Quell'io, che volto a celebrar gl'onori
degl'avi incliti tuoi, cantai con tromba,
che sì chiara pe 'l ciel anco rimbomba
le donne, i cavalier, l'arme, e gl'amori.
Da elisia magion, felice regno
de l'anime beate, ove mi vivo
di sì lieti imenei al suon festivo
ebbro di gloria, o grand'Alfonso, io vegno.
E poiché d'onorar ne' regii tetti
coppia sì gloriosa hai pur desio
non isdegnar, ch'in questa scena anch'io
nuova materia accresca ai lor diletti.
Calzi l'aureo coturno, e canti Atena
di coronata turba opre funeste,
qui cada esangue Egisto ivi a Tieste
apparecchi il fratel l'orribil cena.
Ma d'ogni sangue immacolato, e puro
sian l'italiche scene, e bastin solo,
per destar in altrui pietate, e duolo,
d'amante cor le non mortal sciagure.
D'innocenti sospiri oggi, e di pianto
sparga il teatro abbandonata Alcina,
e tornando a l'antica disciplina
esca Ruggier dal dilettoso incanto.
E voi, s'alcun pur v'ha cui l'alma accenda
lusinghiera beltà del cieco ardore,
prendete esempio, e di Ruggier l'errore
siavi scusa al fallir sprone a l'emenda.
Non sempre è bel ciò, c'ha di bel sembianza,
e spesso offende più quel che più piace,
poscia che d'un gioir vano, e fugace
null'altro al fin, che pentimento avanza.