è questo. | |||
LIVEROTTO |
La Borgia! Io la detesto... | |||
TUTTI |
Chi le sue colpe intendere, e non odiar la può? | |||
ORSINI |
Io più di tutti. Uditemi. ~ | |||
(tutti si accostano) | ||||
ORSINI |
Un vecchio... un indovino... | |||
GENNARO |
(interrompendolo) Novellator perpetuo esser vuoi dunque, Orsino? Lascia la Borgia in pace: udir di lei mi spiace... | |||
TUTTI |
Taci... non l'interrompere... breve il suo dir sarà. | |||
GENNARO |
Io dormirò: destatemi, quando cessato avrà. (si adagia, e a poco a poco si addormenta) | |||
ORSINI | ||||
TUTTI |
La sua virtù conosco, la sua pietade io so. | |||
ORSINI Là nella notte tacita, lena pigliando e speme, giurammo insiem di vivere, e di morire insieme. ~ E insiem morrete, allora voce gridò sonora: e un veglio in veste nera gigante a noi s'offrì. | ||||
TUTTI |
Cielo! Qual mago egli era per profetar così? | |||
ORSINI Fuggite i Borgia, o giovani, ei proseguì più forte... Odio alla rea Lucrezia... Dove è Lucrezia è morte... Sparve ciò detto: e il vento in suono di lamento quel nome ch'io detesto tre volte replicò!... | ||||
TUTTI |
Rio vaticinio è questo... ma fé puoi dargli?... No. | |||
Tutti. | ||||
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(partono tutti traendo seco Orsini) | maschere, signori, dame, Gubetta, Gazella, Orsini, Petrucci, Vitellozzo, Liverotto -> | |||
Scena seconda |
Passa una gondola; n'esce una dama mascherata. È Lucrezia Borgia: s'inoltra guardinga. Vede Gennaro addormentato, e si appressa lui contemplandolo con piacere e rispetto. Gubetta ritorna. |
<- Lucrezia <- Gubetta | ||
[N. 2 - Romanza, duetto e Finale I] | ||||
LUCREZIA |
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GUBETTA |
Son io. Pavento che alcun vi scopra: ai giorni vostri, è vero, scudo è Venezia; ma vietar non puote che conosciuta non v'insulti alcuno. | |||
LUCREZIA |
E insultata sarei ~ m'aborre ognuno! Pur per sì trista sorte nata io non era ~ Oh! Potess'io far tanto che il passato non fosse, e in un cor solo destare un senso di pietà che invano in mia grandezza all'universo io chiedo! ~ Quel giovin vedi? | |||
GUBETTA |
Il vedo, e da più dì lo seguo in finte spoglie e in simulato nome; e indarno io tento scoprir l'arcano che per lui vi tragge da Ferrara a Venezia in tanta ambascia... | |||
LUCREZIA |
Tu scoprirlo! ~ Non puoi. ~ Seco mi lascia. | |||
(Gubetta si ritira) | Gubetta -> | |||
Scena terza |
Lucrezia e Gennaro addormentato. Mentre Lucrezia si avvicina a Gennaro non si accorge di due Uomini mascherati che passano dal fondo, e si fermano in disparte. |
<- Alfonso, Rustighello | ||
LUCREZIA Come è bello!... Quale incanto in quel volto onesto e altero! No, giammai leggiadro tanto non se 'l finse il mio pensiero. L'alma mia di gioia è piena or che alfin lo può mirar... Mi risparmia, o ciel, la pena, ch'ei mi debba un dì sprezzar. (piange) Se il destassi!... No: non oso... né scoprir il mio sembiante. Pure il ciglio lagrimoso terger debbo... un solo istante. (si toglie la maschera e si asciuga le lagrime) | (♦) | |||
ALFONSO |
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RUSTIGHELLO |
È dessa... è vero. | |||
ALFONSO |
Chi è il garzone? | |||
RUSTIGHELLO |
Un venturiero. | |||
ALFONSO |
Non ha patria? | |||
RUSTIGHELLO |
Né parenti, ma è guerrier fra i più valenti. | |||
ALFONSO |
Di condurlo adopra ogn'arte a Ferrara in mio poter. | |||
RUSTIGHELLO |
Con Grimani all'alba ei parte... ei previene il tuo pensier. | |||
LUCREZIA | ||||
(si alza: i due mascherati si ritirano. Lucrezia ritorna indietro, e bacia la mano di Gennaro. Egli si desta, e l'afferra per le braccia) | Alfonso, Rustighello -> | |||
LUCREZIA |
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GENNARO |
Che vegg'io? | |||
LUCREZIA |
Lasciatemi. | |||
GENNARO |
No, no, gentil signora! No, per mia fede! (trattenendola) | |||
LUCREZIA |
(Io palpito.) | |||
GENNARO |
Ch'io vi contempli ancora! Leggiadra e amabil siete; né paventar dovete che ingrato ed insensibile per voi si trovi un cor. | |||
LUCREZIA |
Gennaro!... E fia possibile, che a me tu porti amor? | |||
GENNARO |
Qual dubbio è il vostro? | |||
LUCREZIA |
Ah! Dimmelo. | |||
GENNARO |
Sì, quanto lice io v'amo. | |||
LUCREZIA |
(Oh gioia!) | |||
GENNARO |
Eppure... uditemi... Esser verace io bramo. Avvi un più caro oggetto, cui nutro immenso affetto. | |||
LUCREZIA |
E ti è di me più caro! Chi mai? | |||
GENNARO |
Mia madre ell'è. | |||
LUCREZIA |
Tua madre!... O mio Gennaro! Tu l'ami? | |||
GENNARO |
Ah, più di me! | |||
LUCREZIA |
Ed ella? | |||
GENNARO |
Ah compiangetemi... Io non la vidi mai. | |||
LUCREZIA |
Come? | |||
GENNARO |
È funesta istoria, che sempre altrui celai. Ma son da ignoto istinto a dirla a voi sospinto, alma cortese e bella nel vostro volto appar. | |||
LUCREZIA |
(Tenero cor!) Favella... tutto mi puoi narrar. | |||
GENNARO esser figliuol credei: e seco oscuri in Napoli vissi i prim'anni miei... ~ quando un guerriero incognito venne d'inganno a trarmi: mi diè cavallo ed armi, e un foglio a me lasciò. Era mia madre, ahi misera! Mia madre che scrivea... di rio possente vittima, per sé, per me temea... di non parlar, né chiedere il nome suo qual era calda mi fea preghiera, ed obbedita io l'ho. | (♦) | |||
LUCREZIA |
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GENNARO |
Miratelo. Mai dal mio cor non parte. | |||
LUCREZIA |
Oh quante amare lagrime forse in vergarlo ha sparte! | |||
GENNARO |
Ed io, signora! oh quanto su quelle cifre ho pianto! Ma che! Voi pur piangete? | |||
LUCREZIA |
Ah! Sì... per lei... per te. | |||
GENNARO |
Alma gentil! Voi siete ancor più cara a me. | |||
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(si avvicinano da varie parti le maschere: escono paggi con torce, che accompagnano dame e cavalieri. Orsini entra dal fondo accompagnato da' suoi amici) | <- maschere, paggi, dame, cavalieri, Orsini, amici di Orsini, Vitellozzo, Liverotto, Petrucci, Gazella | |||
LUCREZIA |
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GENNARO |
(trattenendola) Ah! Fermate. | |||
ORSINI |
(riconosce Lucrezia, l'addita ai compagni e seco loro favella) Chi mai veggo? | |||
LUCREZIA |
Mi è forza lasciarti. | |||
GENNARO |
Deh! Chi siete almen dirmi degnate... (sempre trattenendola) | |||
LUCREZIA |
Tal che t'ama, e sua vita è l'amarti. | |||
ORSINI |
Io dirollo. (inoltrandosi) | |||
LUCREZIA |
Gran dio! (si copre co' la maschera e vuole allontanarsi) | |||
ORSINI |
(opponendosi) Non partite. Forza è udirne... (riconducendola) | |||
LUCREZIA |
Gennaro! | |||
GENNARO |
Che ardite? S'avvi alcun d'insultarla capace, di Gennaro più amico non è. | |||
ORSINI |
Chi siam noi sol chiarirla ne piace. | |||
LUCREZIA |
(Oh cimento!) | |||
ORSINI |
E poi fugga da te. Maffio Orsini, signora, son io, cui svenaste il dormente fratello. | |||
VITELLOZZO |
Io Vitelli, cui feste lo zio trucidar nel rapito castello. | |||
LIVEROTTO |
Io nepote d'Appiano tradito, da voi spento in infame convito. | |||
PETRUCCI |
Io Petrucci del conte cugino, cui toglieste di Siena il domino. | |||
GAZELLA |
Io congiunto d'oppresso consorte, che vedeste nel Tebro perir. | |||
GENNARO |
(Ciel! Che ascolto!) | |||
LUCREZIA |
(Oh malvagia mia sorte!) | |||
CORO |
Qual rea donna? | |||
LUCREZIA |
(Ove fuggo? Che dir?) | |||
ORSINI |
Or che a lei l'esser nostro è palese, odi il suo... | |||
GENNARO E CORO |
Dite, dite. | |||
LUCREZIA |
Ah! pietade. | |||
GENNARO, ORSINI, LIVEROTTO, VITELLOZZO E PETRUCCI |
Ella è donna che infame si rese, che l'orrore sarà d'ogni etade... | |||
LUCREZIA |
Grazia! Grazia!... | |||
GENNARO, ORSINI, LIVEROTTO, VITELLOZZO E PETRUCCI |
Mendace, spergiura, traditrice, venefica, impura... come odiata, è temuta del paro, ché potente il destino la fa. | |||
GENNARO |
Oh! Chi è mai? | |||
LUCREZIA |
Non udirli, o Gennaro!... (supplichevole a' suoi piedi) | |||
GENNARO, ORSINI, LIVEROTTO, VITELLOZZO E PETRUCCI |
È la Borgia... ravvisala... (strappano la maschera) | |||
TUTTI |
(con grido d'orrore) Ah!... | |||
(Lucrezia sviene) | ||||
Terrazzo nel palazzo Grimani in Venezia.
(Gennaro a poco a poco si addormenta)
(passa una gondola)
[N. 2 - Romanza, duetto e Finale I]
Tranquillo ei posa. Oh sian così tranquille
(Alfonso e Rustighello, mascherati, rimangono in disparte)
(Gennaro si desta)
(Lucrezia sviene)